Paphos
Cipro

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1980

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Paphos è una città sulla costa occidentale di Cipro che attualmente corrisponde all'area di Kato Paphos e di Ktima. Gli autori antichi facevano distinzione tra Palàipaphos (l'attuale villaggio di Kouklia), l'antica capitale del regno con il suo famoso Santuario di Afrodite, e Nèa Pàphos, la città nuova, indicata anche semplicemente come Paphos.

L’immagine più celebre della dea della bellezza che emerge dalle onde del mare è quella dipinta dal Botticelli nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Eppure Afrodite fu per millenni una divinità - associata al culto della fertilità - priva di rappresentazioni antropomorfe, tanto che il fulcro del tempio a lei dedicato era un monolito a forma di cono. Secondo quanto è stato tramandato da Omero ed Esiodo, Afrodite apparve dal mare a Palea Paphos, sulla costa occidentale di Cipro, in un luogo oggi noto con il nome di "Petra tou Romiou". 

La leggenda omerica attribuisce la fondazione del tempio di Afrodite, così come quella della città di Palea Paphos, ad Agamennone. Secondo un'altra narrazione, di origine cipriota, il merito dovrebbe andare al re Kynras, padre di Adone, il quale sarebbe stato anche il primo sacerdote del tempio. 

In realtà la fondazione di Nea Paphos avvenne probabilmente tra il 321/320 e il 316/315 a.C. sotto Nicocle, l'ultimo sovrano indipendente del regno. Poco dopo la morte di questo, Cipro cadde nelle mani di Tolemeo I Sotere, re d'Egitto, e, esclusi due brevi intervalli, rimase sotto il dominio tolemaico fino alla morte di Cleopatra, nel 30 a.C. Il completamento del disegno urbanistico della città potrebbe dunque essere ascritto non solo a Nicocle ma anche ai primi Tolemei. Essa divenne uno dei più importanti porti commerciali dell'isola e la principale base navale dei Tolemei, nella quale furono costruite alcune delle loro navi più grandi; agli inizi del II secolo a.C. soppiantò Salamina nel ruolo di capitale di Cipro.

Grazie alle intense ricerche archeologiche condotte negli ultimi anni, Nea Paphos è divenuta un sito di tale importanza da entrare a far parte nel 1981 del World Cultural Heritage List dell'UNESCO. La città occupa un'area di 950.000 m2 e sembra esser stata costruita su uno schema di base a griglia regolare, con strade che formavano insulae rettangolari. È cinta da un muro massiccio, scavato prevalentemente nel fondo roccioso, che si conserva per un'altezza di più di 7,5 m, interrotto da una serie di torri quadrate e poligonali e dalle porte. 

Gli scavi hanno portato alla luce le fondazioni e i tagli per l'installazione e la costruzione della porta nord-ovest che consentiva l'uscita dalla città per mezzo di una rampa lunga 35 m, scavata nella roccia. Le mura si datano agli inizi dell'età ellenistica. Allo stesso periodo risalgono le "Tombe dei Re", tra cui le più interessanti sono quelle scavate nella roccia, costituite da un dròmos a gradini che conduce in un atrio a peristilio sul quale si aprono una o più camere con loculi per la sepoltura. L'ordine dorico sostiene una trabeazione con triglifi e metope; in alcune si conserva una ricca decorazione pittorica. Le poche case ellenistiche finora scavate, in particolare quella scoperta nel 1987 nei pressi della "Villa di Teseo", sembrano appartenere al tipo ad atrio e sono decorate sontuosamente con affreschi e mosaici a ciottoli o a tessere irregolari. 

Degli edifici pubblici di età ellenistica solo il teatro (il più grande di Cipro) è stato parzialmente scavato, ma alcune iscrizioni attestano l'esistenza di un ginnasio e di templi dedicati a Zeus Polièus, Latona, Afrodite, Artemide Agrotèra e probabilmente Hera, così come quella di un Ptolemàion. Solo due di questi edifici sono stati localizzati con esattezza: di uno, situato vicino alla "Casa di Dioniso", con podio scavato nella roccia, si ignora a quale divinità fosse dedicato e non è escluso che risalga a età romana; l'altro è un santuario rupestre sotterraneo dedicato ad Apollo Hylàtes, costituito da un ambiente quadrato e uno rettangolare. Tra i più importanti ritrovamenti di età ellenistica si ricordano un mosaico a ciottoli raffigurante Scilla, un ripostiglio di 3.484 tetradrammi di argento e una serie di circa 11.000 sigilli in terracotta che facevano parte dell'archivio di stato, tutti rinvenuti sotto la "Casa di Dioniso", di età romana.

Molto più intense sono state le ricerche relative alla città romana. Essa era dotata di un centro civile razionalmente pianificato nel settore nord-ovest che comprendeva un'agora di 95 m2, circondata da un portico con colonne di granito e capitelli corinzi in marmo. 

Nelle vicinanze dell'agorà sorgono un piccolo odèion e un Asklepièion, quest'ultimo costituito da un lungo corridoio, con una sala absidata fiancheggiata da due stanze quadrate e una lunga galleria. Tutte queste strutture sono state datate al II sec. d.C.

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Sulla vicina acropoli resta il podio roccioso di un tempio la cui dedica è sconosciuta. Le epigrafi ricordano il culto di Afrodite, di Artemide e di Zeus, come anche un Tychàion e un tempio dedicato a Settimio Severo e Caracalla. Tra gli altri edifici pubblici conosciuti si annoverano un anfiteatro (mentre manca lo stadio), il teatro profondamente rimaneggiato e una zecca che batté moneta sino al tempo dei Severi.

