Incisioni rupestri della Val Camonica
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PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 2021

Le incisioni rupestri della Val Camonica si trovano in provincia di Brescia e costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo. L'arte rupestre è segnalata su circa 2 000 rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni, con una particolare concentrazione nelle municipalità di Capo di Ponte, Ceto (Nadro), Cimbergo e Paspardo, Sonico, Sellero, Darfo Boario TermeOssimo dove esistono 8 parchi attrezzati per la visita. 

Si tratta del primo Patrimonio dell'umanità riconosciuto dell'UNESCO in Italia (1979), che ha riconosciuto oltre 140 000 figure, anche se nuove ininterrotte scoperte ne hanno progressivamente aumentato il numero complessivo portandole fino a duecentomila se non trecentomila.  

Le incisioni furono realizzate lungo un arco di tempo di ottomila anni, fino all'Età del ferro (I millennio a.C.); quelle dell'ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni ricordato dalle fonti latine. La tradizione petroglifica non si esaurì repentinamente: sono state identificate incisioni - anche se in numero assai ridotto, non comparabile con la grandiosa attività preistorica - di epoca romana, medievale e perfino contemporanea, fino al XIX secolo. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina; in numero minore quelle ottenute attraverso il graffito.  

Le figure si presentano a volte semplicemente sovrapposte senza ordine apparente, ma spesso invece appaiono in relazione logica tra loro, a illustrazione di un rito religioso o di una scena di caccia o di lotta; tale impostazione spiega lo schematismo delle immagini, ognuna delle quali è un ideogramma che rappresenta non tanto l'oggetto reale, ma la sua "idea". La loro funzione è riconducibile a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori - dapprima in ambito religioso, in seguito anche laico -, che si tenevano in occasioni particolari, singole o ricorrenti. Tra i segni più noti rinvenuti in Val Camonica spicca la cosiddetta Rosa camuna, che è stata adottata come simbolo ufficiale della regione Lombardia. Nel dialetto locale della Valle Camonica le incisioni rupestri vengono indicate col termine riduttivo di pitoti, ovvero pupazzi.  

Lo studio su base scientifica delle rocce arenarie incise risale al 1908, anno in cui apparve sulla rivista mensile del Touring Club Italiano un saggio riguardante i massi di Cemmo. Da allora l'esplorazione, la catalogazione e lo studio dei graffiti andò progressivamente estendendosi.  

Il sito preistorico della Valcamonica, ancora non completamente esplorato, si estende su un’area lunga 70 chilometri. Le figure, incise su circa 2440 rocce, sono più di 40.000. Queste incisioni rupestri, di cui esistono esempi in Spagna, nell'Assia, in Svezia ed in Gran Bretagna hanno carattere simbolico ed evocano scene di navigazione, di danza, di guerra, di aratura, di magia, ecc. e si dispiegano su un arco di tempo di 8 millenni che ha preceduto la nostra presente era. 

La grande quantità di figure, come al Monte Bego, è dovuta al particolare supporto roccioso, un'arenaria permiana (o Verrucano lombardo) a grana molto fine e cemento siliceo fortemente levigata dai ghiacciai.

Le incisioni sulla roccia arenaria sono ottenute con diversi stili:

- tracciando i contorni con uno strumento appuntito, creando quindi dei graffiti;

- con la tecnica a martellina, ovvero colpendo ripetutamente la superficie con un sasso;

- con la tecnica della martellina indiretta, usando un punteruolo metallico colpito da un percussore litico.

Le incisioni rupestri della Valcamonica costituiscono una straordinaria documentazione per immagini dei costumi e della mentalità preistorica. La decifrazione sistematica, la classificazione tipologica e lo studio cronologico di questi petroglifi ha portato un considerevole contributo nei campi della preistoria, della sociologia e dell’etnologia.  

Le più antiche figure (sebbene molto limitate di numero) risalgono alla fine del paleolitico (animali di grandi di grandi dimensioni, cervi, alci).

Il primo sostanzioso ciclo dell'arte rupestre camuna ha inizio con la fase finale del neolitico (metà del IV millennio a.C.), con la raffigurazione schematica di campi coltivati (cosiddette "mappe" o incisioni topografiche), in corrispondenza con l'introduzione di pratiche agricole più evolute e con l'invenzione dell'aratro.

Nella successiva età del Rame (III millennio a.C.) segue la realizzazione di statue stele e di composizioni monumentali (figure umane, pugnali, asce, scene di aratura a traino bovino, cervi e bovini allineati), di probabile significato e funzione rituale, collegate alla raffigurazione iconografica di divinità solari o alla venerazione memorialistica di antenati importanti.  

Con l'età del Bronzo Antico e Medio (figure di armi, asce, pugnali) ha termine il primo grande ciclo dell'arte rupestre camuna. 

Il secondo grande ciclo ha inizio con l'età del Bronzo Medio-Recente (metà II millennio a.C.), con la raffigurazione di figure umane schematiche (cosiddetti oranti).

L'età del Ferro (80% di tutte le figure, I millennio a.C.) vede una notevole "esplosione" figurativa, si raffigurano situazioni in movimento e le scene assumono carattere narrativo. Suggestivi esempi di arte rupestre derivano dalle scene di caccia o di combattimento, esaltazione di coraggio e virilità, e dalle raffigurazione di probabili cerimonie rituali.  

