DAL 2013 SITO
PATRIMONIO IN PERICOLO - Guerra
civile siriana.
Seconda
città della Siria e una delle più antiche città del mondo. Si trova a
nord-ovest del Paese sull'altopiano siriano settentrionale.
Aleppo
è anche detta la "città grigia" (esh-Sheba) a causa
del caratteristico colore delle case costruite con roccia calcarea.
Questo soprannome è invece completamente inadatto a descrivere il
"carattere" di questa città, che grazie alla sua
posizione, era il crocevia delle strade carovaniere tra Mesopotomia,
Turchia, Arabia e mar Mediterraneo, e quindi punto di incontro tra varie
culture. Infatti Aleppo è abitata da varie etnie: arabi, turchi, armeni
e, inoltre, si mescolano diverse religioni che quindi la rendono molto
"colorata" per la diversità di usi e costumi che si
trovano in questa grande città.
Si può
ammirare la totalità della città dalla cittadella, da dove lo sguardo
spazia sui tetti dai quali sbucano i minareti delle moschee. Da non
perdere una visita al suq, nei sui 12 chilometri di stradine si viene
avvolti dagli odori delle spezie, i colori delle stoffe e dal rumore
della folla in movimento tra i numerosissimi negozietti.
Aleppo
è una "città-suq", in cui le tradizioni arabe del Medioevo
appaiono tutt'altro che remote: più che in ogni altro centro del
Levante, infatti, il commercio è ancora governato da regole e
convenzioni immutate dal tempo dei Mamelucchi. Vi sono, inoltre,
notevoli testimonianze della resistenza degli arabi alle Crociate.
Meno
evidenti, invece, sono i richiami all'epoca in cui la città fu dominata
dai bizantini e sono del tutto scomparsi - almeno "a occhio
nudo" - quelli relativi a epoche più lontane.
La
nascita di Aleppo si fa risalire a otto millenni fa e i primi documenti
scritti che fanno riferimento a una città di nome Halap - capitale del
regno amorita di Yamkhad - sono stati rinvenuti nell'archivio di Mari,
nella valle dell'Eufrate. Seppure con alterne vicende - Halap subì in
quelle epoche lontane l'influenza mesopotamica, contrariamente alla
rivale Damasco, che guardava più alle civiltà dell'Egitto e della
Palestina -, il regno degli amoriti si mantenne saldo fino al
1285 a
.C, anno dell'epica battaglia di Kadesh, che lo vide soccombere dinanzi
alla potenza ittita.
Successivamente
l'impero ittita venne minato dall'arrivo dei conquistatori egizi giunti
dal mare e Halap restò al centro di una serie di città-stato fino
all'VIII secolo a.C, quando cadde nelle mani degli assiri. Dal 539 a
.C. a essi si avvicendarono i persiani, sconfitti nel
333 a
.C. dalle truppe di Alessandro Magno; morto il condottiero, la città
passò sotto il controllo dei Seleucidi, che diedero alla città un nome
macedone, Beroia.
Con essi
la superficie urbana si ampliò e venne eretta la prima possente cerchia
di mura intorno alla Cittadella, cuore antico della città amorita,
posta su una collina naturale a est dell'abitato.
Gli
aleppini rivendicano orgogliosamente una storia ininterrotta di 5000
anni. I primi documenti che la citano appartengono agli archivi degli
Hittiti, di Mari e di Ebla del II millennio a.C., dove appare come
capitale del regno amorrita di Yamkhad.
La città
viene conquistata dal re hittita Mursili I nel 1600 a.C., passa poi al
regno di Mitanni per ritornare hittita nel 1473 a.C..
Nel 1274
a.C. il re di Aleppo Telepinu partecipa con le forze hittite alla famosa
battaglia di Kadesh svoltasi sulle rive dell'Oronte, non distante dalla
città. La battaglia segnò la fine dell'espansione verso nord degli
Egiziani.
Dopo la
caduta dell'impero Hittita con l'invasione dei Popoli del mare (1190
a.C.), Aleppo forma uno dei piccoli stati neo-hittiti. Più tardi
diventa capitale di un regno aramaico. L'invasione di Tiglat-Pileser
(1150 a.C.) fonda l'impero assiro nel quale la città viene
definitivamente inclusa con la vittoria di Salmanassar III nella
battaglia di Qarqar (853 a.C.).
