Antica città di Aleppo
Siria

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988 - SITO PATRIMONIO IN PERICOLO

    

DAL 2013 SITO PATRIMONIO IN PERICOLO - Guerra civile siriana.

Seconda città della Siria e una delle più antiche città del mondo. Si trova a nord-ovest del Paese sull'altopiano siriano settentrionale. 

Aleppo è anche detta la "città grigia" (esh-Sheba) a causa del caratteristico colore delle case costruite con roccia calcarea. Questo soprannome è invece completamente inadatto a descrivere il "carattere" di questa città, che grazie alla sua posizione, era il crocevia delle strade carovaniere tra Mesopotomia, Turchia, Arabia e mar Mediterraneo, e quindi punto di incontro tra varie culture. Infatti Aleppo è abitata da varie etnie: arabi, turchi, armeni e, inoltre, si mescolano diverse religioni che quindi la rendono molto "colorata" per la diversità di usi e costumi che si trovano in questa grande città.

Si può ammirare la totalità della città dalla cittadella, da dove lo sguardo spazia sui tetti dai quali sbucano i minareti delle moschee. Da non perdere una visita al suq, nei sui 12 chilometri di stradine si viene avvolti dagli odori delle spezie, i colori delle stoffe e dal rumore della folla in movimento tra i numerosissimi negozietti.

Aleppo è una "città-suq", in cui le tradizioni arabe del Medioevo appaiono tutt'altro che remote: più che in ogni altro centro del Levante, infatti, il commercio è ancora governato da regole e convenzioni immutate dal tempo dei Mamelucchi. Vi sono, inoltre, notevoli testimonianze della resistenza degli arabi alle Crociate. 

Meno evidenti, invece, sono i richiami all'epoca in cui la città fu dominata dai bizantini e sono del tutto scomparsi - almeno "a occhio nudo" - quelli relativi a epoche più lontane. 

La nascita di Aleppo si fa risalire a otto millenni fa e i primi documenti scritti che fanno riferimento a una città di nome Halap - capitale del regno amorita di Yamkhad - sono stati rinvenuti nell'archivio di Mari, nella valle dell'Eufrate. Seppure con alterne vicende - Halap subì in quelle epoche lontane l'influenza mesopotamica, contrariamente alla rivale Damasco, che guardava più alle civiltà dell'Egitto e della Palestina -, il regno degli amoriti si mantenne saldo fino al 1285 a .C, anno dell'epica battaglia di Kadesh, che lo vide soccombere dinanzi alla potenza ittita. 

Successivamente l'impero ittita venne minato dall'arrivo dei conquistatori egizi giunti dal mare e Halap restò al centro di una serie di città-stato fino all'VIII secolo a.C, quando cadde nelle mani degli assiri. Dal 539 a .C. a essi si avvicendarono i persiani, sconfitti nel 333 a .C. dalle truppe di Alessandro Magno; morto il condottiero, la città passò sotto il controllo dei Seleucidi, che diedero alla città un nome macedone, Beroia. 

Con essi la superficie urbana si ampliò e venne eretta la prima possente cerchia di mura intorno alla Cittadella, cuore antico della città amorita, posta su una collina naturale a est dell'abitato. 

Gli aleppini rivendicano orgogliosamente una storia ininterrotta di 5000 anni. I primi documenti che la citano appartengono agli archivi degli Hittiti, di Mari e di Ebla del II millennio a.C., dove appare come capitale del regno amorrita di Yamkhad. 

La città viene conquistata dal re hittita Mursili I nel 1600 a.C., passa poi al regno di Mitanni per ritornare hittita nel 1473 a.C..

Nel 1274 a.C. il re di Aleppo Telepinu partecipa con le forze hittite alla famosa battaglia di Kadesh svoltasi sulle rive dell'Oronte, non distante dalla città. La battaglia segnò la fine dell'espansione verso nord degli Egiziani.