L'arrivo dei romani segna la fine del ciclo istoriativo camuno, proseguito in epoche successive (particolarmente nel medioevo) solo in maniera sporadica.

Le raffigurazioni sono diffusissime nella media Valle Camonica e rappresentano soprattutto:

Animali

- Cervo: diffuso soprattutto sulla sponda orientale dell'Oglio, presso il Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane. Sulla sponda occidentale sono eccezionali le scene di caccia ai cervi dalle corna a forma di lira del Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina. Per la simbologia si rimanda alla figura del Cervo nella mitologia.

- Uccelli: se ne possono distinguere chiaramente due tipologie: quelli con becco arcuato verso il basso, chiamati rapaci, e quelli con il becco verso l'alto, definiti uccelli acquatici. Si suppone che abbiano un valore psicopompico.

- Canidi: anche qua ti tipologie differenti: quelli con la coda arricciata verso l'alto si suppone siano animali domestici, quelli con la coda allungata sarebbero invece canidi selvatici come lupi o volpi.

Antropomorfi - Diffusi su entrambe le sponde dell'Oglio sono rappresentati sia da soli che in gruppo. le categorie più definibili sono:

- Oranti: personaggi con gambe larghe e braccia rivolte verso l'alto, in una supposta posizione di preghiera

- Duellanti: combattimenti tra due personaggi armati di spade e scudi. Forse combattimenti gladiatori.

Figure di capanna - Ampiamente diffuse sulla sponda orientale, soprattutto nella riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, sono delle raffigurazioni che rappresentano una struttura simile ad una abitazione coperta da tetto spesso spiovente. 

Fino ad oggi sono state catalogate oltre 1500 tipologie differenti di figura di capanna. Gli studiosi ritengono che non si tratti di rappresentazioni reali quanto di strutture astratte legate al culto dei morti.

Figure di paletta - Una delle raffigurazioni più misteriose della Valle Camonica. Diffusissima in certi settori, soprattutto nella parte nord-est della riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, sembra completamente assente da certi luoghi. Sicuramente doveva avere un forte valore simbolico.

Scene di aratura - Diffuse prevalentemente sulla sponda occidentale sono sicuramente legate al culto della fertilità, data la presenza di rappresentazioni di ierogamie nelle vicinanze.

Negli anni sessanta l'archeologo Emmanuel Anati, tra i primi a studiare sistematicamente il corpus nel suo complesso, stilò una prima cronologia delle incisioni rupestri, comparando lo stile e le tipologie di simboli scoperti e individuando possibili correlazioni con la periodizzazione storica tradizionale, dalla Preistoria al Medioevo.

Epipaleolitico - Le incisioni più antiche risalgono all'Epipaleolitico (o MesoliticoVIII-VI millennio a.C. circa), qualche millennio dopo il ritiro del ghiacciaio che ricopriva la Val Camonica (Glaciazione Würm), e furono opera di cacciatori nomadi di passaggio, che seguivano gli spostamenti degli animali. Le figure rappresentate infatti raffigurano animali di grandi dimensioni (cervi e alci), che costituiscono le tipiche prede di quel periodo. Sono presenti nel comune di Darfo Boario Terme, nel Parco comunale delle incisioni rupestri di Luine.

Neolitico - Con il Neolitico (V-IV millennio a.C. circa) si diffusero anche in Val Camonica le pratiche agricole, con la formazione dei primi insediamenti a carattere stanziale. Nel campo dell'arte rupestre, a costituire gli elementi principali delle composizioni sono figure umane e insiemi di elementi geometrici (rettangoli, cerchi, puntini, probabilmente interpretabili come rappresentazioni "topografiche" del territorio agricolo), attributi simbolici che completano il significato delle figure antropomorfe. Ve ne sono nella Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo[9]. Secondo alcuni studiosi peraltro tali figure antropomorfe schematiche (i cosiddetti "oranti") sarebbero da attribuire ad epoche più tarde, e in particolare all'età del Bronzo (II millennio a.C.). In questo modo solo le figure geometriche (le probabili "mappe") rappresenterebbero l'inizio dell'arte rupestre camuna post-paleolitica. Analoga sequenza è presente al Monte Bego (Francia), l'altro grande polo dell'arte rupestre alpina.

Età del rame - Durante l'Età del rame (o Calcolitico, III millennio a.C. circa), comparvero la ruota, il carro e le prime forme di metallurgia. Si assiste nell'arte rupestre alla realizzazione di massi istoriati con simboli celesti, animali, armi, arature, file di esseri umani e altri segni. A questi monumenti, conservati principalmente nel Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo e in quello di Asinino-Anvòia (Ossimo), si attribuisce una funzione rituale, collegata alla venerazione degli antenati.

Età del bronzo - Con l'Età del bronzo (II millennio a.C. circa) tra le incisioni su rocce affioranti prende il sopravvento il tema delle armi, a testimonianza del maggior rilievo assunto dai guerrieri nella società camuna del tempo, accanto a quello delle figure geometriche (cerchi e varianti) in continuità con le epoche precedenti.

