Monumenti paleocristiani e bizantini di Salonicco
Grecia
  

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988

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Salonicco (in greco Thessaloniki) è la seconda città della Grecia nonché il porto più importante del paese. E' inoltre il capoluogo della Macedonia, la regione più settentrionale della Grecia.

La città venne fondata attorno al 315 a.C. da Cassandro, Re dei Macedoni, nelle vicinanze o sul luogo dove sorgeva l'antica città di Therma e diversi altri villaggi. Cassandro le diede il nome di sua moglie Tessalonica, che era anche sorellastra di Alessandro Magno. Ella venne così chiamata dal padre, Filippo II di Macedonia, per commemorare la sua nascita nel giorno in cui egli ottenne una vittoria (nike) sui Tessalici.

Dopo la caduta del regno di Macedonia, nel 146 a.C., Salonicco entrò a far parte dell'Impero Romano. Divenne un importante centro commerciale sulla Via Ignazia, una strada romana che collegava Bisanzio (in seguito Costantinopoli, oggi Istanbul) con Durrachium (l'odierna Durazzo, in Albania). La città divenne capitale di uno dei quattro distretti romani di Macedonia, ed era governata da un Pretore. Ospitava una considerevole colonia ebraica e fu uno dei primi centri della cristianità. Nel suo secondo viaggio missionario, San Paolo predicò nella sinagoga della città, la principale in quella parte di Macedonia, e gettò le fondamenta di una chiesa. L'opposizione nei suoi confronti da parte degli ebrei lo costrinse a lasciare la città e a trovare rifugio a Veria.

Salonicco ottenne un santo patrono, San Demetrio, nel 306 d.C. Egli era un proconsole romano di Grecia sotto l'imperatore Massimiano, e venne martirizzato a Sirmium, nell'odierna Serbia. Le sue reliquie sono tutt'ora ospitate e venerate a Salonicco.

Quando l'Impero Romano venne diviso in una parte orientale ed una occidentale, governate rispettivamente da Bisanzio/Costantinopoli e Roma, Salonicco ricadde sotto il controllo dell'Impero Romano d'Oriente. La sua importanza era seconda solo alla stessa Costantinopoli. Nel 390, dopo una rivolta contro l'imperatore Teodosio I e le sue nuove politiche di condanna dell'omosessualità, conseguenti all'adozione del cristianesimo, tra i 7.000 e i 15.000 cittadini di Salonicco vennero uccisi per vendetta nell'ippodromo. Un atto per cui Teodosio si guadagnò una scomunica temporanea.

Ripetute invasioni barbariche successive alla caduta dell'Impero romano, lasciarono la Macedonia spopolata, e la stessa Salonicco fu oggetto di attacchi degli Slavi nel VII secolo. Questi non riuscirono a catturare la città, ma una considerevole comunità slava vi si insediò. I fratelli San Cirillo e San Metodio nacquero a Salonicco, e l'imperatore Michele III, affermando che "gli abitanti di Salonicco parlano lo slavonico abbastanza bene", li incoraggiò a visitare le regioni slave settentrionali come missionari. Lo slavonico meridionale da essi usato divenne la base dell'antico slavonico ecclesiastico. Nel IX secolo, i bizantini decisero di spostare il mercato per i prodotti provenienti dalla Bulgaria da Costantinopoli a Salonicco. Lo Zar Simeone I di Bulgaria invase la Tracia, sconfisse un esercito bizantino e costrinse l'impero a riportare il mercato a Costantinopoli.

La città venne occupata dai Saraceni nel 904 e dai Normanni di Sicilia nel 1185, con notevoli distruzioni e perdite di vite umane in entrambe le occasioni. L'Impero Bizantino ne perse realmente il controllo nel 1204, quando Costantinopoli venne conquistata dalla Quarta Crociata. Salonicco ed il territorio circostante (il Regno di Tessalonica), divennero il feudo più grande dell'Impero Latino, che occupava gran parte della Grecia settentrionale e centrale. La città venne data dall'imperatore Baldovino I al suo rivale Bonifacio I del Monferrato, ma nel 1224 venne conquistata da Michele Ducas, il despota greco d'Epiro. La città venne ripresa dall'Impero Bizantino nel 1246. Nel 1423 incapace di difenderla dalle invasioni dell'Impero Ottomano, il despota bizantino Andronico Paleologo fu costretto a venderla alla Repubblica di Venezia, che la tenne fino a quando venne catturata dal sultano ottomano Murad II nel 1430.

