Istituito
nel 1980, il parco è situato lungo il confine con la Colombia, al punto
d'incontro tra il Nord e il Sud America, anche in senso botanico e
zoologico. Esteso su 597.000 ettari, si spinge dalla costa dell'Oceano
Pacifico ai 1875 metri del Cerro Tacarcuna, la vetta più alta della
Serrania del Darién. Costituito da rocce vulcaniche coperte da rocce
sedimentarie, questo lembo di terra tra i due continenti è
ripetutamente emerso e riaffondato nel corso delle ere geologiche fino
alla sua definitiva risalita, all'inizio del Pleistocene.
Le
foreste della zona meridionale di Panama, vicino al confine con la
Colombia che gli Spagnoli, guidati da Rodriguez de Bastida e da Vasco Nùnez
da Balboa, videro per la prima volta nel 1513, sono ancora oggi
inesplorate. Lo sforzo compiuto dai Conquistadores per aprirsi un
passaggio nella fitta vegetazione e poter così arrivare all'Oceano
Pacifico non è molto differente da quello che deve sostenere oggi il
naturalista che si addentra nelle vaste aree vergini del Parco Nazionale
di Darién. La ragione di ciò si deve al fatto che in quasi cinquecento
anni l'intervento umano su Darién è stato minimo.
Le
foreste di Darién sono considerate gli ecosistemi più vari dell'intera
America tropicale. La foresta più estesa è quella che ricopre l'area
tropicale umida, che occupa le terre basse non invase dall'acqua del
Parco Nazionale, fino a un'altitudine di 200 metri.
L'altezza
media degli alberi che costituiscono questa variopinta massa forestale
è di 40 metri, anche se esistono alcuni esemplari che possono
raggiungere i 50 metri, mentre la densità oscilla tra i 30 e i 120
alberi per ettaro, con una media di 60 alberi. Tra le specie più
caratteristiche troviamo Cavanìllesia platanifolìa, una caducifoglia
che facilmente svetta, con i suoi 50 metri d'altezza, sulla volta della
foresta. Molto caratteristiche sono anche le foreste inondate d'acqua
dolce, soprattutto lungo il fiume Chucunaque e lungo il corso inferiore
del fiume Tuira. Queste formazioni vegetali, che si allagano nella
stagione delle piogge da maggio a novembre, sono formate quasi
esclusivamente da alberi di Prioria copaifera, dal legno molto pregiato
e quindi molto sfruttato per il commercio.
Lungo
la costa pacifica, ma specialmente nella regione del Golfo di San
Miguel, così chiamato da Nùnez da Balboa quando, nel 1513, arrivò
all'Oceano Pacifico, vi sono vaste estensioni di mangrovie. Le specie più
abbondanti sono tre: la mangrovia rossa, la nera e la bianca. Oltre i
200 metri d'altezza proliferano i boschi premontani e montani, di grande
interesse botanico, che ricoprono l'area boschiva del Monte Pirre. Tali
masse forestali montane sono caratterizzate da un elevato numero di
specie vegetali endemiche. Per questo motivo il Parco rappresenta sempre
una scoperta per naturalisti e ricercatori che continuano a imbattersi
in nuovi specie botaniche esclusive di quest'area.
Il
Parco Nazionale Darién rappresenta il punto d'incontro tra la flora e
la fauna dell'America Settentrionale e quelle dell'America Meridionale.
Ne è un esempio la coesistenza in quest'area del capibara, il roditore
più grande del mondo, tipico del Sudamerica, e del cervo della
Virginia, comune nei boschi degli Stati Uniti. Quest'area protetta è
anche un rifugio ideale per numerose specie in via d'estinzione. Ad
esempio, nel Parco vivono stabilmente alcuni giaguari, gli ocelot, il
margay e l'onnipresente puma.
Gli
strati più alti della foresta sono il regno delle scimmie, tra cui si
distinguono, per l'abbondanza, l'aoto, l'aluatta del Guatemala, la
piccola scimmia ragno atele testabruna e Fatele di Geoffroy. All'interno
del bosco sono abbondanti i branchi di cervi della Virginia, come pure
quelli di pecari comuni e di pecari dal collare. Anche il tapiro di
Baird, una specie in pericolo d'estinzione, è presente a Darién con
un'importante popolazione.
Molte
di queste specie possono essere osservate con relativa facilità
percorrendo con una piroga i corsi d'acqua, nei quali, oltre a una ricca
fauna ittica, si trovano due rettili molto rari: il caimano dagli
occhiali e il coccodrillo acuto.
Non
sono state invece ancora catalogate tutte le specie di uccelli che
vivono nel Parco, e nemmeno quelle di vertebrati e invertebrati. Va
tuttavia sottolineata la presenza stabile della grande aquila arpia,
immortalata nello stemma di Panama, che ha qui la più importante
colonia dell'istmo centroamericano.
Anche
dal punto di vista archeologico, Darién si trova in una sorta di zona
intermedia, punto di incontro tra le culture precolombiane dell'area
mesoamericana e quelle della regione andina. Anche se le ricerche
archeologiche sono appena agli inizi, le poche e casuali scoperte
effettuate fino ad ora ci permettono di affermare che la presenza umana
nella regione risale a molti secoli prima di Cristo. Il primo europeo a
giungere nella zona di Panama fu Cristoforo Colombo nel 1502, che aprì
la strada alle spedizioni dei Conquistadores che estesero il controllo
della corona spagnola su tutta l'area. Nel 1510 nel territorio oggi
occupato dal Parco Nazionale di Darién fu fondato l'abitato di Santa
Maria de la Antigua, che venne in seguito abbandonato a causa delle
difficili condizioni ambientali della zona. Inoltre molti Indios
lasciarono la regione per sfuggire alla durezza della dominazione
spagnola e le antiche civiltà indigene di Panama vennero letteralmente
spazzate via. Tra queste culture ormai scomparse va ricordata quella
degli indios Cuevas.
Attualmente
sopravvivono due culture autoctone differenti: i Kunas e i Chocos. I
Kunas, che si sono mostrati maggiormente permeabili alle influenze della
società occidentale, vivono in piccole comunità raggruppate in
villaggi molto primitivi, con un'economia di sussistenza basata su
un'agricoltura rudimentale e sulla caccia e la raccolta, attività che
si contraddistinguono per la minore aggressività nei confronti della
natura rispetto a quelle praticate dai vicini Chocos. In queste comunità
dominano tre personaggi fondamentali: il nele, o capo spirituale, che è
in grado di mettersi in contatto con l'aldilà; l’innatuledi, o
guaritore erborista, che conosce perfettamente le proprietà medicinali
della flora della regione, e l’absoguedi, o stregone, che ha il
compito di sconfiggere le epidemie e prevenire le calamità.
Anche
i Chocos, i cui villaggi su palafitte sono sempre costruiti lungo le
rive dei fiumi e per i quali la pesca rappresenta l'attività primaria,
praticano un'agricoltura rudimentale di sussistenza e la raccolta di
frutti selvatici, ma, diversamente dai Cuevas, cacciano in maniera
indiscriminata, provocando molti danni alla fauna della regione. È
particolarmente degno di nota il loro artigianato, attività quasi
esclusiva dei maschi, che si adornano con gioielli in modo più vistoso
delle donne.
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