Età del ferro - Le incisioni dell'Età del ferro (I millennio a.C.) sono quelle attribuite al popolo dei Camuni e costituiscono circa il 70-80% di tutte le figure censite. Le opere manifestano l'ideale di virilità e di eroica superiorità cui ambivano; dominano le rappresentazioni di duelli e di figure umane, anche di grandi dimensioni, che ostentano le proprie armi, la muscolatura e i genitali. Sono inoltre presenti capanne, labirinti, impronte di piede, scene di caccia, reticoli e simboli vari. Anche nell'età del Ferro sono presenti composizioni topografiche, risalenti ai secoli centrali del I millennio a.C. (VI-IV sec. a.C.), come nella famosa mappa di Bedolina, dapprima studiata alla fine degli anni sessanta del secolo scorso da Miguel Beltrán Llorís e più recentemente da Cristina Turconi per l'Università di Milano, una delle più conosciute rocce incise di tutta la Val Camonica.

Età romana - Durante la dominazione romana della Val Camonica (I-V secolo d.C.) l'attività petroglifica subì una forte contrazione, fino a entrare in una fase di latenza.

Età Moderna - Alla fine del Medioevo in Val Camonica si verifica una ripresa dell'attività istoriativa. Si tratta di varie tipologie di segni, sia di concezione cristiana (croci e scritte) sia di ambito civile. Non è dimostrata la tesi che le incisioni di epoca storica andarono a risacralizzare i precedenti segni precristiani. Al contrario le ultime ricerche hanno dimostrato che in epoca moderna le incisioni sono perlopiù di concezione laica. Tra gli esempi si ricordano: le spirali, le torri, i sistemi di fortificazione e difesa del territorio, antropomorfi armati e a cavallo, date, impiccati, chiavi. Tra i segni di concezione religiosa si trovano le croci, gli ostensori spesso associati alle bare.

Scoperta e valorizzazione - La prima segnalazione di rocce incise risale al 1909, anno in cui Walther Laeng (italianizzato Gualtiero) segnalò al Comitato Nazionale per la Protezione dei Monumenti due massi istoriati nei pressi di Cemmo. Lo stesso Laeng nel 1914 scrisse una breve nota sui due monumenti per la prima edizione della Guida d'Italia edita dal Touring Club Italiano. Soltanto negli anni venti, però, i massi incontrarono l'interesse di alcuni studiosi, come l'antichista Giovanni Bonafini, il geologo Senofonte Squinabol e, a partire dal 1929, l'antropologo torinese Giovanni Marro e l'archeologo fiorentino Paolo Graziosi. Ben presto vengono scoperte numerose incisioni anche sulle rocce circostanti e le ricerche, oltre che da Marro, vengono condotte anche da Raffaello Battaglia per conto della Soprintendenza alle Antichità di Padova.

Negli anni trenta la notorietà delle incisioni si diffuse in Italia e all'estero, tanto che nel 1935-1937 una vasta campagna di studi fu condotta dai tedeschi Franz Altheim ed Erika Trautmann. Altheim avviò una lettura ideologica in senso nazista delle incisioni, presto imitata in versione fascista anche da Marro, volta a identificarle come una testimonianza della supposta razza ariana ancestrale.

La mappatura e la catalogazione ripresero dopo la Seconda guerra mondiale, condotte sia da studiosi del neonato Museo di Scienze naturali di Brescia guidati da Laeng, sia da esperti nazionali e internazionali. Nel 1955, con l'istituzione, per iniziativa della sovraintendenza archeologica della Lombardia, del Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane, iniziò l'opera di tutela del patrimonio rupestre. 

Nel 1956 iniziarono le esplorazioni di Emmanuel Anati che scoprì nuovi petroglifi e condusse un'osservazione sistematica dell'intero patrimonio; tali studi gli permisero di dare alle stampe, nel 1960, il primo volume di sintesi generale sull'argomento: La civilisation du Val Camonica. Lo stesso Anati fondò, nel 1964, il Centro Camuno di Studi Preistorici, che si sarebbe fatto carico, oltre che delle ricerche sistematiche, della stampa e della divulgazione di vari volumi e di una propria pubblicazione periodica, il Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici (BCSP). Nel 1968 si svolse il primo Valcamonica Symposium, primo di una lunga serie di convegni, che riunì in Val Camonica numerosi studiosi d'arte e vita preistorica.

Dopo l'inclusione tra i Patrimoni dell'Umanità UNESCO promossa del Consiglio internazionale per i monumenti e i siti il 29 marzo 1979, si tenne a Milano la mostra I Camuni, alle radici della civiltà europea (1982). Le ricerche degli anni successivi hanno poi ulteriormente ampliato il patrimonio rupestre censito.

Parchi delle incisioni rupestri

Le incisioni rupestri sono raccolte in otto parchi tematici:

Nome

Località

Note

1.

Parco di Interesse Sovracomunale del Lago Moro, Luine e Monticolo

Darfo Boario Terme

Luine.jpg (316002 byte)LuineCervide.jpg (419342 byte)Vasta area protetta che contiene due aree principali: il sito del Parco di Luine e quello dei Corni freschi. Le incisioni si presentano particolarmente ostiche da osservare poiché il supporto roccioso è rappresentato da pietra Simona. 

2.

