Comprendendo
42.698 ettari di foreste pluviali subtropicali su
quattro isole, su una catena situata nel sud-ovest
del Giappone, il sito seriale forma un arco al
confine tra il Mar Cinese Orientale e il Mar delle
Filippine il cui punto più alto, il Monte
Yuwandake sull'isola di Amami-Oshima, sorge a 694
metri sul livello del mare.
Interamente
disabitato dall’uomo, il sito ha un alto valore
di biodiversità con un'altissima percentuale di
specie endemiche, molte delle quali minacciate a
livello globale. Il sito ospita piante endemiche,
mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci delle
acque interne e crostacei decapodi, tra cui, ad
esempio, il coniglio Amami in via di estinzione e
il ratto a pelo lungo Ryukyu in via di estinzione
che rappresentano antichi lignaggi e non hanno
parenti viventi in nessuna parte del mondo.
Cinque
specie di mammiferi, tre specie di uccelli e tre
specie di anfibi nella proprietà sono state
identificate globalmente come specie
evolutivamente distinte e in pericolo di
estinzione.
Isola
di Amami Ōshima
Amami
Ōshima è un'isola subtropicale del Giappone;
è la maggiore del gruppo delle isole
Amami, che fa parte dell'arcipelago delle Ryūkyū,
nell'estremo sud del paese.
- Il
territorio dell'isola è suddiviso in cinque municipalità:
- -
Città di Amami,
nel nord di Amami Ōshima
- -
Cittadina di Tatsugō,
nel nord-est
- -
Villaggio di Yamato,
nel nord-ovest
- -
Villaggio di Uken,
nell'ovest
- -
Cittadina di Setouchi,
che comprende i territori meridionali di
Amami Ōshima e quelli delle isole di Kakeromajima,
Yoroshima, Ukeshima ed
altre minori
Amami
Ōshima è localizzata poco più a nord del tropico
del Cancro, circa 300 km a nord dell'isola
di Okinawa e 380 km a sud di Kyūshū.
È circondata verso ovest dal mar
Cinese Orientale e verso est dall'Oceano
Pacifico. Con una superficie di 712,35 kmq
è la seconda isola per estensione dell'arcipelago Ryūkyū e
la settima di tutto il Giappone. I rilievi più
alti sono ad ovest il Monte Yuwan, con i suoi 694 m
s.l.m., ed il monte Yui, alto 484 m.
Insieme alle altre isole del gruppo, Amami Ōshima
è inserita nel parco
quasi nazionale Amami Guntō,
inaugurato nel 1974.
Il
fascino di Amami Ōshima è dato
principalmente dai suoi paesaggi naturali
verdissimi e selvaggi, sospinti dalla brezza del
mare.
La
sua foresta vergine copre il 95% della
superficie dell’isola ed è attraversata da
una vasta rete di sentieri escursionistici
che permettono di osservare specie vegetali e
animali autoctone, tra cui la famosa lepre nera Amamino-kurousagi
che popola questi luoghi.
Ma
Amami Ōshima offre anche qualcosa di unico:
la seconda foresta di mangrovie più grande in Giappone dopo
quella dell’isola Iriomote a Okinawa. Le
mangrovie si concentrano vicino alla costa
centro-orientale dell’isola, e i turisti possono
scoprire questo gioiello in kayak.
Oltre
alla bellezza della natura, Amami Ōshima ha
alle spalle una lunga e affascinante storia che
ha lasciato in eredità tradizioni e una
gastronomia unica. Come le vicine isole di
Okinawa, anche Amami Ōshima faceva un tempo
parte del Regno delle Ryukyu e questo la rende un
mondo culturale a parte, per certi versi lontano
dal Giappone che siamo abituati a conoscere.
Isola
di Tokunoshima
L'isola
di Tokunoshima, la seconda delle isole Amami, si
trova a metà strada tra Amami Ōshima e
Okinoerabujima. Nonostante la sua distanza dalla
terraferma, l'isola fa ancora parte della
Prefettura di Kagoshima.
