Il
Parco Nazionale Impenetrabile
di Bwindi è un'area naturale
protetta situata nell'Uganda
sudoccidentale, in Africa
orientale.
Gli scimpanzè, raggruppati in famiglie numerose quanto
rumorose, si aggirano in cerca
di frutti e piante
commestibili, mentre i colobi,
dal mantello bianco e nero,
saltano di pianta in pianta
lanciando grida d'avvertimento
ai compagni. I cercopitechi di
L'Hoest sonnecchiano sui rami
più alti, ma di tanto in
tanto fanno capolino nelle
radure, in cerca di cibo.
Sono una decina le specie di primati che affollano le
foreste del Bwindi
Impenetrable National Park, il
cui territorio, come
suggerisce il nome, è fra i
più inaccessibili dell'Africa
orientale. Tra queste, però,
una attira l'attenzione dei
turisti più delle altre.
Arrivano qui alla spicciolata
- non più di dieci al giorno,
per via delle severissime
leggi ugandesi, e a carissimo
prezzo - per vedere i gorilla
di montagna, la meno numerosa
fra le tre sottospecie
appartenenti al gruppo delle
scimmie antropomorfe più
grandi e più
"umane", resa
celebre da Dian Fossey.
Dei
650 esemplari rimasti, 300
circa vivono proprio in questa
foresta, situata sul margine
occidentale della Valle del
Rift, al confine con lo Zaire.
I grandi maschi dalla schiena
argentata, alti oltre un metro
e 80, e pesanti
160 chilogrammi
sono alla guida di una
trentina di famiglie che
vedono il loro ecosistema
sempre più ridotto,
nonostante gli sforzi del
governo ugandese per tutelare
quella che è anche una voce
significativa del bilancio
dello Stato, con un incasso
annuo che sfiora il milione di
dollari. D’altra parte
Bwindi è l’unica area al
mondo, oggi, in cui si possono
vedere i gorilla di montagna,
dato il caos politico dello
Zaire orientale e del Ruanda,
dove vivono altre comunità.
Nato nel 1932 come riserva forestale, il Bwindi
Impenetrable National Park è
stato istituito nel 1991 e
occupa una superficie di oltre
30.000 ettari
, distribuiti tra i 1190 e i
2607 metri
di quota. Percorso da numerosi
tributari del Lago Alberto e
dal Lago Mutanda, è uno dei
più vasti bacini idrologici
forestali della regione, perciò
la sua conservazione è di
importanza capitale anche per
l'agricoltura delle aree
rurali circostanti. Grazie
alle diverse altitudini su cui
si estende, a Bwindi si
incontrano comunità vegetali
delle valli e delle montagne,
che nel complesso danno vita
alla foresta più ricca di
biodiversità dell'Africa
orientale, comprendente oltre
200 specie di alberi ad alto
fusto e più di 100 di felci.
Ma
Bwindi deve il nome alla
straordinaria ricchezza del
sottobosco, in cui si
intrecciano rampicanti, piante
erbacee e arbusti la cui
densità rende irraggiungibile
il fondovalle. Oltre a specie
di rilievo conservativo, come
Prunus africana, Newtonia
buchananii e Symphonia
globulifera, sono state
censite almeno dieci specie
endemiche.
Il parco ospita 340 specie di uccelli, 120 di mammiferi e
oltre 200 di farfalle. A
rischio sono gli elefanti,
ormai ridotti a una trentina
di esemplari. Peggio è andata
al bufalo, cacciato fino
all'estinzione negli anni
Sessanta, e al leopardo,
scomparso più di recente.
Bwindi, d'altra parte, si
trova in una delle aree rurali
più densamente popolate del
Paese: una recente indagine ha
segnalato che gran parte del
parco reca tracce di attività
umane, dalla caccia al taglio
degli alberi, fino
all’allevamento e alla
ricerca d’oro negli alvei
fluviali.

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