Luoghi salienti dell'antico regno di Saba, Ma'rib
Yemen

 PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2023 - SITO PATRIMONIO IN PERICOLO

    

DAL 2023 SITO PATRIMONIO IN PERICOLO - Guerra civile yemenita.

Situata in una zona desertica del Paese a circa 170 chilometri dalla capitale Sana’a, nella regione che veniva chiamata dai Romani “Arabia Felix”, Marib è nota per essere stata l’antica capitale del ricco e prospero Regno di Saba. La città conobbe il suo periodo di massimo splendore durante il primo millennio a.C. e sorgeva in una posizione strategica lungo le rotte commerciali dell’incenso e del caffè.

Fu la dimora della Regina  di Saba, figura leggendaria menzionata nella Bibbia, nel Corano e anche nell’antico testo etiope Kebra Nagast. La Bibbia ed il Corano narrano di un incontro tra la Regina e il sovrano d’Israele Re Salomone, mentre il Kebra Nagast attribuisce ad una relazione tra Re Salomone e la Regina addirittura la nascita di Menelik I, primo imperatore d’Etiopia.

Il Regno di Saba si formò all’inizio del I millennio a.C., prosperando soprattutto grazie al commercio di una delle mercanzie più pregiate del mondo antico: l’incenso, un’oleoresina originaria della zona dell’Hadramaut e della costa meridionale dello Yemen (e dell’attuale Oman), utilizzato nel mondo greco, romano e mediorientale a fini devozionali e medicinali. Attorno al VIII-VII secolo a.C., il sistema politico si consolidò in una forma dinastica, che impose una nuova pratica religiosa fondata sull’adorazione di un dio lunare, Almaqah. Ma’rib divenne il principale centro politico del Regno e la principale città dell’Arabia meridionale, e mantenne la sua egemonia regionale per oltre sei secoli, come capitale del Regno e come centro di un importante pellegrinaggio religioso, estendendo la sua influenza economica e culturale fino al centro della Penisola Arabica e al Regno di Axum, nella regione del Nord dell’Etiopia.

L’importanza e la prosperità di Ma’rib sono legate anche alla realizzazione di importanti lavori idraulici, necessari per garantire l’irrigazione in un ambiente arido come quello del Sud dell’Arabia. Le grandi dighe costruite a Ma’rib costituiscono senza dubbio una delle meraviglie dell’ingegneria del mondo antico e testimoniano della grande capacità organizzativa raggiunta dal Regno di Saba, che meritò, nell’antichità, il nome di Arabia Felix. A questo sito è anche connesso il mito della regina di Saba, Bilqis, la cui storicità non è provata, nonostante venga citata nei grandi testi sacri dell’antichità, come la Bibbia e il Talmud. Il Regno di Saba durò fino al 110 a.C., quando fu incorporato nel Regno Himyarita (110 a.C.-525 d.C.), ma Ma’rib e Sirwah mantennero la loro importanza anche nei secoli successivi, fino alla conquista islamica nel VII secolo d.C.



I siti archeologici sono stati studiati nell’ultimo secolo da varie missioni archeologiche internazionali, tra cui quelle italiane, dirette per molti anni dall’archeologo Alessandro De Maigret (1943-2011), docente all’Orientale di Napoli. Nell’area della città di Ma’rib, circondata da una cinta muraria del secondo millennio a.C., si trovano il grande Palazzo Salhin e i resti di numerosi templi, tra cui il Tempio di Harunum, trasformato in moschea dopo l’arrivo dell’Islam. 

A pochi chilometri da Ma’rib si trova il Tempio di Awam, che era il principale della Penisola Arabica e il centro del potere religioso del Regno di Saba. Questo grande complesso, le cui origini risalgono al II millennio a.C., è dedicato al dio Almaqah e presenta una cinta muraria di forma ovale originariamente alta 13 metri, e al suo interno una grande sala con colonne, di cui otto ancora esistenti, un mausoleo e una necropoli, oltre a laboratori e quartieri residenziali. Una caratteristica unica del tempio sono le decorazioni a forma di testa di stambecco e le iscrizioni su pietra e metallo.

L’altro tempio, il Bar’an, anch’esso dedicato al dio lunare, venne probabilmente costruito nel I millennio a.C. e conserva una parte del colonnato della sala centrale, con cinque pilastri. Anche la città di Sirwah ha un’origine antichissima, databile addirittura al V millennio a.C. È ubicata a circa 40 chilometri di distanza, a difesa dell’imbocco della valle. Qui si trovano i resti del Tempio di Awal, con la sua caratteristica forma a ferro di cavallo, di cui sopravvivono una sezione intera e i pilastri della corte centrale. 

