Lahore
è stata soggetta nei secoli alla dominazione di molti popoli: Rajput,
Gasnavidi, Goridi (che la elevarono al rango di capitale del loro impero
in India), Moghul, Sikh e Inglesi. Il loro passaggio è testimoniato
dalle numerose vestigia storiche sparse per la città, tra le quali
la Moschea
delle Perle,
la Moschea
di Aurangzeb, la tomba del sah liha, il palazzo di Ranjit Singh e il
Forte, uno degli edifici simbolo di Lahore.
Questo
edificio in mattoni e arenaria rossa, situato nell'angolo nordest della
cinta muraria, è il risultato di molte successive ricostruzioni. La sua
storia si svolge di pari passo con quella della città che, secondo
un'antica leggenda, fu fondata da Loh, figlio di Rama, che le diede il
nome di Lohavar. Data l'incerta origine, alcuni autori identificano
Lahore con l'antica Sagola, fondata da Alessandro Magno durante la sua
marcia di conquista verso oriente. La città raggiunse per la prima
volta un notevole livello artistico sotto il dominio dei Rajput indiani,
a cui succedette nel 1009 quello dei Gasnavidi turchi, guidati da
Mohamud.
Il
Forte
di Lahore, che sorge presso il fiume Ravi, viene citato per la prima
volta nelle cronache dello scienziato persiano al-Biruni, risalenti al
1021, e compare di nuovo nel 1180 e nel
1186 in
occasione delle invasioni guidate da Mohammad ibn Sam. Nel secolo
successivo la fortezza venne distrutta durante l'invasione dei Moghul,
che occuparono Lahore, e, per volontà del sultano Balban, procedettero
poi alla ricostruzione del Forte nel 1267.
Applicando
i loro canoni estetici, decorando cioè con una profusione di motivi
floreali e disegni geometrici la massiccia mole del Forte, i Moghul
crearono una vera e propria opera d'arte. L'edificio che possiamo
ammirare ancora oggi risale all'epoca dell'imperatore Akbar e di suo
figlio lahangir (XVI-XVII secolo), che apportarono importanti
innovazioni alla concezione architettonica locale. Fu ordinata la
demolizione dell'originaria costruzione in mattoni crudi di argilla e la
fortezza venne riedificata utilizzando mattoni cotti per renderla più
resistente agli attacchi.
Ai
due sovrani si devono
la Porta Orientale
,
la Sala
del Trono e
la Porta
dell'Elefante. Ulteriori modifiche furono introdotte durante il regno
dei loro successori, Shah lahan e Aurangzeb, che ampliarono il recinto
del Forte dotandolo di numerosi edifici. Sotto Shah lahan vennero
costruiti anche il Khuabagh, padiglione di marmo con archi polilobati
tempestati di pietre preziose,
la Moschea
delle Perle e
la Sala
degli Specchi, i cui muri sono rivestiti di frammenti di vetro colorato.
Sempre di epoca moghul è
la Moschea Badshahi
, eretta dall'imperatore Aurangzeb alla fine del XVII secolo.
Dopo
un lungo periodo di abbandono, nel 1768, con l'avvento dei Sikh, il
Forte di Lahore tornò a essere protagonista. Il fondatore della nuova
dinastia, Ranjit Singh, lo elesse infatti a sua residenza principale,
introducendo alcune importanti modifiche per renderlo più adatto alla
nuova funzione di rappresentanza. Inoltre, temendo il pericolo di
inondazioni a causa della vicinanza del Ravi, decise di deviare il corso
del fiume di alcuni metri e di erigere un muro di contenimento lungo il
versante orientale.
Le
vicissitudini del Forte, tuttavia, non erano ancora finite, dal momento
che nel corso del XIX secolo fu per lungo tempo protagonista delle
sanguinose lotte intestine fra i Sikh.
Nel
1841, quando fu cinto d'assedio da Sher Singh, le antiche porte Alamgiri
e Masti vennero completamente distrutte dai bombardamenti e gli edifici
subirono danni consistenti. Inoltre Sher Singh, intenzionato a porre
fine alla resistenza del Forte il più rapidamente possibile, diede
ordine di issare i suoi cannoni sui minareti della Moschea di Badshahi,
da dove sparò ininterrottamente notte e giorno per lungo tempo,
distruggendo il tetto del Diwan-i-am (sala delle udienze pubbliche) e
provocando innumerevoli danni.
Due anni
più tardi Hira Singh condusse un nuovo assedio, aprendo un'enorme
breccia nel muro di cinta: i suoi soldati riuscirono a penetrare
all'interno e si abbandonarono al saccheggio, durante il quale andò
purtroppo trafugata gran parte degli arredi.
