Dal punto di vista geologico, l'Assam
è costituito da terreni relativamente
pianeggianti e di modesta altitudine (100-250 m),
situati sui contrafforti dell'Himalaya. Un insieme
di fiumi e ruscelli scorre lungo le pendici: tra
questi il Manas, il Mora-Manas, il Jongrong, il
Gyati, il Chorphuli, il Garuchara e il Rabang.
I corsi d'acqua hanno profondamente
modellato il territorio, che si può suddividere
in una serie di aree geomorfologiche ben distinte.
Il paesaggio dominante è costituito da una savana
(bhabar) con foreste di alberi tropicali
semiperenni nel settore settentrionale del Parco,
sostituita da boschi tropicali umidi e decidui
secchi a mano a mano che si procede verso sud. Le
zone più basse dell'area protetta sono costituite
dal paesaggio del Terai, formato da suoli
alluvionali coperti da praterie erbacee.
I terreni costieri sono
caratterizzati da una vegetazione molto fitta. I
detriti accumulati dai fiumi sono in quantità
tale da modificare il tracciato del corso d'acqua,
cosicché i meandri finiscono per trasformarsi in
acquitrini privi di collegamento con il nuovo
corso del fiume. Il fiume Manas, da cui prende il
nome l'area protetta, è uno dei tanti affluenti
del Brahmaputra, la cui valle si allunga nel cuore
del Paese.
L'area del Santuario faunistico di Manas costituisce il
nucleo della Riserva delle Tigri di Manas, creata
nel 1973 su una superficie di 283.700 ettari.
Sia la letteratura zoologica sia le
cronache dei secoli scorsi sono ricche di racconti
di caccia dove la tigre è l'indiscussa
protagonista. Nel 1683, ad esempio, l'imperatore
della Cina organizzò una battuta nella quale
furono coinvolti 60.000 soldati di fanteria e
10.000 di cavalleria, con l'obiettivo, peraltro
non raggiunto, di liberare una vasta parte della
Manciuria da questo felino. Nel XIX secolo il
principe Audh guidò una battuta di caccia alla
quale presero parte un intero esercito di fanti,
cavalieri e artiglieri, più di mille elefanti e
un seguito di ballerine, pagliacci, leopardi
addestrati, falconi, galli e usignoli.
Queste operazioni di sterminio
avevano origine dalla minaccia che il felino
rappresentava per gli uomini e per il bestiame; i
racconti sulle tigri "mangiatoci di
uomini" sono infatti ricorrenti in tutta
l'area di diffusione di questo animale. In seguito
gli Inglesi trasformarono le battute di caccia con
gli elefanti in un vero e proprio happening,
simile alla caccia alla volpe. In conseguenza del
processo di sterminio diretto e della scomparsa
dell'habitat trasformato in terreno coltivato, la
specie subì una drastica riduzione, passando dai
40.000 esemplari presenti in India nel 1933 ai
1827 del 1970. Grazie al "Progetto
Tigre", negli anni successivi furono create
alcune grandi riserve dove venne assicurata la
salvaguardia della specie: tra queste svolge un
ruolo di primaria importanza il Santuario
faunistico di Manas.
Dalla fine degli anni Ottanta, nello
Stato dell'Assam si combatte per ottenere
l'indipendenza dal governo di New Delhi. È questa
una delle tante "guerriglie
dimenticate", i cui resoconti compaiono solo
sui quotidiani del subcontinente. Tuttavia, le
azioni terroristiche delle varie fazioni dei Bodo
- l'etnia maggioritaria dell’Assam -, così come
le conseguenti missioni dell'esercito indiano,
hanno causato molte vittime anche tra la
popolazione civile, minando la già fragile
economia di quell'area remota.
A far le spese della crisi è stato
anche il Manas Wildlife Sanctuary, l'area protetta
estesa su
50.000 ettari
- che costituisce il cuore del vastissimo
territorio interessato dal Project Tiger,
un'iniziativa coordinata dal governo indiano e dal
WWF per la salvaguardia del felino. Qui i
guerriglieri bodo, a più riprese, hanno compiuto
azioni di sabotaggio, incendiando, cacciando di
frodo e perfino assassinando i guardaparco: motivi
tanto gravi hanno spinto l'Unesco, nel
1992, a
inserire il Manas nella lista del Patrimonio
Mondiale in pericolo.