Fa parte dei siti iscritti nella Lista del Patrimonio mondiale anche la grande diga di Ma’rib, uno dei più antichi sistemi di controllo dell’irrigazione del mondo, che controllava i flussi stagionali torrenziali delle acque del Wasi Dhana, poi incanalate verso l’oasi circostante. Costruita originariamente nel II millennio a.C., venne rafforzata e innalzata dal Regno di Saba nel VII secolo a.C. e rimase operativa fino al VI secolo d.C. Tale era la fama di quest’opera che venne anche ricordata nella Sunna 34 del Corano. Dall’inizio del conflitto nello Yemen nel 2014 tutte le operazioni di gestione dei siti sono state sospese, con gravi rischi per la conservazione di uno dei più straordinari complessi archeologici del mondo antico.

I monumenti dell'antico regno di Saba rappresentano un periodo della storia dell'Arabia meridionale che va dal I millennio a.C. fino all'arrivo dell'Islam nella regione intorno al 630 d.C., quando gli antichi regni yemeniti si svilupparono nell'ambiente duro e arido della penisola arabica e prosperarono grazie al loro coinvolgimento nella rotta commerciale dell'incenso che collegava l'Arabia meridionale al Mediterraneo, dall'VIII secolo a.C. circa al III secolo d.C., prima di essere sopraffatti dal popolo Himyar.

Situati nel governatorato di Marib, nello Yemen centrale, sette siti archeologici riflettono il ricco regno di Saba, nato dal suo controllo sul commercio dell'incenso nell'Arabia meridionale e dalle sue conquiste architettoniche, estetiche e tecnologiche che testimoniano una società altamente complessa con un'amministrazione forte, ben organizzata e centralizzata, come testimoniano numerose iscrizioni murali storiche.

La cultura e la ricchezza dei Sabei sono chiaramente evidenti nell'insieme di due città, templi ed estesi sistemi di irrigazione. La capitale murata Ma'rib era il centro amministrativo, culturale ed economico del Regno di Saba, mentre la città fortificata di Sirwah, circa quaranta chilometri a ovest, potrebbe aver agito come la sua capitale militare. I santuari monumentali con propilei nei templi di Harūnum, Awām e Bar'ān erano collegati da un percorso di pellegrinaggio processionale, che attraeva seguaci da tutta la penisola arabica. La conoscenza tecnologica nel campo dell'ingegneria idrologica permise ai Sabei di creare la diga di Ma'rib, che alimentò un innovativo sistema di irrigazione di canali che consentirono la coltivazione di un vasto territorio che si estendeva a nord e a sud di Ma'rib, che era considerato la più grande oasi artificiale nell'antica Arabia.

I monumenti dell'antico regno di Saba, con l'architettura monumentale e le strutture idrauliche conservate erette dai Sabei, dimostrano un alto livello di know-how tecnologico e abilità ingegneristiche. Sono una testimonianza eccezionale dell'abbondanza del regno di Saba, che dominò l'Arabia meridionale nel periodo tra l'VIII secolo a.C. e il III secolo d.C. come potenza politica e culturale. Riflettono l'elevato status socio-politico ed economico del regno, che dovette la sua prosperità al controllo del commercio dell'incenso e la sua sopravvivenza nell'ambiente duro e arido della penisola arabica attraverso la creazione di grandi oasi basate su un sofisticato sistema di irrigazione collegato alla diga di Ma'rib. Le iscrizioni murali conservate che documentano eventi storici, occasioni religiose e decisioni amministrative offrono uno sguardo ai principali domini della vita del regno.

I monumenti dell'antico regno di Saba con la loro architettura monumentale e i diversi progressi tecnologici rappresentano un esempio eccezionale di un insieme che testimonia la tradizione culturale del regno di Saba che fungeva da nodo centrale nella rotta commerciale dell'incenso attraverso la penisola arabica. Fiorente nel paesaggio semi-arido di valli, montagne e deserti dell'Arabia meridionale grazie a un sistema di irrigazione altamente avanzato, il regno ha svolto un ruolo chiave e influente tra i regni vicini e nella più ampia rete di scambi culturali in un'epoca in cui le rotte commerciali collegavano l'Arabia meridionale con il Mediterraneo e l'Africa orientale. La diga del sistema di irrigazione di Ma'rib, che ha consentito l'agricoltura in quella che si dice sia la più grande oasi artificiale dell'antica Arabia, rappresenta l'apice dell'ingegneria idrologica nella regione.