Dopo la caduta dell'impero Hittita con l'invasione dei Popoli del mare (1190 a.C.), Aleppo forma uno dei piccoli stati neo-hittiti. Più tardi diventa capitale di un regno aramaico. L'invasione di Tiglat-Pileser (1150 a.C.) fonda l'impero assiro nel quale la città viene definitivamente inclusa con la vittoria di Salmanassar III nella battaglia di Qarqar (853 a.C.).

I caldei o neo-babilonesi si sostituiscono brevemente agli assiri nel 612 a.C. e a loro volta sono sconfitti da Ciro II di Persia (539 a.C.) fondatore dell'impero persiano, capostipite degli achemenidi. Viene istituito il sistema amministrativo delle satrapie.

Nel 333 a.C. Aleppo viene conquistata da Alessandro Magno, chiamata "Beroa" dal suo successore Seleuco I Nicator è annessa alla satrapia di Babilonia, resta parte dell'Impero Seleucide fino all'arrivo dei romani.

Nel 64 a.C. Pompeo annette la Siria alla Repubblica Romana, la città diviene quindi parte dell'Impero Romano prima e di quello Bizantino poi.

Con l'avanzata della potenza araba nel VI secolo gli aleppini aprono le porte della città a Khaled ibn al-Walid nel 637. Sotto gli omayyadi la città prospera per poi declinare quando gli abbassidi spostano la capitale del califfato a Baghdad. Una dinastia sciita, gli Hamdanidi, regna dal 944 al 1003 ed Ali Seif al-Dawlè uno dei loro sovrani ancora oggi ricordato ad Aleppo, è strenuo difensore della città contro gli attacchi dell'imperatore bizantino Niceforo Foca che riesce a saccheggiare la città ma non conquista la Cittadella.

In seguito la città appartiene, tra gli altri, ai fatimidi sciiti e ai turchi selgiuchidi. Durante le crociate la città viene assediata dai franchi e latini nel 1098 e nel 1124 ma mai espugnata. Con Nur ed-Din az-Zengi (1128 – 70) un turcomanno di Mosul, Aleppo diventa il fulcro della reazione islamica contro i crociati, alla morte di questi passa al curdo Saladino, fondatore della dinastia degli ayyubidi che riunisce sotto un'unica guida diverse fazioni islamiche e pone fine alla terza crociata.

Con la calata dei Mongoli nel 1260 viene conquistata e devastata. I Mamelucchi nel 1292 ricostruiscono la Cittadella che di nuovo viene distrutta nel 1400 con l'invasione di Tamerlano.

Nel 1516 Aleppo passa sotto gli Ottomani con Selim I che sconfigge i mamelucchi di Siria ed Egitto, Vi si stabilisce la residenza di un Wali (governatore) e nei quattro secoli che seguono resta uno degli scali commerciali più importanti al mondo, confluendovi le vie carovaniere dell'Asia e dell'Arabia con i collegamenti al Mar Mediterraneo nei porti di Tripoli e poi Alessandretta. È tappa obbligatoria nei pellegrinaggi islamici alla Mecca.

In seguito alla caduta dell'Impero Ottomano nel 1920 viene imposto il protettorato Francese nel territorio che ora è compreso negli stati di Siria, Libano e Israele più la zona di Alessandretta che viene ceduta arbitrariamente dai francesi al nuovo stato Turco privando così Aleppo del suo porto storico. Nel 1936 la Siria si autoproclama repubblica indipendente.  

L'aspetto attuale della Cittadella risale in massima parte all'epoca dei Mamelucchi, che la ricostruirono nel XIV secolo dopo che le strutture erette dagli Omayyadi - i primi arabi a giungere ad Aleppo - erano state devastate da Tamerlano. Tuttavia, essa conserva due splendidi leoni scolpiti in pietra basaltica che con ogni probabilità facevano parte di un tempio ittita del X secolo a.C. Prima di diventare un baluardo militare, infatti, la Cittadella era stata sede di un complesso cerimoniale dedicato a Hadad, divinità Mesopotamia che i Seleucidi, conquistata la città, associarono a Zeus. 

