Samarcanda
Uzbekistan

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2001

    

Samarcanda è una delle più antiche città del mondo, in grado di prosperare per la sua posizione lungo la Via della seta, la maggiore via commerciale di terra tra Cina e Europa. Un tempo Samarcanda fu la città più ricca dell'Asia centrale e per la maggior parte della sua storia fece parte dell'Impero Persiano. Fu fondata nel V secolo a.C. Era già una città cosmopolita e capitale del regno di Sogdiana con il nome di Maracanda, quando fu espugnata nel 329 a.C. da Alessandro Magno e fece parte dell’Impero Seleucidico. Sotto l'Impero Sasanide di Persia, Samarcanda rifiorì e diventò una delle città maggiori dell'Impero.

Dal VI al XIII secolo la popolazione si ingrandì e divenne più popolosa anche della moderna Samarcanda. In quegli anni la città conobbe l'invasione araba (che portò il suo alfabeto e convertì all'Islam la sua popolazione, quella dei Persiani e di diverse successive dinastie turche). Fu saccheggiata nell'anno 1220 dai Mongoli. Sopravvisse solo una minima parte della popolazione ma essa dovette superare anche un sacco successivo condotto da un altro condottiero mongolo: Khan Baraq. La città impiegò decenni per ristabilirsi da quei disastri.

Nel 1370, Tamerlano decise di rendere Samarcanda una città stupenda e usarla come capitale dell'impero che avrebbe costruito e che si sarebbe esteso dall'India alla Turchia. Per 35 anni la città fu ricostruita e fu piena di cantieri con artigiani e architetti provenienti dalle parti più disparate dell'Impero timuride. Tamerlano fece così crescere la città, che divenne il centro della regione chiamata in Occidente.  

Suo nipote Ulugh Beg governò il paese e la sua capitale per 40 anni. Creò varie scuole scientifiche dedite allo studio della matematica e dell'astronomia. Ordinò anche la costruzione di un grande osservatorio.

Nel XVI secolo gli Uzbeki spostarono la capitale a Bukhara e Samarcanda iniziò un lento declino. Dopo l'assalto dei Persiani guidati da Nadir Shah, la città fu abbandonata nel XVIII secolo. L'emiro di Bukhara tentò di ripopolare la città alla fine di quel secolo.

Nel 1868, la città divenne parte dell'Impero russo, essendo stata conquistata dal colonnello A.K. Abramov, nonostante il contrattacco da parte di forze guidate da Abdul Malik Tura, figlio dell'Emiro di Bukhara, e dal Bek di Shahrisabz. Abramov divenne il primo governatore militare della città di Okrug che i Russi scelsero come capitale amministrativa della zona. 

La città divenne in seguito capitale del Turkestan russo e venne raggiunta dalla ferrovia transcaspica nel 1888. Divenne capitale dell'Uzbekistan sovietico dal 1925 fino al 1930.  

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Moschea Bibi-Khanym.jpg (343634 byte) Moschea Bibi-Khanym2.jpg (385251 byte) Samarcanda3.jpg (138557 byte)

Attualmente la città è reclamata dai nazionalisti tagiki, che oltre a essere maggioranza nel luogo, vorrebbero che essa tornasse a far parte del Tagikistan al quale dicono essa apparterrebbe storicamente. Al questo scopo hanno fondato un movimento clandestino chiamato "Rinascimento".  

Samarcanda consta di due parti distinte: la città medievale e la città moderna. Centro della prima, dalle vie strette e tortuose e con tre o quattro grandi arterie, percorse da canali, è il Registan, un complesso di maestose e imponenti madrase, una profusione quasi esagerata di maioliche, mosaici azzurri e ampi spazi ben proporzionati.   

I tre corpi di fabbrica che lo compongono sono quelli della Madrasa di Uluğ Bek, della Madrasa Sherdar, e della Madrasa Tilla-Kari che, sostanzialmente, formano i tre lati di quella che è una gigantesca piazza. Le tre madrase furono realizzate in periodi diversi tra loro, dalla prima metà del Quattrocento fino alle seconda metà del Seicento, da committenti diversi, a testimonianza della sinergia d’intenti profusa in questi due secoli dai reggenti di Samarcanda. Tale è la bellezza di questi insigni monumenti che nel 2001 l'UNESCO ha inserito il centro storico di Samarcanda tra i Patrimoni dell'Umanità.