Parco archeologico di Asinino-Anvòia

Ossimo

Anvoia2.jpg (364768 byte)Anvoia3.jpg (394616 byte)Sorge su un'area di culto dell'Età del Rame con ricostruzioni di statue stele ivi ritrovate.

3.

Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo

Ceto Cimbergo Paspardo

CetoCimbergoPaspardo3.jpg (176913 byte)La Riserva è una vasta area naturale protetta, in gran parte boschiva, con castagneti e betulle, che si estende per 290 ha. Al suo interno si conservano oltre CetoCimbergoPaspardo4.jpg (857094 byte) 400 rocce incise con particolari concentrazioni nelle aree di Foppe (Nadro di Ceto), Campanine (Cimbergo), Plas, In Vall e Sottolaiolo (Paspardo).

4.

Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane

Capo di Ponte

Il primo parco fondato in Valle Camonica nel 1955. Si estende per 14 ettari con 104 rocce incise.

5.

Parco archeologico nazionale dei Massi di Cemmo

Capo di Ponte

Cemmo3.jpg (383160 byte)Conserva i Massi di Cemmo, due massi erratici con incisioni rupestri dell'età del rame che furono le prime incisioni segnalate della Valle Camonica nel 1909. Presenza di statue stele.

6.

Parco archeologico comunale di Seradina-Bedolina

Capo di Ponte

Seradina.jpg (380672 byte)Ultimo parco aperto in Valle Camonica nel 2005. Vi è la presenza di incisioni databili alla tarda età del Bronzo e del Ferro.

7.

Parco comunale archeologico-minerario di Sellero

Sellero

Sellero2_RosaCamuna.jpg (300867 byte)I primi ritrovamenti avvennero durante gli anni sessanta con la scoperta di venticinque figurazioni, tra cui la roccia dell'Idolo femminile.

8.

Percorso pluritematico del "Coren delle Fate"

Sonico

CorenFate3.jpg (496083 byte)CorenFate2.jpg (488981 byte)Presenza dell'incisione raffigurante l'Idolo di Sonico, accompagnata con due dischi solari, che ricorda un bambino in fasce.

PARCO COMUNALE DELLE INCISIONE RUPESTRI DI LUINE A DARFO BOARIO TERME (BRESCIA) - Il Parco abbraccia una vasta area verde nei territori di Darfo Boario Terme e Angolo Terme, in cui ricadono due ambiti archeologici: Luine e i Corni Freschi.

L’area archeologica di Luine, in posizione dominante rispetto all’abitato di Darfo B.T. ha restituito, oltre alle numerose incisioni rupestri, resti di probabili luoghi di culto, fondi di capanna e strutture murarie a secco, che potrebbero testimoniare la presenza di un “santuario” usato da una o più comunità preistoriche per svolgere cerimonie collettive. Sugli affioramenti di pietra Simona, dal caratteristico colore viola, si contano più di 100 pannelli istoriati.

A Luine si possono vedere le più antiche incisioni rupestri del ciclo camuno, risalenti al periodo mesolitico, forse eseguite da cacciatori seminomadi che hanno utilizzato la valle come territorio di caccia sul finire delle grandi glaciazioni. Successivamente la zona fu abbandonata per diventare nuovamente luogo di culto e incisione verso la fine del Neolitico e soprattutto nell’età del Bronzo e del Ferro.

Le rocce principali sono dotate di cartellonistica esplicativa e tutti i percorsi sono ben segnalati e mantenuti. Segnaliamo la grande roccia 34, imperdibile per la sua importanza storica e per la sua bellezza artistica. Si tratta di un’enorme superficie inclinata che le incisioni ricoprono quasi completamente, abbracciando l’intero ciclo artistico camuno: dalla grande sagoma di animale databile a circa 10.000 anni fa, ai guerrieri di età del Ferro del I millennio a.C.

Quasi tutto il repertorio camuno si concentra su questa roccia, considerata fra le più belle della Valle Camonica. Nella parte alta si leggono le grandi sagome di guerrieri a corpo quadrato (alte quasi un metro) risalenti alla fine dell’età del Ferro; sotto, si trovano grandi reticoli affiancati da figure di duellanti più piccole. Si leggono chiaramente figure più enigmatiche: un meandro, un labirinto e una rosa camuna, mentre un mammellone sporgente ospita una composizione di armi di età del Bronzo. Nelle limpide giornate invernali, la vista dal basso di questa roccia emoziona e toglie il respiro!

Sempre a Luine è documentata un’importante fase neolitica, ma soprattutto una quantità eccezionale di raffigurazioni di armi e composizioni geometriche di età del Rame e del Bronzo. Fra queste ultime spiccano senza dubbio le non comuni rappresentazioni di alabarde, oggetti di prestigio rimasti in uso non oltre l’antica età del Bronzo (inizi del II millennio a.C.).

L’area del masso dei Corni Freschi, sulla riva destra dell’Oglio alla base della collina del Monticolo, fa parte del complesso di siti di culto che nel corso dell’età del Rame (III millennio a.C.) caratterizzano diverse località della Valle Camonica.