- Il
territorio dell'isola è suddiviso in tre municipalità:
- -
Cittadina di Tokunoshima,
nella parte orientale dell'isola
- -
Cittadina di Amagi,
nella parte occidentale
- -
Cittadina di Isen,
nella parte meridionale
Le
cittadine, assieme ad altre municipalità delle
Amami, formano il distretto
di Ōshima. Il distretto a sua volta
forma, con la città di Amami, la Sottoprefettura
di Ōshima, che comprende tutti i
territori delle Amami e cade sotto la
giurisdizione della Prefettura
di Kagoshima.
Tokunoshima
è isolata dalle altre Amami e si trova a metà
strada tra le isole di Amami
Ōshima e Okinoerabujima,
dalle quali dista diverse decine di chilometri.
Nel centro dell'isola si trova il Monte Inokawa
(645 m) ed a nord il monte Amagi (533 m),
coperti da foreste di laurisilva.
I rilievi lasciano posto ad un'area coltivabile
piuttosto estesa, la più grande delle Amami. Vi
sono molte grotte, la più lunga delle quali
misura 2.052 m e si trova nella zona di Isen.
L'isola
ospita diverse specie rare endemiche dell'isola
stessa o più in generale delle Ryūkyū.
Solo a Tokunoshima e ad Amami Ōshima si trova
il pentalagus
furnessi, detto coniglio di Amami, che con
i suoi 3.000/5.000 esemplari è considerato a
rischio di estinzione.
Endemico
dell'isola è il tokudaia
tokunoshimensis, detto ratto spinoso di
Tokunoshima, un roditore della famiglia dei Muridi
anch'esso a rischio di estinzione. Altro topo di
Tokunoshima è il ratto arboricolo delle Ryukyu,
che si trova anche nelle Okinawa e ad Amami Ōshima.
L'echinotriton
andersoni è una specie di salamandra
tipica delle Amami, di Okinawa e di Taiwan. Anche
la velenosa vipera Ovophis
okinavensis ed il ragno heptathela
kanenoi sono specie rare che si
trovano nell'isola.
Fra
le varie attrazioni vi è la possibiltà di fare
snorkeling, immersioni e assistere a una forma di
corrida conosciuta come togyu o sumo tra tori.
Mentre l'idea della corrida evoca immagini di
matodor spagnoli e avversari insanguinati, questo
evento, più delicato, vede i tori impegnati in
una breve lotta per il dominio. Il togyu viene
praticato sull'isola da oltre 500 anni.
Tokunoshima
vanta una bellissima costa corallina e le spiagge
dell'isola non hanno rivali. Le spiagge dell'isola
sono splendide, tra cui quella di Aze Prince e le
grotte della spiaggia di Innojofuta.
A
nord dell'isola si trova la spiaggia di Mushiroze,
un ottimo punto dove pescare costituito da lastre
di pietra piatte.
Isola
di Okinawa
L’isola
di Okinawa si trova nelle Ryukyu,
arcipelago che prende anche il nome dalla sua
isola principale, Okinawa, sgranato come
una collana tra Oceano
Pacifico e Mar
Cinese Orientale, più vicino a Taiwan che
a Tokyo:
160 isole, solo 49 abitate, che disegnano un
Giappone unico, incontaminato e, soprattutto,
tropicale. Alla stessa latitudine della Florida,
ne condivide la bellezza dei paesaggi, fatti di acque
cristalline, spiagge candide ombreggiate da palme
e mangrovie, foresta primaria. Con una superba
barriera corallina, tra le più belle al mondo.
E un clima formidabile: gli inverni sono miti e la
temperatura media del mare è di 25 gradi.
Questo
grande arcipelago, chiamato spesso anche col suo
antico nome “Arcipelago
delle isole Ryukyu”, ospita località
turistiche con splendide spiagge di sabbia bianca
e bellissimi resort sul mare.
Da
un punto di vista geografico, le isole
dell’arcipelago sono in buona parte ricoperte da fitte
foreste. Il clima subtropicale permette ad
una grandissima varietà di piante di crescere ad
Okinawa, dal tipico pino
giapponese al ciliegio sakura, fino ad arrivare
addirittura agli ananas (il “frutto
simbolo” della prefettura). La posizione
estremamente isolata rende inoltre queste
isole habitat naturali perfetti per specie
rarissime di animali come uccelli, serpenti e
scimmie. Fra questi vanno senza dubbio ricordati
il picchio
di Okinawa e la volpe volante di Bonin,
una rara specie di pipistrello.