Siti inclusi nel Patrimonio mondiale

Antica città di Ma'rib - Ma'rib fu già nel II millennio a.C. capitale dell'antico regno di Saba e nelle sue vicinanze fu costruita l'imponente diga di Ma'rib che fu causa dello splendore della città ma anche della sua rovina, quando crollò nell'anno 542.

Costruita, sembra, nel VII secolo a.C. sarebbe rimasta attiva per più di un millennio: alta almeno sedici metri, nel massimo momento di splendore del regno Sabeo sarebbe stata motivo di sostentamento dell'intera città e dei suoi 50 000 abitanti.

Ma'rib era importante fin dal II millennio a.C. anche come centro carovaniero per le merci che dall'India venivano inviate a Petra e da qui smistate nel bacino del Mediterraneo.

La città fu raggiunta nel 24 a.C. da una spedizione romana, guidata dal prefetto d'Egitto Gaio Elio Gallo e posta sotto assedio senza successo (fu la mancanza d'acqua a costringere gli attaccanti a ritirarsi).

Dopo il crollo della diga, di cui sono ancora visibili i resti, Ma'rib fu abbandonata riducendosi progressivamente alle dimensioni di un piccolo villaggio.

La città offre interessanti luoghi di interesse archeologico, anche se alcune volte in pessimo stato di conservazione, a causa del lungo periodo di abbandono cui essa è stata soggetta. Da citare i resti della Grande Diga, quelli del tempio della Luna e del tempio del Sole.

Tempio di Awwam

Diga di Ma'rib - Fu edificata per frenare le acque dell'uadi Adhana (o Dhana) nella valle del Dhana, nelle colline di Balaq, in Yemen. Le attuali rovine appartengono alla diga crollata nel VII secolo dopo Cristo. Costituisce una delle meraviglie ingegneristiche del mondo antico, rimasta peraltro ignota al mondo mediterraneo, ed è una delle principali ragioni della eccezionale fioritura della cultura sabea.

Il sito dell'antica diga di Ma'rib si trova a monte (sud-est) dell'antica città di Ma'rib, l'antica capitale del Regno di Saba, ritenuta il leggendario reame della biblica regina di Saba. Il Regno di Saba'a fu una prospera nazione commerciale che vantava il monopolio dei traffici dell'incenso e di altre preziose spezie arabe ed etiopiche. I Sabei edificarono la diga per irreggimentare le precipitazioni delle piogge periodiche monsoniche provocate dalle vicine elevazioni montuose. Scopo di questa diga, come di altre meno note ma presenti nell'Arabia meridionale, era la regolamentazione del deflusso dell'acqua che, grazie a un sistema di canali, serviva a irrigare le terre circostanti.

Recenti ritrovamenti archeologici suggeriscono che un semplice sbarramento di terra e una rete di canalizzazioni furono costruite già verso il 2000 a.C. I lavori per la costruzione della prima diga di Ma'rib, ebbero inizio tra il 750 a.C. e il 700 a.C., in concomitanza con l'avvio del commercio dell'incenso, e richiesero un secolo all'incirca per essere completati (il Mukarrib Ali Yanuf bin Dhamar Ali ebbe il suo nome scolpito in alcune parti della diga per ricordarne il completamento). Lo sbarramento, a sezione triangolare, era di terra compressa, largo 580 m e alto 4 metri; si sviluppava lungo due gruppi di rocce su entrambe le sponde del fiume ed era collegato alla roccia di fondo grazie a una consistente opera muraria in pietra. 

Dalla diga l'acqua fluiva, attraverso alcune chiuse soprastanti, alla rete di canali d'irrigazione. Il limo portato dall'acqua tendeva a ostruire le chiuse, rendendo necessario un continuo lavoro di riassetto ingegneristico dell'opera per consentire il regolare deflusso dell'acqua. Verso il 500 a.C. l'altezza della diga aveva raggiunto i 7 metri, e si rese necessario un rafforzamento della diga stessa tramite un ulteriore apporto di pietre e rocce, che portò alla costruzione di due chiuse, una a meridione e una a settentrione.

Dopo la fine del Regno di Saba, il controllo della diga cominciò ad essere assicurato, verso il 115 a.C., dagli Himyariti. Costoro effettuarono un restauro del manufatto, creando una struttura di 14 metri di altezza, con sostanziosi rimaneggiamenti delle chiuse meridionale e settentrionale. Questi lavori non finirono prima del 325 e consentirono l'irrigazione di 100 km² di territorio.