Il masso, segnalato nel 1961 da Emmanuel Anati, è un grande blocco di arenaria precipitato dal versante roccioso alle sue spalle: al centro della parete verticale è stata incisa una composizione di nove alabarde, dalla quale deriva l’altro nome con il quale viene indicato: “Roccia delle alabarde”. Le armi sono state incise a grandezza pressoché naturale, con lame che vanno da 25 a 30 cm di lunghezza circa.

Simili contesti, nei quali grandi massi staccatisi da pareti sono stati incisi e sono divenuti parte integrante di aree sacre, sono noti anche in altre località della Valle Camonica: a Cemmo di Capo di Ponte e presso la roccia 30 di Foppe di Nadro, nel comune di Ceto. I confronti tipologici ed iconografici, sia con analoghe armi rinvenute in contesti di scavo (Villafranca – VR) sia con raffigurazioni simili incise su altri massi della Valle Camonica (la stele Cemmo 3), hanno permesso di datare le istoriazioni dei Corni Freschi alla fine dell’età del Rame (seconda metà del III millennio a.C.).

PARCO ARCHEOLOGICO DI ANVOIA, OSSIMO - Il parco archeologico di Asinino-Anvòia sull’altopiano di Ossimo-Borno permette di approfondire il tema dei santuari megalitici dell’età del Rame (III millennio a.C.). Qui, infatti, sono note diverse aree di culto con allineamenti di stele e massi, attorno ai quali si svolgevano cerimonie e riti (Anvòia, Pat, Passagròp e Ceresolo di Malegno).

Percorrendo per circa 2 km la strada carreggiata che parte dalla Chiesa di S. Rocco di Ossimo Inferiore, si arriva in automobile all’ingresso del parco in località Asinino.

Una serie di pannelli informativi illustra le campagne di scavo condotte nell’area di di Anvòia da Francesco Fedele (Università Federico II di Napoli, scavi 1988-2003), nel corso delle quali sono stati ritrovati quattro massi, allineati secondo un orientamento nord-sud. Di questi, tre erano rivolti a est con le facce principali istoriate. Particolarmente importante il ritrovamento “in situ” di offerte votive, buche di palo e ammassi di ciottoli con presenza di resti di stele, forse rotte intenzionalmente.

Le raffigurazioni incise sulle superfici dei tre massi maggiori richiamano, in maniera molto stilizzata, volti umani; è possibile riconoscere linee parallele a forma di “U” o di “T”, triangoli sovrapposti, pendagli ad occhiale e collari. Solo sul monolite denominato “M3” sono presenti alcune raffigurazioni di pugnali a lama triangolare e pomo semilunato, di tipo "Remedello"  (2800-2400 a.C.).

L’antico sito calcolitico è illustrato da un plastico che mostra come si presentava 4.500 anni fa e da riproduzioni in resina degli originali, rimossi per motivi conservativi.

RISERVA NATURALE INCISIONI RUPESTRI DI CETO, CIMBERGO E PASPARDO A NADRO - La riserva nata nel 1983 per valorizzare l'immenso patrimonio artistico della Valle Camonica, si sviluppa attraverso i tre comuni di Ceto, Cimbergo e Paspardo. E' una vasta area protetta, in gran parte boschiva, contenente al suo interno numerosissimi reperti di incisioni rupestri. 

La Riserva Naturale delle Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo è l’area archeologica protetta più grande della Valle Camonica, con oltre 400 rocce incise. Si estende per circa 300 ettari abbracciando i tre paesi di Nadro di Ceto, Cimbergo e Paspardo.

L'ingresso a questa vasta area boschiva può essere effettuato in differenti punti, attraverso strade agro-silvo-pastorali, ma il percorso che si diparte dal paese di Nadro è sicuramente il più accessibile. In questo luogo è possibile ammirare la ricostruzione di due abitazioni preistoriche, dalle quali si prosegue lungo il percorso che si sviluppa attraverso un gran numero di rocce ricche di incisioni rupestri. I petroglifi rappresentano differenti periodi storici che vanno dall'età del rame fino all'età medievale; ogni roccia è riportata su pannelli esplicativi che ne facilitano la lettura.

La visita inizia dal Museo didattico della Riserva con sede a Nadro (infopoint, biglietteria, audio guide, bookshoop, wi-fi, servizi) e prosegue in uno dei numerosi percorsi di visita con accesso da Nadro di Ceto (per Foppe), da Cimbergo (per Campanine – Figna) e da Paspardo (per Plas – Capitello, In Vall e Sottolaiolo). Gli itinerari di visita consentono, in poche ore o più giorni, di ammirare molteplici aspetti della riserva: siti archeologici, aspetti etnografici ed ambientali.

L’area di Foppe di Nadro è un susseguirsi di superfici fittamente istoriate organizzate in un piacevole percorso ad anello. Le incisioni ritrovate vanno dal V millennio a.C. fino all’alto medioevo; particolarmente importanti le figurazioni dell’età del Bronzo (II millennio a.C. con una ricca tipologia di armi) e i leggiadri guerrieri riferibili alla fase di influenza etrusca (età del Ferro medio). All’ingresso dell’area istoriata, su un leggero pianoro, è allestita un’area di sosta dedicata all’attività didattica con una simulazione di scavo archeologico, la ricostruzione di una capanna neolitica e di una casa retica dell’età del Ferro.