I caldei o
neo-babilonesi si sostituiscono brevemente agli assiri nel 612 a.C. e a
loro volta sono sconfitti da Ciro II di Persia (539 a.C.) fondatore
dell'impero persiano, capostipite degli achemenidi. Viene istituito il
sistema amministrativo delle satrapie.
Nel 333
a.C. Aleppo viene conquistata da Alessandro Magno, chiamata
"Beroa" dal suo successore Seleuco I Nicator è annessa alla
satrapia di Babilonia, resta parte dell'Impero Seleucide fino all'arrivo
dei romani.
Nel
64 a.C. Pompeo annette la Siria alla Repubblica Romana, la città
diviene quindi parte dell'Impero Romano prima e di quello Bizantino poi.
Con
l'avanzata della potenza araba nel VI secolo gli aleppini aprono le
porte della città a Khaled ibn al-Walid nel 637. Sotto gli omayyadi la
città prospera per poi declinare quando gli abbassidi spostano la
capitale del califfato a Baghdad. Una dinastia sciita, gli Hamdanidi,
regna dal 944 al 1003 ed Ali Seif al-Dawlè uno dei loro sovrani ancora
oggi ricordato ad Aleppo, è strenuo difensore della città contro gli
attacchi dell'imperatore bizantino Niceforo Foca che riesce a
saccheggiare la città ma non conquista la Cittadella.
In seguito
la città appartiene, tra gli altri, ai fatimidi sciiti e ai turchi
selgiuchidi. Durante le crociate la città viene assediata dai franchi e
latini nel 1098 e nel 1124 ma mai espugnata. Con Nur ed-Din az-Zengi
(1128 – 70) un turcomanno di Mosul, Aleppo diventa il fulcro della
reazione islamica contro i crociati, alla morte di questi passa al curdo
Saladino, fondatore della dinastia degli ayyubidi che riunisce sotto
un'unica guida diverse fazioni islamiche e pone fine alla terza
crociata.
Con la
calata dei Mongoli nel 1260 viene conquistata e devastata. I Mamelucchi
nel 1292 ricostruiscono la Cittadella che di nuovo viene distrutta nel
1400 con l'invasione di Tamerlano.
Nel 1516
Aleppo passa sotto gli Ottomani con Selim I che sconfigge i mamelucchi
di Siria ed Egitto, Vi si stabilisce la residenza di un Wali
(governatore) e nei quattro secoli che seguono resta uno degli scali
commerciali più importanti al mondo, confluendovi le vie carovaniere
dell'Asia e dell'Arabia con i collegamenti al Mar Mediterraneo nei porti
di Tripoli e poi Alessandretta. È tappa obbligatoria nei pellegrinaggi
islamici alla Mecca.
In seguito
alla caduta dell'Impero Ottomano nel 1920 viene imposto il protettorato
Francese nel territorio che ora è compreso negli stati di Siria, Libano
e Israele più la zona di Alessandretta che viene ceduta arbitrariamente
dai francesi al nuovo stato Turco privando così Aleppo del suo porto
storico.
Nel 1936 la Siria si autoproclama repubblica indipendente.
L'aspetto
attuale della Cittadella risale in massima parte all'epoca dei
Mamelucchi, che la ricostruirono nel XIV secolo dopo che le strutture
erette dagli Omayyadi - i primi arabi a giungere ad Aleppo - erano state
devastate da Tamerlano. Tuttavia, essa conserva due splendidi leoni
scolpiti in pietra basaltica che con ogni probabilità facevano parte di
un tempio ittita del X secolo a.C. Prima di diventare un baluardo
militare, infatti,
la Cittadella
era stata sede di un complesso cerimoniale dedicato a Hadad, divinità
Mesopotamia che i Seleucidi, conquistata la città, associarono a Zeus.
