Nel
1410 fu costruito il ponte sul
Tarn, l'oggi ancora utilizzato
Pont Vieux (Ponte
vecchio, affiancato poi da un
secondo ponte nel periodo del
secondo impero). In quel
periodo divenne di fatto feudo
della famiglia Trencavel,
signori di Ambialet. Fra il
XII ed il XIII secolo si
sviluppava in Albi l'eresia càtara,
i cui seguaci furono indicati
come albigesi proprio
dal nome della città, che
venne estirpata con le armi. A
seguito delle battaglie contro
gli albigesi e l'intervento
della corona di Francia,
quest'ultima annetté Albi ed
il suo territorio, insieme a
Carcassonne e Béziers (1226).
Nel
1277 il vescovo Bernard de
Castanet, in accordo con il
capitolo dei canonici, decise
di costruire una nuova
cattedrale. I lavori per la
costruzione della nuova
cattedrale di Santa Cecilia
iniziarono quattro anni dopo
(15 agosto 1281). Intanto
veniva eretta la sede del
vescovado (curia), il
fortificato Palais de la
Berbie (Palazzo della Berbie).
La città divenne quindi un
centro culturale, oltre che
commerciale, grazie anche al
suo centro scrittorio.
Nel
XIV secolo la città fu divisa
in quartieri circondati da
mura, il Ponte vecchio fu
fortificato con un ponte
levatoio alle due estremità e
fu sormontato da una cappella
dedicata alla Vergine. Nei
sobborghi sorsero mulini e
tintorie.
La
coltivazione nei dintorni del
guado, una pianta dalla quale
si ricava un pigmento azzurro,
fu fonte di grande prosperità
per la città.
Numerosi
borghesi diventano ricchi ed
influenti nella vita della
città. È l'epoca della
costruzione di numerose case e
palazzi particolari ancora
visibili oggi nelle vie della
città: la casa Enjalbert,
il palazzo Gorsse e il
palazzo de Reynès sono
esempi dell'architettura di
quel tempo, caratterizzata
dall'uso esclusivo del mattone
per i muri e della pietra per
gli aggetti e le cornici di
porte e finestre.
Nel
1474 Luigi I d'Amboise, già
ambasciatore a Roma e
consigliere di Luigi XI, fu
nominato vescovo di Albi e
luogotenente generale delle
province di Linguadoca. Si
installò allora ad Albi
Neumeister, un mastro
tipografo di Magonza, allievo
di Gutenberg. Si trattò di
uno dei primi stabilimenti
tipografici di Francia dopo
quelli di Parigi e Lione.
Nel
XVI secolo, con le guerre di
religione e l'arrivo del
calvinismo verso il 1540
furono fonti grandi
turbolenze. Il 9 maggio 1561
la reggente in nome di Carlo
di Valois, Caterina de'
Medici, nominò il cardinale
Lorenzo Strozzi amministratore
apostolico della diocesi di
Albi, incaricandolo di
difendere la città dalle
incursioni protestanti. Anche
ad Albi, il 5 ottobre 1572, si
ebbe una specie di notte di
San Bartolomeo, che fu per
altro piuttosto un sanguinoso
regolamento di conti.
Albi aderì alla
Lega cattolica e nel 1593 gli
Stati della Lega si riunirono
sotto la presidenza del
principe di Joyeuse. Il
Palazzo di Berbie divenne una
fortezza fino al 1598 allorché
la Lega cattolica si sciolse
con la conversione di Enrico
III di Navarra al
cattolicesimo e la sua ascesa
al trono di Francia con il
nome di Enrico IV.
Il
XVII secolo vide il declino
della prosperità economica di
Albi, causa anche al
concorrenza che l'indaco
faceva al guado. Tuttavia il 3
ottobre 1678 la diocesi di
Albi venne elevata al rango di
archidiocesi.
L'avvento
della Rivoluzione francese nel
1789 vide la città in
notevoli difficoltà
economiche. Essa perse il
ruolo di un tempo a favore
della città vicina di
Castres, divenuta il capoluogo
del nuovo dipartimento del
Tarn nel 1790 ma ridivenne
capoluogo sette anni dopo.
Intanto i beni ecclesiastici
furono venduti all'asta ed il
convento dei carmelitani
divenne l'attuale Palazzo di
giustizia mentre quello dei
cappuccini fu trasformato in
un carcere. Il Palazzo di
Berbie divenne sede
dell'amministrazione
dipartimentale e rimase tale
fino al 1823.
Nel
XVIII secolo il marchese di
Solages, signore di Carmaux,
tentò una delle prime
estrazioni industriali del
minerale di carbone in Francia
ed ottenne l'autorizzazione a
costruire una linea ferrata
con mezzi ippotrainati: nacque
così il nuovo sobborgo de La
Madeleine.
