Paphos
è una città sulla costa
occidentale di Cipro che
attualmente corrisponde
all'area di Kato Paphos e di
Ktima. Gli autori antichi
facevano distinzione tra Palàipaphos
(l'attuale villaggio di
Kouklia), l'antica capitale
del regno con il suo famoso
Santuario di Afrodite, e Nèa
Pàphos, la città nuova,
indicata anche semplicemente
come Paphos.
L’immagine
più celebre della dea della
bellezza che emerge dalle onde
del mare è quella dipinta dal
Botticelli nella Galleria
degli Uffizi a Firenze. Eppure
Afrodite fu per millenni una
divinità - associata al culto
della fertilità - priva di
rappresentazioni antropomorfe,
tanto che il fulcro del tempio
a lei dedicato era un monolito
a forma di cono. Secondo
quanto è stato tramandato da
Omero ed Esiodo, Afrodite
apparve dal mare a Palea
Paphos, sulla costa
occidentale di Cipro, in un
luogo oggi noto con il nome di
"Petra tou Romiou".
La
leggenda omerica attribuisce
la fondazione del tempio di
Afrodite, così come quella
della città di Palea Paphos,
ad Agamennone. Secondo
un'altra narrazione, di
origine cipriota, il merito
dovrebbe andare al re Kynras,
padre di Adone, il quale
sarebbe stato anche il primo
sacerdote del tempio.
In
realtà la fondazione di Nea
Paphos avvenne probabilmente
tra il 321/320 e il 316/315
a.C. sotto Nicocle, l'ultimo
sovrano indipendente del
regno. Poco dopo la morte di
questo, Cipro cadde nelle mani
di Tolemeo I Sotere, re
d'Egitto, e, esclusi due brevi
intervalli, rimase sotto il
dominio tolemaico fino alla
morte di Cleopatra, nel 30
a.C. Il completamento del
disegno urbanistico della città
potrebbe dunque essere
ascritto non solo a Nicocle ma
anche ai primi Tolemei. Essa
divenne uno dei più
importanti porti commerciali
dell'isola e la principale
base navale dei Tolemei, nella
quale furono costruite alcune
delle loro navi più grandi;
agli inizi del II secolo a.C.
soppiantò Salamina nel ruolo
di capitale di Cipro.
Grazie
alle intense ricerche
archeologiche condotte negli
ultimi anni, Nea Paphos è
divenuta un sito di tale
importanza da entrare a far
parte nel 1981 del World
Cultural Heritage List
dell'UNESCO. La città occupa
un'area di 950.000 m2 e sembra
esser stata costruita su uno
schema di base a griglia
regolare, con strade che
formavano insulae
rettangolari. È cinta da un
muro massiccio, scavato
prevalentemente nel fondo
roccioso, che si conserva per
un'altezza di più di 7,5 m,
interrotto da una serie di
torri quadrate e poligonali e
dalle porte.
Gli
scavi hanno portato alla luce
le fondazioni e i tagli per
l'installazione e la
costruzione della porta
nord-ovest che consentiva
l'uscita dalla città per
mezzo di una rampa lunga 35 m,
scavata nella roccia. Le mura
si datano agli inizi dell'età
ellenistica. Allo stesso
periodo risalgono le
"Tombe dei Re", tra
cui le più interessanti sono
quelle scavate nella roccia,
costituite da un dròmos a
gradini che conduce in un
atrio a peristilio sul quale
si aprono una o più camere
con loculi per la sepoltura.
L'ordine dorico sostiene una
trabeazione con triglifi e
metope; in alcune si conserva
una ricca decorazione
pittorica. Le poche case
ellenistiche finora scavate,
in particolare quella scoperta
nel 1987 nei pressi della
"Villa di Teseo",
sembrano appartenere al tipo
ad atrio e sono decorate
sontuosamente con affreschi e
mosaici a ciottoli o a tessere
irregolari.