Con la
conquista della Siria da parte di Roma, nel
64 a
.C. la collina mantenne la sua funzione religiosa e qui, molto tempo
dopo, Giuliano l'Apostata, uno degli ultimi imperatori pagani di Roma,
arrivò per compiere un sacrificio a Giove, atto con un significativo
valore politico in una provincia ormai saldamente cristiana.
Anche la
presenza dei bizantini, sebbene evidente in una pletora di siti
archeologici situati a poca distanza da Aleppo - primi tra tutti gli
affascinanti resti della basilica e della colonna di San Simeone Stilita
e quelli delle cosiddette "città morte" bizantine - trova
scarsi riscontri nella città attuale. Gli archeologi, tuttavia, sono
concordi nell'affermare che la madrasa Halawiye, adiacente alla Grande
Moschea eretta dagli Omayyadi, sia sorta sulle fondamenta della
cattedrale di Aleppo, fondata nel VI secolo per onorare Sant'Elena,
madre dell'imperatore Costantino.
Sia
nella madrasa che nella Grande Moschea sono visibili alcune colonne con
capitelli di foggia bizantina recuperati da quel tempio cristiano che, a
sua volta, era sorto in corrispondenza dell'agorà della Beroia
ellenistica. Altre memorie delle epoche più remote di Aleppo aspettano
soltanto di essere svelate, sotto il labirinto di vicoli e di
caravanserragli (i khan) che rende la città un monumentale scenario da
Mille e una notte.
LA
CITTADELLA
La
cittadella di Aleppo è il monumento più conosciuto della città,
situato su una collina alta una cinquantina di metri, dotata di una
pianta ellittica con 300-400 metri di diametro, è circondata da un
fossato profondo 22 metri e largo 30. Il nucleo principale della
cittadella attuale è una fortezza arabo-islamica medievale costruita ad
uso militare ma in grado di ospitare oltre 10.000 persone durante gli
assedi.
In
realtà la collina stessa è in gran parte artificiale, formata dai
diversi strati degli edifici che si sono costruiti uno sulle rovine
dell'altro. I più antichi reperti trovati all'interno della cittadella
sono due leoni di basalto che ornavano il tempio ittita di Hadad, del X
secolo a.C. ma si ritiene che la collina si sia formata già ai primi
insediamenti nella città (3000 a.C.) e che fosse fortificata, dagli
Amorrei del regno di Yamkad, nel II millennio a.C.
Di
fatto inespugnabile, la fortezza si arrese solo a Hulagu Khan, nipote di
Gengis Khan, che la saccheggiò e massacrò la guarnigione. Poi
Tamerlano la conquistò con l'inganno.
Durante
il dominio macedone (le terre conquistate da Alessandro Magno) fu
costruita l'acropoli, ai tempi di Giustiniano fu scavata una grande
cisterna sotterranea, detta prigione di sangue, perché gli
arabi la usarono come segreta, nel 945, la residenza del governatore fu
trasformata in un palazzo dalla dinastia degli Hamdanidi, nel 1167,
Norandino fece costruire la moschea Makam Ibrahim al-Asfal, nel
luogo dove la leggenda narra che Abramo mungesse la sua vacca, nel 1214,
al-Zahir Ghazi fece costruire la Grande moschea e poi, nel 1230,
un complesso di edifici di 40 stanze (Palazzo Ayyubide), ora in
rovina e infine, dopo l'ultima devastazione dei Mongoli, del 1401, Jakam
fece costruire la sala del trono, lunga 27 metri e larga 24
metri, poi abbellita dai suoi successori..
I
governatori ottomani vi stabilirono la loro residenza facendo costruire
un hammam e all'interno costruirono una caserma poi utilizzata anche
dall'esercito francese.
Alla Cittadella si accede dal
lato ovest tramite un monumentale ponte ad archi che attraversa il
fossato fatto scavare da az-Zahir Ghazi. Questo ponte inizia dalla torre
ottomana del cinquecento per arrivare alla grande porta monumentale del
1211 modificata successivamente dai mamelucchi. Attraversata la porta si
passa attraverso altri tre portali e cinque corridoi a gomito con
aperture nell'alto soffitto, per poter far cadere olio bollente, e
feritoie sulla parte alta delle pareti per poter colpire, da postazioni
riparate, eventuali invasori.