La
ferrovia vera e propria giunse
ad Albi nel 1864. Venne
costruito sul fiume Tarn un
viadotto ferroviario ed un
nuovo ponte stradale. Furono
eretti impianti siderurgici e
fonderie specializzate ma
l'attività più nota divenne
quella delle vetrerie (la
prima fu fondata nel 1896 come
cooperativa operaia grazie
all'aiuto di Jean Jaurès).
Albi divenne anche famosa nel
XIX secolo per le sue
fabbriche di cappelli, tra le
prime di Francia.

La bellezza
architettonica della città si
sposa felicemente con il
paesaggio naturale, tanto da
donarle un fascino
particolare. Il fiume Tarn,
che la bagna, attraversato
dagli alti e antichi ponti, ne
completa il suggestivo
panorama.
Insieme
alla cattedrale si ammirano
anche altri monumenti, come
quelli situati nel centro
storico della città, il Vieil
Albi. La città vecchia di
Albi è una delle meglio
conservate di tutta la
Francia, costruita secondo lo
stile architettonico
regionale, quello della
Linguadoca.
Sono i
mattoni rosa a farla da
padrona, usati inizialmente
per costruire la famosa
cattedrale e l'area episcopale
intorno ad essa, in
un'estensione di circa 63
ettari. I mattoni rosa di
Albi, colorano la città in
sfumature che vanno dal rosa
pastello al profondo rosso;
tra monumenti, case e palazzi,
il mattone è qui ovunque
presente. Usato sin dai primi
secoli, si ammira in
particolare nell'area della
cattedrale, nei quartieri di
Castelvieil, Rivière,
Castelnau e Patus Cremat.
L'attrazione
per eccellenza di Albi è la
sua cattedrale dedicata a
Santa Cecilia e costruita
su un edificio di culto
preesistente.
Fortemente
voluta dal vescovo Bernard de
Castanet, fu iniziata il 15
agosto 1282, il quale volle
che la cattedrale avesse anche
caratteristiche di fortezza.
La struttura principale fu
terminata già nel 1380, ma
numerose altre opere connesse,
interne ed esterne, furono
eseguite successivamente. Nel
1410 fu aperto il Portale di Dominique
de Florence e nel 1480 la
cattedrale fu solennemente
consacrata dal vescovo Luigi I
d'Amboise (vescovo di Albi dal
1474 al 1503), che fece
terminare fra il 1485 ed il
1492 l'ultima parte del
campanile sul donjon,
edificare il coro ed il Jubé,
e che commissionò anche il
grande baldacchino esterno,
terminato nel 1536.
Nel
1500 fu terminato anche
l'insieme di splendidi
affreschi del Giudizio
universale, sulla parte
interna che chiude la navata
unica, lato opposto al coro, e
quindi volta ad occidente.
Fra il 1509
ed il 1512 vennero eseguiti da
artisti bolognesi gli
affreschi sulle vele della
volta.
Nel 1736 fu
anche terminata la
installazione del grande
organo, opera di Christophe
Moucherel, posto sul lato
interno occidentale della
navata, al di sopra degli
affreschi del Giudizio
Universale.
Nel 1947 è
stata insignita del titolo di
Basilica minore.
La
cattedrale di Santa Cecilia ha
il carattere di una
chiesa-fortezza, per la
posizione sopraelevata e per
la presenza del dongione,
ovvero il campanile-torre.
L'esterno
dell'edificio è
caratterizzato e dominato
proprio dal dongione,
fondamentalmente con una forma
a parallelepipedo con base
quadrata con gli angoli
rinforzati da contrafforti
circolari in mattoni; la torre
è situata a ridosso del lato
corto della navata, pertanto
la chiesa è priva di
facciata. I quattro ordini del
campanile sono divisi da
terrazze con balaustre in
pietra. I due ordini
inferiori, non presentano
finestre, ma alte feritoie con
arco a tutto sesto; il terzo
ordine dal basso, invece, è
decorato con archetti ogivali
pensili e, su ognuno dei
quattro lati, si apre una
bifora gotica; l'ordine
superiore è ottagonale, a sua
volta diviso in due ordini
ulteriori, con quello
inferiore quattro bifore e
quello superiore otto, ed è
rinforzato da tre piccoli
archi rampanti e da una
caratteristica struttura
cilindrica in mattoni
all'interno della quale si
trovano le scale.