Con la conquista della Siria da parte di Roma, nel 64 a .C. la collina mantenne la sua funzione religiosa e qui, molto tempo dopo, Giuliano l'Apostata, uno degli ultimi imperatori pagani di Roma, arrivò per compiere un sacrificio a Giove, atto con un significativo valore politico in una provincia ormai saldamente cristiana. 

Anche la presenza dei bizantini, sebbene evidente in una pletora di siti archeologici situati a poca distanza da Aleppo - primi tra tutti gli affascinanti resti della basilica e della colonna di San Simeone Stilita e quelli delle cosiddette "città morte" bizantine - trova scarsi riscontri nella città attuale. Gli archeologi, tuttavia, sono concordi nell'affermare che la madrasa Halawiye, adiacente alla Grande Moschea eretta dagli Omayyadi, sia sorta sulle fondamenta della cattedrale di Aleppo, fondata nel VI secolo per onorare Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino. 

Sia nella madrasa che nella Grande Moschea sono visibili alcune colonne con capitelli di foggia bizantina recuperati da quel tempio cristiano che, a sua volta, era sorto in corrispondenza dell'agorà della Beroia ellenistica. Altre memorie delle epoche più remote di Aleppo aspettano soltanto di essere svelate, sotto il labirinto di vicoli e di caravanserragli (i khan) che rende la città un monumentale scenario da Mille e una notte.

LA CITTADELLA

La cittadella di Aleppo è il monumento più conosciuto della città, situato su una collina alta una cinquantina di metri, dotata di una pianta ellittica con 300-400 metri di diametro, è circondata da un fossato profondo 22 metri e largo 30. Il nucleo principale della cittadella attuale è una fortezza arabo-islamica medievale costruita ad uso militare ma in grado di ospitare oltre 10.000 persone durante gli assedi.

In realtà la collina stessa è in gran parte artificiale, formata dai diversi strati degli edifici che si sono costruiti uno sulle rovine dell'altro. I più antichi reperti trovati all'interno della cittadella sono due leoni di basalto che ornavano il tempio ittita di Hadad, del X secolo a.C. ma si ritiene che la collina si sia formata già ai primi insediamenti nella città (3000 a.C.) e che fosse fortificata, dagli Amorrei del regno di Yamkad, nel II millennio a.C.

Di fatto inespugnabile, la fortezza si arrese solo a Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan, che la saccheggiò e massacrò la guarnigione. Poi Tamerlano la conquistò con l'inganno.

Durante il dominio macedone (le terre conquistate da Alessandro Magno) fu costruita l'acropoli, ai tempi di Giustiniano fu scavata una grande cisterna sotterranea, detta prigione di sangue, perché gli arabi la usarono come segreta, nel 945, la residenza del governatore fu trasformata in un palazzo dalla dinastia degli Hamdanidi, nel 1167, Norandino fece costruire la moschea Makam Ibrahim al-Asfal, nel luogo dove la leggenda narra che Abramo mungesse la sua vacca, nel 1214, al-Zahir Ghazi fece costruire la Grande moschea e poi, nel 1230, un complesso di edifici di 40 stanze (Palazzo Ayyubide), ora in rovina e infine, dopo l'ultima devastazione dei Mongoli, del 1401, Jakam fece costruire la sala del trono, lunga 27 metri e larga 24 metri, poi abbellita dai suoi successori..

I governatori ottomani vi stabilirono la loro residenza facendo costruire un hammam e all'interno costruirono una caserma poi utilizzata anche dall'esercito francese.

Alla Cittadella si accede dal lato ovest tramite un monumentale ponte ad archi che attraversa il fossato fatto scavare da az-Zahir Ghazi. Questo ponte inizia dalla torre ottomana del cinquecento per arrivare alla grande porta monumentale del 1211 modificata successivamente dai mamelucchi. Attraversata la porta si passa attraverso altri tre portali e cinque corridoi a gomito con aperture nell'alto soffitto, per poter far cadere olio bollente, e feritoie sulla parte alta delle pareti per poter colpire, da postazioni riparate, eventuali invasori.