Okinawa
faceva un tempo parte del Regno delle Ryukyu,
nato nel XV secolo e diventato presto vassallo
della Cina.
Nel
1609, le armate giapponesi del clan Shimazu, che
controllava i territori dell’odierna prefettura
di Kagoshima, invasero Ryukyu, tuttavia la
sovranità del regno fu rispettata per non
innescare un conflitto con la Cina, che continuò
quindi ad imporre i propri tributi al regno.
Nel 1879 l’arcipelago
fu annesso al Giappone, che approfittò
dell’indebolimento della Cina in seguito alle
guerre dell’oppio.
Il
1º aprile 1945 iniziò la sanguinosa battaglia di
Okinawa, nel corso della quale perse la vita un
quarto della popolazione civile.
Gli
americani sconfissero i giapponesi e da quel
momento l’isola, assieme ad altre
dell’arcipelago Ryukyu, passò sotto il loro
controllo, rimanendovi sino al 1972.
Nonostante
la riconsegna delle isole al governo giapponese,
le molte basi militari che gli americani
hanno disseminato nell’arcipelago sono rimaste.
Ne è nato di conseguenza un forte movimento di
opposizione della popolazione giapponese locale
contro la presenza militare e navale americana ad
Okinawa.
Nel
2006 i governi giapponese ed americano hanno
firmato un accordo per riorganizzare la presenza
Usa, con lo scopo di ridurre proprio il personale
americano impiegato nell’isola, ma ad oggi
nella pratica non si sono ottenuti grandi
risultati, a causa di alcuni interventi
contrari attuati dallo stesso governo nipponico.
Okinawa
ha tre parchi nazionali e nove centri abitati che
hanno acquisito lo status di città.
Statisticamente,
la popolazione dell’isola di Okinawa è la
più longeva del mondo, seguita a ruota dai
sardi.
Alcuni
medici ritengono che ciò sia dovuto
all’interazione di una dieta sana e
limitata (ciotola di riso, pesce crudo,
vegetali, frutta e tofu), allo stile di vita
rilassato e a un basso livello di
inquinamento, oltre alle favorevoli
caratteristiche genetiche degli abitanti.
L’arte
più famosa esportata da Okinawa è quella del karate,
nato nell’arcipelago come sintesi tra il kung fu
cinese e le tradizionali arti marziali di Okinawa,
di cui ne esistono diversi stili, tra i quali lo
Shotokan e lo Shorin-Ryu.
Il
karate ebbe un notevole impulso nella zona dopo la
proibizione di portare armi, imposta dal governo
di Tokyo nel XIX secolo, dopo l’occupazione
delle Riukiu.
Per
rimanere in tema, di Okinawa era originario Miyagi, il
maestro di karate interpretato dall’attore
scomparso Pat Morita, protagonista di 4 film
della famosa saga di Karate Kid.
Inoltre
l’isola è rinomata per la varietà del suo artigianato, comprendente
tessuti, ceramiche, vetro, lacca e strumenti
musicali tradizionali, nonché per la produzione
di legname e per diverse attività legate alla pesca.
Okinawa
conserva infine i resti di molti castelli
tipici della sua tradizione, chiamati gusuku, che
secondo alcuni sono stati il modello a cui si sono
ispirati per la costruzione dei tipici castelli
giapponesi.
Isola
di Iriomote
Iriomote è
la più grande delle Isole Yaeyama e la
seconda per estensione tra quelle appartenenti
alla Prefettura di Okinawa, dopo l'Isola di
Okinawa stessa.
Nonostante
abbia un'estensione di 289 km², la
popolazione totale dell'isola è inferiore ai 2000
abitanti e le infrastrutture sono limitate ad una
singola strada costiera che collega i villaggi del
nord alle coste orientali. Sull'isola non è
presente nessuna pista d'atterraggio, e la maggior
parte dei visitatori - più di 150.000 nel 2003 -
arrivano da Ishigaki col traghetto. Dal
punto di vista amministrativo l'isola appartiene
alla Città di Taketomi, della Prefettura di
Okinawa, in Giappone.