Nel 1849
la conquista del Punjab da parte della Corona inglese riportò al suo
antico splendore il Forte di Lahore, che fu scelto come quartier
generale dell'esercito britannico. Purtroppo, per venire incontro alle
nuove esigenze, le vecchie strutture furono notevolmente modificate. Lo
splendido Diwan-i-khas (sala delle udienze private) venne trasformato in
una cappella per la preghiera, il Diwan-i-am in un ambulatorio medico,
lo stagno del quadrilatero di Jahangir in una piscina; il bagno reale fu
adibito a cucina,
la Shah
burj (torre reale) divenne un luogo di ristoro, mentre i magnifici
giardini furono trasformati in campi da tennis. Infine, nel 1927, la
fortezza venne definitivamente sgomberata.
La
tutela del complesso fu affidata al Dipartimento di Archeologia, che
diede inizio ai restauri eliminando tutte le costruzioni e le aggiunte
che ne avevano snaturato il progetto originario. È stata recuperata la
cinta muraria di mattoni, lungo la quale si aprono numerose feritoie e
si ergono possenti bastioni difensivi. Anche molti degli edifici
all'interno del Forte sono stati riportati al loro antico splendore: tra
i principali spiccano il Shish mahal (Palazzo degli Specchi), il
padiglione di Naulakha, il Diwan-i-khas, il Diwan-i-am, il quadrilatero
di Jahangir,
la Moschea
delle Perle (Muti Masdjib) e le porte di Masti e Alamgiri.
Giardini
di Shalamar
Shalamar
è il nome dato ai celebri giardini fatti costruire a Lahore nel 1642
dall'imperatore moghul Shah Jahan. Hanno la forma di un parallelogramma
oblungo, circondato da un alto muro a mattoni, famoso per le proprie
greche. Il giardino misura 658 metri sulla direttrice nord-sud, e 258
sulla est-ovest.
L'area
verde, formata da tre terrazze a gradoni, si estende su una superficie
di venti ettari ed è recintata da un alto muro decorato con splendide
merlature.
Le tre terrazze, sopraelevate di 4-5 metri una dall'altra,
hanno nomi in lingua urdu: quella superiore si chiama Farah Baksh (Apportatrice
di piacere); quella mediana si chiama Faiz Baksh (Apportatrice di
bontà) e quella inferiore si chiama Hayat Baksh (Apportatrice di
vita).
Per irrigare i giardini venne creato
un canale noto come Shah Nahar (canale reale), in seguito
chiamato Hansti canal (canale ridente). Questo condotto prendeva
l'acqua da Rajpot (l'odierna Madhpur in India) ad una distanza di
oltre 161 chilometri. Il canale interseca i giardini terminando in un
grande bacino in marmo nel terrazzo mediano.
In questo bacino e nel canale sorgono
410 fontane che riforniscono d'acqua le piscine in marmo. L'area
circostante è rinfrescata dalle fontane, particolarmente amate dai
turisti nelle visite estive. A causa dell'ingenuità degli ingegneri del
Mogol gli odierni scienziati non sono in grado di capire come queste
fontane fossero usate. La distribuzione sui tre livelli è questa: il
livello superiore contiene 105 fontane; il livello mediano ne contiene
152 e il livello inferiore 153.
I giardini contengono inoltre cinque
cascate tra cui la Grande Cascata in Marmo e la Sawan Bhadoon.
Il sito apparteneva in origine ad uno
dei nobili della famiglia Zaildar, nota come Famiglia Mian
Baghbanpura. Alla famiglia venne assegnato il titolo di Mian dal Gran
Mogol per i servizi offerti all'impero.
Mian Muhammad Yusuf, ai tempi il capo
della famiglia Mian, donò il sito di Ishaq Pura all'imperatore Shah
Jahan dopo aver subito pressioni dagli ingegneri reali che volevano
costruire in quel luogo a causa dell'ottima posizione e della buona
qualità del terreno. In cambio Shah Jahan lasciò la gestione dei
neonati giardini alla famiglia Mian. La famiglia si occupò dei giardini
Shalamar per oltre 350 anni.
Nel 1962 i giardini passarono allo
Stato per decisione del Generale Ayyub Khan visto che la famiglia Mian
si era opposta alla legge marziale imposta dal Generale in Pakistan.
Il festival Mela Chiraghan veniva
tenuto regolarmente all'interno dei giardini finché il presidente Ayyub
Khan lo eliminò nel 1958.
|