Il monte
Pelée, o La Pelée, è un vulcano della Martinica alto 1397 m,
situato nella parte settentrionale dell'isola. È famoso per la sua
eruzione dell'8 maggio 1902 che distrusse la vicina città di Saint-Pierre,
causando oltre 29.000 vittime.
Venne
descritto per la prima volta nel 1640 dagli inglesi come Bald
Mountain, ma fu poi ribattezzato dai francesi col nome attuale, che
significa "la pelata", a causa della sommità arida; secondo
alcuni deriverebbe dal nome della dea hawaiana del fuoco Pele.
L'edificio
vulcanico, situato nel capo nord-occidentale della Martinica, nella sua
storia è stato sottoposto a numerosi cicli di costruzione e distruzione
e il cono attuale è impostato in un'antica caldera occupata dal lago Etang
des Palmistes, circondato da vari ulteriori pinnacoli craterici. Il più
importante era il cosiddetto Etang Sec ("stagno secco"),
anch'esso occupato periodicamente da un lago, che diede origine alla
celebre eruzione del 1902. Dalla ripida sommità si irradiano forre profonde
che trasportano detriti alluvionali: la più conosciuta era la Rivière
Blanche che giocò un ruolo fondamentale nel 1902 e che era
praticamente un canale diretto tra il cratere e il mare. La città di
Saint Pierre è tutt'oggi situata circa un km più a sud di questa.
Prima
del 1902 erano state segnalate solo due eruzioni, nel 1792 e
nel 1851, che però furono deboli e produssero per lo più ceneri.
Una piccola fumarola venne osservata sul fondo dell'Etang Sec alcuni
anni prima della fatale eruzione.

Eruzione
del 1902 - Nonostante
la relativa calma, il vulcano esplose con tutta la sua potenza nel 1902.
Dal
mese di aprile erano cominciate emissioni quasi continue di ceneri,
dapprima deboli poi sempre più abbondanti, accompagnate da piccole
scosse di terremoto; poi il 26 aprile fu la volta di esplosioni dal
bacino dell'Etang Sec.
Da
allora l'eruzione fu in continuo crescendo con fitte piogge di ceneri e
forte odore di zolfo, causando panico tra gli abitanti che
cominciarono ad abbandonare la città, preoccupati dall'eventuale
verificarsi di un terremoto. Ad essi si sostituì una ingente massa
di contadini provenienti dagli immediati dintorni, tanto da mantenere
invariato il numero degli abitanti.
A causa
della fuga dei cittadini, ma soprattutto preoccupato per un eventuale
depauperamento dell'elettorato per le elezioni del 10 maggio, il Governo
fece pubblicare su un giornale locale un rassicurante articolo in cui si
dichiarava: "Il monte Pelée non rappresenta pericolo per gli
abitanti di Saint-Pierre, non più di quanto lo sia il Vesuvio per
i napoletani". Per rassicurare la popolazione lo stesso
Governatore con la moglie si recò a Saint Pierre la sera del 7 maggio
ed entrambi rimasero vittime dell'eruzione. Alle 12 del 5 maggio, pochi
giorni prima, una valanga incandescente lungo la Rivière Blanche aveva
travolto e distrutto uno zuccherificio sulla spiaggia causando
30 morti ed un mini-tsunami che allagò, senza vittime, la parte
bassa di Saint Pierre.
Il
mattino dell'8 maggio alle 7:50 una forte esplosione distrusse in parte
la montagna sprigionando una nube ardente che, a causa dell'alta
temperatura dei gas (circa 1000 gradi) e della viscosità della lava,
precipitò verso il mare alla velocità di un centinaio di chilometri
orari. In due minuti la nube travolse Saint-Pierre, distruggendola
completamente e lasciando in piedi solo pochi muri, perlopiù paralleli
alla direzione della raffica incandescente. La maggior parte dei 30 000
abitanti morì per carbonizzazione istantanea, data la temperatura del
flusso piroclastico.
Ci
furono quattro soli sopravvissuti. Un prigioniero di colore di nome
Auguste Ciparis si salvò poiché incarcerato in una cella sotterranea;
fu ritrovato gravemente ustionato tre giorni dopo dai soccorritori che
udirono le sue urla, fu curato e passò il resto della sua vita con il circo
Barnum, diventando noto come "Il prigioniero di Saint-Pierre".
Un calzolaio, Leòn Compère-Leandre, anche lui gravemente
ustionato, riuscì a correre fino alla vicina Fonds-Saint-Denis. Si
salvarono poi una bambinaia e la sua bambina, passeggere di una nave
attraccata nella baia, la cui padrona insieme ad altri due figli erano
morte davanti ai loro occhi. Anche parte dell'equipaggio e dei
passeggeri della medesima e di un'altra nave si salvarono.