L'interno della Cittadella è in gran parte distrutto a causa dell'ultimo bombardamento mediante obici con polvere da sparo, già in epoca moderana, da parte dei Turchi, comunque si possono ancora ammirare il bellissimo portale del palazzo del sultano al-Aziz Mohammad costruito con arenaria chiara e basalto di colore scuro e incastrati tra loro con grande precisione. La sommità del portale è scolpita a forma di conchiglia. Attraverso questo portale si accede ad un cortile con mosaici. Dietro il palazzo si possono visitare i bagni con le tre solite tre sale, fredda, tiepida e calda (frigidarium, tepidarium e calidarium nelle terme romane).

Vicino al portale si può vedere la Moschea di Abramo fatta costruire nel 1167 da Nureddin sopra una precedente chiesa bizantina. La costruzione di questa moschea è dovuta al fatto che Abramo, venerato anche dai mussulmani, si sarebbe qui fermato con le sue greggi. In un locale è conservato il masso dove, secondo la tradizione, si sarebbe seduto Abramo.

Esiste anche una Grande Moschea fatta costruire, anche questa su di una precedente chiesa bizantina, da az-Zahir Ghazi nel 1213. Ha un alto minareto quadrangolare utilizzato, oltre che per il richiamo del muezzin, anche come torre di avvistamento.

LA MOSCHEA OMAYYADE, LA GRANDE MOSCHEA 

La moschea degli Omayyadi di Aleppo si chiama anche "moschea di Zaccaria", perché si crede ospiti la tomba del padre di San Giovanni Battista (per l'islam anch'egli profeta). Fu costruita nell'area cimiteriale della cattedrale bizantina dal califfoal-Walīd I ibn Abd al-Malik (705-715) e dal fratello e successore Sulaymān ibn Abd al-Malik (715-717). 

GreatMosque4.jpg (82488 byte)GreatMosque5.jpg (81118 byte)La moschea era tappezzata di ricchi mosaici asportati dalla cattedrale di Cyrrhus, che gli Abbasidi poi trasferirono alla moschea di Anbar in Egitto. Bruciata, nel 962, da Niceforo Foca, fu ricostruita, nel 965, da Sayf al-Dawla.Distrutta ancora dal fuoco, nel 1169, fu ricostruita da Nur al-Din Zangi, che fece costruire un minbar in ebano, con intarsi in avorio, che Saladino fece trasportare nella moschea al-Aqsa di Gerusalemme, dopo la vittoria di Hattin. 

Il minbar fu poi sostituito con uno simile. All'interno della sala delle preghiere un reliquiario contiene la testa di Zaccaria, padre di san Giovanni Battista; un paravento in legno separa gli uomini dalle donne durante la visita alla reliquia. 

Il minareto di epoca selgiuchide (1090), alto 45 metri e a pianta quadrata, è andato distrutto durante la guerra civile siriana il 24 aprile 2013.

LA MADRASA AL-HALAWIYYA

In origine cattedrale bizantina (conserva ancora le colonne con capitelli bizantini del V secolo) che la tradizione vuole fondata da Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino il Grande, confiscata, nel 1124, per le atrocità commesse dai Crociati. 

Il nome della madrasa deriva da hulw (dolce), perché al tempo di Nur al-Din Zangi venivano distribuiti dolciumi alla popolazione. La madrasa, restaurata, è usata ancora oggi come scuola coranica.

HAMMAM AL-NAHASSIN

Uno dei più antichi bagni pubblici di Aleppo, risale al XIII secolo. Restaurato nel 1985, è ancora attivo ed è uno dei più lussuosi hammam di Aleppo e uno dei migliori della Siria.

KHAN AL-NAHASSIN

O caravanserraglio dei Fabbri del XVI secolo, dove, nel 1539, fu aperto il funduq (fondaco o emporio) della Repubblica di Venezia che ne fece il proprio consolato. Divenuto la residenza della famiglia Poche per breve tempo fu anche consolato del Belgio. Simbolo della presenza consolare e mercantile europea in città, oggi accoglie il consolato di Francia.