Salonicco, ribattezzata Selânik, rimase sotto controllo ottomano fino al 1912 e divenne una delle città più importanti dell'impero, dotata di un grande porto costruito nel 1901 dai commercianti albanesi. Il fondatore della Turchia moderna, Kemal Atatürk, di madre albanese, nacque a Salonicco nel 1881, e il movimento dei Giovani Turchi ebbe qui il suo quartier generale all'inizio del XX secolo. La città ha costituito un unicum al mondo in quanto popolata in maggioranza da ebrei, nel 1910 l'amministrazione municipale contava 132.000 abitanti, di cui 65.000 ebrei, 35.000 greci e 30.000 turchi o mussulmani. Gli ebrei erano in gran parte sefarditi espulsi dalla Spagna e dal Portogallo dopo il 1492. Erano presenti anche alcuni ebrei romanioti. La lingua quotidiana parlata in città era il Ladino giudeo-ispanico, un linguaggio giudaico derivato dal castigliano del XV secolo. Il giorno di riposo settimanale in città era il sabato, lo Shabbat ebraico. (Per approfondire si veda la voce Storia degli ebrei a Salonicco).  

Salonicco fu la principale preda della prima guerra dei Balcani del 1912, durante la quale venne conquistata dalla Grecia alla Bulgaria. Re Giorgio I di Grecia venne assassinato a Salonicco nel marzo del 1913. Durante la prima guerra mondiale, una grossa forza di spedizione alleata sbarcò a Salonicco, per usare la città come base per un offensiva contro la Bulgaria alleata della Germania. Vi venne stabilito un governo provvisorio pro-alleati, guidato da Eleftherios Venizelos, contro il volere del Re di Grecia, tedesco e a favore della neutralità.

Nel 1917 gran parte della città venne distrutta da un grande incendio di origine sconosciuta, probabilmente accidentale. Venizelos proibì la ricostruzione del centro cittadino fino a quando non fosse stato pronto un progetto moderno. Questo venne completato pochi anni dopo dall'architetto e archeologo francese Ernest Hebrard. Il progetto di Hebrard spazzò via le caratteristiche orientali di Salonicco e la trasformò in una città di stile europeo.

Una conseguenza dell'incendio fu la distruzione delle abitazioni e dei beni di quasi metà della popolazione ebraica, che fu costretta ad emigrare. Molti si recarono in Palestina, alcuni salirono sull'Orient Express in direzione Parigi, altri ancora emigrarono in America. Gli ebrei emigrati vennero rapidamente rimpiazzati dai profughi di un altro disastro pochi anni dopo la guerra, quando grandi gruppi di greci vennero espulsi dalla Turchia nel 1922 a seguito della Guerra Greco-Turca. La città di conseguenza si espanse enormemente. Venne soprannominata "La capitale dei rifugiati" (I Protévoussa ton Prosfígon) e "Madre dei poveri" (Ftohomána), ed ancora oggi la cultura e gli abitanti hanno caratteristiche distintamente Anatolica.

Salonicco cadde davanti alle forze della Germania Nazista nel 1941 e rimase sotto occupazione tedesca fino al 1944. La città subì notevoli danni a causa dei bombardamenti alleati, e quasi tutta la popolazione ebraica venne sterminata dai nazisti. Nell'opera di resistenza civile all'Olocausto si distinse in particolare l'impegno dell'allora Console italiano Guelfo Zamboni -che rilasciò centinaia di attestati di cittadinanza italiana contro le deportazioni -, ma anche di singole famiglie italiane, come i Citterich. La loro opera di solidarietà è stata riconosciuta dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme che ha conferito loro l'alta onorificenza di Giusti tra le nazioni.

La città venne ricostruita abbastanza rapidamente dopo la guerra, ma nel 1978 venne gravemente danneggiata da un terremoto.