La rocca di Cimbergo (XII-XIII sec.) incombe sul sentiero che conduce a Campanine, dove le ricerche archeologiche, da poco concluse, hanno individuato più di 100 rocce istoriate, di cui solo una dozzina organizzata nel percorso di visita turistico. L’area iniziò ad essere istoriata durante l’età tardo-neolitica (fine IV mill. a.C.), fu momentaneamente abbandonata durante i secoli successivi (poche le incisioni del II mill. a.C.) e il suo utilizzo riprese nell’ultimo millennio a.C. Vi è stata inoltre individuata una ricchissima e finora unica concentrazione di istoriazioni eseguite dalla fine dell’epoca romana fino alla piena età moderna.

A causa della sua considerevole estensione, l’area archeologica di Paspardo è suddivisa in sottoaree immerse in un suggestivo ambiente montano, in buona parte integro, ciascuna caratterizzata da stili esecutivi e da soggetti unici non riscontrabili in altre zone della Valle. Segnaliamo le zone aperte al pubblico e dotate di infrastrutture turistiche, tutte comodamente raggiungibili a piedi dal paese: Plas – Capitello, In Vall e Sottolaiolo.

PARCO NAZIONALE DELLE INCISIONI RUPESTRI DI NAQUANE A CAPO DI PONTE (BRESCIA) - Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte, è stato il primo parco istituito in Valle Camonica nel 1955. L’area si estende per oltre 14 ettari e costituisce uno dei più importanti complessi di rocce incise nell’ambito del sito del Patrimonio Mondiale UNESCO n. 94 “Arte Rupestre della Valle Camonica”. Al suo interno, in uno splendido ambiente boschivo, è possibile ammirare ben 104 rocce incise, corredate da pannelli informativi e suddivise in 5 percorsi di visita facilmente percorribili per circa 3 Km. La visita completa di tutti i percorsi richiede almeno 4 ore.

Su queste ampie superfici di arenaria di colore grigio-violaceo, levigate dall’azione dei ghiacciai, gli antichi abitanti della valle realizzarono immagini picchiettando con un percussore litico o, più raramente, incidendo con uno strumento a punta. La cronologia delle istoriazioni del Parco si colloca tra il Neolitico (V-IV millennio a.C.) e l’età del Ferro (I millennio a.C.), anche se non mancano incisioni di età storica. L’epoca meglio rappresentata è sicuramente l’età del Ferro, quando la Valle era abitata dai Camunni delle fonti romane.

Alcune rocce sono di notevoli dimensioni, come la Roccia 1, che colpisce il visitatore per la straordinaria ricchezza e varietà delle figure incise, circa un migliaio. Sono presenti molte figure di animali, uomini armati, telai verticali a pesi, palette, edifici, coppelle e un labirinto.

Molte rocce sono dominate da figure umane realizzate in modo schematico, nella posizione detta dell’orante: hanno braccia rivolte verso l’alto, gambe contrapposte e corpo lineare, con alcune varianti. Gli studi mostrano la lunga durata di questo tipo di figura che ha inizio nel Neolitico e perdura fino agli inizi età del Ferro. Sulle rocce del Parco possono essere presenti guerrieri, cavalieri, animali, edifici, figure simboliche ed iscrizioni camune, a volte interpretati come elementi di scene di significato complesso, ma è necessaria molta prudenza. 

Molto spesso le superfici rocciose erano ripetutamente incise, sovrapponendo tra loro figure di età diverse. È così che ad esempio è nata la cosiddetta “scena del villaggio” della roccia 35, dove alcuni edifici che si sovrappongono a precedenti scene di caccia al cervo sembrano mostrare un villaggio con le sue attività. Alcune figure presentano una particolare valenza artistica, come la famosa raffigurazione del sacerdote che corre della roccia 35. In alcuni casi abbiamo vere e proprie raffigurazioni divine, come nel caso della Roccia 70, dove una figura di grandi dimensioni, dalle evidenti corna di cervo, è interpretata come il dio Cernunnos, che trova confronti con il celebre calderone di Gundestrup (Danimarca).

PARCO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DEI MASSI DI CEMMO - Nella piccola valle di Pian delle Greppe, a poca distanza dalla frazione omonima di Capo di Ponte, sorge il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo. Un’area archeologica non solo di grande suggestione per il contesto naturale, ma anche di grande importanza nella storia degli studi dell’arte camuna. La segnalazione dei massi, infatti, avvenuta nel 1909 ad opera del giovane geografo Gualtiero Laeng, costituisce la prima menzione di incisioni rupestri nella Valle Camonica. Da allora sono stati numerosi gli studiosi che hanno condotto indagini nell’area o hanno proposto un’analisi delle istoriazioni. 

A partire dalle ricerche di Emmanuel Anati per il Centro Camuno di Studi Preistorici (1962) fino agli interventi che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia ha avviato a partire dai primi anni ’80, in occasione di lavori pubblici nell’area. Proprio le ultime indagini, promosse in previsione della creazione del parco (inaugurato nell’ottobre del 2005), hanno finalmente permesso la ricostruzione della complessa e lunga storia del sito.

