Proprio
nel mezzo di un famoso comprensorio sciistico, a circa 120 km. dalla
capitale Beirut, ha origine la lunga valle di Qadisha, chiamata anche la
"valle sacra".
Lungo
l'antica via da Bsharri si trova la grotta di Qadisha, con
impressionanti formazioni stalattitiche e stalagmitiche.
Non
molto distante si trova la foresta di cedri che i libanesi chiamano
Arz-el- Rab, che significa "i cedri del Signore". A
un'altitudine di circa 1950 metri sulle pendici del massiccio montuoso
più elevato del paese, il Qurnat as Sazda (3088 metri), crescono circa
400 imponenti cedri, alcuni dei quali sono ritenuti vecchissimi (15
secoli circa), e risalenti quindi all'epoca in cui re Salomone fece
costruire il suo palazzo e il tempio, a Gerusalemme, impiegando anche il
legname ricavato dagli alberi di questa foresta, un tempo molto estesa.
Nei
tempi antichi tale materia prima, così resistente e nello stesso tempo
assai facile da lavorare, era molto apprezzata in tutto il bacino del
Mediterraneo e costituiva un pregiato articolo di esportazione per la
regione.
La vallata è oggetto di protezione non solo per lo
spettacolare paesaggio naturale creato dai fianchi scoscesi della gola,
dalle vette montane (come il Qurnah al-Saūdah che arriva a 3083 metri
di altezza) e dalle residue foreste di cedri del Libano (Cedrus
libani), conifere e ginepro, ma anche perché ospita alcuni degli
insediamenti monastici cristiani più importanti del Medio Oriente,
molti dei quali si trovano abbarbicati sui fianchi della valle.

Intorno al X secolo, infatti, nella
remota solitudine di questo paesaggio suggestivo, con i suoi corsi
d'acqua, le cascate e le bizzarre formazioni rocciose, trovarono riparo
i monaci cristiani maroniti provenienti dalla valle dell'Oronte,
nell'entroterra siriano. Qui trovarono rifugio dalle persecuzioni dei
bizantini, che li accusavano di sostenere l'eresia monotelita
e qui costruirono numerose chiese rupestri e piccole abbazie.
Tra i monasteri più importanti della vallata si annoverano
Daīr Qannūbīn, che fu per secoli la dimora del patriarca maronita e
che contiene affreschi murali ispirati allo stile bizantino della
Cappadocia, Daīr Mār Anṭūniūs
e infine Daīr Mār Elīsha. La zona è inoltre disseminata di eremi,
cappelle e grotte utilizzate in passato dai monaci.