L'interno della Cittadella è in
gran parte distrutto a causa dell'ultimo bombardamento mediante obici
con polvere da sparo, già in epoca moderana, da parte dei Turchi,
comunque si possono ancora ammirare il bellissimo portale del palazzo
del sultano al-Aziz Mohammad costruito con arenaria chiara e basalto di
colore scuro e incastrati tra loro con grande precisione. La sommità
del portale è scolpita a forma di conchiglia. Attraverso questo portale
si accede ad un cortile con mosaici. Dietro il palazzo si possono
visitare i bagni con le tre solite tre sale, fredda, tiepida e calda (frigidarium,
tepidarium e calidarium nelle terme romane).
Vicino al portale si può vedere
la Moschea di Abramo fatta costruire nel 1167 da Nureddin sopra una
precedente chiesa bizantina. La costruzione di questa moschea è dovuta
al fatto che Abramo, venerato anche dai mussulmani, si sarebbe qui
fermato con le sue greggi. In un locale è conservato il masso dove,
secondo la tradizione, si sarebbe seduto Abramo.
Esiste anche una Grande Moschea
fatta costruire, anche questa su di una precedente chiesa bizantina, da
az-Zahir Ghazi nel 1213. Ha un alto minareto quadrangolare utilizzato,
oltre che per il richiamo del muezzin, anche come torre di avvistamento.
LA
MOSCHEA OMAYYADE, LA GRANDE MOSCHEA
La
moschea degli Omayyadi di Aleppo si chiama anche "moschea di
Zaccaria", perché si crede ospiti la tomba del padre di San
Giovanni Battista (per l'islam anch'egli profeta). Fu costruita
nell'area cimiteriale della cattedrale bizantina dal califfoal-Walīd I
ibn Abd al-Malik (705-715) e dal fratello e successore Sulaymān ibn Abd
al-Malik (715-717).
La
moschea era tappezzata di ricchi mosaici asportati dalla cattedrale di
Cyrrhus, che gli Abbasidi poi trasferirono alla moschea di Anbar in
Egitto. Bruciata, nel 962, da Niceforo Foca, fu ricostruita, nel 965, da
Sayf al-Dawla.Distrutta ancora dal fuoco, nel 1169, fu ricostruita da
Nur al-Din Zangi, che fece costruire un minbar
in ebano, con
intarsi in avorio, che Saladino fece trasportare nella moschea al-Aqsa
di Gerusalemme, dopo la vittoria di Hattin.
Il
minbar fu poi sostituito con uno simile. All'interno della sala
delle preghiere un reliquiario contiene la testa di Zaccaria, padre di
san Giovanni Battista; un paravento in legno separa gli uomini dalle
donne durante la visita alla reliquia.
Il
minareto di epoca selgiuchide (1090), alto 45 metri e a pianta quadrata,
è andato distrutto durante la guerra civile siriana il 24 aprile 2013.
LA
MADRASA AL-HALAWIYYA
In
origine cattedrale bizantina (conserva ancora le colonne con capitelli
bizantini del V secolo) che la tradizione vuole fondata da Sant'Elena,
madre dell'imperatore Costantino il Grande, confiscata, nel 1124, per le
atrocità commesse dai Crociati.
Il
nome della madrasa deriva da hulw (dolce), perché al tempo di
Nur al-Din Zangi venivano distribuiti dolciumi alla popolazione. La
madrasa, restaurata, è usata ancora oggi come scuola coranica.
HAMMAM
AL-NAHASSIN
Uno
dei più antichi bagni pubblici di Aleppo, risale al XIII secolo.
Restaurato nel 1985, è ancora attivo ed è uno dei più lussuosi hammam
di Aleppo e uno dei migliori della Siria.
KHAN
AL-NAHASSIN
O
caravanserraglio dei Fabbri del XVI secolo, dove, nel 1539, fu
aperto il funduq (fondaco o emporio) della Repubblica di Venezia
che ne fece il proprio consolato. Divenuto la residenza della famiglia
Poche per breve tempo fu anche consolato del Belgio. Simbolo della
presenza consolare e mercantile europea in città, oggi accoglie il
consolato di Francia.
