Sono
ormai rarissimi i luoghi in cui si possa provare l'esperienza di un
ambiente naturale intatto, identico a come doveva essere stato prima
della comparsa del genere umano. E potrebbe sembrare un paradosso, ma
tra questi figurano le Great Smoky Mountains, racchiuse in un parco
nazionale istituito nel 1926, che accoglie in media otto milioni di
visitatori ogni anno, più di ogni altra area protetta degli Stati Uniti
d'America.
Prima
dell'arrivo dei coloni europei, la regione ospitava gli indiani
Cherokee. I bianchi iniziarono ad insediarsi a cavallo tra il
diciottesimo ed il diciannovesimo secolo. Nel 1830 il presidente Andrew
Jackson firmò l'Atto di rimozione degli indiani, iniziando il processo
che alla fine provocò la rimozione forzata di tutte le tribù indiane
dall'est del Mississippi a quello che ora è l'Oklahoma. Molti Cherokee
se ne andarono ma alcuni, guidati dal capo guerriero Tsali, si nascosero
tra le Great Smoky Mountains. Alcuni discendenti ancora vivono nella
riserva Qualla, nella parte meridionale del parco.
Non
appena i bianchi si stabilirono qui, l'industria del legname divenne la
più fiorente della regione. Il taglio indiscriminato della foresta
stava distruggendo la bellezza naturale della zona; turisti ed abitanti
fecero una raccolta fondi al fine di preservarne l'aspetto. Il National
Park Service voleva a tutti i costi un parco negli Stati Uniti
orientali, ma non voleva spendere troppi soldi per fondarne uno.
Nonostante il Congresso avesse autorizzato il parco nel 1926, i terreni
non erano di proprietà dello Stato, il che ne impediva la creazione.
John Davison Rockefeller jr contribuì con cinque milioni di dollari, il
governo ne aggiunse altri due, e gli abitanti fecero il resto. Il parco
venne sancito il 15 luglio 1934.
Durante
la Grande depressione il Civilian Conservation Corps, il Works Progress
Administration, ed altre organizzazioni federali costruirono sentieri,
torrette antincendio ed altre infrastrutture per migliorare il parco.

Situato
all'estremità meridionale della lunghissima catena montuosa degli
Appalachi ed esteso su 209.000 ettari, il Great Smoky Mountains National
Park si presenta come un territorio scosceso, con picchi alti fino a
2000 metri, separati da ampie vallate di origine glaciale. La parte
centrale della catena è costituita da un'ininterrotta cresta rocciosa
nella quale si è creato un complesso sistema di drenaggio, con oltre
3000 chilometri di impetuosi torrenti di montagna.
Il
parco, inoltre, conta 45 bacini idrografici, e in tutti i suoi habitat
si trova acqua a poca profondità dalla superficie. Con queste
caratteristiche - e con un clima che alterna estati calde e umide a
inverni relativamente miti - non stupisce che il paesaggio sia coperto
per il 95 per cento dalla vegetazione. Ma ciò che rende unico lo Smoky
Mountains National Park è che si tratta dell'ultimo rifugio delle
specie temperate e boreali che proliferavano nel Pleistocene.
Il
suo mosaico vegetale conta approssimativamente 1500 piante da fiore, tra
cui 130 arboree, e un totale di 2200 crittogame. Circa il 20 per cento
della foresta è vergine, mentre le aree alle basse altitudini,
disboscate nel corso dei secoli per essere adibite a terreno agricolo,
ora sono un laboratorio di grande interesse per i botanici, in quanto
rivelano stadi successivi della capacità naturale di ripristino della
flora. All'interno dell'area sono stati individuati 14 tipi di foresta.
Tra queste, in corrispondenza delle altitudini più elevate, vi è la più
grande superficie di abeti rossi del pianeta, un insieme che presenta
parentele con le comunità forestali del Maine, all'estremo nord-est
degli Stati Uniti, dell'Ontano e del Québec, in Canada. Più in basso,
invece, alle conifere sempreverdi si affiancano aceri e betulle e, in
alcune vallate, si arrivano a contare fino a 20 specie di latifoglie
decidue in appena 500 metri quadrati.

Alla
ricchezza della flora si accompagna un'altrettanto notevole varietà
faunistica, che include una cinquantina di mammiferi indigeni. Numerosi
- e facilmente avvistabili - sono gli orsi bruni e i cervi, anche se il
parco è più noto per la presenza di mammiferi di medie dimensioni,
come la volpe rossa, la volpe grigia, la linee, il procione, la talpa,
la puzzola, la marmotta e una quantità di specie di scoiattoli e
pipistrelli. Si contano inoltre 200 specie di uccelli, mentre i corsi
d'acqua sono l'habitat di 30 specie di salamandre, la più grande varietà
al mondo.
Qui,
agli inizi del XIX secolo, si sono estinti il bisonte e l'alce wapiti,
ma quest'ultimo è stato reintrodotto con successo nel 2000. Nello
stesso anno, a testimoniare lo stato di buona salute dell'ambiente, sono
stati avvistati il puma e il coyote, migrati da altre aree, che hanno
aggiunto un importante tassello alla rinascita di un mondo fedele a
quello in cui vissero gli indiani Cherokee e i pionieri.
A
rendere perfetta questa scenografia si aggiunge la più rilevante
collezione di capanne di legno del XIX secolo presente negli Stati
Uniti: un patrimonio che è valso alle Smoky Mountains anche
l'iscrizione nel National Register of Historic Places.

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