Parco Nazionale e foresta naturale del Monte Kenya
Kenya
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1997-2013
  
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Il parco nazionale del monte Kenya fu istituito nel 1949 e protegge la regione circostante il Monte Kenya, la seconda montagna più alta d’Africa (5.199 metri).

Diverse furono le ragioni per cui il governo del Kenya istituì il parco: l’importanza del turismo per l’economia locale e nazionale, la conservazione del paesaggio, la conservazione della biodiversità all’interno del parco e la conservazione dell’acqua per le zone circostanti.

La popolazione dei Kikuyu giunse da queste parti tra il XVI e il XVIII secolo, migrando dalle regioni pianeggianti a est del Lago Turkana in cerca di terre fertili.

Giunti sull'altopiano appena a sud dell'equatore trovarono una distesa infinita di verdi pascoli, ma anche una gigantesca montagna, che pensarono fosse il rifugio dell'essere supremo Ngai - o Mwene Nyaga, "il maestro della luce" - e di sua moglie Mumbi. Quel monte allora fu chiamato Kere Nyaga, "la montagna della luce". Di lì, attraverso la storpiatura dello swahili, divenne il Monte Kenya, dal quale finì per prendere il nome l'intero Paese.

Il Monte Kenya è considerato sacro dalle popolazioni Embu, Kikuyu e Meni. Secondo la loro religione, la vetta è abitata dal dio Ghai e viene ritenuta un inviolabile tabù. Per questa ragione, l'uscio delle loro abitazioni è sempre rivolto verso la montagna, che non può essere scalata nemmeno per accompagnare escursionisti stranieri. Sulla sua superficie si estende uno dei più straordinari parchi nazionali di tutta l'Africa.  

Formato da un massiccio dalle dimensioni pari alla metà di quelle del Kilimagiaro, il Monte Kenya ha un diametro di 100 chilometri

In origine, l'altitudine della montagna era decisamente superiore: secondo gli esperti, durante il periodo di attività, da 3,1 a 2,6 milioni di anni fa, raggiungeva addirittura i 6500 metri di quota.

Le sue cime più alte sono coperte da dodici ghiacciai, attualmente in fase di rapida regressione a causa del surriscaldamento del pianeta. Tra questi, il Lewis è l'unico ghiacciaio tropicale a essere sottoposto a osservazione e studio costanti. Altri massicci equatoriali, come il Kilimangiaro in Tanzania, i Virunga nella Repubblica Democratica del Congo o il Ruwenzori in Uganda, che possiedono caratteristiche, specie vegetali e animali comuni, sono stati inseriti nell'Elenco dei luoghi dichiarati dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.

Ma il Monte Kenya costituisce un caso a parte non solo per i suoi picchi che dominano valli glaciali, ma anche per l'ampia area forestale che ne ricopre le pendici. All'interno dell'area si possono individuare diverse zone, tutte estremamente interessanti: il bosco che occupa il limite della vegetazione arborea, le elevate estensioni desertiche e le numerose aree pantanose, a cui si deve aggiungere un'importante distesa di bambù situata ad altezze inferiori. L'area è gestita dal Dipartimento Forestale  

L'area protetta comprende il Mount Kenya National Park, istituito nel 1949, esteso su 71.500 ettari di superficie, e la Mount Kenya Naturai Forest, che occupa altri 70.530 ettari . L'intensità dei venti provenienti dall'Oceano Indiano determina precipitazioni molto differenziate, che variano dai 900 millimetri all'anno nel nord ai 2300 dell'area sud-orientale. Il che, sommato a una gamma altimetrica compresa tra 1600 e 5199 metri , da origine a una grande biodiversità vegetale. 

Nelle zone secche a bassa quota dominano specie di podocarpacee e ginepri, mentre in quelle umide prevale Cassipourea mahsana. Tra i 2500 e i 3000 metri , soprattutto nella fascia umida a sud-est, le pendici sono ricoperte da 28.000 ettari di foresta di bambù. Salendo oltre i 3000 metri la volta forestale tende ad aprirsi, lasciando spazio a una vegetazione in cui predominano specie indigene di valore conservativo, tra cui la canfora, l'ulivo selvatico e Hagenia abyssinica. 

La fauna, prevalentemente diffusa nelle aree basse e nella foresta di bambù, comprende numerosi mammiferi, tra cui l'irace degli alberi, la mangusta dalla coda bianca, l'elefante, il rinoceronte nero e il leopardo, che si spinge anche a quote più elevate per sfuggire alla pressione sull'habitat. 

Una recente indagine condotta da Christian Lambrechts, dello United Nations Environment Programme, ha infatti evidenziato massicce attività umane: le foreste più basse, fino ai 2500 metri , sono seriamente minacciate dall'agricoltura e dall'allevamento, mentre più in alto sono stati rilevati il taglio di alberi pregiati per uso commerciale, la produzione di carbone di legna e persino la coltivazione della canapa indiana. Il governo di Nairobi ha pertanto emanato, nel dicembre 1999, il Forest Act, con cui affidava alla tutela del Kenya Wildlife Service tutta l'area del Monte Kenya, estendendo la superficie protetta a 212.400 ettari e consentendo solo il taglio delle specie non indigene sui versanti più bassi.