È del 1997, invece, lo stanziamento
di 2,35 milioni di dollari deciso dalle autorità
indiane per portare a termine un piano di
riabilitazione della zona. L'iniziativa, al
momento, da risultati soddisfacenti, benché le
aree a ridosso dei confini del parco vengano
ancora sfruttate dalla popolazione a un livello
giudicato non sostenibile.
Il Manas Wildlife Sanctuary racchiude
il più alto numero di specie inserite nella Red
List dell'IUCN presenti in India. Le 55 specie di
mammiferi registrate oltre alla tigre (Panthera
tigrìs) comprendono numerosi felini tipici delle
zone umide del Sud-Est asiatico e una notevole
varietà di scimmie. Tra queste ultime si contano
poche centinaia di esemplari di una specie
endemica di entello e il gibbone di Hoolock, ma di
grande interesse per la conservazione sono anche
il maiale pigmeo e il rinoceronte indiano. E’
stato anche stimato che a Manas viva stabilmente
un migliaio di elefanti, da aggiungere ai circa
2000 che attraversano il confine tra la riserva e
l'adiacente Royal Manas National Park, in
territorio bhutanese.
Il
parco ospita un altro grosso felino famoso per la
sua agilità: il leopardo nebuloso. Ha corpo
snello, zampe corte, lunghissima coda, muso
decorato da un bellissimo disegno, lunghi artigli
a dimostrazione della propria attitudine
arboricola (nel Borneo viene chiamato
hariman-da-han, cioè "tigre degli
alberi") e canini molto sviluppati, adatti
alla cattura di uccelli e di mammiferi di piccola
e media taglia.
Le pendici più elevate di Manas,
dove il bosco umido è più fitto, ospitano l'orso
labiato (chiamato anche orso giocoliere):
raggiunge i 90 centimetri di altezza al garrese e
un peso di 120 chilogrammi, è fornito di folta
criniera intorno al collo, di un grosso muso e di
forti unghie della lunghezza di 8 centimetri.
Attivo solamente al crepuscolo e di notte, ha
abitudini arboricole e si alimenta di vegetazione
bassa e di frutti. Ma la sua specializzazione sono
i formicai e, durante la stagione delle piogge, i
termitai, nel periodo in cui le pareti di questi
diventano più morbide.
Oltre a quelli già indicati, si
incontrano altri mammiferi: il rinoceronte indiano
(o unicorno), l'elefante asiatico e il cinghiale
nano. Vi alberga inoltre una sottospecie del
bufalo indiano, conosciuta come bufalo dell'Assam.
È questo un animale superbo, dal colore nero e
dal pelo rado, che raggiunge un metro e 80
centimetri di altezza al garrese e può pesare
fino a una tonnellata. Possiede due grosse corna
rivolte all'indietro. Il suo habitat preferito è
rappresentato dalle pianure alluvionali umide,
poiché ha bisogno di pozze fangose dove rimanere
semisommerso durante le ore calde del giorno per
evitare il tormento delle zanzare.
Le ultime stime dicono che del bufalo
indiano sopravvivono solo 2000 individui allo
stato selvatico, 1500 dei quali nello Stato
dell'Assam. La maggior parte di questi si
concentra nei parchi di Manas e di Kaziranga. La
popolazione faunistica di Manas ha anche un
ulteriore pregio: rappresenta la sola linea pura
della specie, non essendo mai venuta a contatto
con esemplari domestici.
L'inventario delle specie comprende
450 uccelli, incluso un folto gruppo di rarissimi
buceri, oltre a svariati serpenti e anfibi. Una
tale ricchezza faunistica è resa possibile,
nonostante i pericoli derivati dall'uomo, dal
grande dinamismo che caratterizza la flora locale.
Situato nella piana prehimalayana, il territorio
gode di abbondanti precipitazioni e di un tasso di
umidità stimato intorno al 76 per cento durante
tutto l'anno. Il terreno è in continua evoluzione
a causa della massa di fango e detriti trasportati
dalle acque del fiume Manas - che divide l'Assam
dal Bhutan e poi confluisce nel Brahmaputra una
sessantina di chilometri a valle dell'area
protetta - e dagli altri corsi d'acqua a carattere
torrentizio, responsabili anche della creazione di
numerose pozze.
La zona è coperta al 55 per cento da
un manto erboso e per il resto da una foresta
tropicale sempreverde e da foreste tropicali
decidue umide e secche, dominate da alberi come
Bombax ceiba e Sterculia villosa. In totale a
Manas sono state identificate 393 specie di
dicotiledoni, incluse 197 piane ad alto fusto, e
98 monocotiledoni.

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