DAL
1994 SITO PATRIMONIO IN
PERICOLO -
Deforestazione
e bracconaggio a causa
dell'afflusso di rifugiati
della Guerra civile in Ruanda.
Nel gennaio 1970, sulla copertina di National Geographic
Magazine comparve il ritratto
di una giovane veterinaria di
Louisville che da tre anni,
con il sostegno della National
Geographic Society e della
Wilkie Foundation, si era
stabilita prima in Zaire e poi
nel Karisoke Research Center,
in Ruanda, per studiare i più
affascinanti tra i grandi
primati: i gorilla di
montagna.
Dian Fossey avviava in questo modo una straordinaria
campagna di sensibilizzazione
circa il destino di una
comunità che si andava
assottigliando di anno in
anno, dopo che i bracconieri
avevano ucciso Digit, il
maschio dalla schiena
argentata al quale la studiosa
era più affezionata. E fu
proprio nel Karisoke Research
Center, il 27 dicembre 1985,
che la sua strenua difesa dei
gorilla ebbe improvvisamente
fine. Dian Fossey rimase
vittima di un agguato nel suo
accampamento, ma il grido
d'allarme da lei lanciato fu
raccolto da Hollywood e
l'autobiografia che aveva
pubblicato solo due anni
prima, Gorilla nella nebbia,
fu trasformata in un film di
enorme successo.
Più di trent'anni dopo quella copertina, il destino dei
gorilla di montagna del
Virunga National Parie, dove
Dian Fossey condusse le sue
ricerche, si è fatto ancora
più incerto. Né è divenuto
più tranquillo il lavoro
della fondazione che, in
memoria della studiosa
americana, continua a
occuparsi di loro. Dal 1994,
d'altra parte, i
790.000 ettari
del parco, confinante con
l'ugandese Rwenzori Mountains
National Parie, sono stati
inclusi nel Patrimonio
Mondiale in pericolo, a causa
del massiccio afflusso di
rifugiati provocato dalla
guerra civile in Ruanda. Le
cifre dello United Nations
High Committee for Refugees
parlano di due milioni di
profughi, accampatisi
principalmente nella provincia
di Kivu.

Qualunque sia la cifra reale, la popolazione nell'area del
Virunga National Park,
istituito nel 1925 con il nome
di Pare National Albert dal
governo coloniale belga, è
aumentata a dismisura. La
successiva guerra tra Ruanda e
Repubblica Democratica del
Congo, durata fino all'accordo
di pace del 30 luglio
2002, ha
portato all'occupazione del
Congo orientale da parte
dell'esercito ruandese, con
conseguenze disastrose per il
parco. Si stima che almeno
500.000 ettari
siano stati trasformati in
terreno agricolo o sfruttati
per la raccolta di legna da
ardere, con un consumo di 600
tonnellate al giorno. Ma il
bracconaggio non è da meno.
La popolazione di ippopotami è crollata da
30.000 a
3000 esemplari, e quella di
elefanti da
3000 a
meno di 500. E, sebbene vivano
nelle più remote aree
montane, nemmeno i gorilla di
Dian Fossey sono scampati allo
scempio. Dodici esemplari sono
stati uccisi dai bracconieri,
le cui azioni sono costate la
vita anche a numerose guardie.
Nonostante queste
vicissitudini, il Virunga
resta comunque una delle più
straordinarie aree protette
del mondo, soprattutto per
l'eccezionale diversità di
habitat che ospita.
Tra gli
800 metri
sul livello del mare delle
vallate più basse e i 5119
della vetta del Rwenzori si
alternano ambienti
spettacolari. Il parco include
una parte del Lago Edoardo,
che fa parte del bacino del
Nilo, la valle del fiume
Semliki e il Lago Kivu, da cui
si dirama un braccio del fiume
Congo, ed è caratterizzato
dalla presenza di delta
fluviali dell'entroterra,
savane e pianure di origine
lavica, foreste equatoriali di
bassa quota, ghiacciai e
nevai. Data la posizione al
confine di diverse zone
biogeografiche, il parco
comprende sia foreste pluviali
tropicali sia steppe, versanti
montani sono dominati da
foreste di bambù e di Hagenia
abyssinica, mentre lungo la
valle del Semliki si
incontrano specie tipiche
della foresta equatoriale.
Nelle pianure del Rwindi
predomina la savana alberata,
alternata a steppe di Carissa,
Capparis, Maerua ed Euphorbia.
Le pianure laviche favoriscono
specie come Neobutonia
macrocalyx, mentre le paludi
ospitano diversi tipi di canne
e la foresta alpina, a quota
maggiore, comprende lobeliacee
giganti.

Lungo i fiumi del Virunga National Park, almeno fino a una
decina di anni fa, si
addensava una delle più
grandi concentrazioni di
animali selvatici del
continente africano. Oltre
alle specie già ricordate,
maggiormente rappresentati
erano i bufali, le antilopi
come il kob, il waterbuck e il
topi, i facoceri e i leoni, il
cui numero, in controtendenza
rispetto alla maggior parte
degli altri animali selvatici,
parrebbe essere in aumento.
Un censimento condotto nel 1986 aveva stimato in circa 280
i gorilla di montagna, ma
nulla si può dire sulla
situazione odierna. Oltre che
alle minacce portate
dall'uomo, il Virunga è anche
esposto ai rischi connessi
alla presenza di numerosi
vulcani, formatisi in epoca
pleistocenica lungo
la Valle
del Rift. Il maggiore è il
Karisimbi, la cui vetta, a
4507 metri
di altitudine, si erge in
territorio ruandese. Il più
attivo è invece il
Nyiragongo, che nel gennaio
2002 ha
dato vita a un'eruzione
spettacolare e devastante,
causando la fuga di
cinquecentomila persone e
distruggendo diversi villaggi
nei pressi di Goma, nel
volgere di quello che è stato
definito il peggior disastro
vulcanico dell'ultimo
decennio. Meno dannosa, per
quanto assai violenta, è
stata la successiva eruzione
del Nyamuragira, i cui fiumi
di lava hanno devastato, nel
mese di luglio, centinaia di
ettari di superficie coltivata
e inquinato numerose sorgenti.

|