Il
parco nazionale del monte
Kenya fu istituito nel 1949 e
protegge la regione
circostante il Monte Kenya, la
seconda montagna più alta
d’Africa (5.199 metri).
Diverse
furono le ragioni per cui il
governo del Kenya istituì il
parco: l’importanza del
turismo per l’economia
locale e nazionale, la
conservazione del paesaggio,
la conservazione della
biodiversità all’interno
del parco e la conservazione
dell’acqua per le zone
circostanti.
La
popolazione dei Kikuyu giunse
da queste parti tra il XVI e
il XVIII secolo, migrando
dalle regioni pianeggianti a
est del Lago Turkana in cerca
di terre fertili.
Giunti
sull'altopiano appena a sud
dell'equatore trovarono una
distesa infinita di verdi
pascoli, ma anche una
gigantesca montagna, che
pensarono fosse il rifugio
dell'essere supremo Ngai - o
Mwene Nyaga, "il maestro
della luce" - e di sua
moglie Mumbi. Quel monte
allora fu chiamato Kere Nyaga,
"la montagna della
luce". Di lì, attraverso
la storpiatura dello swahili,
divenne il Monte Kenya, dal
quale finì per prendere il
nome l'intero Paese.
Il Monte Kenya è considerato
sacro dalle popolazioni Embu,
Kikuyu e Meni. Secondo la loro
religione, la vetta è abitata
dal dio Ghai e viene ritenuta
un inviolabile tabù. Per
questa ragione, l'uscio delle
loro abitazioni è sempre
rivolto verso la montagna, che
non può essere scalata
nemmeno per accompagnare
escursionisti stranieri. Sulla
sua superficie si estende uno
dei più straordinari parchi
nazionali di tutta l'Africa.
Formato da un massiccio dalle
dimensioni pari alla metà di
quelle del Kilimagiaro, il
Monte Kenya ha un diametro di
100 chilometri
.
In origine, l'altitudine della
montagna era decisamente
superiore: secondo gli
esperti, durante il periodo di
attività,
da
3,1 a
2,6 milioni di anni fa,
raggiungeva addirittura i
6500 metri
di quota.
Le sue cime più alte sono
coperte da dodici ghiacciai,
attualmente in fase di rapida
regressione a causa del
surriscaldamento del pianeta.
Tra questi, il Lewis è
l'unico ghiacciaio tropicale a
essere sottoposto a
osservazione e studio
costanti. Altri massicci
equatoriali, come il
Kilimangiaro in Tanzania, i
Virunga nella Repubblica
Democratica del Congo o il
Ruwenzori in Uganda, che
possiedono caratteristiche,
specie vegetali e animali
comuni, sono stati inseriti
nell'Elenco dei luoghi
dichiarati dall'UNESCO
Patrimonio dell'Umanità.
Ma il Monte Kenya costituisce
un caso a parte non solo per i
suoi picchi che dominano valli
glaciali, ma anche per l'ampia
area forestale che ne ricopre
le pendici. All'interno
dell'area si possono
individuare diverse zone,
tutte estremamente
interessanti: il bosco che
occupa il limite della
vegetazione arborea, le
elevate estensioni desertiche
e le numerose aree pantanose,
a cui si deve aggiungere
un'importante distesa di bambù
situata ad altezze inferiori.
L'area è gestita dal
Dipartimento Forestale
L'area protetta comprende il Mount Kenya National Park,
istituito nel 1949, esteso su
71.500 ettari
di superficie, e
la Mount Kenya
Naturai Forest, che occupa
altri
70.530 ettari
. L'intensità dei venti
provenienti dall'Oceano
Indiano determina
precipitazioni molto
differenziate, che variano dai
900 millimetri
all'anno nel nord ai 2300
dell'area sud-orientale. Il
che, sommato a una gamma
altimetrica compresa tra 1600
e
5199 metri
, da origine a una grande
biodiversità vegetale.

Nelle zone secche a bassa quota dominano specie di
podocarpacee e ginepri, mentre
in quelle umide prevale
Cassipourea mahsana. Tra i
2500 e i
3000 metri
, soprattutto nella fascia
umida a sud-est, le pendici
sono ricoperte da
28.000 ettari
di foresta di bambù. Salendo
oltre i 3000 metri
la volta forestale tende ad
aprirsi, lasciando spazio a
una vegetazione in cui
predominano specie indigene di
valore conservativo, tra cui
la canfora, l'ulivo selvatico
e Hagenia abyssinica.
La fauna, prevalentemente diffusa nelle aree basse e nella
foresta di bambù, comprende
numerosi mammiferi, tra cui
l'irace degli alberi, la
mangusta dalla coda bianca,
l'elefante, il rinoceronte
nero e il leopardo, che si
spinge anche a quote più
elevate per sfuggire alla
pressione sull'habitat.
Una recente indagine condotta da Christian Lambrechts,
dello United Nations
Environment Programme, ha
infatti evidenziato massicce
attività umane: le foreste più
basse, fino ai
2500 metri
, sono seriamente minacciate
dall'agricoltura e
dall'allevamento, mentre più
in alto sono stati rilevati il
taglio di alberi pregiati per
uso commerciale, la produzione
di carbone di legna e persino
la coltivazione della canapa
indiana. Il governo di Nairobi
ha pertanto emanato, nel
dicembre 1999, il Forest Act,
con cui affidava alla tutela
del Kenya Wildlife Service
tutta l'area del Monte Kenya,
estendendo la superficie
protetta a
212.400 ettari
e consentendo solo il taglio
delle specie non indigene sui
versanti più bassi.

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