JDEYDE'
Era
l'insediamento cristiano "fuori le mura" vicino alla Bāb
al-Faraj (Porta della Gioia), risalente al XV secolo, dopo la
devastazione operata da Tamerlano, ed ora a pieno titolo i quartieri di
al-Jadīda e al-Tadrība sono inseriti nei giri storico-turistici della
città. Nei due quartieri si alcune case tradizionali arabe dei secoli
XVII-XVIII con all'esterno alte mura di protezione; nel passato, di
notte, i tre cancelli d'ingresso venivano chiusi e presidiati da
guardie. Detto anche quartiere cristiano o quartiere armeno
vi si trovano quasi tutte le chiese della città:
- le
armene come la chiesa Gregoriana Armena dei 40 martiri, del XIX
secolo, che ha una splendida collezione di icone, che era sorta su una
precedente del XIV secolo, a sua volta sorta su una del VI secolo; la chiesa
Ortodossa Armena della Vergine Maria, del XV secolo, con un
monumento, nel cortile, che ricorda il massacro degli Armeni operato dai
Turchi Ottomani, nel 1915. Oggi è un museo d'arte religiosa; e la chiesa
Cattolica Armena, ricavata dall'abitazione della famiglia Qara Ali,
nel 1830;
- la
maronita, come la chiesa Maronita di Sant'Elia con un altare di
marmo su colonne e una preziosa raccolta di manoscritti;
- la
melchita, come la chiesa Greca Cattolica, del 1843, decorata
all'interno in stile mamelucco, con pietre bianche, nere e gialle;
- la
greco-ortodossa, come la chiesa dedicata alla Vergine Maria, con una
splendida collezione di icone di scuola aleppina, restaurata, nel XIX
secolo;
- La
Chiesa cattolica sira, come la chiesa Siriana cattolica, già
esistente, nel XVI secolo e ricostruita, nel 1825, oggi ospita un
seminario;
HAMMAM
YALBUGHA AL-NASIRI
È
l'hammam più frequentato dai turisti, vicino alla Cittadella. Risale al
XV secolo, fatto costruire dall'emiro, Yalbugha al-Nasiri, da cui prende
il nome, nel 1491, sulle rovine di un precedente bagno pubblico,
distrutto da Tamerlano, durante il saccheggio della città. Ha
funzionato come bagno pubblico sino all'inizio del XX secolo, quando
divenne la sede di un laboratorio per la lavorazione del feltro.
Infine,
nel 1983, è stato restaurato, usando materiali e sistemi originali che
lo hanno restituito alla sua funzione originale, senza alterarne la
struttura. L'edificio rispecchia la tradizione architettonica dei
mamelucchi, con, all'esterno, decorazioni di pietra gialla e nera,
mentre, all'interno, sia i pavimenti che le pareti sono rivestiti di
marmo.
SINAGOGA
AL-BANDARA
Risalente
al XII secolo, la Sinagoga è in pessimo stato di conservazione, pur
mantenendo alcune parti originali, risalenti agli anni della
costruzione. Secondo una tradizione qui si sarebbero conservati i più
antichi manoscritti dell'Antico Testamento.
KHAN
AL-GUMRUK
Il
caravanserraglio della dogana fu edificato nel XVI secolo fu
completato nel 1574, ed è il più grande dei caravanserragli aleppini
è conosciuto anche come Khan
al-Kabir (il grande caravanserraglio), in quanto in origine era
conosciuto con tale nome.
Vi
sono oltre trecento negozi su una superficie di circa 7.000 metri
quadrati, ed inoltre un quartiere con 23 laboratori e una piccola
moschea al centro.
Fu
a lungo sede delle rappresentanze diplomatiche (consolati) e commerciali
di Francia, Inghilterra e Olanda tra cui la compagnia inglese delle
Indie orientali.
BIMARISTAN
ARGHUN
I
bimaristan erano ospizi dedicati alla cura dei malati ivi compresi i
malati di mente. Derivano il nome dal persiano e significa appunto
"luogo dei malati". La costruzione del bimaristan Arghun
è iniziata nel 1354 dall'emiro Arghūn al-Kāmilī, da cui il nome.
