Famosa per la sua bellezza fin dai tempi antichi, la
Corsica offre un ambiente naturale assolutamente diverso da qualsiasi
altra isola del Mediterraneo: mare azzurrissimo e montagne di
considerevole altezza quasi sempre innevate, sole cocente e primavere
precoci, purissime acque correnti e sterminate foreste. La storia
geologica dell'isola, lembo residuo di un antico continente tirrenico,
può spiegare i paesaggi e l'orografia. In questo settore il continente
tirrenico era formato da un complesso vulcanico plutonico che si
estendeva sull'attuale massiccio del Cinto e sulla Valle del Fango, per
una superficie approssimativa di 300 km2. Non è facile interpretare i
processi geologici avvenuti prima del Carbonifero, sebbene la presenza
di terreni metamorfici porti a supporre l'esistenza di un periodo di
sedimentazione marina. Una serie di movimenti orogenici determinarono
poi l'innalzamento delle rocce sommerse, sulle quali se ne depositarono
altre di origine vulcanica. Così, a partire dal Carbonifero, si
verificarono due fasi vulcaniche: la prima, durante il Permiano
inferiore, portò all'effusione soprattutto di lave andesitiche; la
seconda, avvenuta durante il Permiano superiore, depositò sulla crosta
riolite e altri materiali che raggiunsero la superficie attraverso una
rete di fessure negli strati più antichi sovrastanti.
Il vero tesoro è sotto il mare - Il
territorio della Corsica inserito dall'UNESCO nel Patrimonio dell'Umanità
dal 1983 comprende tre aree: la Riserva di Scandola, a nord, nella
Penisola dell'Elbo; il Golfo di Girolata, con il suo piccolo villaggio;
l'ampio Golfo di Porto, a nord dell'omonima cittadina. L'area è
completata inoltre da una fascia costiera di 500 metri di ampiezza
racchiusa tra il capo di Punta Stollo e Capo Rosso. Tutte queste zone
fanno parte del Parco Naturale regionale di Corsica, creato nel 1972,
che comprende oggi più di un terzo dell'isola, con una superficie di
350.000 ettari e 143 comuni divisi tra i départements di Haute Corse e
Corse du Sud. Con un'estensione di 12.000 ettari, 4200 dei quali marini,
i golfi di Girolata e di Porto costituiscono la sezione marittima del
Parco.
Scandola
è una riserva naturale marina e terrestre istituita nel 1975 ed
è considerata la prima riserva naturale europea ad avere una parte
protetta sul mare e una parte sulla terra. La riserva naturale è
composta da due settori: l’isoletta di Elpa Nera e la penisola di
Scandola. Le pendici sul mare, alte anche 900 metri, contengono numerose
grotte e sono affiancate da molte isolette e baie inaccessibili, come
quella di Tuara.
Scogliere
di colore rosso, falesie scoscese e calette tutte da scoprire, tutto
questo è anche la Riserva Naturale di Scandola. Un luogo selvaggio dove
la natura è incontaminata, che si può raggiungere solo via mare o per
i più intrepidi, affrontando percorsi tortuosi e impegnativi a piedi.
L’escursione
alla penisola della Scandola è uno dei “must” di una vacanza nella
regione di Porto, nel nord-ovest della Corsica. L’escursione conduce
sull’estremità occidentale della Corsica, un luogo aspro e selvaggio
che s’affaccia sulla vastità del mediterraneo occidentale, e dove i
venti spirano solitamente con una certa solennità, che diventa forza
tremenda quando arriva il mistral a spazzare e levigare le rocce,
scagliandole dei flutti possenti.
Geograficamente parlando siamo nel Golfo di Porto, una baia riparata da
alte montagne e caratterizzata da rocce dai colori accesi, quasi
paragonabili alle tonalità intense dei deserti del mondo e delle
montagne del sud-ovest degli Stati Uniti. Porto è un ottimo punto
d’appoggio per visitare le bellezze naturali dell’aera che
ricordiamo, oltre alla penisola della Scandola include il villaggio di
Girolata, Les Calache di Piana e i villaggi montani di Ota. Marignana ed
Evisa, e i laghi Alpini che trapuntano la zona compresa tra il Monte
Cinto e il Monte Incudine.
