Hattusa
fu la capitale dell'Impero Ittita. È situata nei pressi dell'attuale
villaggio noto un tempo come Boğazköy, ed ora chiamato Bogazköi, un
capoluogo di distretto della provincia turca di Çorum, e si trova
all'interno di un'ansa del fiume Kızılırmak (Marashantiya
nelle fonti ittite e Halys nell'antichità) nell'Anatolia
centrale, a circa 145 km a nord-est di Ankara, ad una quota media di
1100 metri sul livello del mare.
Il
territorio che circonda la città includeva ricchi campi agricoli,
colline per la pastorizia e boschi. Si possono ancora osservare piccoli
boschi all'esterno della città, misero ricordo della loro grandiosità
del tempo. Questo significa che gli abitanti avevano a disposizione
molto legname per la costruzione degli edifici. I campi fornivano
frumento, orzo e lenticchie. Si coltivava anche il lino, ma la fonte
primaria per l'abbigliamento erano le pecore. I boschi permettevano la
caccia a vari tipi di cervi, ma probabilmente si trattava solo di un
hobby per la nobiltà dell'epoca. La carne veniva presa dagli animali
domestici.
C'erano
molti altri insediamenti nelle vicinanze, come ad esempio il santuario
di roccia di Yazılıkaya
e la città di Alaca
Höyük. Dal momento che i fiumi erano troppo piccoli per
permetterne la navigazione alle navi principali, tutti i trasporti da e
verso Hattusa erano effettuati via terra.

Prima del
XX secolo a.C. un insediamento probabilmente di indigeni Hatti si stabilì
in quei luoghi che erano stati abitati anche in passato. Le prime tracce
risalgono al VI millennio a.C, all'inizio del calcolitico. Nel XIX e
XVIII secolo a.C., mercanti provenienti da Assur, capitale assira,
stabilirono in città una stazione di posta, creando un nuovo quartiere.
Il centro della loro rete commerciale venne stabilito a Kanesh (Nesha),
il sito archeologico noto come Kültepe nei pressi di Cesarea in
Cappadocia. Gli affari richiedevano la memorizzazione di dati: il
commercio da Assur importò quindi la scrittura ad Hattusa, sottoforma
di caratteri cuneiformi.
Uno strato
carbonizzato rinvenuto durante gli scavi riporta alla luce un incendio
che devastò la città intorno al 1700
a.C. Il responsabile sembrerebbe essere re Anitta
di Kushar (città probabilmente identificabile con Alişar),
che se ne assunse la responsabilità.
Solo una
generazione dopo, un re di lingua nashili scelse la città come
propria residenza e capitale del suo impero. Nesian, di lingua indoeuropea,
iniziò ad usare la lingua hattili.
La Hattush hattiana divenne la Hattusa nesiana, ed il re prese il nome
di Hattusili I.
Gli hattusili segnarono la nascita di uno stato ittita che non parlasse
l'hattiano, e di una discendenza reale grandi re ittiti, 27 dei quali
sono ora conosciuti per nome.
Dopo che i Kaskas
arrivarono nel nord dell'impero, tentarono di assaltare la città per
due volte, costringendo i re a spostarsi in un'altra città. Sotto il
regno di Tudhaliya
I, gli ittiti si spostarono a nord verso Sapinuwa,
tornando solo in seguito. Sotto Muwatalli
si mossero a sud, fino a Tarhuntassa
ma lasciando Hattusili
III a governare su Hattusa. Mursili
III riportò il trono ad Hattusa, dove i re restarono fino al
termine dell'Impero Ittita.
Al suo
culmine la città copriva un'area di 1.8 kmq e comprendeva una porzione
interna ed una esterna, entrambe circondate da un'imponente ed ancora
ammirabile cerchia di mura erette durante il regno di Suppiluliuma
I (circa 1375
a.C. -
1335
a.C.). La città interna occupava circa 0.8 kmq e comprendeva una
cittadella con grandi edifici amministrativi e templi.
A sud si
trovava una città esterna di circa 1 kmq, con porte decorate con
rilievi raffiguranti guerrieri, leoni e sfingi. Esistevano quattro
templi, ognuno con annessa una corte con portico, e numerosi edifici
secolari e strutture residenziali. All'esterno delle mura si trovavano i
cimiteri, molti dei quali contenenti sepolcri crematori. I conteggi
attuali stimano la popolazione tra i 40.000 ed i 50.000 abitanti nel
periodo d'oro. Durante i primi tempi la città interna ospitava un terzo
di quegli abitanti. Le case erano costruite in legno e mattoni di fango,
e per questo motivo non ci restano testimonianze se non delle mura in
pietra dei templi e dei palazzi.

La città
venne distrutta intorno al 1200
a.C., portando al collasso dell'impero ittita. La città venne
abbandonata fino alla metà del primo
millennio a.C.. Sono stati ritrovati numerosi insediamenti frigi.
A partire
dal 1906, il Deutsche Orientgesellschaft (istituto tedesco di
archeologia) iniziò gli scavi ad Hattusa, scavi interrotti durante la
seconda guerra mondiale e la grande depressione). I lavori vengono
tuttora svolti dall'Istituto Tedesco di Archeologia (Deutsche
Archäologische Institut). Hugo Winckler e Theodor Makridi Bey
fecero i primi scavi nel 1906, 1907 e 1911-13.
Una delle
scoperte più importanti è rappresentata dagli archivi reali di
tavolette d'argilla scritti in caratteri cuneiformi, che contengono la
corrispondenza ufficiale, i contratti, i codici di leggi, procedure e
riti religiosi, profezie degli oracoli e letteratura del Vicino Oriente.
In particolare, una tavola riporta i dettagli di un insediamento
pacifico in cui convivevano ittiti ed egiziani, governati da Ramesse II,
attorno al 1283
a.C.. Una copia è esposta presso le Nazioni Unite di New York
quale esempio di una dei primi trattati di pace internazionali.
Nonostante
le circa 30.000 tavolette recuperate da Hattusa formino il nucleo della
letteratura ittita, altri archivi sono stati scoperti in seguito in
altri centri dell'Anatolia, come Tabigga/Maşat Höyük (nella provincia
di Tokat (provincia)) e a Sapinuwa/Ortaköy.
Questi tesori sono attualmente divisi tra i musei archeologici di
Ankara e Istanbul.

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