Santuari della vita selvatica di Thung Yai-Huai Kha Khaeng 
Tailandia

PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1991

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Nel 1988 è stata fotografata l'orma lasciata da un rinoceronte di Giava, animale che, in Thailandia, si riteneva estinto da tempo. Di recente sono stati avvistati 24 bufali d'acqua selvatici, altre creature di cui localmente non si sospettava l'esistenza, e un gruppo di 50 banteng, grossi bovini che si pensava vivessero soltanto sull'isola di Giava. E, assicurano gli scienziati, ci saranno presto nuove e interessanti sorprese. 

Benché la Thailandia , il Paese più sviluppato del Sud-Est asiatico, stia sperimentando da alcuni anni una vertiginosa crescita delle aree urbane e industriali, la fascia di territorio confinante con lo Stato del Myanmar è una delle aree meno esplorate e studiate di questa parte del continente. Proprio in questa regione dimenticata dal progresso, i 622.200 ettari di superficie complessiva del Thung Yai Wildlife Sanctuary e dell'adiacente Huai Kha Khaeng Wildlife Sanctuary compongono l'area protetta più estesa del Paese. 

Benché, come si è detto, i rilievi sulla fauna siano soltanto a una fase preliminare, gli scienziati sono concordi nel sostenere che i due santuari rappresentino il punto di contatto tra le specie sundaiche, indo­cinesi, indo-burmesi e sino-himalayane e che, dal punto di vista faunistico, offrano una delle principali testimonianze viventi di come il Pleistocene abbia avuto un impatto sulla distribuzione delle specie asiatiche. 

Si ritiene inoltre che le riserve di Thung Yai e Huai Kha Khaeng siano abbastanza estese da sopportare l'aumento di individui appartenenti alle specie rare di grandi mammiferi, come il già citato rinoceronte, la tigre, il leopardo, l'elefante asiatico, il tapiro e il gaur. 

L'elenco degli animali comprende per il momento 120 specie di mammiferi, 400 di uccelli, 96 di rettili, 43 di anfibi e 113 di pesci che vivono nei quattro fiumi dell'area - il Mae Khlong, il Kwai Yai, il Mae Kasart e il Mae Suriat - e nei numerosi torrenti che dividono il territorio in strette vallate e pianure alluvionali, contribuendo alla formazione di piccoli laghi, pozze e zone acquitrinose. L'acqua è anche responsabile della creazione di depositi di sali minerali, usati come alimento da molte specie animali. 

Thungyai4.jpg (182221 byte)La vegetazione del Thung Yai ("Grande Campo" in lingua thai) è caratterizzata dalla presenza di piante erbacee, di foreste di bambù e di arbusti decidui, principalmente appartenenti alla famiglia delle dipterocarpacee. Nel settore sud-occidentale della zona e nell'area di Huai Kha Khaeng si riscontra invece una maggiore biodiversità, rappresentata da almeno quattro tipologie di foresta sempreverde, variabili per composizione a seconda dell'altitudine, compresa tra i 250 metri e i 1811 metri della cima più alta dell'area protetta, il Khao Thai Par.

I Karen, etnia che abita il territorio da più di 300 anni, hanno sviluppato una considerevole conoscenza di questo ecosistema, nozione che ha permesso loro di interagire con l'ambiente senza danneggiarlo. Ciò nonostante, all'indomani dell'istituzione del Thung Yai, i Karen sono stati "invitati" ad abbandonare la zona. Se però, da un lato, il governo thailandese tratta gli indigeni come abusivi, dall'altro il WWF ha avviato il Thung Yai Ecology Project, che indica nella presenza dei Karen un elemento fondamentale tanto per lo studio di nuove specie, quanto per un futuro coinvolgimento dei membri dell’etnia in operazioni volte alla conservazione.