Contrasti
estremi, montagne eternamente innevate che superano i quattromila metri,
laghi solitari che sembrano mari improvvisi, vallate verdi mescolate al
deserto, decine di etnie tra cui prevalgono i kazaki musulmani: l'Altai
è un vero mosaico di scenari naturali e umani senza paragoni. Impervio
da raggiungere, se non con gli avventurosi voli interni, questo
territorio comprende tre aimag: Bayan-Ulghii, Uvs e Khovd. Qui sono
conservate tradizioni millenarie come la spettacolare e cruenta caccia
con le aquile.
La
regione montagnosa dell'Altai è geograficamente scissa in quattro
versanti, ricompresi rispettivamente in Russia, Mongolia, Cina e
Kazakistan.
L'Altai mongolo divide la regione dell'Asia centrale da quella
settentrionale: occupata da steppe e rilievi montuosi, è ricoperta da
erba secca e bassa vegetazione. Le vette ghiacciate del Tavan Bogd, che
raggiungono altitudini oltre i 4200 metri, costituiscono le zone più
elevate di quest'area. Da queste montagne occidentali, valli scavate dai
ghiacciai e fiumi impetuosi discendono fino ai grandi bacini
pianeggianti della Mongolia Interna.
Nonostante
il clima freddo e pungente per la maggior parte dell'anno, alle
altitudini più elevate e lungo le rive dei fiumi che corrono fino alle
pianure, questo ecosistema offre pascoli abbondanti. Per migliaia di
anni le valli dell'Altai hanno donato sostentamento e vie di passaggio
alle popolazioni che si spostavano alla ricerca di nuovi siti abitativi
e pascoli freschi.

Durante
il Medio Olocene la regione fu abitata da cacciatori-raccoglitori con
affinità culturali con le altre popolazioni cacciatrici del nord.
Approssimativamente 3500 anni fa, e come probabile conseguenza di un
mutamento climatico nonché dell'arrivo di nuove migrazioni dal
nord-ovest e dal nord, l'economia basata sulla caccia iniziò ad essere
integrata con la pastorizia.
Negli
ultimi 3000 anni questa regione è stata patria di pastori semi-nomadi
il cui bestiame include cavalli, pecore, capre, bovini, yak, e cammelli
di Battria. E' da quest'area che i nomadi del periodo scita si espansero
verso ovest nelle steppe del Kazakistan, all'inizio del I millennio a.C.
Si ritiene, d'altro canto, che i primi insediamenti turchi si siano
sviluppati tra le montagne dell'Altai nella parte iniziale del I
millennio d.C. Al momento la popolazione è principalmente kazaka con
una piccola percentuale di tuviniani e mongoli.
Tra
queste remote montagne e vallate si celano straordinari monumenti
archeologici: tumuli funerari risalenti all'Età del Bronzo e del Ferro,
grandi altari di pietra (khereksur) degli stessi periodi, cerchi di
pietre, siti rituali dell'epoca turca - come i balbal.
Questa
regione custodisce anche alcuni dei più sublimi ed ampi complessi di
petroglifi dell'Asia Settentrionale, celebri per il ricorrere costante
dell' illustrazione di cervi (e chiamati in gergo archeologico
"deer stones"), tipici in realtà di tutta l'area mongola. Il
patrimonio archeologico più consistente risale al lungo periodo
ricompreso tra il tardo Pleisotcene (circa 11000 a.C.) e l'epoca di
dominazione turca (I millennio d.C.).
I petroglifi dell'Altai, risalenti a 3000-4000 anni fa, presentano
diverse tematiche simboliche, tra le quali la più ricorrente è quella
del cervo, diffusa altresì nell'area desertica di Gobi. Il cervo,
animale largamente presente in questa parte del globo, reca seco in
aggiunta un significato dai profondi connotati religiosi.
Le
tradizioni mongole raccontano che la madre di tutte le tribù fu proprio
una cerva: ecco perché quegli animali scolpiti non sono veri animali,
ma "figli della dea-cerva", uomini che galoppano nell'aria in
cerca di eternità.
I balbal sono pietre rituali, lisce o lavorate a seconda dello scultore
e del periodo d'origine, che vennero erette dai Turchi durante la loro
dominazione in Asia Centrale, soprattutto nel secolo VIII d.C. (ma anche
assai precedentemente). Sono diffusi in Kyrgyzstan, Kazakistan, Cina
Occidentale, e Russia. Sono presenti anche in tutto il territorio
mongolo, più frequentemente nelle province d'ovest e nordovest.
Questi
monumenti, che presentano una grande varietà di stili e fatture,
riproducono figure umane maschili caratterizzate comunemente da una
peculiarità: volgono sempre lo sguardo ad est.
Sovente
due linee parallele di balbal delineano un percorso rituale diretto
verso l'alba. A causa dei loro connotati religiosi, non è raro che si
ergano in prossimità di tumuli funerari o siti cultuali, ben distinti
tuttavia dalle di molto antecedenti pietre Kurgan, poste in circoli e
risalenti ad almeno 4000 anni fa. I balbal sono da considerarsi
splendide opere d'arte e d'ingegno. I volti scolpiti mostrano occhi a
mandorla e lineamenti delicati, baffi arrotolati che rivelano l'origine
turca. Il setto nasale è prolungato e le incisioni svelano la presenza
di orecchini ed altri gioielli. Le vesti lasciate cadere sopra gambe
possenti e spalle larghe differiscono da area ad area. Le mani stringono
un vaso, un coppa o altri strumenti, per esempio coltelli o pinze per
accendere il fuoco.
Erigere le sculture deve
avere richiesto un grandissimo sforzo poiché, per ogni due metri sopra
il livello del suolo, almeno un metro è sepolto nella sabbia, e molte
delle statue misurano come minimo tre metri di altezza. Alcune delle
statue si sono piegate leggermente e sono cadute: ma per la maggior
parte esse hanno mantenuto esattamente la loro posizione originaria.
Talune presentano alcuni aloni bianchi sulla superficie: sono tracce del
latte sacro usato per le libagioni in loro onore.
La pianura desertica prossima alle spiagge occidentali del Khargan Nuur
è densa di monumenti di pietra simili a menhir. L'interpretazione più
accreditata li considera esempi molto antichi di balbal, seppure tale
ipotesi non sia ancora stata confermata. Queste pietre solitarie sono
accompagnate da tumuli funerari e si trovano nei pressi del confine con
la Cina.
Nella stessa zona di Khargan Nuur si ergono alcuni splendidi altari di
forma inequivocabilmente piramidale. Pure in questo caso l'origine, la
datazione e i costruttori risultano ignoti. Si stima che possano
risalire ai secoli VI-VIII d.C. ed essere opera delle popolazioni
turche, ma non vi sono certezze in merito. In pari modo, rimane del
tutto misteriosa la loro funzione.
Nella medesima regione si trovano diffuse un po' ovunque misteriose
pietre allineate circolarmente, in forma ovale, rettangolare o quadrata.
Talvolta queste figure sono divise centralmente da un'ulteriore fila di
pietre. Si ipotizza che la loro funzione fosse di demarcare la posizione
di antiche sepolture turche: ma tale tesi non ha ancora conosciuto una
conferma attendibile.
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