L’unico
modo per raggiungere la penisola di Scandola è quello via mare,
partendo da Porto. A causa delle regolamentazioni del Parco Naturale,
non è possibile avvicinarsi a piedi lungo i sentieri, non è una grave
perdita se si tiene conto che le zone più spettacolari sono così
impervie da essere estremamente rischiose da percorrere a piedi.
Il periodo migliore per visitare Scandola è sicuramente l’estate.
Questo per un semplice motivo meteorologico, in questo periodo ci sono
maggiori possibilità di trovare le condizioni meteo migliori, ma c’è
da dire che l’ottima organizzazione francese evita di effettuare le
escursioni in caso di mare troppo agitato.
Il suo nome deriva dalle piastrelle di legno (scandules) che coprono
molte delle case di montagna della zona. L’area è tutta un tripudio
di rocce tali da rendere felice anche il geologo più smaliziato: lastre
di roccia che si accatastano l’un l’altra, combinazioni improbabili
di colori, dal giallo al nero dal verde al rosso, torri e pinnacoli che
affiorano dal mare come immensi artigli, colonne di basalti che come
organi di roccia amplificano le melodie del mare, sono tutti stati
formati dalle eruzioni vulcaniche della zona del Monte Cinto, ben 250
milioni di anni fa, e poi forgiate dalla successiva erosione che ha
creato superfici levigate, precipizi e grotte scavate nella roccia. A
Scandola i colori delle rocce sono notevoli quanto le forme, con tutte
le tonalità che potete immaginare, che variano con una moltitudine di
sfumature, dal granito grigio carbone al viola incandescente del porfido
ossidato.
La Riserva di Scandola ha mantenuto praticamente intatta la macchia
mediterranea e la fauna terrestre e marina; in particolare, i suoi
fondali consentono di osservare grandi diversità e ricchezze
biologiche. D'altronde, i fondali dell'isola nascondono infiniti tesori:
le colonie di alghe calcaree di Punta Palazzu è considerata una delle
principali del Mar Mediterraneo, ed è visibile grazie alla trasparenza
delle acque della costa;
nella Penisola di Girolata si contano più di 450 specie di alghe,
mentre le praterie di posidonia raggiungono la profondità di 35 metri.
Il paesaggio sottomarino è completato da spettacolari edifici corallini
dalle caratteristiche anfrattuosità. Questo straordinario patrimonio
naturale, grazie anche alle misure di protezione adottate soprattutto
negli ultimi vent'anni, fa di questi fondali una delle poche riserve del
Mediterraneo con un equilibrio naturale quasi intatto; è proprio in
questo paradiso che vivono uccelli come il falco pescatore, il falco
pellegrino, il cormorano dal ciuffo e la procellaria.
Siamo
nella zona costiera più selvaggia di tutta la Corsica,
là dove montagne e mare si fondono in un mix sublime, fatto di
precipizi e colori intensi, di profumi della macchia mediterranea che
inebriano il viaggiatore come le viste mozzafiato che danno quasi le
vertigini e un senso di smarrimento per chi arriva fino a qua a
percorrere questi sentieri del mare, ricchi di leggende, storie, e tanta
natura tutta da vivere e raccontare.
La regione è quella del Golfo di Porto, che si estende da Capo Rosso
fino alla Punta rossa, o per meglio dire fino alla penisola della
Scandola. Come suggeriscono i toponimi, qui sono le rocce rosse a
rendere suadente il paesaggio, con forme di erosione da parte del vento
e delle acque che hanno modellato la costa in modo sublime. Il Golfo di
Porto si estende da Capo Rosso fino alla Punta rossa, o per meglio dire
fino alla penisola della Scandola. Come suggeriscono i toponimi, qui
sono le rocce rosse a rendere suadente il paesaggio, con forme di
erosione da parte del vento e delle acque che hanno modellato la costa
in modo sublime. Lungo la parte meridionale del Golfo di Porto regnano
sovrane Les Calanche, le erosioni spettacolari di Piana, mentre sul suo
lato settentrionale il mare crea le straordinarie formazioni rocciose
della Scandola, e la magia dall’atmosfera antica del villaggio di Girolata.