Si
scoprì poi, studiando a fondo il fenomeno, che la causa della violenta
eruzione era stata la cupola di ristagno che occludeva il cratere:
infatti essendo troppo resistente alla pressione dei gas, questi ultimi
si aprirono una via laterale sui fianchi della Pelée causando la nube
ardente.
La
Spina - Dopo
l'eruzione dell'8 maggio il monte Pelée continuò l'attività fino agli
inizi del 1904, quando nel cratere si formò un duomo lavico.
Questa struttura si era cominciata a formare già nella primavera
dell'anno precedente, ma a causa della scarsa solidità era stata più
volte distrutta dalle esplosioni.
In un
punto dove questo si era dimostrato più resistente la lava assai
viscosa, subendo la pressione del magma sottostante, cominciò ad
innalzarsi in verticale creando tra febbraio e giugno del 1903 un
pinnacolo detto Torre o Spina di Pelée, che in poco tempo
crebbe fino a toccare i 330 m d'altezza. È stato poi
distrutto da esplosioni successive nel dicembre dello stesso anno.

Ulteriori
attività e stato odierno - Dopo
l'attività del 1902 - 1903 il monte Pelée ritornò
in attività nel 1929 - 1932. Saint-Pierre, che era
stata ricostruita e contava circa 2 000 abitanti, fu prontamente
evacuata, evitando così perdite di vite umane. L'eruzione fu simile
alla precedente, anche se con intensità minore. Furono prodotte
numerose nubi ardenti che precipitarono in mare e verso la fine del 1931
cominciò a formarsi il duomo lavico che in parte esiste tuttora.
Frank
Alvord Perret, noto vulcanologo statunitense, seguì costantemente
l'eruzione e fu protagonista di un eroico quanto per lui fortunoso
evento: rinchiuso in una baracca con una nube ardente in avanzamento,
piuttosto che fuggire volle restare sul posto dopo aver serrato ogni
fessura. Rimase in vita, anche se svenne a causa dell'elevatissima
temperatura, e fu il primo a poter descrivere una nube ardente dal suo
interno ponendo le preziose basi per le ricerche successive. Tra
l'altro, constatò che il monte Pelée necessitava di un attento
monitoraggio: fu così costruito l'Osservatorio della Martinica nel
paese di Fonds-Saint Denis, attivissimo tuttora.
Il
monte Pelée, sebbene sia attualmente in fase di semi-quiescenza, è
strettamente sorvegliato poichè un'eruzione come quella del 1902 è
possibile. Saint-Pierre è oggi ridiventata una florida città turistica
con circa 6 000 abitanti e vi si possono ancora trovare le rovine
della città distrutta. Inoltre un Museo locale raccoglie abbondante
materiale sull'eruzione e l'attività del monte Pelée.
Dal
monte il noto geologo Alfred Lacroix trasse il nome,
classificando i tipi di eruzioni vulcaniche, del "Tipo
Peleano", le cui caratteristiche sono quelle dell'eruzione del 1902.