Fu soprattutto questo periodo di oltre mille anni di storia a lasciare la sua impronta sul volto della città. Infatti, nonostante Salonicco conservi ancora numerose e importanti testimonianze di epoche precedenti o successive del suo passato, come ad esempio quelle legate al suo periodo ottomano o quelle concernenti la sua folta comunità ebraica fino alla prima metà del Novecento, è stato innanzitutto il patrimonio legato al Cristianesimo e all’Impero bizantino a imprimere maggiormente sulla fisionomia storica e sul paesaggio urbano di Salonicco.

I monumenti di Salonicco che nel 1988 furono inseriti dall’UNESCO nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, costituiscono infatti alcuni dei più importanti e ben conservati esempi dell’arte e dell’architettura paleocristiana e bizantina. Costruiti durante un lungo arco di tempo, che va dal IV al XV secolo, e nascosti dietro ogni angolo del centro della città, questi 15 monumenti ci offrono uno spaccato delle principali tendenze e stili architettonici sviluppati e consolidatisi in ciascuna epoca e conservano al loro interno alcuni dei grandi capolavori della pittura monumentale e dell’arte musiva di età paleocristiana e bizantina.

Si tratta quindi di una serie di quindici edifici pubblici destinati a svolgere in passato varie funzioni, perlopiù religiose, ma anche laiche (i bagni bizantini) e militari (le mura cittadine). Di particolare rilievo, i tredici monumenti di culto, tra i più significativi del periodo bizantino, attraverso cui si evidenzia l’evoluzione dell’architettura ecclesiastica bizantina e la sua varietà stilistica che partendo dalla tipologia di basilica paleocristiana, e da quella con pianta basilicale a tre navate passò alla tipologia della basilica a cupola del periodo proto-bizantino, per poi arrivare alle chiese a croce iscritta del periodo medio-bizantino e fino a giungere a quelle a croce iscritta con peristilio del periodo tardo-bizantino. 

I quindici edifici sono i seguenti:
- Fortificazioni e mura di cinta 
- Rotonde Saint-Georges
- Chiesa di Acheiropoiètos
- Chiesa di Saint-Démétrios
- Monastero di Latomou
- Chiesa di Santa Sofia a Salonicco
- Chiesa di Panagia Chalkeon
- Chiesa di Saint-Pantaleon di Salonicco
- Chiesa dei Santi Apostoli di Salonicco
- Chiesa di Saint-Nicolas-l'Orphelin
- Chiesa di Santa Caterina
- Chiesa di Cristo Salvatore
- Monastero di Vlatades
- Chiesa del Profeta Elia
- Bagni bizantini

Fortificazioni e mura di cinta

Le mura di Salonicco sono le mura della città che circondavano la città di Salonicco durante il Medioevo e fino alla fine del XIX secolo, quando gran parte delle mura, compresa l'intera sezione verso il mare, furono demolite nell'ambito della ristrutturazione del tessuto urbano di Salonicco da parte delle autorità ottomane. La città fu fortificata dalla sua fondazione alla fine del IV secolo a.C., ma le mura attuali risalgono all'inizio periodo bizantino, ca. 390 e incorporano parti di un muro precedente, della fine del III secolo. 

Le murature sono costituite dalla tipica costruzione tardo romana mista di bugnato alternato a fasce di laterizio. La parte settentrionale delle mura confina con l'acropoli della città, che formava una cinta fortificata separata, e al suo interno si trova un'altra cittadella, l'Heptapyrgion (Sette Torri), popolarmente conosciuta con la traduzione ottomana del nome, Yedi Kule.

Rotonde Saint-Georges e Arco di Galerio

La tomba di Galerio è un mausoleo romano di forma circolare, trasformato in chiesa, la cosiddetta "rotonda di San Giorgio", sotto Teodosio I. La rotonda di Galerio a Salonicco, in seguito fu chiamata Hagios Geórgios in onore della cappella di San Giorgio di fronte, è una struttura a cupola di epoca romana costruita in connessione con l'Arco di Galerio. L'edificio situato a nord di via Egnatia, a est del centro città, noto anche come Georgsrotunda, è stato nominato dai viaggiatori nel XVIII e XIX secolo. In epoca turca si chiamava Eski Metropol.