L’area dei due massi, precipitati dalla parete retrostante all’inizio dell’Olocene, risulta già frequentata nel Mesolitico Antico (circa IX millennio a.C.) e nel Neolitico Recente (IV millennio a.C.), ma è trasformata in un vero e proprio santuario megalitico nell’età del Rame, quando i due massi furono incisi e la zona antistante venne circoscritta da tre solchi di aratura e arricchita da molte altre stele.

Nell’età del Bronzo fu costruito un grande muro, largo alla base 2,50 metri, che circoscrive lo spazio sacro, che viene ristrutturato anche nell’età del Ferro (V/IV-II/I sec. a.C). Il santuario perdura in età romana e viene definitivamente disattivato con l’avvento del Cristianesimo: le stele sono abbattute e in parte buttate in grandi fosse.

Sul Masso 2, oltre alle raffigurazioni di animali (stambecchi, cerbiatte e canidi in cui si riconoscono branchi di lupi ed un cane raffigurato con la coda all’insù), si riconoscono armi (un’ascia, un’alabarda e numerosi pugnali) e figure umane stilizzate. Si possono ammirare due celebri raffigurazioni legate alle innovazioni tecnologiche del III millennio a.C.: un carro a quattro ruote piene e un aratro.

Sul Masso 1 sono incise oltre centocinquanta raffigurazioni comprendenti animali (cervi dalle grandi corna ramificate, cerbiatte, camosci con corte corna ad uncino, stambecchi, cinghiali o maiali, canidi e bovidi), pugnali e una scena di aratura.

Le oltre 20 stele e gli altri materiali, rinvenuti nel corso delle recenti indagini, hanno trovato collocazione nel MuPre – Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica a Villa Agostani a Capo di Ponte.

PARCO ARCHEOLOGICO COMUNALE DI SERADINA-BEDOLINA A CAPO DI PONTE (BRESCIA) - La riserva, raggiungibile dal paese di Capo di Ponte, copre un territorio posto tra i 400 e i 600 m s.l.m. Soggetta ad una particolare esposizione del sole, l’area è caratterizzata da una flora specifica di climi più caldi. Vicino agli alberi tipici della media valle, è possibile ammirare alcune specie particolari come l’Opuntia Compressapiccolo fico d’India che con i suoi frutti viola richiama le sfumature della roccia affiorante.

Figure e segni di quest’area sono segnalati dai vari studiosi fin dagli anni trenta del Novecento, ma vere e proprie ricerche sistematiche iniziano solo nel 1963, quando Emmanuel Anati, direttore e fondatore del Centro Camuno di Studi Preistorici, pone la sua attenzione sul sito. Nei successivi tre anni, Anati individua le sottoaree in cui la zona è divisa ancora oggi: Seradina I-Corno, Seradina I-Ronco Felappi, Seradina II, Seradina III e Bedolina, quest’ultima resa famosa dall’insieme di incisioni definite Mappa di Bedolina.

Negli anni seguenti il Centro Camuno concentra i suoi studi sulla grande roccia 12 di Seradina I, mentre nel frattempo la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia decide di salvaguardare la Mappa di Bedolina grazie ad un restauro conservativo.

All’interno del Parco è possibile apprezzare, grazie a cinque percorsi di visita, varie tipologie di incisioni. L’occhio del visitatore può ammirare i maestosi guerrieri-cacciatori, le numerose scene di aratura, la capanne e le iscrizioni in Nord Etrusco. Percorrendo il sentiero che collega l’area di Seradina a Bedolina, si può restare affascinati dalle incisioni di corni, probabili strumenti musicali ed arrivare a scoprire la Mappa di Bedolina, posizionata su una terrazza naturale che permette di abbracciare con lo sguardo tutto il paesaggio sottostante.

Di notevole importanza è la roccia 12 di Seradina I, sulla quale è possibile ammirare un centinaio di figure incise. Estremamente curate e dinamiche rappresentano scene di caccia al cervo e scene di aratura: si riconoscono duellanti, cavalieri, cervi dalle grandi corna, cani dalla bocca spalancata, eroi che fermano a mani nude serpenti e oranti con le braccia alzate.

Oltre a queste figure, realizzate con un tratto fine e sicuro, tipiche di quest’area sono anche le rappresentazioni di armati dai corpi squadrati, che sono stati incisi all’interno.

All’ingresso del primo percorso di visita sono ubicate due cascine di servizio con saletta di proiezione che presenta il Parco, una mostra permanente dei calchi in gesso della collezione “Battista Maffessoli” (fedeli riproduzioni delle più importanti rocce incise della Valle Camonica), la mostra fotografica "Nel bosco dei Graffiti" e un'area relax.

PARCO COMUNALE DI SELLERO (BRESCIA) - Il Parco Comunale Archeologico e Minerario di Sellero racchiude ben quattro diversi siti d’arte rupestre e l’area mineraria di Carona. 

Testimoniata fin dall’età del Ferro, primo millennio a.C., l’attività mineraria segna l’economia della Valle Camonica durante tutta l’età storica, divenendo preponderante nel XVI e XVII secolo.

Le miniere di Carona, poste a nord-ovest del paese di Sellero, a circa 800 m. s.l.m., sono caratterizzare da cunicoli, gallerie e resti di alloggiamenti per gli operai e per gli attrezzi e sono state sfruttate a partire dalla fine dell’800 fino al 1951. Ricche di carbonato di calcio, calcopirite e quarzo presentano anche rame e ferro. 