Il quartiere residenziale è ubicato nell'area sud e sud-ovest dell'agorà. Qui sono state scavate cinque grandi case, riccamente decorate con mosaici, sculture e altre opere d'arte.

La più antica risale alla fine del ΙΙ-inizi del III secolo d.C. ed è conosciuta come "Casa di Orfeo", dal suo più importante mosaico pavimentale. Un'iscrizione posta sopra la figura riporta un nome, forse quello del proprietario della casa oppure dell'autore del mosaico.

L'edificio, scavato solo in parte, è del tipo ad atrio e peristilio ed è decorato con altri mosaici tra cui uno raffigurante Eracle e il leone nemeo e un altro con un'Amazzone in piedi, accanto al suo cavallo. 

Una datazione leggermente posteriore è attribuita alla "Casa di Dioniso", che trae il suo nome dal carattere dionisiaco di molti mosaici. Tra questi, il più importante rappresenta Dioniso che tiene un grappolo di uva in mano e la ninfa Akmè nell'atto di bere vino, verso i quali è volto Icario che guida un carro carico di otri trainato da buoi; accanto al carro stanno due uomini ubriachi identificati da un'iscrizione come «i primi bevitori di vino».

Anche questa casa è del tipo ad atrio e peristilio, ha più di 40 stanze e occupa un'intera insula; la sua superficie si estende su più di 2.000 m2, di cui 556 decorati a mosaico. Questi costituiscono la più ricca serie di rappresentazioni mitologiche fino a ora conosciute a Cipro: vi compaiono, tra gli altri, i miti di Narciso, Piramo e Tisbe, Apollo e Dafne, Nettuno e Amimone, Fedra e Ippolito, Ganimede. Sono rappresentati anche le Quattro Stagioni, scene di caccia, la vendemmia, un pavone e molti motivi geometrici.

La "Casa delle Quattro Stagioni", in corso di scavo, è decorata con mosaici eseguiti probabilmente dalle stesse maestranze di quelli della casa precedente. Un mosaico unico nel suo genere decora il pavimento di un triclinio di un altro edificio, noto come la "Casa di Aion", che risale al secondo quarto del IV sec. d.C.; esso è composto da cinque pannelli di grande importanza iconografica, rappresentanti la nascita di Dioniso, Leda e il cigno, la gara di bellezza tra Cassiopea e le Nereidi presieduta da Aion, Apollo e Marsia, e il Trionfo di Dioniso. Oltre ai protagonisti dei miti e a molti personaggi secondari, in questi mosaici compaiono anche rappresentazioni, rare o addirittura sconosciute, di personificazioni di concetti astratti, come la Teogonia, Krisis e Piane, tutte identificate dalle iscrizioni.

Immediatamente accanto a questa casa è ubicata la grande "Villa di Teseo", il più vasto complesso residenziale di Cipro. Dalla sua planimetria e dalla ricchezza delle decorazioni, si è dedotto che essa dovesse costituire la residenza del proconsole romano. L'edificio ebbe una lunga vita, dal tardo II fino al V secolo d.C., nel corso della quale subì molti cambiamenti. 

La parte sino a ora scavata copre un'area di oltre 120 x 80 m ed è composta da un grande cortile centrale circondato da quattro ali, una per ogni lato. L'ala est comprende l'ingresso, l'atrio e le stanze di servizio, quella a nord le cucine e gli ambienti di lavoro. L'ala ovest sembra essere stata riservata alle stanze da letto e ad appartamenti privati, mentre quella sud contiene una sala per il ricevimento del pubblico e altri ambienti di carattere ufficiale. 

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L'angolo sud-est dell'edificio è occupato da un grande complesso termale accessibile, sembrerebbe, anche al pubblico. I pavimenti sono decorati con un gran numero di mosaici a motivi geometrici, ma vi sono rappresentati anche soggetti figurati, risalenti a periodi diversi nella storia dell'edificio. Tra questi il più importante è la raffigurazione di Teseo che uccide il Minotauro: il mosaico, di altissimo livello qualitativo, fu realizzato nel III secolo d.C.; venne in seguito gravemente danneggiato, e fu di nuovo restaurato nella seconda metà del IV secolo. Altre importanti raffigurazioni sono quelle di Nettuno e Anfitrite, databili al IV secolo, e quella della nascita di Achille, realizzata nel V secolo d.C., una delle ultime rappresentazioni di soggetto pagano a Cipro. Nella villa sono state trovate statue di marmo in quantità superiore a qualsiasi altro sito archeologico di Paphos; tra di esse le più importanti sono forse quelle che rappresentano Asklepios e Venere armata.

Delle basiliche del primo cristianesimo, la più grande e la più riccamente decorata è la c.d. Panaghia Crisopolitissa. Essa fu costruita originariamente con una pianta a sette navate, ma subì numerose alterazioni e ricostruzioni, tra cui la più significativa nel corso del VI secolo. Conserva ricchi mosaici sia geometrici sia figurati così come pavimenti in opus sectile risalenti a diversi periodi compresi tra il IV e il VII sec. d.C.

Verso la fine del IV sec., dopo gravi distruzioni causate dai terremoti, Nea Paphos perse la sua importanza e il suo status di metropoli. La città in seguito risorse in parte dalle rovine e continuò la sua esistenza durante il periodo bizantino.