L'edificio appartiene ad un nucleo che comprende il palazzo e l'ippodromo, come riscontrato ad esempio a Spalato, Costantinopoli e Nicomedia. Non fu mai utilizzato: il corpo di Galerio infatti, ormai già decomposto a causa di una gangrena che lo portò alla morte, fu interrato in Dacia. Come nel caso della colonna di Traiano, che accoglieva nel basamento le ceneri di Traiano, la tomba imperiale fu collocata eccezionalmente all'interno delle mura cittadine.

L'edificio fu probabilmente convertito nel IV secolo sotto l'imperatore Costantino I o Teodosio I in una chiesa cristiana dedicata agli Incorporei (Asomaton; ναός των Ασωμάτων), che a volte fungeva da chiesa metropolitana ed era decorata con mosaici.

Nel 1590 la rotonda fu trasformata in moschea (Hortaç Efendi Camii) e all'edificio fu aggiunto un minareto. Gli oggetti di valore e le icone furono trasferiti nella piccola Cappella di San Giorgio a ovest della Rotonda.

Quando Salonicco passò sotto il dominio greco nel 1912, la rotonda divenne di nuovo una chiesa, ma nel 1917 divenne il Museo macedone. Il minareto era l'unico rimasto a Salonicco. Nel 1978 l'edificio fu danneggiato da un terremoto e da allora è stato restaurato. Nel 1999 la rotonda è stata riaperta come museo, anche se la Chiesa greco-ortodossa rivendica ancora l'edificio. Nell'abside orientale si trova ancora un altare consacrato.

La calotta centrale è decorata con mosaici raffiguranti teste di Cristo e angeli, mentre il tamburo ospita pannelli allusivi alla Gerusalemme celeste. Tra i particolari della complessa architettura interna, alcune edicole riferibili a parti absidali di altre chiese, con raffigurazioni di simboli e dogmi in discussione nei dibattiti teologici dell'epoca, tra cui una colomba con corona (Trinità, Dio, Impero), alcune pecore (fedeli) e l'agnello (Cristo).

L'arco di Galerio fu eretto dopo il 297 per celebrarne il trionfo contro il re persiano Narsete.

Su di esso vi è raffigurato Galerio in vari momenti della guerra contro i Persiani: ora mentre è a cavallo e calpesta i soldati di Narsete, ora mentre offre un sacrificio agli dei per ringraziarli della vittoria, ora mentre entra in una città. 

Si vedono poi immagini simboliche dei tetrarchi tra gli dei Olimpici: sull'Arco di Galerio i tetrarchi vengono rappresentati in modo identico come metafora della concordia e la "fratellanza" tra i 4 principi.

Nell'arco c'è una narrazione con una serie di storie, ognuna giustapposta all'altra. Si vedono i due imperatori in trono ed i due Cesari in piedi: l'imperatore seduto ha più autorità e più poteri. 

La cattedra su cui siede l'imperatore è trascinata da un carro e poggia sulla personificazione della Terra.

Scena con adventus o viaggio: l'adventus era l'ingresso cerimoniale nella città, che comportava dei riti che potevano prevedere anche la costruzione di un arco.

È una struttura pesante e c'è pesantezza espressiva. Ci sono fregi animali e vegetali che separano i vari registri e sottolineano le scene principali. Sono raffigurate due città, una di partenza ed una di arrivo, forse proprio Salonicco.

Colonna Sud

Tematica

Descrizione scena

Rilievo scultoreo

Arrivo dell'imperatore in una delle città orientali

Galerio visita la città armena di Eriza (l'odierna Erzincan), presso il tempio della dea Anahit (dea madre della mitologia armena). A sinistra si vedono le porte della città, con l'entrata sotto la porta su un carro a due ruote trainato da cavalli, accompagnato da guardie del corpo, che tengono lance e bandiere. I residenti della città con striscioni e fiori salutano l'Imperatore. Sul lato destro accanto ad un cipresso si vede il tempio della dea Anahit, che è visibile da una sua statua.

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L'onore del conquistatore d'Oriente

A Galerio è indicata la giusta strada, seduto su una pietra a forma cilindrica. Non ha armi, ma uno scettro. La dea Vittoria tiene una corona sullo stesso Imperatore. Torna verso la porta su un carro trainato da quattro elefanti, dietro i suoi doni. Si vede una donna guerriero sul carro con lancia e scudo, che simboleggia la gloria militare. Gli elefanti sono il simbolo di quella vittoria è stata vinta da Galerio in Oriente.