Con il tempo la diga conobbe numerosi danni dovuti probabilmente all'incuria che portò a crolli e falle come attestano le iscrizioni ritrovate. L'iscrizione più antica risale al IV secolo d.C. ai tempi di Thaʿran Yuhanʿim e di suo figlio Malikkarib Yuna'm. La seconda, di cento righe che si trova a Ma'rib stessa, si colloca fra il 451 e il 456 d.C. Altre tre iscrizioni sarebbero del VI secolo d.C. e sono opera di Abraha che le ha poste per ricordare l'attività di restauro compiuta sotto il suo dominio. Nel 570, o 575, le chiuse della diga si sarebbero ostruite ancora una volta, in un modo per l'epoca irrimediabile.

La tradizione araba - La distruzione della diga è ricordata nel Coranosūra di Saba (Cor. 34:16-17) in cui non è esplicitamente citata Ma'rib ma si parla di una inondazione e della catastrofe seguita al cedimento di una diga, catastrofe che tutto travolse distruggendo le terre coltivate, i due giardini. Questo episodio è ricordato nel Corano in quanto, come tanti altri avvenimenti, serva da monito agli uomini che intendono abbandonare la retta via allontanandosi dal credere nel Dio unico, in Allah. Secondo la tradizione araba l'inondazione e la conseguente rovina del sistema irriguo avrebbe provocato l'abbandono delle terre coltivabili e l'emigrazione di gran parte degli abitanti la zona. Infatti gli storici arabi fanno risalire a questa catastrofe la dispersione delle tribù arabe e la loro distribuzione nella penisola arabica e nella zona siro-irachena. Secondo quanto riportano alcuni antichi storici arabi come Ibn Hisham (750-827) e, soprattutto, al-Mas'ūdī (m. 956), la diga sarebbe stata danneggiata da dei topi che avevano rosicchiato con i loro denti "di ferro" le pietre della base della diga stessa.

Il bombardamento del 2015 - Nel giugno 2015 il sito archeologico che contiene i resti della diga è stato colpito duramente da bombardamenti aerei da parte delle forze armate saudite impegnate a supporto delle forze fedeli al presidente yemenita 'Abd Rabbih Mansur Hadi contro i ribelli sciiti Houthi: secondo alcuni archeologi dell'Istituto Archeologico Tedesco nel raid aereo sarebbe stata colpita la chiusa settentrionale, finora la meglio conservata.

L'attuale diga - Nel 1986 una nuova diga di 38 metri d'altezza e di 763 metri di lunghezza è stata completata sul fiume Dhana, creando un bacino della capacità di 398 milioni di metri cubi d'acqua. La diga è situata 3 chilometri a monte delle rovine dell'antica diga di Ma'rib.

Tempio di Barran

Antica città di Sirwah - Sirwāh è stato un grande centro economico e politico del Regno di Saba (Penisola araba) all'inizio del I millennio a.C. Sirwāh sorgeva all'interno di una vasta oasi e vantava un muro di cinta e diverse grandi strutture abitative e devozionali.

Le rovine di Sirwāh si trovano a 40 km a ovest di Ma'rib. Le montagne circostanti garantiscono una buona protezione ma nocquero al suo sviluppo economico. Sirwāh infatti perse il suo ruolo politico di primo piano a vantaggio di Ma'rib, meglio collocata e lungo la Via dell'incenso.

Nondimeno, la città rimase un importante centro sabeo, come mostrato dai suoi vari templi. Il santuario principale, il tempio al dio lunare Almaqah, fu fatto edificare per disposizione del re Yada'il Dharih I, verso il 700 a.C.

Dal 2005 gli archeologi dell'Istituto archeologico germanico hanno scoperto e recuperato un'iscrizione in lingua sabea lunga più di sette metri. Il blocco di pietra su cui essa è stata scritta pesa sette tonnellate ed era una caratteristica permanente del santuario di Almaqah, caduta dal suo zoccolo di sostegno a causa di un terremoto.

L'epigrafista Norbert Nabes dell'Università di Jena descrive l'iscrizione come la più importante finora scoperta. Essa risale al I secolo a.C. e indica le battaglie sostenute dal Regno di Saba contro i suoi vicini, nel Sud-Est e nel Nord dello Yemen.

Attualmente il tempio di Almaqah è in corso di restauro. Nel corso dei suoi lavori, è stato scoperto un altro tempio. risalente al VII secolo a.C.. Esso vanta un'entrata monumentale, adornata da colonne.

Contiene numerose stanze, costruite in legno e pietra, su un solo piano, come è caratteristica delle strutture palaziali yemenite in quel secolo.

Un certo numero di prospezioni archeologiche tedesche hanno attualmente luogo a Sirwah ed è fondata la speranza che le conoscenze sui primi tempi del Regno di Saba possano quindi accrescersi.