Le tensioni provocate dall'impatto
tra la placca continentale indiana e quella
asiatica e la deriva dei continenti che continua
ancora oggi diedero origine a una regione con
caratteristiche geologiche, topografìche e
climatiche esclusive. La presenza della catena
montuosa più alta del mondo, l'Himalaya,
contribuisce a rendere unica questa regione,
caratterizzata da una notevole attività sismica.
Il Parco Nazionale Reale di Chitwan si trova ai
piedi dell'Himalaya, in uno dei pochi luoghi
inalterati della regione del Terai, situata fra
l'India e il Nepal.
Creato nel 1973 su una superficie di 93 200 ettari, si
estende alla base della catena del Siwalik, una
serie di modesti rilievi formati da rocce
granitiche, puddinghe, quarziti e scisti
argillosi. La forma del perimetro di Chitwan
ricorda la punta di una freccia orientata a
ponente. Il corso del fiume Narayani segna il
confine occidentale dell'area, mentre il fiume
Rapti separa il Parco dai terreni coltivati che si
trovano a nord. La zona meridionale è delimitata
dalle acque del Reu. Fra questi corsi d'acqua si
estende una pianura con leggere ondulazioni,
coperta per buona parte da foreste umide e spesso
inondate, che costituisce il cuore dell'area
protetta. Il dislivello delle alture non è
rilevante: varia dai 150 metri della pianura ai
760 metri delle cime del Siwalik.
La regione è esposta alla furia dei
monsoni. Fra i mesi di giugno e settembre i venti
umidi provenienti dall'Oceano Indiano vi scaricano
intense precipitazioni. I fiumi si gonfiano
allagando vaste zone, favoriti dalla scarsa
permeabilità dei terreni argillosi che li
fiancheggiano. Le piene a volte sono così
violente da alterare il corso dei fiumi, tanto che
anse in cui prima scorreva l'acqua rimangono
isolate dal corso principale e si trasformano in
paludi.
Durante il resto dell'anno, invece,
si risente dell'influenza dei venti asciutti del
nord che fanno scendere la temperatura, con forti
escursioni termiche fra la notte e il giorno, e
creano condizioni di scarsa umidità
nell'ambiente. La media delle precipitazioni
annuali, che per l'80% si registrano nel periodo
dei monsoni, si aggira intorno ai 2150 millimetri.
Tali condizioni climatiche
favoriscono la presenza di ampie superfici
boscose, che occupano il 60% del territorio del
Parco. La specie dominante è un albero autoctono
dal tronco diritto e dall'ampia chioma, chiamato
sai. Esso cresce in zone fresche e ben drenate,
come declivi e dirupi, mentre sulle sponde dei
fiumi si sviluppa la foresta a galleria. Sulle
colline orientate a mezzogiorno crescono pini e
palme, mentre il prezioso bambù preferisce i
declivi ombreggiati. Nel Parco cresce anche un
altro tipo di canna: appartenente al genere
Themeda, è di grande utilità nell'economia
locale degli indigeni, che ne utilizzano le foglie
per nutrire il bestiame e il tronco per costruire
le loro abitazioni.
A Chitwan la fauna silvestre del
subcontinente indiano è ben rappresentata. Nel
Parco vivono gli ultimi quattrocento esemplari
nepalesi del rinoceronte indiano. Questo dato fa
di Chitwan il secondo rifugio mondiale della
specie, dopo la riserva indiana di Kaziranga. Il
rinoceronte unicorno indiano (180 centimetri di
altezza al garrese e fino a 4 tonnellate di peso)
vive nelle paludi e nelle zone allagate,
avventurandosi talvolta tra la vegetazione dei
pendii vicini.
Come la maggior parte dei grandi mammiferi, il rinoceronte
indiano ha un ciclo biologico lento: le femmine
raggiungono la maturità sessuale a quattro anni e
i maschi a sette. La gestazione dura sedici mesi e
culmina con la nascita di un cucciolo di sessanta
chili. La specie è oggetto di un gran numero di
credenze e superstizioni, che hanno inciso
negativamente sulla sua conservazione. Al corno,
al sangue, all'urina e alla carne del rinoceronte
sono da sempre attribuiti poteri magici; questo ha
portato a un'intensa attività di caccia di frodo.
Paradossalmente, agli albori del XXI secolo, la
sopravvivenza di questo grande mammifero dipende
dagli strascichi di credenze medievali che ancora
permangono in vaste aree geografiche.