 

Galerio riceve l'ambasciata persiana

Il re persiano Narsete che, dopo la sua sconfitta subita da Galerio, invia un'ambasciata, guidato dal suo amico Afarvan. Nella parte destra del pannello scultoreo, Galerio è circondato da soldati, tra cui un oplita, con raffigurato sullo scudo, Ercole. Al centro si vedono cinque persiani in ginocchio, che tendono le loro mani in segno di supplica all'Imperatore. Sul bassorilievo ci sono poi due Amazzoni, così come i membri della famiglia del re persiano (quattro donne con mantelle sulla testa e un bambino).

 

Sacrificio

È la fase principale dei bassorilievi dell'arco. Qui mostra due tetrarchi, Galerio e Diocleziano, in piedi ai lati della dell'altare a portare offerte. Ai due lati visibili dell'altare sono collocati i bassorilievi raffiguranti Zeus e Ercole. Accanto a loro nelle immagini. Si vedono anche gli abitanti della città e le immagini allegoriche dell'Armenia e Mesopotamia, sotto forma di due donne che vengono poi conquistate.

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Colonna Nord

Tematica

Descrizione scena

Rilievo scultoreo

Battaglia sul fiume

Raffigura la battaglia tra l'esercito di Galerio sul fiume (che è rappresentato da una figura nuda dalla vita in su), appoggiata su una roccia. Accanto a questa figura alcuni cavalieri daci, guidati dall'imperatore. Galerio, seduto sul suo cavallo, colpisce il nemico con una lancia. In mezzo ad una folla di soldati romani sono raffigurati i futuri Cesari, Costantino I e Licinio. A terra numerosi corpi dei nemici morti e feriti su entrambi i lati, sono poi poste le immagini delle dee Vittoria e Artemide. Nella parte destra della composizione viene posto un carro con quattro elefanti.

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Uscita dei prigionieri dalla città sasanide

La città sasanide è rappresentata con due torri ed una porta. Nella parte sinistra della composizione ci sono tre figure di uomini barbuti ed anziani, pronti ad obbedire all'imperatore (conservato solo nella parte della gamba sinistra). Inoltre ci sono le immagini delle donne catturate con i cammelli (al centro dello sfondo, oltre un cancello).

 

L'Imperatore è accolto con benevolenza dai nemici

L'imperatore è raffigurato al centro, vestito in abiti civili seduto in carrozza da viaggio, trainato da quattro cavalli. Egli è accompagnato da cavalieri in tunica e elmo. Di fronte a questa processione, raffigurati due figli di schiavi. Viene dato all'imperatore il benvenuto da alcune donne.

 

Misericordia dell'Imperatore

Gli Augusti sono seduti, circondati dai rispettivi Cesari. A sinistra si vede un gruppo di prigionieri, due dei quali hanno il culto dell'imperatore. La composizione si concentra sulla compassione ed il perdono da parte del vincitore romano al sasanide sconfitto.

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Prigioniere sasanidi

Un gruppo di prigionieri donne con tuniche. Uno di loro tiene un fiore, un altro un lungo scettro. La maggior parte a sinistra della composizione è andato perduto e sostituito da una lastra in marmo restaurata.

 

Chiesa di Acheiropoiètos

Nel centro della città si trova la chiesa di "Panaghia Achiropoiitos”, una basilica a tre navate con nartece e matroneo risalente al V secolo. 

La chiesa deve presumibilmente il suo nome attuale, attestato per la prima volta nel XIV sec., ad un’icona della Madonna (Panaghia) miracolosa e “achiropoiitos” (ovvero “non fatta di mano”) che vi sarebbe custodita. 

La chiesa si segnala soprattutto per la sua decorazione architettonica composta da una serie di colonne di elegante fattura che sono databili al V sec. e ascrivibili a botteghe costantinopolitane. 