JDEYDE'

Era l'insediamento cristiano "fuori le mura" vicino alla Bāb al-Faraj (Porta della Gioia), risalente al XV secolo, dopo la devastazione operata da Tamerlano, ed ora a pieno titolo i quartieri di al-Jadīda e al-Tadrība sono inseriti nei giri storico-turistici della città. Nei due quartieri si alcune case tradizionali arabe dei secoli XVII-XVIII con all'esterno alte mura di protezione; nel passato, di notte, i tre cancelli d'ingresso venivano chiusi e presidiati da guardie. Detto anche quartiere cristiano o quartiere armeno vi si trovano quasi tutte le chiese della città:

- le armene come la chiesa Gregoriana Armena dei 40 martiri, del XIX secolo, che ha una splendida collezione di icone, che era sorta su una precedente del XIV secolo, a sua volta sorta su una del VI secolo; la chiesa Ortodossa Armena della Vergine Maria, del XV secolo, con un monumento, nel cortile, che ricorda il massacro degli Armeni operato dai Turchi Ottomani, nel 1915. Oggi è un museo d'arte religiosa; e la chiesa Cattolica Armena, ricavata dall'abitazione della famiglia Qara Ali, nel 1830;

- la maronita, come la chiesa Maronita di Sant'Elia con un altare di marmo su colonne e una preziosa raccolta di manoscritti;

- la melchita, come la chiesa Greca Cattolica, del 1843, decorata all'interno in stile mamelucco, con pietre bianche, nere e gialle;

- la greco-ortodossa, come la chiesa dedicata alla Vergine Maria, con una splendida collezione di icone di scuola aleppina, restaurata, nel XIX secolo;

- La Chiesa cattolica sira, come la chiesa Siriana cattolica, già esistente, nel XVI secolo e ricostruita, nel 1825, oggi ospita un seminario;

HAMMAM YALBUGHA AL-NASIRI

È l'hammam più frequentato dai turisti, vicino alla Cittadella. Risale al XV secolo, fatto costruire dall'emiro, Yalbugha al-Nasiri, da cui prende il nome, nel 1491, sulle rovine di un precedente bagno pubblico, distrutto da Tamerlano, durante il saccheggio della città. Ha funzionato come bagno pubblico sino all'inizio del XX secolo, quando divenne la sede di un laboratorio per la lavorazione del feltro.

Infine, nel 1983, è stato restaurato, usando materiali e sistemi originali che lo hanno restituito alla sua funzione originale, senza alterarne la struttura. L'edificio rispecchia la tradizione architettonica dei mamelucchi, con, all'esterno, decorazioni di pietra gialla e nera, mentre, all'interno, sia i pavimenti che le pareti sono rivestiti di marmo.

SINAGOGA AL-BANDARA

Risalente al XII secolo, la Sinagoga è in pessimo stato di conservazione, pur mantenendo alcune parti originali, risalenti agli anni della costruzione. Secondo una tradizione qui si sarebbero conservati i più antichi manoscritti dell'Antico Testamento.

KHAN AL-GUMRUK

Il caravanserraglio della dogana fu edificato nel XVI secolo fu completato nel 1574, ed è il più grande dei caravanserragli aleppini è conosciuto anche come Khan al-Kabir (il grande caravanserraglio), in quanto in origine era conosciuto con tale nome. 

Vi sono oltre trecento negozi su una superficie di circa 7.000 metri quadrati, ed inoltre un quartiere con 23 laboratori e una piccola moschea al centro. 

Fu a lungo sede delle rappresentanze diplomatiche (consolati) e commerciali di Francia, Inghilterra e Olanda tra cui la compagnia inglese delle Indie orientali.

BIMARISTAN ARGHUN

I bimaristan erano ospizi dedicati alla cura dei malati ivi compresi i malati di mente. Derivano il nome dal persiano e significa appunto "luogo dei malati". La costruzione del bimaristan Arghun è iniziata nel 1354 dall'emiro Arghūn al-Kāmilī, da cui il nome.

