Parco nazionale Sagarmatha
Nepal

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1979

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Camminano a piedi scalzi nella neve, sono straordinariamente forti e temprati dal clima inclemente. Pacifici e pragmatici, seguono alla lettera la filosofia del buddhismo tibetano. Sono gli Sherpa, la "gente venuta dall'est" che abita la regione nepalese del Khumbu, alle falde della montagna più alta del mondo: l'Everest. Arrivarono qui da Kham, nel Tibet orientale, alla fine del XIV secolo, attraversando il passo di Nangpa La, a 5900 metri di altitudine. 

Per gli Sherpa le montagne sono sacre, tanto che, fino a non molto tempo fa, consideravano che scalarle fosse un atto blasfemo. Nella loro lingua l'Everest era ed è Chomolangma, la "dea madre", cui è attribuito il ruolo di divinità suprema tra le vette delPHimalaya. 

Nella sola regione del Khumbu, compresa per la maggior parte nel Sagarmatha National Park (dal nome nepalese dell'Everest), sono altre due le cime che superano gli 8000 metri di altitudine: il Lhotse (8516) e il Cho Oyu (8201). Di conseguenza, l'economia dei circa 3500 Sherpa che vivono entro i confini del parco più alto del pianeta, istituito nel 1976, dipende in misura sempre maggiore dal turismo alpinistico. 

Almeno dal 1953, quando il neozelandese Edmund Hillary conquistò il tetto del mondo accompagnato da Tenzing Norgay, il primo Sherpa a violare la montagna sacra. A un primato tanto grandioso per questo popolo si sarebbe aggiunta, 40 anni più tardi, la vittoria di Pasang Lamu, la prima donna a scalare l'Everest.

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Il Sagarmatha National Park copre un'area di 1148 chilometri quadrati e comprende le sorgenti di due fiumi: il Dudh Kosi e il Bhote Kosi. Dal punto più basso dell'area, situato a 2845 metri di altitudine, fino alle vette si alternano quattro differenti zone climatiche. Nella prima crescono ginepri, betulle, abeti, bambù e rododendri. 

Tra marzo e aprile, la fioritura di questi ultimi - alti anche più di dieci metri - offre uno degli spettacoli più straordinari della regione. Nella seconda fascia predominano alberi nani e cespugli, mentre a quote più alte la vita si riduce a muschi e licheni, per scomparire definitivamente a circa 5700 metri , al confine delle nevi perenni. 

Nella parte più bassa del parco la fauna è piuttosto ricca, con un habitat ideale per 118 specie di uccelli e numerosi mammiferi. Tra questi è facile imbattersi nel bue muschiato (Moschus moschiferus) e nell'emitrago o thar (Hemitragus jemìahicus), una capra di montagna priva di barba e dotata di corna brevi e ricurve all'indietro. Con l'arrivo del monsone estivo il parco si popola anche di 26 specie di farfalle. A Sagarmatha, tuttavia, osservare la fauna selvatica non è semplice: molti dei suoi abitanti più interessanti, infatti, sono rari e schivi, come il mitico leopardo delle nevi (Vncia uncia), l'orso nero himalayano (Seknarctos tibetanus) e una specie di panda dal manto fulvo (Ailurus fulgens).

Da alcuni anni anche il paradiso che circonda il tetto del mondo soffre di seri problemi ambientali. Benché gli Sherpa siano alquanto rispettosi del loro territorio, le troppe spedizioni hanno lasciato dietro di sé tonnellate di rifiuti, richiamando le proteste di diversi gruppi ecologisti. Per rimediare ai danni sono state condotte campagne di pulizia e si sta pensando di porre un limite al numero di spedizioni. Ma anche un'altra minaccia è in agguato: la riduzione dei ghiacciai, dovuta ai cambiamenti climatici globali non risparmia neppure i sacri monti himalayani.