I mosaici, gli affreschi, le decorazioni e le icone mobili della chiesa sono considerati un autentico tesoro dell'arte ecclesiastica. Costruito intorno alla metà del V secolo sui resti di un complesso termale romano, l'impianto della chiesa è a tre navate, con tetto ligneo, nartece e matroneo. 

La chiesa di Acheiropoietos fu il primo tempio cristiano ad essere convertito in moschea, in seguito alla caduta di Salonicco per mano del sultano Murad, nel 1430.

Chiesa di Saint-Démétrios 

La chiesa di San Demetrio è la chiesa del patrono della città. La prima chiesa fu costruita nel IV secolo e fu edificata sulle preesistenze di un impianto termale romano; successivamente fu ristrutturata nel VII e nell'VIII secolo. Dopo la conquista ottomana nel 1430 la chiesa fu trasformata in moschea. Tornerà ad essere chiesa dopo la fine del dominio ottomano nel 1912.  

La chiesa aveva un santuario insolito chiamato ciborio, una struttura esagonale con tetto su un lato della navata. Era fatto o coperto d'argento. La struttura aveva delle porte e all'interno c'era un divano o un letto. Insolitamente, non conteneva alcuna reliquia fisica del santo. Il ciborio sembra essere stato una tomba simbolica. Fu ricostruito almeno una volta.

La basilica è famosa per sei pannelli a mosaico esistenti, datati al periodo tra l'ultima ricostruzione e l'inaugurazione dell'Iconoclastia bizantina nel 730. Questi mosaici raffigurano San Demetrio con i funzionari responsabili del restauro della chiesa (chiamati i fondatori, ktetor) e con i bambini. Un'iscrizione sotto una delle immagini glorifica il cielo per aver salvato il popolo di Salonicco da un'incursione pagana slava nel 615.

Salonicco divenne parte dell'impero ottomano nel 1430. Circa 60 anni dopo, durante il regno di Bayezid II, la chiesa fu convertita in moschea, conosciuta come Kasımiye Camii dal nome del Bey ottomano locale, Cezeri Kasım Pascià. La tomba simbolica, tuttavia, fu mantenuta aperta per la venerazione cristiana. Altri magnifici mosaici, documentati come decorazione all'interno della chiesa, andarono persi durante i quattro secoli in cui fu una moschea (1493-1912) o nel Grande incendio di Salonicco del 1917 che distrusse gran parte della città. Esso distrusse anche il tetto e le pareti superiori della chiesa. Le fotografie in bianco e nero e le buone versioni ad acquerello danno un'idea degli artefatti paleo bizantini persi durante l'incendio.

Dopo il Grande Incendio del 1917, ci vollero decenni per restaurare la chiesa. Le lapidi del cimitero ebraico della città, distrutte dalle autorità tedesche greche e naziste, furono usate come materiale da costruzione in questi sforzi di restauro negli anni '40. Gli scavi archeologici condotti negli anni '30 e '40 rivelarono interessanti manufatti che possono essere visti in un museo situato all'interno della cripta della chiesa. Gli scavi hanno anche scoperto le rovine delle terme romane, dove si dice che San Demetrio sia stato tenuto prigioniero e giustiziato. È stato scoperto anche un pozzo romano. Gli studiosi credono che questo sia il luogo dove i soldati lasciarono cadere il corpo di San Demetrio dopo la sua esecuzione. Dopo il restauro, la chiesa fu riconsacrata nel 1949.

La chiesa è un Martyrium che fu costruito sul luogo dell’uccisione del Santo. È un organismo imponente in pianta e in alzato, caratterizzato dalla presenza di numerose aperture. La basilica si articola in cinque navate e transetto a croce. I bracci laterali sono caratterizzati dalla presenza di colonnati che si innestano su quelli della navata centrale. Sotto il braccio meridionale del transetto è posta la cripta. 

Il corpo longitudinale presenta doppie navate laterali, tutte, come l’esonartece, con gallerie sovrastanti illuminate direttamente. Le colonne sono a gruppi di 3 o 4 , alternati a pilastri singoli. Le navatelle più esterne che cingono il transetto e inglobano anche la grande abside, presentano basse arcate su colonne che permettono l’affaccio dalla sovrastante galleria sulle navatelle intermedie. Tutto l’interno presenta una sontuosa decorazione marmorea e musiva.