L'edificio
è dotato di quattro corti attorno alle quali si distribuiscono le celle
dei malati: la corte principale, la più grande, oltre ad una vasca
centrale, dispone di due iwan, posti un di fronte all'altro. Il settore
psichiatrico del bimaristan è particolarmente notevole se pensiamo che
mentre in Europa fino al XVIII secolo i malati di mente venivano tenuti
in catene la medicina islamica, già nel XIV secolo, per questi malati,
realizzava ambienti funzionali, puliti e individuali.
E
oltre alla bellezza dell'ambiente, il colore ed il profumo dei fiori e
la musica, un complesso sistema di fontane portava l'acqua in tutte le
corti in modo tale che il continuo zampillare e fluire causasse un
rumore piacevole e rilassante.
Infine
il cortile più piccolo a forma ottagonale era dedicato ai malati
mentali più pericolosi, intorno alla fontana centrale si aprivano
dodici celle munite di inferriate, dove venivano rinchiusi gli
sventurati.
Oggi
questo vecchio manicomio, a volte, viene usato come scenario per lo
spettacolo della danza a ruota dei Dervisci.
BAB
ANTALKIA, LA PORTA DI ANTIOCHIA
La
massiccia porta è rafforzata da due grandi bastioni esagonali eretti
dal nipote del Saladino, il figlio di al-Zahir Ghazi, al-Nasr Yūsuf II,
della dinastia degli Ayyubidi. Da qui partiva la strada per Antiochia,
da questa porta i musulmani entrarono pacificamente ad Aleppo nel 637.
L'iscrizione più antica che è riportata nelle pietre della struttura
risale al 1016-1018.
MOSCHEA
E MADRASA AL-FIRDAWS, DEL PARADISO
Situata
fuori dalle mura in un quartiere nuovamente insediamento non è
segnalata opportunamente. Costruita nel 1235 per volontà di Daifa
Khatun, vedova di Az-Zahir Ghazi, e reggente ayyubide dell'emirato di
Aleppo, è la più grande scuola coranica della città.
Il
mihrab, decorato da arabeschi ad intarsio di marmi policromi che
disegnano finissimi intrecci e compongono versi coranici è considerato
secondo solo a quello della moschea di Cordova, Spagna, uno dei più
belli esempi di arte musulmana. Il cronista Ibn al-Adim la considerava
questa moschea come una delle meraviglie del mondo, al pari di quella di
Cordova.
BAYT
JUMBLATT
Esempio
notevole di residenza privata, costruita nel XVII secolo, era la
residenza del governatore, divenuta in seguito scuola pubblica. Nella
corte centrale si affacciano due iwan, uno in stile mamelucco (XVII
secolo) decorato di ceramiche policrome e, di fronte, il più recente in
stile ottomano sobrio ed elegante in pietra scura con motivi a due
colori alterni. Attualmente in restauro è destinata ad ospitare uffici
di rappresentanza.
HOTEL
BARON
Il
Baron che in armeno vuol dire Signore, fu fondato e inaugurato, nel
novembre 1911, da Krikor Mazloumian e la quarta generazione della
famiglia armena Mazloumian gestisce ancora l'albergo, che è diventato
leggendario nel mondo a causa delle disparate vicende che vi si sono
svolte.
Ha
ospitato viaggiatori e turisti europei e americani che qui si recavano
per alloggio o semplicemente per godere dell'unico American Bar di tutto
il Vicino Oriente. Lawrence d'Arabia, nella stanza 202 vi trascorse
molti mesi preparando la sua tesi sui castelli crociati in Terra Santa;
Agatha Christie, nella 203 vi scrisse assassinio sull'Orient Express,
mentre il marito, l'archeologo Max Mallowan scavava a Tell Brak, nel
bacino del Khabur; inoltre vi hanno soggiornato l'aviatore, Charles
Lindbergh, il presidente americano, Theodore Roosevelt, il fondatore
della Turchia moderna, Kemal Ataturk, il ras egiziano, Nasser, il
magnate, Nelson Rockfeller, e anche Pierpaolo Pasolini, quando girava
alcune scene del film Medea, nella cittadella di Aleppo.
