Parco Nazionale di Huascaràn
Perù
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1985

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A causa dell'infedeltà del marito, Huascaràn e i suoi figli se ne andarono e si trasformarono nella Cordillera Bianca: secondo la leggenda, le loro copiose lacrime alimentano ancora oggi gli affluenti del fiume Mayao (l'attuale Rio Santa) e del Maranón. Cauchón e Sutec, insieme ai loro figli - chiamati cauchoncitos -, si trasformarono in un'altra cordigliera, situata di fronte alla Bianca, detta Negra per simboleggiare con il suo colore il doloroso evento. Tra la Cordillera Bianca e quella Negra, come terra di nessuno, rimase il Callejón de Huaylas, stretto fra altissime pareti rocciose. Il 1° luglio 1975, i Peruviani crearono su quelle vette il Parco Nazionale di Huascaràn, che si estende per 340.000 ettari e comprende tutta la Cordillera Bianca.

La gigantesca Cordigliera delle Ande, spina dorsale dell'America Meridionale, percorre da nord a sud il territorio del Peni, formando, tra i paralleli 8° 30' e 10° 00' di latitudine sud, un fantastico corridoio naturale solcato dal Rio Santa: è il Callejón de Huaylas. Questo corridoio è chiuso verso occidente dalla Cordillera Negra, la cui caratteristica più spiccata è l'assenza di vette ricoperte di nevi perenni. A oriente, più vicino all'Amazzonia, è fiancheggiato dalla Cordillera Bianca, ricoperta da enormi e maestose distese di neve.

La Cordillera Negra è di un colore scuro tipico di questa terra. Qui la vegetazione è pressoché inesistente e molte zone sono fortemente erose, a causa di una scorretta gestione del territorio. Quella Bianca, in compenso, è l'esatto contrario: vi risaltano le candide cime, tra le quali il "vero tetto" del Perù, ossia il Monte Huascaràn, che da il nome al Parco Nazionale e raggiunge i 6768 metri d'altitudine.  

Il Parco Nazionale di Huascaràn, la catena montuosa tropicale più alta del mondo, è situato nel dipartimento peruviano di Ancash. Il sistema montuoso è caratterizzato da forti dislivelli con vette che vanno dai 2500 agli oltre 6550 metri di altitudine.

Nell'ambito degli attuali confini del Parco Nazionale esistono ben 27 nevai a più di 6000 metri di altitudine. In questo grandioso paesaggio sono molto caratteristici i laghi alpini localmente detti ibones. Nel solo bacino del Rio Santa esistono 188 laghi di diverse dimensioni, 36 dei quali hanno una capacità superiore al milione di metri cubici d'acqua. I più noti sono quelli chiamati Laguna Llaganuco Baja e Laguna Llaganuco Alta, due delle mete più visitate del Parco per la spettacolarità che le contraddistingue, circondate come sono da enormi pareti rocciose. Nel bacino del fiume Maranón, invece, e sempre all'interno del Parco, si trovano 71 laghi alpini, 13 dei quali hanno una capacità superiore al milione di metri cubici.

Per quanto riguarda la vegetazione, essa è ripartita in tre fasce determinate dall'altitudine: l'altopiano desertico subalpino tropicale, la tundra pluviale alpina tropicale e la zona delle nevi perenni.

L'altopiano desertico subalpino si estende praticamente fino ai 4000 metri ed è caratterizzato dalla presenza di piante erbacee con boschetti isolati e campicelli di cactus di diverse specie. Le piante che meglio si sono adattate a queste altitudini appartengono al genere Polylepis, piccole chenopodiacee dal tronco contorto. Sono comuni anche i cosiddetti usuchs, del genere Buddleia. 

Ma il gioiello botanico dell'altopiano desertico è la puya, scientificamente nota con il nome di Puya raimondii: è una bromeliacea gigante, alta 6-8 metri, che genera la più grande infiorescenza che si conosca nel mondo vegetale. Vive soltanto nelle regioni andine del Cile, della Bolivia e del Perù. Nelle infiorescenze mature certi picchi, localmente chiamati akakas, scavano gallerie, mentre almeno due specie di colibrì, quello nero e quello gigante, succhiano il nettare dei suoi fiori. Ai piedi delle puyas trovano rifugio e cibo altri uccelli, fra cui lo yanavico, un ibis scuro tipico delle vette andine.

Si possono inoltre sorprendere due predatori alati, l'aquilotto della cordigliera e il dominico. Fino ai 5000 metri di quota si trova la seconda fascia di vegetazione, la tundra pluviale alpina tropicale. La sua flora è alquanto differente. Sulle rocce crescono licheni di diversi colori, mentre le grandi superfici di terreno sono tappezzate di champas, una giuncacea che forma cuscinetti convessi la cui parte superiore è in continua crescita, mentre quella inferiore va trasformandosi in torba. 

A parte stentati alberi e arbusti, la vegetazione erbacea è quella più diffusa. Al di sopra della tundra troviamo la zona delle nevi perenni, dove le uniche presenze vegetali sono rappresentate da alghe e piccolissimi licheni incrostanti.

L'uccello più caratteristico della Cordigliera delle Ande è il condor, il più grande dei volatili americani. Con i suoi tre metri di apertura alare, il condor è il vero re del cielo andino. A quote inferiori vive un gran numero di uccelli, molti in prossimità degli ibones; si trovano inoltre diversi anatidi come il gobbo delle Ande e l'anatra di torrente. 

Nella parte meridionale del Parco vive un piccolo e gracile camelide che rappresenta un vero gioiello faunistico di queste montagne: la vigogna, un artiodattilo in via d'estinzione da cui si ricava una lana molto pregiata.

 Un piccolo roditore, la viscaccia di montagna peruviana, vive tra le rocce e appartiene a un genere esclusivo delle Ande. È facile osservarlo mentre prende il sole, di mattina, sulle sporgenze rocciose e, con l'occhio che scruta l'orizzonte, avvistare i suoi predatori, come il puma, la volpe delle Ande o qualche esemplare delle due specie di gatti selvatici che vivono in questa zona. Negli anfratti del Parco, fra i 2500 e i 3000 metri di quota, vive l'orso dagli occhiali, l'unico urside presente nella zona neotropicale. Anche le colonie di questo animale onnivoro sono andate riducendosi, poiché i contadini lo considerano nocivo alle colture. 

Analoga è la situazione del cervo delle Ande, anche se in questo caso la persecuzione è avvenuta per mano dei cacciatori. Perfettamente adattato alla vita d'alta quota, questo cervide si è rifugiato in aree marginali inaccessibili all'uomo; le sue colonie si sono notevolmente ridotte su tutta la Cordigliera delle Ande, se si eccettuano aree come Huascaràn, nelle quali trova una protezione speciale.  

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