Dei quattro siti d’arte rupestre solo uno, quello di Carpène, è stata attrezzato con un percorso di visita.

Lasciata l’auto nel paese di Sellero, vicino al torrente Re, è possibile raggiungere le rocce di Carpène, percorrendo un sentiero che sale di quota, alternando salite a tratti pianeggianti. Dopo una breve camminata (25-30 minuti) si arriva all’area attrezzata dov’è possibile ammirare alcune delle circa venti superfici che compongono questo sito.

Le prime indagini sistematiche nell’area, già segnalata negli anni ’30 del ‘900, sono degli anni ’80 quando l’amministrazione comunale richiede l’intervento del Centro Camuno di Studi Preistorici. 

Nel 2008, su impulso del Dipartimento Valcamonica Lombardia del Centro Camuno, nasce il parco comunale Archeologico e Minerario di Sellero, dove il valore dell’arte rupestre si unisce alla tutela della natura circostante.

Le superfici affioranti sono caratterizzate da una roccia dura con striature metalliche che denunciano la presenza di quarzo al loro interno, difficili da incidere sono state scelte dall’uomo della preistoria fin dal Neolitico (fine IV-inizi III millenio a.C.). Le figure presenti testimoniano una pausa dell’azione incisoria nell’età del Rame e del Bronzo (III-II millennio a.C.) e un significativa ripresa della produzione nell’età del Ferro (I millennio a.C.).

Tra le rocce indicate dal percorso, la grande roccia 2-3 offre la possibilità di osservare alcune delle figure più importanti del parco, su questa superficie si riconosce il maestoso insieme di elementi geometrici definito da alcuni studiosi “idolo femminile” da altri “mappa topografica”; il “viandante”, forse rappresentazione del dio celtico Esus, e la più grande incisione di “Rosa Camuna” ad oggi conosciuta.

Le restanti superfici offrono la possibilità di ammirare uno dei temi peculiari dell’età del Ferro: i guerrieri, rappresentati singoli o in scene corali. Caratterizzati da scudi, spade o lance ed elmi gli armati segnano la roccia 1 e la vicina roccia 4. Alternati a palette, canalette e coppelle sono quasi sempre appiedati, tranne per alcune affascinanti scene di cavalieri, fra le quali uno sembrerebbe intento in una prova di abilità in piedi sul cavallo.

PERCORSO PLURITEMATICO DEL "COREN DELLE FATE" - Il Percorso Pluritematico del “Coren delle Fate” di Sonico, posto all’interno dell’esteso Parco dell’Adamello, è stato oggetto nel 2007 di un intervento di valorizzazione.

L’area, segnalata per la prima volta nel 1950, è studiata in un primo momento da Emmanuel Anati, fondatore e direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici, che scopre e pubblica l”idolo di Sonico”, figura geometrica sulla roccia 1. Successivamente, il lavoro di Ausilio Priuli (anni ’90) permette una più larga indagine dell’area con l’individuazione di nuove superfici incise e la creazione del parco.

Situata in Alta Valle Camonica, l’area è caratterizzata dalla presenza di rocce micascistiche (Scisti di Edolo), rocce dure e rugose, difficili da incidere. Tipiche anche del vicino parco comunale archeologico e minerario di Sellero, queste pietre differiscono dalle superfici dei parchi della media valle: arenarie permiane di colore violaceo più facili da scalfire.

Lasciata l’auto nei pressi del centro storico del paese di Sonico, si intraprende il percorso segnalato dai pannelli del Parco dell’Adamello. Il sentiero si inoltra lungo un affascinante bosco di castagni in leggera salita per alcuni minuti fino a giungere a un bivio dove, seguendo le indicazioni dei pannelli, si imbocca il ripido percorso che conduce alle rocce incise.

Giunti alla roccia 1, la prima superficie che si incontra lungo il sentiero, non si può non rimanere incantati dalla visuale circostante: queste incisioni sono tra le più settentrionali della valle e si trovano in un luogo strategico, posto in posizione dominante rispetto all’abitato moderno. Da questa terrazza naturale è possibile ammirare l’inizio della Valle di Corteno, collegamento con la Val Tellina, e il paese di Edolo, superato il quale si può raggiungere il Passo del Tonale e quindi il Trentino.

Le incisioni che si possono ammirare sulle superfici affioranti sono quasi esclusivamente di due tipologie: figure geometriche e palette. Cerchi, linee e coppelle (piccole incisioni circolari) si alternano e abbinano in svariati modi creando giochi e composizioni spesso uniti tra loro da linee e canalette. Secondo un primo studio, avanzato dal prof. Anati negli anni ’60 del ‘900, alcune figure circolari della roccia 1 avrebbero rappresentato un “idolo”, databile al Neolitico (V-IV millennio a.C.). Successive ricerche hanno avanzato l’ipotesi che si tratti di rappresentazioni topografiche, riscontrabili in molte zone della valle. 

Tra le varie figure presenti, molto interessanti sono le ruote raggiate, probabilmente legate alla ciclicità del sole e alla sacralità del fuoco. A fianco delle numerose raffigurazioni geometriche, sono invece rare le incisioni figurative. Tra queste, molto diffuse sono le figure di “palette”.

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