Una delle caratteristiche più interessanti che interessano la zona è
la mancanza di una viabilità. A Girolata
si arriva unicamente dal mare o attraverso percorsi a piedi in
spettacolari sentieri. Questa situazione sembra disagevole, ma è una
fortuna per un piccolo villaggio come quello di Girolata,
che vive quindi una dimensione totale di isolamento, lontano dal mondo e
dal rumore, accompagnato unicamente dal respiro del vento e dal battere
ritmico delle onde del mare.
Quando si arriva a Girolata
è facile chiedersi la ragione di un villaggio in un luogo così
selvaggio. La storia ci dà qualche indicazione: il golfo di Girolata,
una rientranza del più grande Golfo di Porto, entrò a far parlare di sè
nel lontano rinascimento, quando un luogo così remoto non poteva essere
che una località frequentata dai pirati. Anzi fu qui che il famigerato
Dragut venne catturato dalla flotta genovese, capitanata da Giannettino
Doria, nipote del più famoso Andrea Doria. I genovesi però
cominciarono allora a presidiare questo tratto selvaggio di costa con la
costruzione di una torre, che via via è evoluta in una costruzione più
complessa, fino a circondarsi di un villaggio.
Collegata da una semplice mulattiera verso Il Col de Palmarella il
piccolo porto di pesca di Girolata,
immediatamente a ovest di Scandola, si presenta come un sogno ad occhi
aperti: lo sguardo viene catturato dal rosso vivo delle rocce
circostanti, dal breve tratto di spiaggia ciottolosa che la risacca
ondeggia rumorosamente e dalle belle case dominate dalla torre genovese,
una sorta di piccolo castello a precipizio di una scogliera che domina
la baia.
Per la maggior parte dell'anno, questo è uno dei luoghi più idilliaci
della Corsica,
silenzio assoluto e qualche rara barca e pochi avventurosi escursionisti
che si spingono a scoprire la magia di questi luoghi. Da giugno a
settembre cambia la musica, ma poi se cercate di giungere con orari
diversi da quelli delle gite organizzate, e magari vi fermate per una
notte, Girolata
ritorna quella di sempre, accogliente e silenziosa, un vero paradiso per
il ristoro dell’anima.
L’uomo e la natura - La presenza dell'uomo in questo settore dell'isola
risale alla preistoria, ed è testimoniata dai resti megalitici del
Monte Senino e di Punta Castellacelo. I reperti documentano una cultura dedita alla
pastorizia, in contrapposizione a quella marinara: le dolci terre
litoranee dovevano essere utilizzate come luogo di svernamento per i
pastori transumanti, che durante l'estate sfruttavano i pascoli delle
montagne vicine.
Il testimone venne raccolto dai Romani, che
fondarono nell'attuale zona di Porto la città portuale di Sia.
Questa presenza umana si mantenne ininterrottamente dagli inizi dell'era
cristiana fino al XIII secolo,
quando il porto venne distrutto dai pirati berberi; le incursioni degli
invasori costituirono anche nei secoli successivi un deterrente
all'espansione economica e sociale dell'isola. Tale situazione perdurò
fino al XIX secolo inoltrato: le minacce di invasione impedirono
qualsiasi presenza umana prolungata sul litorale, mentre la montagna
ostacolava ogni contatto con il mare; la popolazione si rifugiava quindi
nei fìtti boschi, ritenuti giustamente inespugnabili.
La dominazione genovese tentò di ovviare a questa situazione di
minaccia permanente istituendo un sistema completo di torri di
avvistamento, interessanti per la loro architettura e come testimonianza
di uno degli aspetti principali dell'identità culturale corsa. L'inizio
del XX
secolo segnò un punto di svolta nel processo di spopolamento:
mentre proseguiva l'abbandono di terre agricole marginali, Porto cominciò
ad assumere un'importanza sempre crescente, favorita dallo sviluppo di
una solida presenza turistica e residenziale. La crescita urbanistica,
inizialmente poco controllata, è ora sottoposta a precise normative che
garantiscono l'integrità dei settori più intatti del Golfo di Porto.
Anche
la Riserva Naturale di Scandola, grazie al suo inserimento nell'elenco
dei siti dichiarati Patrimonio dell'Umanità, ha ottenuto molti
vantaggi: la macchia mediterranea, in particolare, minacciata in passata
dall'eccessiva pastorizia, sta ora recuperando l'aspetto originario.
Considerazioni simili possono essere fatte anche per i fondali marini,
in precedenza saccheggiati da una pesca eccessiva e da un turismo
nautico non sempre rispettoso.
