Camminano a piedi scalzi nella neve, sono
straordinariamente forti e temprati dal clima
inclemente. Pacifici e pragmatici, seguono alla
lettera la filosofia del buddhismo tibetano. Sono
gli Sherpa, la "gente venuta dall'est"
che abita la regione nepalese del Khumbu, alle
falde della montagna più alta del mondo:
l'Everest. Arrivarono qui da Kham, nel Tibet
orientale, alla fine del XIV secolo, attraversando
il passo di Nangpa La, a
5900 metri
di altitudine.
Per gli Sherpa le montagne sono sacre, tanto che,
fino a non molto tempo fa, consideravano che
scalarle fosse un atto blasfemo. Nella loro lingua
l'Everest era ed è Chomolangma, la "dea
madre", cui è attribuito il ruolo di divinità
suprema tra le vette delPHimalaya.
Nella sola regione del Khumbu, compresa per la maggior
parte nel Sagarmatha National Park (dal nome
nepalese dell'Everest), sono altre due le cime che
superano gli
8000 metri
di altitudine: il Lhotse (8516) e il Cho Oyu
(8201). Di conseguenza, l'economia dei circa 3500
Sherpa che vivono entro i confini del parco più
alto del pianeta, istituito nel 1976, dipende in
misura sempre maggiore dal turismo alpinistico.
Almeno dal 1953, quando il neozelandese Edmund Hillary
conquistò il tetto del mondo accompagnato da
Tenzing Norgay, il primo Sherpa a violare la
montagna sacra. A un primato tanto grandioso per
questo popolo si sarebbe aggiunta, 40 anni più
tardi, la vittoria di Pasang Lamu, la prima donna
a scalare l'Everest.


Il Sagarmatha National Park copre
un'area di
1148 chilometri
quadrati e comprende le sorgenti di due fiumi: il
Dudh Kosi e il Bhote Kosi. Dal punto più basso
dell'area, situato a
2845 metri
di altitudine, fino alle vette si alternano
quattro differenti zone climatiche. Nella prima
crescono ginepri, betulle, abeti, bambù e
rododendri.
Tra marzo e aprile, la fioritura di
questi ultimi - alti anche più di dieci metri -
offre uno degli spettacoli più straordinari della
regione. Nella seconda fascia predominano alberi
nani e cespugli, mentre a quote più alte la vita
si riduce a muschi e licheni, per scomparire
definitivamente a circa
5700 metri
, al confine delle nevi perenni.
Nella parte più bassa del parco la
fauna è piuttosto ricca, con un habitat ideale
per 118 specie di uccelli e numerosi mammiferi.
Tra questi è facile imbattersi nel bue muschiato
(Moschus moschiferus) e nell'emitrago o thar
(Hemitragus jemìahicus), una capra di montagna
priva di barba e dotata di corna brevi e ricurve
all'indietro. Con l'arrivo del monsone estivo il
parco si popola anche di 26 specie di farfalle. A
Sagarmatha, tuttavia, osservare la fauna selvatica
non è semplice: molti dei suoi abitanti più
interessanti, infatti, sono rari e schivi, come il
mitico leopardo delle nevi (Vncia uncia), l'orso
nero himalayano (Seknarctos tibetanus) e una
specie di panda dal manto fulvo (Ailurus fulgens).
Da alcuni anni anche il paradiso che
circonda il tetto del mondo soffre di seri
problemi ambientali. Benché gli Sherpa siano
alquanto rispettosi del loro territorio, le troppe
spedizioni hanno lasciato dietro di sé tonnellate
di rifiuti, richiamando le proteste di diversi
gruppi ecologisti. Per rimediare ai danni sono
state condotte campagne di pulizia e si sta
pensando di porre un limite al numero di
spedizioni. Ma anche un'altra minaccia è in
agguato: la riduzione dei ghiacciai, dovuta ai
cambiamenti climatici globali non risparmia
neppure i sacri monti himalayani.

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