Inoltre
l'hotel Baron fu il centro dove si organizzò un aiuto clandestino alla
popolazione armena durante le deportazioni degli anni 1915-1916. Pur
restando una delle attrazioni della città, l'Hotel subisce una lenta e
progressiva decadenza.
IL
MUSEO DI ALEPPO
Il
Museo Nazionale di Aleppo assieme a quello di Damasco, è il più
vecchio e ricco di reperti sull'antichità siriana in particolare nella
regione Eufrate-Khabur.
La
monumentale facciata dell'ingresso è la ricostruzione del
tempio/palazzo della dinastia Kapara originaria di Guzana/Tell Halaf
risalente alla seconda metà del IX secolo a.C. Tre personaggi di questa
dinastia sono rappresentati nelle tre grandi statue poste sopra
altrettante statue di leoni tutte in basalto nero. Chi rappresentavano
le statue lo si comprende dalle scritte in cuneiforme scolpite sulle
spalle e sul vestito.
Prima
di entrare nel museo si possono ammirare dei mosaici romani e bizantini
in un locale alla destra dell'ingresso. La parte più interessante la
museo è il piano terra dove in 10 diverse stanze sono esposti i reperti
di altrettanti siti.
Si inizia andando a destra dell'ingresso con la prima sala dedicata ai
reperti preistorici e quindi si passa alla sala di Tell Brak.Questo sito
si trova nei dintorni di Deir ez-Zor, città sulle rive dell'Eufrate
nella parte più a est della Siria. Questo sito sorto nel 5500 a.C. ha
raggiunto il suo massimo splendore nel 4000 a.C., successivamente nel
2300. Da notare gli idoli scolpiti in alabastro dai grandi occhi del IV
millennio.
Nella
sala successiva sono presenti i reperti della civiltà di Mari con le
statue del re Lamgi-Mari, 2500 a.C., del re Ishtup-Ilum, 2100 a.C., e
della dea dell'acqua, 1800 a.C., inoltre sono presenti un leone di
bronzo del tempio di Damgar, intarsi di madreperla, sigilli in pietra e
tavole con scritte norme amministrative.
Continuando
si arriva alla sala di Hama con reperti di varie epoche: statue calcaree
del IV millennio a.C., il bronzo di una divinità sul trono del II
millennio a.C., due grandi leoni del IX-VIII secolo oltre varie
ceramiche e monili.
Nella
quinta sala sono presenti i reperti di Ugarit, che si trova a 11
chilometri a Nord di Latakia nel nord-ovest della Siria. In questa sala
sono presenti, tra le altre cose, un a bacinella d'oro del XIV secolo
a.C. scoperta nel tempio di Baal, un'ascia del XIII secolo con
l'impugnatura di bronzo decorata con due teste di leone e la lama in
ferro, materiale rarissimo all'epoca.
I
reperti di Guazana/Tell Halaf, custoditi nella sesta sala, sono in gran
parte delle copie perché gli originali sono stati trasferiti dal
diplomatico tedesco Max von Oppenheim, ch partecipò agli scavi nel
1911-13 e 1927-29, al suo museo privato a Berlino. Questi reperti sono
delle statue basaltiche che raffigurano leoni, sfingi e re, e dei
bassorilievi con animali antropomorfi.
Nella
settima sala sono conservati i reperti della città stato di Hadatu. Si
possono vedere degli intagli di mobili dell'800 a.C. che rappresentano
scene mitologiche e animali fantastici.
Nella
sala successiva, dedicata alla città sull'Eufrate di Tell Ahmar abitata
dal V al I millennio a.C., si possono ammirare gli affreschi del palazzo
del governo Mesopotamico del VII secolo a.C.
La nona
sala contiene i reperti di del tempio di Ain Dara del X - IX secolo a.C.
Sono presenti un rilievo di una divinità tra due minotauri e una stele
basaltica che rappresenta la dea della guerra Ishtar.
La
decima e ultima sala è dedicata a Ebla. Qui sono esposte parti di
statuette calcari con capigliature in steatite e lapislazzuli tavolette
scritte in cuneiforme e sigilli intarsiati in pietra dura.