Come
poche altre regioni europee, ad esempio alcune aree dell’Italia tra
Calabria Campania e Lazio e la regione di Makarska in Croazia, la zona
di Porto nel centro ovest corso, vede alte montagne, di oltre 1300 m
precipitarsi scoscese in mare in un ardito rincorrersi di geometrie
aspre ed aguzze. Tutto il golfo di Porto è di rara bellezza dove
l'eterna lotta tra mare e montagna ha reso il paesaggio di una bellezza
unica e primordiale, con rocce colorate e frastagliate, mentre le alte
vette delle Alpi Corse dominano imponenti a distanza.
Arrivare a Porto richiede un po' di fatica, le strade che possono
provenire da Calvi, Bastia e Ajaccio sono invero tortuose e impegnative,
ma assolutamente mai noiose o ripetitive. Una scoperta dietro l'altra,
nuovi paesaggi che si aprono ad ogni curva, ma un estenuante zig zag nel
percorso.
Tutta l'area è stata inserita nella lista dei patrimoni dell'umanità
dell'UNESCO: la penisola di Scandola, Les Calanche di Piana, il castello
della Girolata non sono che i gioielli principali di una collana di
attrazioni naturali e artistiche che si rincorrono in pochi chilometri
quadrati di territorio: Le gole della Spelunca (Ota-Evisa), la torre
genevose a Porto, le piscine naturali a Aitone, i ponti di Pianella e
Zaglia a Ota (origine genovese), la zona del colle di Vergio e i due
laghi di Nino e di Creno. ma ogni solo chilometro di costa è un inno
alla bellezza, grazie alla magia delle rocce che sono state modellate
dal mare e dal vento, quest'ultimo che ha generato delle cavità
chiamate 'tafoni' le prime case e insediamenti delle popolazioni
preistoriche locali.
La città di Porto non ha molto di particolarmente attraente, se si
esclude la bella torre di avvistamento costruita dai genovesi nella
seconda metà del '600. Il resto della città è moderno. sorto per lo
sviluppo del porto turistico nato per esplorare le meravigliose bellezze
naturali del Golfo. La città è ricca di case dove poter affittare una
camera, residence, dormire hotel ed alberghi ed anche un discreto numero
di ristoranti. In alto dominano le pendici del Capo d'Orto la vetta
raggiungibile con escursioni a piedi da dove si ammira una panorama
superbo su tutto il golfo di Porto.
Il
porto di Porto è il punto di partenza delle crociere per la Riserva
Naturale di Scandola e Girolata. Situato tra Calvi e Ajaccio, nascosto
nel profondo del golfo che porta il suo nome, il borgo di Porto fa parte
della fascia costiera della città di Ota.
Il
piccolo villaggio di Piana,
che si trova del dipartimento della Corsica del Sud ma che è situato
nei pressi della costa occidentale della maggiore isola francese, è
considerato, non senza motivi, uno
dei villaggi più belli di Francia.
La fama di questo minuscolo paese, che conta meno di 500 anime, è
legata alle bellezze
che la natura ha distribuito a piene mani nei dintorni, al punto
da far meritare a questo lembo di terra il titolo di patrimonio
dell'umanità. L'insieme costituito dai Calanchi
di Piana, dalla Riserva Naturale di Scandola e dal Golfo di
Girolata è stato inserito dall'UNESCO
nell'apposito elenco fin dal 1983 sotto il più generico nome di Golfo
di Porto, località sulla costa che Piana sovrasta dall'alto e da
cui dista appena 12 chilometri di una strada
tutta curve che si insinua tra i vertiginosi calanchi che
caratterizzano questo territorio.
Di questo terzetto di meraviglie i Calanchi
di Piana sono quelli più facilmente
usufruibili dai viaggiatori in quanto gli unici che non
necessitano di un'imbarcazione per essere visitati. Partendo da Porto e
andando verso Piana ci s'imbatte in questi enormi massi rossicci dopo
circa 7 chilometri, una visione che lasciò a bocca aperta anche Maupassant.
Si tratta di giganteschi faraglioni
di granito, dalle forme bizzarre scolpite dagli eventi che li
hanno generati e dall'erosione, che danno
il meglio di sé al tramonto, quando i bassi raggi del sole ne
esaltano le tonalità vermiglie e rosate.