La Madrasa Sherdar, a est, fu portata a termine nel 1636 dall'Emiro shaybanide Yalangtush, a imitazione della Madrasa di Ulugh Beg, salvo che per la decorazione a leoni ruggenti, in clamorosa violazione delle tradizioni islamiche.

La Madrasa Tilla-Kari, fra le due precedenti, fu terminata nel 1660, con un decoro dorato sul quale spiccano due tigri. Vanta una corte interna assai gradevole.

Fuori della città indigena, sorge la Shāh-Zindeh, attorno alla quale si raggruppa una necropoli dei tempi di Tamerlano (Tīmūr). 

Samarcanda4.jpg (678689 byte)Dalla tomba di Ciōbān-ata, sita sopra una piccola altura, si gode una splendida veduta della città, dominata dalle cupole, simili per il colore a colossali turchesi, e dagli esili minareti, mentre tutto d'intorno si estendono giardini verdeggianti, oltre i quali risplendono, sotto il sole, i meandri dello Zerafšan e da lungi sorgono le catene montuose, che circondano la vallata della Fergana. 

Ruhabad.jpg (240512 byte)La città moderna, che contrasta con quella antica per le vie ampie, ben alberate con acacie, pioppi, olmi, e regolarmente costruite, alcune con disposizione radiale e altre concentrica, sicché la pianta generale può essere raffigurata a un ventaglio aperto, si trova a occidente della vecchia Samarcanda; fra le due città sorge la fortezza, terminata nel 1882. 

L’atmosfera della Samarcanda del XXI secolo è magica, elettrizzante. Gli straordinari monumenti sopravvissuti a 700 anni di guerre, imperi e regimi fanno da cornice ai vivaci bazar ed alle curiose abitazioni del centro, perennemente animato dal vociare dei chiassosi abitanti. Al di fuori del centro, per larghi tratti sopravvissuto alle devastazioni urbanistiche sovietiche della seconda metà del Novecento, si estende un’austera periferia residenziale, priva di punti di interessi, ma emblematica dei danni che i decenni di regime hanno arrecato ad un paese nel quale la capitale, Tashkent, è stata letteralmente trasfigurata in chiave sovietica.

Le principali attrazioni turistiche del centro storico sono quasi tutte frutto del lavoro di Tamerlano, di suo nipote Ulughbek e degli Shaybanidi uzbeki, i tre fattori grazie ai quali la città divenne il cuore dell’Asia centrale tra il XIV e XV secolo. 

Il tempio di Uluğ Bek fu anche un importante osservatorio astronomico: qui si trova il celebre Sestante Fakhri, che con il suo raggio di 36 metri consentiva una risoluzione ottica di 3 primi d'arco un record al tempo della sua costruzione. E' ancora visibile e visitabile.

Un’altra perla architettonica è la gigantesca moschea di Bibi-Khanim, situata nelle vicinanze del Registan. Nonostante sia ormai in rovina, la gigantesca moschea appare imponente e armoniosa e fu il gioiello dell'impero di Tamerlano. È vittima della sua stessa grandiosità; un tempo fra le più grandi moschee del mondo, la sua edificazione sfruttò al massimo le tecniche costruttive dell'epoca e nel corso degli anni si sgretolò progressivamente per crollare, infine, del tutto durante il terremoto del 1897.  

Curiosa ed originale, soprattutto agli occhi di un occidentale, è Shahi-Zinda, una strada interamente affiancata da tombe, quasi tutte appartenenti a parenti o favoriti di Tamerlano e Ulughbek. Le tombe, rivestite con splendide piastrelle in maiolica, testimoniano la raffinatezza e la cura del dettaglio di una cultura troppo spesso accusata di peccare sulla piccola scala degli edifici, sul particolare.

Semplicemente spettacolare è il bazar cittadino, esteso tutt’intorno ai resti della moschea di Bibi-Khanim. Lo strano mercato agricolo di Siab è infatti un luogo magico per certi versi, permeato da un’aura dal sapore antico, all’interno della quale colori, odori e sapori concorrono a riportare il visitatori indietro nel tempo.