Degli
edifici pubblici di età
ellenistica solo il teatro (il
più grande di Cipro) è stato
parzialmente scavato, ma
alcune iscrizioni attestano
l'esistenza di un ginnasio e
di templi dedicati a Zeus Polièus,
Latona, Afrodite, Artemide
Agrotèra e probabilmente
Hera, così come quella di un
Ptolemàion. Solo due di
questi edifici sono stati
localizzati con esattezza: di
uno, situato vicino alla
"Casa di Dioniso",
con podio scavato nella
roccia, si ignora a quale
divinità fosse dedicato e non
è escluso che risalga a età
romana; l'altro è un
santuario rupestre sotterraneo
dedicato ad Apollo Hylàtes,
costituito da un ambiente
quadrato e uno rettangolare.
Tra i più importanti
ritrovamenti di età
ellenistica si ricordano un
mosaico a ciottoli
raffigurante Scilla, un
ripostiglio di 3.484
tetradrammi di argento e una
serie di circa 11.000 sigilli
in terracotta che facevano
parte dell'archivio di stato,
tutti rinvenuti sotto la
"Casa di Dioniso",
di età romana.
Molto
più intense sono state le
ricerche relative alla città
romana. Essa era dotata di un
centro civile razionalmente
pianificato nel settore
nord-ovest che comprendeva
un'agora di 95 m2, circondata
da un portico con colonne di
granito e capitelli corinzi in
marmo.
Nelle
vicinanze dell'agorà sorgono
un piccolo odèion e un
Asklepièion, quest'ultimo
costituito da un lungo
corridoio, con una sala
absidata fiancheggiata da due
stanze quadrate e una lunga
galleria. Tutte queste
strutture sono state datate al
II sec. d.C.
Sulla
vicina acropoli resta il podio
roccioso di un tempio la cui
dedica è sconosciuta. Le
epigrafi ricordano il culto di
Afrodite, di Artemide e di
Zeus, come anche un Tychàion
e un tempio dedicato a
Settimio Severo e Caracalla.
Tra gli altri edifici pubblici
conosciuti si annoverano un
anfiteatro (mentre manca lo
stadio), il teatro
profondamente rimaneggiato e
una zecca che batté moneta
sino al tempo dei Severi.
Il
quartiere residenziale è
ubicato nell'area sud e
sud-ovest dell'agorà. Qui
sono state scavate cinque
grandi case, riccamente
decorate con mosaici, sculture
e altre opere d'arte.
La
più antica risale alla fine
del ΙΙ-inizi del III secolo
d.C. ed è conosciuta come
"Casa di Orfeo", dal
suo più importante mosaico
pavimentale. Un'iscrizione
posta sopra la figura riporta
un nome, forse quello del
proprietario della casa oppure
dell'autore del mosaico.
L'edificio,
scavato solo in parte, è del
tipo ad atrio e peristilio ed
è decorato con altri mosaici
tra cui uno raffigurante
Eracle e il leone nemeo e un
altro con un'Amazzone in
piedi, accanto al suo cavallo.
Una
datazione leggermente
posteriore è attribuita alla
"Casa di Dioniso",
che trae il suo nome dal
carattere dionisiaco di molti
mosaici. Tra questi, il più
importante rappresenta Dioniso
che tiene un grappolo di uva
in mano e la ninfa Akmè
nell'atto di bere vino, verso
i quali è volto Icario che
guida un carro carico di otri
trainato da buoi; accanto al
carro stanno due uomini
ubriachi identificati da
un'iscrizione come «i primi
bevitori di vino».
Anche
questa casa è del tipo ad
atrio e peristilio, ha più di
40 stanze e occupa un'intera
insula; la sua superficie si
estende su più di 2.000 m2,
di cui 556 decorati a mosaico.
Questi costituiscono la più
ricca serie di
rappresentazioni mitologiche
fino a ora conosciute a Cipro:
vi compaiono, tra gli altri, i
miti di Narciso, Piramo e
Tisbe, Apollo e Dafne, Nettuno
e Amimone, Fedra e Ippolito,
Ganimede. Sono rappresentati
anche le Quattro Stagioni,
scene di caccia, la vendemmia,
un pavone e molti motivi
geometrici.
