Parco Nazionale Great Smoky Mountains
Stati Uniti
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1983

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Sono ormai rarissimi i luoghi in cui si possa provare l'esperienza di un ambiente naturale intatto, identico a come doveva essere stato prima della comparsa del genere umano. E potrebbe sembrare un paradosso, ma tra questi figurano le Great Smoky Mountains, racchiuse in un parco nazionale istituito nel 1926, che accoglie in media otto milioni di visitatori ogni anno, più di ogni altra area protetta degli Stati Uniti d'America. 

Prima dell'arrivo dei coloni europei, la regione ospitava gli indiani Cherokee. I bianchi iniziarono ad insediarsi a cavallo tra il diciottesimo ed il diciannovesimo secolo. Nel 1830 il presidente Andrew Jackson firmò l'Atto di rimozione degli indiani, iniziando il processo che alla fine provocò la rimozione forzata di tutte le tribù indiane dall'est del Mississippi a quello che ora è l'Oklahoma. Molti Cherokee se ne andarono ma alcuni, guidati dal capo guerriero Tsali, si nascosero tra le Great Smoky Mountains. Alcuni discendenti ancora vivono nella riserva Qualla, nella parte meridionale del parco.

Non appena i bianchi si stabilirono qui, l'industria del legname divenne la più fiorente della regione. Il taglio indiscriminato della foresta stava distruggendo la bellezza naturale della zona; turisti ed abitanti fecero una raccolta fondi al fine di preservarne l'aspetto. Il National Park Service voleva a tutti i costi un parco negli Stati Uniti orientali, ma non voleva spendere troppi soldi per fondarne uno. Nonostante il Congresso avesse autorizzato il parco nel 1926, i terreni non erano di proprietà dello Stato, il che ne impediva la creazione. John Davison Rockefeller jr contribuì con cinque milioni di dollari, il governo ne aggiunse altri due, e gli abitanti fecero il resto. Il parco venne sancito il 15 luglio 1934. 

Durante la Grande depressione il Civilian Conservation Corps, il Works Progress Administration, ed altre organizzazioni federali costruirono sentieri, torrette antincendio ed altre infrastrutture per migliorare il parco.  

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Situato all'estremità meridionale della lunghissima catena montuosa degli Appalachi ed esteso su 209.000 ettari, il Great Smoky Mountains National Park si presenta come un territorio scosceso, con picchi alti fino a 2000 metri, separati da ampie vallate di origine glaciale. La parte centrale della catena è costituita da un'ininterrotta cresta rocciosa nella quale si è creato un complesso sistema di drenaggio, con oltre 3000 chilometri di impetuosi torrenti di montagna. 

Il parco, inoltre, conta 45 bacini idrografici, e in tutti i suoi habitat si trova acqua a poca profondità dalla superficie. Con queste caratteristiche - e con un clima che alterna estati calde e umide a inverni relativamente miti - non stupisce che il paesaggio sia coperto per il 95 per cento dalla vegetazione. Ma ciò che rende unico lo Smoky Mountains National Park è che si tratta dell'ultimo rifugio delle specie temperate e boreali che proliferavano nel Pleistocene.

Il suo mosaico vegetale conta approssimativamente 1500 piante da fiore, tra cui 130 arboree, e un totale di 2200 crittogame. Circa il 20 per cento della foresta è vergine, mentre le aree alle basse altitudini, disboscate nel corso dei secoli per essere adibite a terreno agricolo, ora sono un laboratorio di grande interesse per i botanici, in quanto rivelano stadi successivi della capacità naturale di ripristino della flora. All'interno dell'area sono stati individuati 14 tipi di foresta. Tra queste, in corrispondenza delle altitudini più elevate, vi è la più grande superficie di abeti rossi del pianeta, un insieme che presenta parentele con le comunità forestali del Maine, all'estremo nord-est degli Stati Uniti, dell'Ontano e del Québec, in Canada. Più in basso, invece, alle conifere sempreverdi si affiancano aceri e betulle e, in alcune vallate, si arrivano a contare fino a 20 specie di latifoglie decidue in appena 500 metri quadrati.

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Alla ricchezza della flora si accompagna un'altrettanto notevole varietà faunistica, che include una cinquantina di mammiferi indigeni. Numerosi - e facilmente avvistabili - sono gli orsi bruni e i cervi, anche se il parco è più noto per la presenza di mammiferi di medie dimensioni, come la volpe rossa, la volpe grigia, la linee, il procione, la talpa, la puzzola, la marmotta e una quantità di specie di scoiattoli e pipistrelli. Si contano inoltre 200 specie di uccelli, mentre i corsi d'acqua sono l'habitat di 30 specie di salamandre, la più grande varietà al mondo.

Qui, agli inizi del XIX secolo, si sono estinti il bisonte e l'alce wapiti, ma quest'ultimo è stato reintrodotto con successo nel 2000. Nello stesso anno, a testimoniare lo stato di buona salute dell'ambiente, sono stati avvistati il puma e il coyote, migrati da altre aree, che hanno aggiunto un importante tassello alla rinascita di un mondo fedele a quello in cui vissero gli indiani Cherokee e i pionieri.

A rendere perfetta questa scenografia si aggiunge la più rilevante collezione di capanne di legno del XIX secolo presente negli Stati Uniti: un patrimonio che è valso alle Smoky Mountains anche l'iscrizione nel National Register of Historic Places.