Sinharaja occupa una stretta fascia
di terra, movimentata dall'alternarsi di cime
montuose e vallate e intersecata da una fitta rete
di torrenti e ruscelli che si gettano a nord nel
fiume Kalu Ganga e a sud nel Gin Ganga. Qui i
monsoni si scatenano in tutta la loro potenza,
scaricando ogni anno una quantità di pioggia che
oscilla fra i 3000 e i 5000 millimetri. Le
precipitazioni si concentrano principalmente in
due periodi: da maggio a luglio, a causa del
monsone estivo che apporta venti oceanici da
sudovest; fra novembre e gennaio, quando il
monsone invernale proveniente da nordest si
abbatte sull'isola alimentato dai venti umidi che
si formano nel Golfo del Bengala.
Nella Enumeratio plantarum Zelaniae,
pubblicata verso il 1860, George Henry Thwaites
illustrava il paziente lavoro di un decennio,
elencando le innumerevoli specie botaniche che
aveva censito durante la permanenza su quella che
allora, per i Sudditi della Corona britannica, era
l'isola di Ceylon. 
E una ventina d'anni più tardi il
soldato-ornitologo Vincent Legge dava alle stampe
The History of the Birds of Ceylon. Entrambi gli
autori facevano spesso riferimento a Sinharaja,
l'ultima foresta pluviale tropicale dell'isola,
dove avevano rispettivamente trovato piante e
uccelli mai
descritti altrove.



Il nome di quella che, già nel 1875,
era stata registrata come riserva forestale della
Corona, significa "re leone" e deriva da
una leggenda tramandata ancor oggi dalle
popolazioni locali: protagonista della leggenda è
appunto un leone che viveva in una grotta del
Monte Sinhagala, il più alto della regione, e da
lì dominava un enorme territorio.
Solo l'intervento di un gigante che
riuscì ad ucciderlo liberò gli sventurati
indigeni dalla terribile minaccia. In verità il
Sinhagalai non ha grotte, e di leoni nello Sri
Lanka non se ne sono mai visti; tuttavia
la Sinharaja Forest
Reserve costituisce un’eccezionale riserva di
biodiversità.
Riveste un valore naturalistico
eccezionale per le specie floristiche endemiche
presenti: su un totale di 830 specie esclusive
dell'isola (217 fra alberi e arbusti rampicanti si
trovano nelle zone umide basse), 139 sopravvivono
in questo lembo di terra e 16 rischiano di
scomparire.

Ma Sinharaja è anche una fonte di
sostentamento per la popolazione locale che
utilizza numerose sue ricchezze botaniche: il
kitul, palma da cui si trae un succedaneo dello
zucchero, il wevual, utilizzato per confezionare
cesti, il wun, la cui resina serve per combattere
i parassiti intestinali, il weniwal, con proprietà
medicinali.
Per quanto riguarda la fauna, il 50%
dei mammiferi e delle farfalle della Riserva sono
endemici dello Sri Lanka, con aspetti differenti
rispetto alle specie simili che vivono nel
subcontinente indiano. Sinharaja ospita inoltre 19
delle 20 specie di uccelli autoctone dell'isola,
alcune addirittura minacciate di estinzione. Basti
citare il cuculo-fagiano di Sri Lanka, il malcoha
faccia rossa, lo storno testa canuta, il garrulo
testa cinerina, il forapaglie di Palliser, il
colombaccio di Sri Lanka e la gazza azzurra
singalese, tutte specie che vedono seriamente
minacciata la propria sopravvivenza.
La Riserva costituisce l'ultimo
rifugio dello Sri Lanka per il leopardo e
l'elefante indiano.
Negli ultimi decenni, il processo di
antropizzazione generalizzata che ha interessato
l'isola ha accresciuto enormemente il valore di
questa Riserva, baluardo di numerose specie
endemiche e degli ultimi relitti della foresta
umida primeva.

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