Riserva Forestale di Sinharaja
Sri Lanka

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988

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Sinharaja occupa una stretta fascia di terra, movimentata dall'alternarsi di cime montuose e vallate e intersecata da una fitta rete di torrenti e ruscelli che si gettano a nord nel fiume Kalu Ganga e a sud nel Gin Ganga. Qui i monsoni si scatenano in tutta la loro potenza, scaricando ogni anno una quantità di pioggia che oscilla fra i 3000 e i 5000 millimetri. Le precipitazioni si concentrano principalmente in due periodi: da maggio a luglio, a causa del monsone estivo che apporta venti oceanici da sudovest; fra novembre e gennaio, quando il monsone invernale proveniente da nordest si abbatte sull'isola alimentato dai venti umidi che si formano nel Golfo del Bengala.  

Nella Enumeratio plantarum Zelaniae, pubblicata verso il 1860, George Henry Thwaites illustrava il paziente lavoro di un decennio, elencando le innumerevoli specie botaniche che aveva censito durante la permanenza su quella che allora, per i Sudditi della Corona britannica, era l'isola di Ceylon.

E una ventina d'anni più tardi il soldato-ornitologo Vincent Legge dava alle  stampe The History of the Birds of Ceylon. Entrambi gli autori facevano spesso riferimento a Sinharaja, l'ultima foresta pluviale tropicale dell'isola, dove avevano rispettivamente trovato piante e uccelli  mai descritti altrove.  

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Il nome di quella che, già nel 1875, era stata registrata come riserva forestale della Corona, significa "re leone" e deriva da una leggenda tramandata ancor oggi dalle popolazioni locali: protagonista della leggenda è appunto un leone che viveva in una grotta del Monte Sinhagala, il più alto della regione, e da lì dominava un enorme territorio.

Solo l'intervento di un gigante che riuscì ad ucciderlo liberò gli sventurati indigeni dalla terribile minaccia. In verità il Sinhagalai non ha grotte, e di leoni nello Sri Lanka non se ne sono mai visti; tuttavia la Sinharaja Forest Reserve costituisce un’eccezionale riserva di biodiversità. 

Riveste un valore naturalistico eccezionale per le specie floristiche endemiche presenti: su un totale di 830 specie esclusive dell'isola (217 fra alberi e arbusti rampicanti si trovano nelle zone umide basse), 139 sopravvivono in questo lembo di terra e 16 rischiano di scomparire. 

Ma Sinharaja è anche una fonte di sostentamento per la popolazione locale che utilizza numerose sue ricchezze botaniche: il kitul, palma da cui si trae un succedaneo dello zucchero, il wevual, utilizzato per confezionare cesti, il wun, la cui resina serve per combattere i parassiti intestinali, il weniwal, con proprietà medicinali.

Per quanto riguarda la fauna, il 50% dei mammiferi e delle farfalle della Riserva sono endemici dello Sri Lanka, con aspetti differenti rispetto alle specie simili che vivono nel subcontinente indiano. Sinharaja ospita inoltre 19 delle 20 specie di uccelli autoctone dell'isola, alcune addirittura minacciate di estinzione. Basti citare il cuculo-fagiano di Sri Lanka, il malcoha faccia rossa, lo storno testa canuta, il garrulo testa cinerina, il forapaglie di Palliser, il colombaccio di Sri Lanka e la gazza azzurra singalese, tutte specie che vedono seriamente minacciata la propria sopravvivenza.

La Riserva costituisce l'ultimo rifugio dello Sri Lanka per il leopardo e l'elefante indiano.

Negli ultimi decenni, il processo di antropizzazione generalizzata che ha interessato l'isola ha accresciuto enormemente il valore di questa Riserva, baluardo di numerose specie endemiche e degli ultimi relitti della foresta umida primeva.