Fortezza e giardini di Shalamar 
Pakistan

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1981

    

Lahore è stata soggetta nei secoli alla dominazione di molti popoli: Rajput, Gasnavidi, Goridi (che la elevarono al rango di capitale del loro impero in India), Moghul, Sikh e Inglesi. Il loro passaggio è testimoniato dalle numerose vestigia storiche sparse per la città, tra le quali la Moschea delle Perle, la Moschea di Aurangzeb, la tomba del sah liha, il palazzo di Ranjit Singh e il Forte, uno degli edifici simbolo di Lahore. 

Questo edificio in mattoni e arenaria rossa, situato nell'angolo nordest della cinta muraria, è il risultato di molte successive ricostruzioni. La sua storia si svolge di pari passo con quella della città che, secondo un'antica leggenda, fu fondata da Loh, figlio di Rama, che le diede il nome di Lohavar. Data l'incerta origine, alcuni autori identificano Lahore con l'antica Sagola, fondata da Alessandro Magno durante la sua marcia di conquista verso oriente. La città raggiunse per la prima volta un notevole livello artistico sotto il dominio dei Rajput indiani, a cui succedette nel 1009 quello dei Gasnavidi turchi, guidati da Mohamud.  

Il Forte di Lahore, che sorge presso il fiume Ravi, viene citato per la prima volta nelle cronache dello scienziato persiano al-Biruni, risalenti al 1021, e compare di nuovo nel 1180 e nel 1186 in occasione delle invasioni guidate da Mohammad ibn Sam. Nel secolo successivo la fortezza venne distrutta durante l'invasione dei Moghul, che occuparono Lahore, e, per volontà del sultano Balban, procedettero poi alla ricostruzione del Forte nel 1267.

Applicando i loro canoni estetici, decorando cioè con una profusione di motivi floreali e disegni geometrici la massiccia mole del Forte, i Moghul crearono una vera e propria opera d'arte. L'edificio che possiamo ammirare ancora oggi risale all'epoca dell'imperatore Akbar e di suo figlio lahangir (XVI-XVII secolo), che apportarono importanti innovazioni alla concezione architettonica locale. Fu ordinata la demolizione dell'originaria costruzione in mattoni crudi di argilla e la fortezza venne riedificata utilizzando mattoni cotti per renderla più resistente agli attacchi. 

Ai due sovrani si devono la Porta Orientale , la Sala del Trono e la Porta dell'Elefante. Ulteriori modifiche furono introdotte durante il regno dei loro successori, Shah lahan e Aurangzeb, che ampliarono il recinto del Forte dotandolo di numerosi edifici. Sotto Shah lahan vennero costruiti anche il Khuabagh, padiglione di marmo con archi polilobati tempestati di pietre preziose, la Moschea delle Perle e la Sala degli Specchi, i cui muri sono rivestiti di frammenti di vetro colorato. Sempre di epoca moghul è la Moschea Badshahi , eretta dall'imperatore Aurangzeb alla fine del XVII secolo.  

Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1768, con l'avvento dei Sikh, il Forte di Lahore tornò a essere protagonista. Il fondatore della nuova dinastia, Ranjit Singh, lo elesse infatti a sua residenza principale, introducendo alcune importanti modifiche per renderlo più adatto alla nuova funzione di rappresentanza. Inoltre, temendo il pericolo di inondazioni a causa della vicinanza del Ravi, decise di deviare il corso del fiume di alcuni metri e di erigere un muro di contenimento lungo il versante orientale. 

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Le vicissitudini del Forte, tuttavia, non erano ancora finite, dal momento che nel corso del XIX secolo fu per lungo tempo protagonista delle sanguinose lotte intestine fra i Sikh. 

Nel 1841, quando fu cinto d'assedio da Sher Singh, le antiche porte Alamgiri e Masti vennero completamente distrutte dai bombardamenti e gli edifici subirono danni consistenti. Inoltre Sher Singh, intenzionato a porre fine alla resistenza del Forte il più rapidamente possibile, diede ordine di issare i suoi cannoni sui minareti della Moschea di Badshahi, da dove sparò ininterrottamente notte e giorno per lungo tempo, distruggendo il tetto del Diwan-i-am (sala delle udienze pubbliche) e provocando innumerevoli danni.  

Due anni più tardi Hira Singh condusse un nuovo assedio, aprendo un'enorme breccia nel muro di cinta: i suoi soldati riuscirono a penetrare all'interno e si abbandonarono al saccheggio, durante il quale andò purtroppo trafugata gran parte degli arredi.