L'ingresso
della chiesa si trova lungo il
fianco destro, all'altezza
della sesta campata, ed è in
stile gotico fiammegiante. Il
portale è leggermente
strombato ed è sormontato da
una quadrifora con, al centro,
la statua della Vergine col
Bambino. La porta è
preceduta da un protiro in
pietra, aperto su tre lati con
un'arcata a tutto sesto e con
volta a crociera poggiante su
quattro pilastri. Sulla parte
esterna dell'abside, si trova
un piccolo campaniletto a
pianta circolare, costituito
da una copertura piramidale a
pianta ottagonale e con la
cella campanaria che si apre
sull'esterno tramite piccole
monofore ogivali.

L'interno
della cattedrale di Santa
Cecilia è a navata unica di
dodici campate con cappelle
laterali a pianta quadrata
sormontate da un matroneo. La
navata termina con l'abside
poligonale con cinque cappelle
radiali ottagonali.
L'orientamento non è quello
originale, con l'altare
maggiore situato nell'abside,
ma è invertito, con l'altare
collocato nella base della
torre campanaria e il coro
adibito a cappella feriale.
All'interno
della chiesa, nell'area
situata nelle cinque campate
alla destra del portale e
nell'abside, si trova il
pregevole coro,
preceduto da uno Jubé,
recinzione trasversale che
separava il coro e il
presbiterio dal resto della
chiesa. Si tratta di uno dei
pochi Jubé rimasti
fino ai giorni nostri. Il coro
è delimitato da un'elaborata
transenna marmorea decorata
con sculture e rilievi. A
ridosso delle pareti interne,
si trovano gli stalli lignei
intarsiati. Nella parte
semicircolare, vi è un altare
in marmo con mensa sorretta da
pilastri e, alla sua destra,
vi è la cattedra vescovile.
Sulla
parete di controfacciata,
sopra i contrafforti circolari
della torre campanaria, si
trovano due cicli di affreschi
realizzati tra il 1474 e il
1484 raffiguranti il Giudizio
Universale e la Creazione
del mondo. Gli affreschi
delle volte furono realizzati
in stile rinascimentale
italiano tra il 1509 e il
1512. Il presbiterio, rialzato
di alcuni gradini rispetto al
resto della chiesa, ospita il
moderno altare maggiore. Nella
base del campanile è situata
la cappella del Santissimo
Sacramento, interamente
affrescata e con volta a
crociera.

Sulla
cantoria a ridosso della
parete di controfacciata, si
trova il grande organo a canne
della cattedrale.
Lo
strumento venne costruito tra
il 1734 e il 1736 da
Christophe Moucherel con 43
registri distribuiti fra
quattro manuali e pedaliera.
In seguito, subì una serie di
restauri che ne alterarono le
caratteristiche originarie. Già
nel 1747, François e
Jean-François L'Épine
aggiunsero alcuni registri ad
ancia, mentre nel 1779 Joseph
Isnard aggiunse un quinto
manuale (Bombarde) con
una batteria di ance ed un
cornetto.
Nuovi
restauri furono intrapresi nel
XIX secolo: tra il 1824 e il
1825, Antoine Peyroulous cambiò
l'ordine dei registri sui
manuali; tra il 1840 e il 1841
i fratelli Claude fecero
alcune riparazioni ed altre da
Junk nel 1859. Nel 1865, Théodore
Maucourt chiuse i registri
della terza tastiera (Récit)
in cassa espressiva. Con un
restauro effettuato tra il
1902 e il 1904, Jean-Baptiste
Puget trasformò lo strumento
in un organo romantico
riutilizzando parte del
materiale antico. Nel 1974, lo
strumento venne catalogato
come monumento storico di
Francia. Tra il 1977 e il
1981, Barthélemy Formentelli
ricostruì lo strumento in
stile barocco. Lo stesso
organaro ha effettuato una
pulizia generale dell'organo
nel 1999.
L'organo a
canne è racchiuso entro una
maestosa cassa lignea decorata
con sculture e rilievi; si
compone del Grand Buffet
e del Positivo tergale.
Il Grand Buffet
presenta otto campate
simmetricamente uguali
separate da nove tourrelles
circolari, sormontate da
sculture. Le canne di mostra
delle campate sono con bocca a
mitria, mentre quelle
delle tourrelles sono
con bocca a scudo. Il Positivo
tergale segue lo schema
del Grand Buffet, con
quattro campate separate da
cinque tourrelles
circolari sormontate da
sculture. La consolle è a
finestra ed ha cinque tastiere
(di 51 note Positif de dos,
prima tastiera, Grand-Orgue,
seconda tastiera, e Bombarde,
terza tastiera; di 27 note Récit,
quarta tastiera; di 39 note Écho,
quinta tastiera) e pedaliera a
leggio di 30 note.