Grazie all'alta produttività delle
terre subtropicali, qui possono vivere numerosi
ungulati, fra cui il bel cervo pomellato, dal
mantello rossiccio picchiettato di bianco, e il
sambar, dal manto bruno uniforme e dalle corna
possenti. Fra i piccoli cervidi troviamo il
muntjak, che viene chiamato anche cervo abbaiatore
a causa del suo verso simile a quello di un cane.
Si tratta di un animale primitivo, dotato di
piccole corna (raggiungono al massimo i 15
centimetri di lunghezza) che fuoriescono da due
peduncoli prominenti ricoperti di pelo e che si
prolungano sulla fronte, formando quella grande
"V" che conferisce al muntjak il suo
caratteristico aspetto. Contraddistinto da un pelo
rossastro, non supera il mezzo metro al garrese e
ha le zampe posteriori più sviluppate di quelle
anteriori. A Chitwan vivono anche il leopardo e la
tigre del Bengala. La coesistenza di felini così
poderosi è possibile solo grazie a una netta
separazione degli habitat e dei territori di
caccia. Il leopardo ha infatti abitudini
arboricole e predilige i settori del Parco dove la
concentrazione di animali è maggiore. Le sue
prede favorite sono i cervidi di medie e piccole
dimensioni, come il cervo pomellato o il muntjak,
che brucano nel folto degli alberi.
La tigre, invece, preferisce spazi più aperti, canneti e
giuncheti vicini ai corsi d'acqua, dove si è
specializzata nella caccia al grande sambar;
talvolta, però, attacca anche il bestiame
domestico. Per salvaguardare il grande felino si
è pensato di ridurre al minimo i contatti con
l'uomo mediante lo sgombero di alcuni centri
abitati posti all'interno dell'area protetta: la
creazione del Parco Nazionale Reale di Chitwan ha
comportato, infatti, il trasferimento di
ventiduemila persone.
Nei fiumi e nelle paludi vive il
coccodrillo indiano, lungo fino a quattro metri e
dall'aspetto simile al coccodrillo del Nilo.
Durante il periodo delle piene, questo animale
approfitta della presenza di ampie superfici
sommerse per spostarsi e raggiungere zone che,
durante la stagione arida, restano isolate dai
corsi d'acqua principali. Dumbar Brander, famoso
cacciatore inglese dei primi del Novecento, fece
un inventario di ciò che contenevano gli stornaci
dei coccodrilli da lui abbattuti: vi trovò resti
di leopardo, di esseri umani, di muntjak, di
uccelli acquatici e di ogni sorta di animali
domestici, indizio inequivocabile delle abitudini
alimentari di un superpredatore, pronto a divorare
qualsiasi preda si aggiri nel suo ambiente. A
differenza del coccodrillo, il gaviale è quasi
esclusivamente ittiofago. Presente nei fiumi di
Chitwan, è dotato di mascelle allungate e
sottili, vere e proprie pinze di sicurezza, con
molti denti lunghi e aguzzi. Leggermente rivolti
all'indietro, funzionano come arpioni, infilzando
i pesci. Tra i rettili vi sono anche 19 specie di
serpenti, tra i quali il cobra reale, che può
raggiungere una lunghezza di 5-6 metri, e il
pitone moluro.
Va infine segnalata la presenza di
ben 489 specie di uccelli: tale ricchezza deriva
sia dalla varietà di habitat sia dall'eccezionale
ubicazione del Parco, che si trova nel punto di
congiunzione degli areali in cui sono insediate le
specie avicole degli emisferi settentrionale e
meridionale.
Il Royal Chitwan è una delle aree
naturalistiche più studiate dell'Asia. Da quando
è stato istituito e, di conseguenza, tutelato con
il divieto di caccia, la popolazione di
rinoceronti e di tigri è quadruplicata e il
territorio è diventato sede di numerosi progetti
di ricerca e di attenti monitoraggi. Ciò
nonostante, la crescente pressione demografica nel
Terai e il processo di industrializzazione che ha
interessato il Nepal negli ultimi anni minacciano
l'integrità del parco. Da un lato si è
instaurata una pericolosa interazione tra l'uomo e
gli animali erratici, come l'elefante. Dall'altro
gli scarichi industriali hanno inquinato le acque
dei fiumi, determinando l'estinzione del delfino
nel Narayani e una sua sensibile riduzione negli
altri corsi d'acqua. La conservazione nel Royal
Chitwan National Park rischia dunque di diventare
una sfida ardua.
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