Nel 1849 la conquista del Punjab da parte della Corona inglese riportò al suo antico splendore il Forte di Lahore, che fu scelto come quartier generale dell'esercito britannico. Purtroppo, per venire incontro alle nuove esigenze, le vecchie strutture furono notevolmente modificate. Lo splendido Diwan-i-khas (sala delle udienze private) venne trasformato in una cappella per la preghiera, il Diwan-i-am in un ambulatorio medico, lo stagno del quadrilatero di Jahangir in una piscina; il bagno reale fu adibito a cucina, la Shah burj (torre reale) divenne un luogo di ristoro, mentre i magnifici giardini furono trasformati in campi da tennis. Infine, nel 1927, la fortezza venne definitivamente sgomberata. 

La tutela del complesso fu affidata al Dipartimento di Archeologia, che diede inizio ai restauri eliminando tutte le costruzioni e le aggiunte che ne avevano snaturato il progetto originario. È stata recuperata la cinta muraria di mattoni, lungo la quale si aprono numerose feritoie e si ergono possenti bastioni difensivi. Anche molti degli edifici all'interno del Forte sono stati riportati al loro antico splendore: tra i principali spiccano il Shish mahal (Palazzo degli Specchi), il padiglione di Naulakha, il Diwan-i-khas, il Diwan-i-am, il quadrilatero di Jahangir, la Moschea delle Perle (Muti Masdjib) e le porte di Masti e Alamgiri.  

Giardini di Shalamar

Shalamar è il nome dato ai celebri giardini fatti costruire a Lahore nel 1642 dall'imperatore moghul Shah Jahan. Hanno la forma di un parallelogramma oblungo, circondato da un alto muro a mattoni, famoso per le proprie greche. Il giardino misura 658 metri sulla direttrice nord-sud, e 258 sulla est-ovest.

L'area verde, formata da tre terrazze a gradoni, si estende su una superficie di venti ettari ed è recintata da un alto muro decorato con splendide merlature. Le tre terrazze, sopraelevate di 4-5 metri una dall'altra, hanno nomi in lingua urdu: quella superiore si chiama Farah Baksh (Apportatrice di piacere); quella mediana si chiama Faiz Baksh (Apportatrice di bontà) e quella inferiore si chiama Hayat Baksh (Apportatrice di vita).

Per irrigare i giardini venne creato un canale noto come Shah Nahar (canale reale), in seguito chiamato Hansti canal (canale ridente). Questo condotto prendeva l'acqua da Rajpot (l'odierna Madhpur in India) ad una distanza di oltre 161 chilometri. Il canale interseca i giardini terminando in un grande bacino in marmo nel terrazzo mediano.

In questo bacino e nel canale sorgono 410 fontane che riforniscono d'acqua le piscine in marmo. L'area circostante è rinfrescata dalle fontane, particolarmente amate dai turisti nelle visite estive. A causa dell'ingenuità degli ingegneri del Mogol gli odierni scienziati non sono in grado di capire come queste fontane fossero usate. La distribuzione sui tre livelli è questa: il livello superiore contiene 105 fontane; il livello mediano ne contiene 152 e il livello inferiore 153. 

I giardini contengono inoltre cinque cascate tra cui la Grande Cascata in Marmo e la Sawan Bhadoon.

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Il sito apparteneva in origine ad uno dei nobili della famiglia Zaildar, nota come Famiglia Mian Baghbanpura. Alla famiglia venne assegnato il titolo di Mian dal Gran Mogol per i servizi offerti all'impero. 

Mian Muhammad Yusuf, ai tempi il capo della famiglia Mian, donò il sito di Ishaq Pura all'imperatore Shah Jahan dopo aver subito pressioni dagli ingegneri reali che volevano costruire in quel luogo a causa dell'ottima posizione e della buona qualità del terreno. In cambio Shah Jahan lasciò la gestione dei neonati giardini alla famiglia Mian. La famiglia si occupò dei giardini Shalamar per oltre 350 anni.

Nel 1962 i giardini passarono allo Stato per decisione del Generale Ayyub Khan visto che la famiglia Mian si era opposta alla legge marziale imposta dal Generale in Pakistan.

Il festival Mela Chiraghan veniva tenuto regolarmente all'interno dei giardini finché il presidente Ayyub Khan lo eliminò nel 1958.