Monastero di Latomou

Osios David è una Chiesa situata a Salonicco nella zona dell'Ano Poli. Tale Chiesa nasce come Katholikon del Monastero di Latomou, così chiamato per la vicina latomia, ovvero una cava di pietra, alla fine del V Secolo. Il Katholikon nel Cristianesimo orientale rappresenta la Chiesa principale di un monastero, in questo caso specifico, come abbiamo visto, del Monastero di Latomou. 

Secondo una leggenda la figlia dell'imperatore Massimiano (285-305; 307-308), Teodora, convertitasi al cristianesimo, chiese al padre di costruirle un edificio termale che intendeva in realtà adibire a luogo di culto, a questo fine fece realizzare il mosaico absidale che successivamente fece ricoprire per allontanare i sospetti della madre. Un'inscrizione alla base del mosaico celebra effettivamente la committenza di un'anonima donatrice. 

Il mosaico - ricoperto d'intonaco molto probabilmente durante il periodo iconoclasta - fu miracolosamente riscoperto durante il regno di Leone V (813-820) e la chiesa - come già detto - dedicata al Salvatore che vi è raffigurato. Durante la dominazione ottomana il mosaico fu nuovamente ricoperto e rinvenuto soltanto nel 1912.

Originariamente si presentava a pianta quadrata con quattro cappelle voltate a vela ai quattro angoli e un abside sul lato est a formare una croce greca inscritta. 

La facciata ovest è andata completamente perduta probabilmente quando la chiesa fu trasformata in moschea (XVI sec. circa). La struttura dell'edificio si presenta come molto semplice, forse anche a causa di una serie di terremoti che negli anni l'hanno danneggiata, portando anche alla distruzione del tribelon, i tre archi che spesso fanno da accesso in molti edifici bizantini.

Dopo l'occupazione ottomana di Salonicco la Chiesa venne trasformata in Moschea e prese il nome di Moschea Suluca o Moschea Murad e vi fu costruito un minareto, successivamente demolito quando Osios David tornò a essere una Chiesa dopo che Salonicco tornò ad appartenere alla Grecia nel 1912.  

Il mosaico del catino absidale raffigura l'Ascensione con il Cristo giovane, la mano destra levata come i trionfatori romani, seduto su un arcobaleno al centro di una gloria circondata dai simboli dei quattro evangelisti. Ai suoi piedi sgorgano i quattro fiumi del Paradiso che confluiscono nel Giordano, la cui personificazione è visibile sulla sinistra. I due personaggi che assistono all'Ascensione sono probabilmente Ezechiele o Isaia a sinistra e Abacuc a destra.  

La continuazione della tradizione ellenistica è fortemente attestata da questo mosaico absidale che  raffigura una visione teofanica: sulla sinistra, Ezechiele, in mezzo a un paesaggio montuoso eseguito con stile impressionista, non osa quasi volgere lo sguardo verso la visione divina; l’altro profeta, a destra, siede in atteggiamento profondamente meditativo, con un libro aperto sulle ginocchia. In primo piano scorrono i Quattro fiumi del Paradiso, dove nuotano alcuni pesci e dove s’intravede anche il torso nudo di una divinità fluviale.  

La figura del Cristo, diversa dalla figura del Buon Pastore del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, presenta diversi punti di contatto con il Cristo docente tra gli Apostoli della cappella di S.Aquilino nella chiesa milanese di San Lorenzo: in primo luogo la forte caratterizzazione fisionomica, seppure ancora segnata da un’estetica trascendentale. Anche il paesaggio non manca di realismo e ricorda il mosaico del Buon Pastore del Mausoleo di Galla Placidia, sia per la conformazione delle rocce, sia per le superfici che si sovrappongono le une sulle altre creando così un senso di profondità spaziale. Come quello realizzato nella Rotonda di San Giorgio, anche questo mosaico è ancora d’ispirazione antica, tale da ricordare i modelli ellenistici.

Gli affreschi della volta meridionale risalgono all'incirca alla metà del XII sec. Rimangono solo tracce della Presentazione di Gesù al Tempio e della Transfigurazione. Al di sopra di queste, ben conservate, scene della Natività e del Battesimo di Cristo.  

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