Fino
alla fine della seconda guerra mondiale,
Iriomote era quasi completamente disabitata, dato
che era infestata dalla malaria, e veniva
utilizzata soprattutto per la coltivazione del
riso. Inoltre, durante la guerra, degli abitanti
di Ishigaki furono costretti a rifugiarsi su
Iriomote e alcuni di questi contrassero la
malaria.
Dopo
la guerra, le Forze Armate USA in Giappone
sradicarono completamente la malaria dall'isola.
Oltre che sul turismo, l'economia dell'isola si
basa sulla produzione agricola, soprattutto di ananas,
e sulla pesca.
La
maggior parte dell'isola è ricoperta da una fitta
giungla subtropicale e da paludi di mangrovie.
L'80% dell'isola è protetto ed il 34,3%
costituisce il Parco nazionale di
Iriomote-Ishigaki. La vetta più elevata è il
Monte Komi, alto 470 metri.
La flora
e la fauna sono ricche e varie. Il
Granchio del cocco che vive sull'Isola è davvero
impressionante: si tratta del più grande
crostaceo terrestre, in grado di raggiungere un
metro di larghezza per 17 chili. Il Granchio può
arrampicarsi sugli alberi e rompere una noce di
cocco con le sue chele. Il gatto di Iriomote,
scoperto durante il XX secolo, è un felino che
vive esclusivamente sull'isola e assomiglia a un
incrocio tra un gatto e un leopardo. É molto raro
e pauroso: sono presenti sull'isola circa cento
esemplari e avvistarne uno rappresenta un colpo di
fortuna.
La
sabbia presente nelle spiagge, a prima vista
sembrerebbe identica in ogni luogo, ma se la
analizziamo più da vicino, possiamo renderci
conto che a volte presenta delle caratteristiche
tali da sorprenderci.
È
il caso ad esempio di una spiaggia del Giappone,
i cui granelli di sabbia, hanno una forma
davvero unica e originale, che ricorda molto
quella di una stella.
Stiamo
parlando della spiaggia della piccola baia di
Hoshizuna, nell’isola di Iriomote, la più
grande delle Isole Yaeyama e la seconda per
estensione tra quelle appartenenti alla Prefettura
di Okinawa, dopo l’Isola di Okinawa stessa.
Nonostante
abbia un’estensione di 289 kmq, la popolazione
totale dell’isola è inferiore ai 2000 abitanti
e le infrastrutture sono limitate ad una singola
strada costiera che collega i villaggi del nord
alle coste orientali.
Sull’isola
non è presente nessuna pista d’atterraggio e la
maggior parte dei visitatori, arrivano ogni anno
da tutto il mondo, generalmente utilizzando il
traghetto dall’isola di Ishigaki, soltanto per
la particolarità della sua spiaggia.
Oltre
ad Iriomote, è possibile ammirare questo fenomeno
anche nella spiaggia della cittadina di Taketomi, sempre
nella prefettura di Okinawa, dove vi sono
sistemati appositi cartelli, che segnalano la
presenza di queste stelle microscopiche.
I
giapponesi l’hanno chiamata “Hoshizuna no
Hama" (sabbia a forma di stella) ed hanno
addirittura creato delle leggende che
spiegherebbero la sua origine.
La
tradizione vuole infatti, che la spiaggia, sia il
risultato dell’incontro fra la Stella Polare e
la Croce del Sud e cioè gli antipodi del
firmamento.
Da
un punto di vista naturale, la sabbia in
questione, è considerata speciale, perché oltre
al quarzo tipico, contiene anche milioni di esoscheletri di
Foraminifera Baculogypsina Sphaerulata, cioè protozoi
marini, dalle dimensioni di qualche
millimetro.
L’organismo
vive attaccato alle alghe e quando muore, il suo
particolare guscio a stella, viene trasportato
dalle onde, fino a che approda sulla spiaggia,
mescolandosi all’arenile.
Tale
processo, svoltosi durante i secoli, dunque
sarebbe alla base dell’aspetto insolito di
questa sabbia.
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