A
causa dell'infedeltà del marito, Huascaràn e i suoi figli se ne
andarono e si trasformarono nella Cordillera Bianca: secondo la
leggenda, le loro copiose lacrime alimentano ancora oggi gli affluenti
del fiume Mayao (l'attuale Rio Santa) e del Maranón. Cauchón e Sutec,
insieme ai loro figli - chiamati cauchoncitos -, si trasformarono in
un'altra cordigliera, situata di fronte alla Bianca, detta Negra per
simboleggiare con il suo colore il doloroso evento. Tra la Cordillera
Bianca e quella Negra, come terra di nessuno, rimase il Callejón de
Huaylas, stretto fra altissime pareti rocciose. Il 1° luglio 1975, i
Peruviani crearono su quelle vette il Parco Nazionale di Huascaràn, che
si estende per 340.000 ettari e comprende tutta la Cordillera Bianca.
La
gigantesca Cordigliera delle Ande, spina dorsale dell'America
Meridionale, percorre da nord a sud il territorio del Peni, formando,
tra i paralleli 8° 30' e 10° 00' di latitudine sud, un fantastico
corridoio naturale solcato dal Rio Santa: è il Callejón de Huaylas.
Questo corridoio è chiuso verso occidente dalla Cordillera Negra, la
cui caratteristica più spiccata è l'assenza di vette ricoperte di nevi
perenni. A oriente, più vicino all'Amazzonia, è fiancheggiato dalla
Cordillera Bianca, ricoperta da enormi e maestose distese di neve.
La
Cordillera Negra è di un colore scuro tipico di questa terra. Qui la
vegetazione è pressoché inesistente e molte zone sono fortemente
erose, a causa di una scorretta gestione del territorio. Quella Bianca,
in compenso, è l'esatto contrario: vi risaltano le candide cime, tra le
quali il "vero tetto" del Perù, ossia il Monte Huascaràn,
che da il nome al Parco Nazionale e raggiunge i 6768 metri d'altitudine.
Il
Parco Nazionale di Huascaràn, la catena montuosa tropicale più alta
del mondo, è situato nel dipartimento peruviano di Ancash. Il sistema
montuoso è caratterizzato da forti dislivelli con vette che vanno dai
2500 agli oltre 6550 metri di altitudine.
Nell'ambito
degli attuali confini del Parco Nazionale esistono ben 27 nevai a più
di 6000 metri di altitudine. In questo grandioso paesaggio sono molto
caratteristici i laghi alpini localmente detti ibones. Nel solo bacino
del Rio Santa esistono 188 laghi di diverse dimensioni, 36 dei quali
hanno una capacità superiore al milione di metri cubici d'acqua. I più
noti sono quelli chiamati Laguna Llaganuco Baja e Laguna Llaganuco Alta,
due delle mete più visitate del Parco per la spettacolarità che le
contraddistingue, circondate come sono da enormi pareti rocciose. Nel
bacino del fiume Maranón, invece, e sempre all'interno del Parco, si
trovano 71 laghi alpini, 13 dei quali hanno una capacità superiore al
milione di metri cubici.
Per
quanto riguarda la vegetazione, essa è ripartita in tre fasce
determinate dall'altitudine: l'altopiano desertico subalpino tropicale,
la tundra pluviale alpina tropicale e la zona delle nevi perenni.
L'altopiano
desertico subalpino si estende praticamente fino ai 4000 metri ed è
caratterizzato dalla presenza di piante erbacee con boschetti isolati e
campicelli di cactus di diverse specie. Le piante che meglio si sono
adattate a queste altitudini appartengono al genere Polylepis, piccole
chenopodiacee dal tronco contorto. Sono comuni anche i cosiddetti
usuchs, del genere Buddleia.
Ma
il gioiello botanico dell'altopiano desertico è la puya,
scientificamente nota con il nome di Puya raimondii: è una bromeliacea
gigante, alta 6-8 metri, che genera la più grande infiorescenza che si
conosca nel mondo vegetale. Vive soltanto nelle regioni andine del Cile,
della Bolivia e del Perù. Nelle infiorescenze mature certi picchi,
localmente chiamati akakas, scavano gallerie, mentre almeno due specie
di colibrì, quello nero e quello gigante, succhiano il nettare dei suoi
fiori. Ai piedi delle puyas trovano rifugio e cibo altri uccelli, fra
cui lo yanavico, un ibis scuro tipico delle vette andine.
Si
possono inoltre sorprendere due predatori alati, l'aquilotto della
cordigliera e il dominico. Fino ai 5000 metri di quota si trova la
seconda fascia di vegetazione, la tundra pluviale alpina tropicale. La
sua flora è alquanto differente. Sulle rocce crescono licheni di
diversi colori, mentre le grandi superfici di terreno sono tappezzate di
champas, una giuncacea che forma cuscinetti convessi la cui parte
superiore è in continua crescita, mentre quella inferiore va
trasformandosi in torba.
A
parte stentati alberi e arbusti, la vegetazione erbacea è quella più
diffusa. Al di sopra della tundra troviamo la zona delle nevi perenni,
dove le uniche presenze vegetali sono rappresentate da alghe e
piccolissimi licheni incrostanti.
L'uccello
più caratteristico della Cordigliera delle Ande è il condor, il più
grande dei volatili americani. Con i suoi tre metri di apertura alare,
il condor è il vero re del cielo andino. A quote inferiori vive un gran
numero di uccelli, molti in prossimità degli ibones; si trovano inoltre
diversi anatidi come il gobbo delle Ande e l'anatra di torrente.
Nella
parte meridionale del Parco vive un piccolo e gracile camelide che
rappresenta un vero gioiello faunistico di queste montagne: la vigogna,
un artiodattilo in via d'estinzione da
cui si ricava una lana molto pregiata.
Un
piccolo roditore, la viscaccia di montagna peruviana, vive tra le rocce
e appartiene a un genere esclusivo delle Ande. È facile osservarlo
mentre prende il sole, di mattina, sulle sporgenze rocciose e, con
l'occhio che scruta l'orizzonte, avvistare i suoi predatori, come il
puma, la volpe delle Ande o qualche esemplare delle due specie di gatti
selvatici che vivono in questa zona. Negli anfratti del Parco, fra i
2500 e i 3000 metri di quota, vive l'orso dagli occhiali, l'unico urside
presente nella zona neotropicale. Anche le colonie di questo animale
onnivoro sono andate riducendosi, poiché i contadini lo considerano
nocivo alle colture.
Analoga
è la situazione del cervo delle Ande, anche se in questo caso la
persecuzione è avvenuta per mano dei cacciatori. Perfettamente adattato
alla vita d'alta quota, questo cervide si è rifugiato in aree marginali
inaccessibili all'uomo; le sue colonie si sono notevolmente ridotte su
tutta la Cordigliera delle Ande, se si eccettuano aree come Huascaràn,
nelle quali trova una protezione speciale.
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