|
Parametro |
Misura |
Lunghezza
totale |
113,5
m |
Lunghezza
interna |
100
m |
Larghezza
totale |
35
m |
Larghezza
interna |
30
m |
Altezza
del donjon |
78
m |
Altezza
delle volte |
40
m |
Spessore
dei muri alla base |
2,5
m |

A ridosso
della cattedrale, il Palais
de la Berbie, è uno
dei castelli più antichi di
Francia, antecedente anche al
Palazzo dei Papi di Avignone.
I vescovi, dopo la dura
repressione degli eretici,
necessitavano protezione:
questo spiega la sua
architettura militare
caratterizzata dalle imponenti
torri e dallo spessore delle
mura, apprezzabile al meglio
all'interno del palazzo nelle
sale oggi trasformate nel museo
di Toulouse-Lautrec.
L'edificio,
costruito tra il XIII ed il
XIV secolo, fu ristrutturato
nel Rinascimento ed ospita
sale con volte ogivali,
terrazze e giardini che
ricordano i fiabeschi giardini
del più famosi Castelli della
Loira; attualmente vi trova
sede il museo dedicato al
pittore Henry de
Toulouse-Lautrec, nato ad Albi
nel 1864. Con oltre 1000
opere, il museo di Albi
possiede la più grande
collezione pubblica al mondo
dedicata a questo pittore. Il
museo interamente rinnovato in
un lungo percorso di
ristrutturazione conclusosi
nel 2012, invita a fare una
scorpacciata di dipinti,
disegni e poster creati da un
artista che ha saputo godersi
la vita come pochi altri:
cabaret, spettacoli, case
chiuse, ma anche il buon vino
e i piaceri della tavola;
Toulouse-Lautrec non si è mai
fatto mancare nulla.
I giardini
del Palais de la Berbie,
creati intorno al 1678,
costituiscono una delle
maggiori attrazioni della città.
Tornando al
patrimonio cittadino, non si
può dimenticare la collegiata
di Saint-Salvi, la più
antica chiesa di Albi eretta
in onore del primo vescovo
della città, vissuto nel VI
secolo. In particolare si
segnalano la torre campanaria
ed un delizioso chiostro che
presenta aspetti
architettonici molteplici, a
testimonianza di una
costruzione avvenuta in più
fasi.
La
sua parte più antica è
costruita in pietra secondo lo
stile romanico, mentre la
parte più recente, edificata
in mattone, è tipica dello
stile gotico. Prima della
costruzione della cattedrale,
la torre di guardia della
chiesa era la più alta della
città, anche se oggi appare
seminascosta alla vista a
causa degli edifici
circostanti; il chiostro della
collegiata, risalente alla
fine del XIII secolo, fu
costruito a più riprese
mescolando anch'esso diversi
stili architettonici, ed è
oggi uno dei punti più
caratteristici e silenziosi
del centro storico.
Il miglior
panorama della città è
visibile da un altrettanto
storico monumento, il Ponte
Vecchio di Albi (le
Pont-Vieux).
Originariamente costruito in
pietra, poi sostituita dai
mattoni, si ammira in tutta la
sua estensione di 151 metri,
abbellita da otto arcate.
Venne costruito nel 1035 e fu
il primo ponte della città
sul fiume Tarn.
La sua
importanza fu tale da
incrementare l'economia della
città: facilitò il passaggio
urbano e commerciale con il
resto del mondo (che allora
era costituito unicamente
dalle città di Toulose o Le
Puy), sviluppando il
commercio di prodotti come lo
zafferano, il vino di Gaillac,
la ceramica di Montans e i
coloranti a pastello.
Quest'ultimi
venivano prodotti dalla
pianta Isatis tinctoria,
il comune Gualdo, e venivano
utilizzati nella tintura di
tessuti come cotone e seta o
anche lana (per tale
produzione l'area di Albi,
Toulose e Carcassonne era
conosciuta con il nome di Pays
de Cocagne).
Gli edifici
rinascimentali di Albi sono
altrettanto preziosi quanto i
precedenti monumenti. Situati
sempre nel centro storico,
consigliamo la visita in
particolare all'Hôtel
Reynes, l'Hôtel
de Gorse e l'Hôtel
de Riviére, dei
palazzi patrizi edificati
intorno al XV e XVI secolo.
Fanno parte della storia della
città anche i 'mulini
di Albi', un
complesso commerciale
conosciuto con il nome di La
Madeleine; sviluppatosi
nel XIX secoli, costituiva il
centro mercantile della città,
serviva industrie
specializzate nella produzione
non solo di farine, ma anche
per esempio di cappelli.
La visita
alla città di Albi è
particolarmente apprezzata
durante il periodo del Natale
in Francia, quando si illumina
di mille luci, tra mercatini e
decorazioni varie, e di un
abbondante gastronomia
natalizia.