L'edificio è dotato di quattro corti attorno alle quali si distribuiscono le celle dei malati: la corte principale, la più grande, oltre ad una vasca centrale, dispone di due iwan, posti un di fronte all'altro. Il settore psichiatrico del bimaristan è particolarmente notevole se pensiamo che mentre in Europa fino al XVIII secolo i malati di mente venivano tenuti in catene la medicina islamica, già nel XIV secolo, per questi malati, realizzava ambienti funzionali, puliti e individuali. 

E oltre alla bellezza dell'ambiente, il colore ed il profumo dei fiori e la musica, un complesso sistema di fontane portava l'acqua in tutte le corti in modo tale che il continuo zampillare e fluire causasse un rumore piacevole e rilassante. 

Infine il cortile più piccolo a forma ottagonale era dedicato ai malati mentali più pericolosi, intorno alla fontana centrale si aprivano dodici celle munite di inferriate, dove venivano rinchiusi gli sventurati. 

Oggi questo vecchio manicomio, a volte, viene usato come scenario per lo spettacolo della danza a ruota dei Dervisci.

BAB ANTALKIA, LA PORTA DI ANTIOCHIA

La massiccia porta è rafforzata da due grandi bastioni esagonali eretti dal nipote del Saladino, il figlio di al-Zahir Ghazi, al-Nasr Yūsuf II, della dinastia degli Ayyubidi. Da qui partiva la strada per Antiochia, da questa porta i musulmani entrarono pacificamente ad Aleppo nel 637. L'iscrizione più antica che è riportata nelle pietre della struttura risale al 1016-1018.

MOSCHEA E MADRASA AL-FIRDAWS, DEL PARADISO

Situata fuori dalle mura in un quartiere nuovamente insediamento non è segnalata opportunamente. Costruita nel 1235 per volontà di Daifa Khatun, vedova di Az-Zahir Ghazi, e reggente ayyubide dell'emirato di Aleppo, è la più grande scuola coranica della città. 

Il mihrab, decorato da arabeschi ad intarsio di marmi policromi che disegnano finissimi intrecci e compongono versi coranici è considerato secondo solo a quello della moschea di Cordova, Spagna, uno dei più belli esempi di arte musulmana. Il cronista Ibn al-Adim la considerava questa moschea come una delle meraviglie del mondo, al pari di quella di Cordova.

BAYT JUMBLATT

Esempio notevole di residenza privata, costruita nel XVII secolo, era la residenza del governatore, divenuta in seguito scuola pubblica. Nella corte centrale si affacciano due iwan, uno in stile mamelucco (XVII secolo) decorato di ceramiche policrome e, di fronte, il più recente in stile ottomano sobrio ed elegante in pietra scura con motivi a due colori alterni. Attualmente in restauro è destinata ad ospitare uffici di rappresentanza.

HOTEL BARON

Il Baron che in armeno vuol dire Signore, fu fondato e inaugurato, nel novembre 1911, da Krikor Mazloumian e la quarta generazione della famiglia armena Mazloumian gestisce ancora l'albergo, che è diventato leggendario nel mondo a causa delle disparate vicende che vi si sono svolte. 

Ha ospitato viaggiatori e turisti europei e americani che qui si recavano per alloggio o semplicemente per godere dell'unico American Bar di tutto il Vicino Oriente. Lawrence d'Arabia, nella stanza 202 vi trascorse molti mesi preparando la sua tesi sui castelli crociati in Terra Santa; Agatha Christie, nella 203 vi scrisse assassinio sull'Orient Express, mentre il marito, l'archeologo Max Mallowan scavava a Tell Brak, nel bacino del Khabur; inoltre vi hanno soggiornato l'aviatore, Charles Lindbergh, il presidente americano, Theodore Roosevelt, il fondatore della Turchia moderna, Kemal Ataturk, il ras egiziano, Nasser, il magnate, Nelson Rockfeller, e anche Pierpaolo Pasolini, quando girava alcune scene del film Medea, nella cittadella di Aleppo.