Con
tanta bellezza attorno, Piana potrebbe pure essere insignificante, ma
così non è. Costruita nel 1690 a 440 metri sul livello del mare
nonostante si trovi ad appena una dozzina di chilometri di strada dal
mare, ha vissuto il suo momento più florido alla fine dell'800, quando
contava quasi 1500 abitanti ma ora sta conoscendo una nuova primavera
grazie al turismo.
Piana fa parte dell'associazione
“I più villaggi di Francia”, per accedere alla quale è
necessario rispettare determinati criteri. A parte lo stupendo paesaggio
che si può godere guardando verso il basso, Piana è graziosa e anche
piuttosto vivace. Caratterizzata da abitazione
tradizionali di pietra - disposte ad anfiteatro -, quasi sempre
dotate di corte
scalette esterne e balaustre in ferro che i locali amano
ingentilire con vasi di fiori, ha quattro chiese, di cui la maggiore è
quella di Santa
Maria Assunta, nel cuore del villaggio.
È il posto ideale nel quale tirare il fiato o rifocillarsi in qualche
ristorantino che offre la tipica
cucina corsa dopo aver scarpinato tra i Calanchi o magari a
seguito di passatempi più mondani come quelli offerti dalle vicine
spiagge di Ficajola
(Ficarola)
- più piccola ma dalla battigia curiosamente divisa da una roccia fra
sabbiosa e sassosa - e la più aperta Arone,
entrambe raggiungibili con stradine
spettacolari ma davvero aggrappate alla roccia, al punto che
potrebbero presentare qualche problema per i piloti alle prime armi.
Piante magiche, animali rari - Per
quanto riguarda la flora, la Riserva di Scandola presenta un paesaggio
selvaggio dominato dalla macchia mediterranea, una distesa bassa quasi
impenetrabile di cespugli e arbusti, tipica delle zone a clima arido dal
suolo leggermente salino. Qui abbondano gli endemismi vegetali, come la
specie Armeria soleirolii. Numerose specie di cisti ed eriche si
alternano ad arbusti spinosi, mentre nelle zone più elevate la
vegetazione è costituita da ginestre e specie della famiglia delle
Labiate.
L'asfodelo,
una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Gigliacee,
è molto comune nei luoghi erbosi-boscosi e nei pascoli. Alto circa un
metro, ha foglie lunghe e nastriformi, fiori bianchi o rosei, frutti a
forma di capsula contenenti semi nerastri. È una pianta che si adatta
bene a tutti i terreni; fiorisce in primavera e in estate è già secca.
In Corsica è talmente diffusa da essere chiamata in vari modi: fresca
è u taravellu, secca tirlu o zirlu; a seconda dell'uso per cui viene
impiegata, è detta u luminellu o u candelu.
Era
attraverso l'asfodelo che i mazzeri (l'equivalente corso degli sciamani
e degli stregoni) manifestavano il loro potere. Era considerata la
pianta protettrice per eccellenza, come dimostra il fatto che si
preparavano delle croci di asfodelo per proteggere il raccolto o per
favorirlo e la pianta era un "ingrediente" indispensabile per
i riti della notte di San Giovanni. Trovava molti utilizzi anche nella
vita di tutti i giorni: i gambi secchi erano usati per fabbricare le
torce per illuminare le case, o per allestire ricoveri notturni per i
viandanti; con le sue foglie si confezionavano invece materassi e selle,
mentre molto spesso le sue grosse radici a tubero rientravano
nell'alimentazione contadina.
L'aspetto più interessante di Scandola e della penisola
dell'Elbo è però l'avifauna: le specie rare sono riccamente
rappresentate, come le quasi 200 coppie di marangoni dal ciuffo, le
10-15 coppie di falchi pellegrini, la magnanina sarda e le 13 coppie di
falchi pescatori. Quest'ultima specie si è ridotta a tal punto nel
Mediterraneo da scomparire come nidificante in Italia e in Grecia; la
Riserva di Scandola e le coste delle Isole Baleari rappresentano ora le
principali oasi di riproduzione nell'antico Mare Nostrum. La ricchezza
ornitologica della Riserva è arricchita da parecchie colonie di
gabbiani argentati e dalla presenza sporadica dell'aquila reale.