I confini del Parco Nazionale
del Banco di Arguin, istituito
nel 1976 su una superficie di
circa
1.200.000 ettari
, formano un rettangolo che
misura all'incirca 200
chilometri
in direzione nord-sud e
80 in
direzione est-ovest. Il Parco
racchiude tre ecosistemi ben
differenziati: il settore
terrestre, la costa
punteggiata da alcune isole,
fra le quali Tidra, e il
settore marino con acque
litoranee poco profonde che
raramente superano i cinque
metri.
Ci fu un tempo, tra 7000 e 4000 anni fa, in cui il clima
del Sahara era assai più
mite, tanto da favorire
l'insediamento umano e la
prosperità di grandi comunità
faunistiche. In quell'epoca il
paesaggio di Banc d'Arguin
doveva essere simile
all'attuale estuario del fiume
Senegal, con i wadi Téguédé,
Chibka e Chrack che portavano
le loro acque fino alla baia
di St. Jean. Ma la
desertificazione era alle
porte. I grandi mammiferi si
spostarono verso sud e i
villaggi di pescatori e
allevatori del Neolitico
furono abbandonati. Di quei
tempi è rimasta traccia solo
nei 3000 ettari
di mangrovie relitte
(Avicennia africana), che
emergono da banchi costieri di
fango e da marcite interne.
Il settore terrestre è
costituito da un arido deserto
sabbioso, con precipitazioni
medie annue di 34-
40 millimetri
. I venti sono insistenti e
talvolta raggiungono la
velocità di 28 chilometri
orari. Dal punto di vista botanico, il parco occupa l'area in cui
si incontrano la vegetazione
paleoartica e quella
afro-tropicale.
Lungo le sabbie della costa si trovano alofite come Salsola
baryosma, Salicornia
senegalensis e Suaeda
fructicosa, mentre le dune
sono dominate da Stipagrostis
pungens, Comulaca monacantha
ed Euphorbia balsamifera.
All'interno, invece, il clima
arido-desertico ha favorito
piante come l'acacia, la
Balanites
aegyptiaca, la Maerva
crassifolia e la Capparis
decidua, una pianta della
famiglia del cappero.

Per quel che riguarda la
fauna, l'area desertica vanta
un'ospite d'eccezione, la
gazzella dorcade, alta solo 60
centimetri e dai colori non
molto contrastanti: tinta
sabbia sul collo e sul dorso,
parti rossicce sui fianchi,
glutei bianchi e coda nera; le
corna sono di medie dimensioni
e presentano evidenti anelli.
La specie, un tempo molto
diffusa in vasti settori del
Sahara occidentale, è giunta
sull'orlo dell'estinzione
nella seconda metà del
Novecento.
Ad Arguin, e soprattutto
sull'isola di Tidra, si
trovano le popolazioni più
numerose del pianeta.
Nell'ambito dei carnivori, il
Parco registra la presenza del
fennec, piccolo canide dalle
enormi orecchie, del gatto
selvatico africano e del gatto
delle sabbie, così come della
iena striata.
Le acque litoranee
dell'Atlantico, poco profonde
e ricche di elementi
nutritivi, la costa popolata
di uccelli in ogni stagione
dell'anno e la zona desertica
dell'entroterra, desolata ma
non priva di vita, fanno di
questo angolo dell'Africa
nord-occidentale una delle
regioni biologicamente più
ricche di tutto il pianeta.
Situato lungo una delle rotte
migratone più frequentate, il
Parco rappresenta il luogo
ideale per la sosta e per lo
svernamento di molte specie di
uccelli che durante la
stagione calda sono presenti
attorno al bacino del
Mediterraneo e nell'Europa
centro-settentrionale.
L'area delle dune vicina alla
costa accoglie una vegetazione
particolare che richiede una
quantità d'acqua superiore
rispetto alle necessità delle
piante del deserto. Salicornie
del Senegal, Salsola baryosma
e Suaeda fruticosa tentano di
colonizzare la zona, in uno
sforzo coraggioso spesso
vanificato dall'accanirsi di
frequenti cicloni.
La produttività degli oceani,
analogamente a quella dei
deserti, è molto bassa poiché
il nutrimento organico e
minerale necessario alla
crescita del microplancton si
deposita
sul fondo del mare. In alcune
zone, però, le correnti
marine sono in grado di
spingerlo verso l'alto,
producendo il fenomeno
dell'upwelling
("risalita") che si
traduce in un vertiginoso
aumento della produttività
biologica delle acque. È
proprio quanto avviene lungo
le coste del Banco di Arguin,
dove la ricchezza di plancton
e pesci risulta davvero
eccezionale.
Anche la zona intertidale, cioè
quella soggetta alla
variazione delle maree,
beneficia del fenomeno
dell'upwelling e consente la
presenza di una rada
vegetazione di piante
fanerogame acquatiche, come
Zostera noltii, Cymodea nodosa
e Halodule wrightii, oltre che
di praterie emergenti o
sommerse di una graminacea
anfibia, Avicennia africana.
La ricchezza biologica delle
acque e delle coste è la
ragione primaria della
presenza ad Arguin di vaste
popolazioni di uccelli, che
giustificano la definizione
data a questo settore
dell'Atlantico di "oasi
costiera". Ne sono state
censite 249 specie, delle
quali 108 nidificanti abituali
e le altre migratrici. Gli
effettivi delle specie
migratrici nord e
centro-europee che svernano
nel Banco di Arguin
raggiungono i due milioni di
individui, vale a dire il 30%
del flusso migratorio costiero
di tutto l'Atlantico
occidentale.
Fra le specie nidificanti si
segnalano il mignattino e il fenicottero rosa, presenti in centinaia
di migliaia di esemplari. Ma
qui soggiornano, durante il
periodo della riproduzione,
anche 45.000 coppie tra
pellicani bianchi, spatole,
aironi, sterne zampenere,
sterne maggiori, piropiro e
cormorani codalunga. Notevole
è anche la presenza di
mammiferi, tra i quali si
annoverano gazzelle di Dorcas,
sciacalli, iene maculate e
diversi felini, oltre a
mammiferi marini come la susa
atlantica, il delfino comune,
lo steno, il tursiope, la
balenottera comune e una
popolazione di 150 foche
monache.
La presenza di tartarughe
marine è abituale nelle acque
di Arguin. Quattro specie in
particolare, tutte minacciate
d'estinzione, cercano le
sabbie e le dune litoranee per
la deposizione delle uova:
tartaruga liuto, caretta,
testuggine franca e tartaruga
embricata.
Il territorio del Parco
comprende anche una riserva di
duecento ettari, situata
sull'estremità del Capo
Bianco, che non fa parte delle
località dichiarate
Patrimonio dell'Umanità, ma
che riveste un'importanza
biologica eccezionale: ospita
infatti una colonia di
riproduzione di foche monache
che conta più di cento
esemplari e che è la più
numerosa del pianeta. Questa
specie vive nelle acque calde
e il suo arenale di
distribuzione comprende il Mar
Mediterraneo e la costa
atlantica africana fino al
Senegal.
Il segreto di questo ambiente è la straordinaria ricchezza
di fauna acquatica, dovuta al
fatto che le acque basse di
Banc d'Arguin costituiscono
un'importante zona di
riproduzione per numerose
specie di pesci e crostacei. I
quali, oltre che per gli
animali, sono la fonte
alimentare principale per i
circa 500 abitanti di etnia
Imraguen che popolano sette
villaggi all'interno del parco
e una delle risorse più
importanti per l'economia
mauritana, di cui la pesca è
uno dei pilastri.

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