Inoltre l'hotel Baron fu il centro dove si organizzò un aiuto clandestino alla popolazione armena durante le deportazioni degli anni 1915-1916. Pur restando una delle attrazioni della città, l'Hotel subisce una lenta e progressiva decadenza.

IL MUSEO DI ALEPPO

Il Museo Nazionale di Aleppo assieme a quello di Damasco, è il più vecchio e ricco di reperti sull'antichità siriana in particolare nella regione Eufrate-Khabur.

La monumentale facciata dell'ingresso è la ricostruzione del tempio/palazzo della dinastia Kapara originaria di Guzana/Tell Halaf risalente alla seconda metà del IX secolo a.C. Tre personaggi di questa dinastia sono rappresentati nelle tre grandi statue poste sopra altrettante statue di leoni tutte in basalto nero. Chi rappresentavano le statue lo si comprende dalle scritte in cuneiforme scolpite sulle spalle e sul vestito.

Prima di entrare nel museo si possono ammirare dei mosaici romani e bizantini in un locale alla destra dell'ingresso. La parte più interessante la museo è il piano terra dove in 10 diverse stanze sono esposti i reperti di altrettanti siti.
Si inizia andando a destra dell'ingresso con la prima sala dedicata ai reperti preistorici e quindi si passa alla sala di Tell Brak.Questo sito si trova nei dintorni di Deir ez-Zor, città sulle rive dell'Eufrate nella parte più a est della Siria. Questo sito sorto nel 5500 a.C. ha raggiunto il suo massimo splendore nel 4000 a.C., successivamente nel 2300. Da notare gli idoli scolpiti in alabastro dai grandi occhi del IV millennio.

Nella sala successiva sono presenti i reperti della civiltà di Mari con le statue del re Lamgi-Mari, 2500 a.C., del re Ishtup-Ilum, 2100 a.C., e della dea dell'acqua, 1800 a.C., inoltre sono presenti un leone di bronzo del tempio di Damgar, intarsi di madreperla, sigilli in pietra e tavole con scritte norme amministrative.

Continuando si arriva alla sala di Hama con reperti di varie epoche: statue calcaree del IV millennio a.C., il bronzo di una divinità sul trono del II millennio a.C., due grandi leoni del IX-VIII secolo oltre varie ceramiche e monili.

Nella quinta sala sono presenti i reperti di Ugarit, che si trova a 11 chilometri a Nord di Latakia nel nord-ovest della Siria. In questa sala sono presenti, tra le altre cose, un a bacinella d'oro del XIV secolo a.C. scoperta nel tempio di Baal, un'ascia del XIII secolo con l'impugnatura di bronzo decorata con due teste di leone e la lama in ferro, materiale rarissimo all'epoca.

I reperti di Guazana/Tell Halaf, custoditi nella sesta sala, sono in gran parte delle copie perché gli originali sono stati trasferiti dal diplomatico tedesco Max von Oppenheim, ch partecipò agli scavi nel 1911-13 e 1927-29, al suo museo privato a Berlino. Questi reperti sono delle statue basaltiche che raffigurano leoni, sfingi e re, e dei bassorilievi con animali antropomorfi.

Nella settima sala sono conservati i reperti della città stato di Hadatu. Si possono vedere degli intagli di mobili dell'800 a.C. che rappresentano scene mitologiche e animali fantastici.

Nella sala successiva, dedicata alla città sull'Eufrate di Tell Ahmar abitata dal V al I millennio a.C., si possono ammirare gli affreschi del palazzo del governo Mesopotamico del VII secolo a.C.

La nona sala contiene i reperti di del tempio di Ain Dara del X - IX secolo a.C. Sono presenti un rilievo di una divinità tra due minotauri e una stele basaltica che rappresenta la dea della guerra Ishtar.

La decima e ultima sala è dedicata a Ebla. Qui sono esposte parti di statuette calcari con capigliature in steatite e lapislazzuli tavolette scritte in cuneiforme e sigilli intarsiati in pietra dura.