La
"Casa delle Quattro
Stagioni", in corso di
scavo, è decorata con mosaici
eseguiti probabilmente dalle
stesse maestranze di quelli
della casa precedente. Un
mosaico unico nel suo genere
decora il pavimento di un
triclinio di un altro
edificio, noto come la
"Casa di Aion", che
risale al secondo quarto del
IV sec. d.C.; esso è composto
da cinque pannelli di grande
importanza iconografica,
rappresentanti la nascita di
Dioniso, Leda e il cigno, la
gara di bellezza tra Cassiopea
e le Nereidi presieduta da
Aion, Apollo e Marsia, e il
Trionfo di Dioniso. Oltre ai
protagonisti dei miti e a
molti personaggi secondari, in
questi mosaici compaiono anche
rappresentazioni, rare o
addirittura sconosciute, di
personificazioni di concetti
astratti, come la Teogonia,
Krisis e Piane, tutte
identificate dalle iscrizioni.
Immediatamente
accanto a questa casa è
ubicata la grande "Villa
di Teseo", il più vasto
complesso residenziale di
Cipro. Dalla sua planimetria e
dalla ricchezza delle
decorazioni, si è dedotto che
essa dovesse costituire la
residenza del proconsole
romano. L'edificio ebbe una
lunga vita, dal tardo II fino
al V secolo d.C., nel corso
della quale subì molti
cambiamenti.
La
parte sino a ora scavata copre
un'area di oltre 120 x 80 m ed
è composta da un grande
cortile centrale circondato da
quattro ali, una per ogni
lato. L'ala est comprende
l'ingresso, l'atrio e le
stanze di servizio, quella a
nord le cucine e gli ambienti
di lavoro. L'ala ovest sembra
essere stata riservata alle
stanze da letto e ad
appartamenti privati, mentre
quella sud contiene una sala
per il ricevimento del
pubblico e altri ambienti di
carattere ufficiale.
L'angolo
sud-est dell'edificio è
occupato da un grande
complesso termale accessibile,
sembrerebbe, anche al
pubblico. I pavimenti sono
decorati con un gran numero di
mosaici a motivi geometrici,
ma vi sono rappresentati anche
soggetti figurati, risalenti a
periodi diversi nella storia
dell'edificio. Tra questi il
più importante è la
raffigurazione di Teseo che
uccide il Minotauro: il
mosaico, di altissimo livello
qualitativo, fu realizzato nel
III secolo d.C.; venne in
seguito gravemente
danneggiato, e fu di nuovo
restaurato nella seconda metà
del IV secolo. Altre
importanti raffigurazioni sono
quelle di Nettuno e Anfitrite,
databili al IV secolo, e
quella della nascita di
Achille, realizzata nel V
secolo d.C., una delle ultime
rappresentazioni di soggetto
pagano a Cipro. Nella villa
sono state trovate statue di
marmo in quantità superiore a
qualsiasi altro sito
archeologico di Paphos; tra di
esse le più importanti sono
forse quelle che rappresentano
Asklepios e Venere armata.
Delle
basiliche del primo
cristianesimo, la più grande
e la più riccamente decorata
è la c.d. Panaghia
Crisopolitissa. Essa fu
costruita originariamente con
una pianta a sette navate, ma
subì numerose alterazioni e
ricostruzioni, tra cui la più
significativa nel corso del VI
secolo. Conserva ricchi
mosaici sia geometrici sia
figurati così come pavimenti
in opus sectile risalenti a
diversi periodi compresi tra
il IV e il VII sec. d.C.
Verso
la fine del IV sec., dopo
gravi distruzioni causate dai
terremoti, Nea Paphos perse la
sua importanza e il suo status
di metropoli. La città in
seguito risorse in parte dalle
rovine e continuò la sua
esistenza durante il periodo
bizantino.
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