Isola Henderson (Oceano Pacifico meridionale)
Dipendenza coloniale 
Regno Unito
 
PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DAL 1988

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Quella di Henderson, conosciuta anche come San Giovanni Battista, è un'isola corallina situata nel sud dell'Oceano Pacifico. E' un'isola disabitata situata nell'Oceano Pacifico meridionale che fa parte dell'arcipelago delle isole Pitcairn e che politicamente sono uno dei territori d'oltremare britannici. L'isola venne aggiunta ai Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1988 a causa degli uccelli presenti e delle incontaminate riserve di fosfato.  

Misura 9,6 km di lunghezza e 5,1 di larghezza, copre un'area di 37,3 chilometri quadri (circa otto volte Pitcairn) e si trova 193 chilometri a nord-est delle isole Pitcairn. Si ritiene che l'isola sia emersa a causa dell'attività di tre vulcani sottomarini: Adams, Young e Bounty, che si trovano a nord-est di Pitcairn. L'isola è caratterizzata da pianeggianti terreni permeabili, e non possiede fonti di acqua dolce. La barriera corallina è alta 15 metri (la maggior parte dei quali sommersi) ed esistono tre spiagge sul lato settentrionale.

La scogliera, alta circa 15 m, si sviluppa attorno a quasi tutta l'isola. L'altipiano interno si estende a circa 30 m di altezza, con un'elevazione massima di 33 metri, e una zona centrale depressa che costituisce l'antica laguna.

Nonostante Henderson sia virtualmente inabitabile, le prove archeologiche dimostrano che venne abitata da una piccola colonia polinesiana tra il XII ed il XV secolo, prima di scomparire. Le ragioni della scomparsa sono tuttora sconosciute, ma probabilmente sono collegate alla sparizione delle altre colonie polinesiane dalle isole Pitcairn, da cui gli hendersoniani dipendevano per molti fattori (ed a loro volta gli abitanti di Pitcairn sarebbero spariti per il declino della vicina Mangareva; in base a questo, Henderson si rivelerebbe come l'ultimo anello di una piccola catena di colonie). Gli studiosi ritengono inoltre che l'isola potesse essere già stata abitata tra il 900 ed il 350 a.C.

Il 29 gennaio 1606 l'isola di Henderson venne scoperta dal navigatore portoghese Pedro Fernandes de Queiros, che gli diede il nome di San Jõao Baptista. Il 17 giugno 1819 l'isola venne ri-scoperta dal capitano britannico Henderson della Compagnia Inglese delle Indie Orientali alla guida della Hercules, e gli diede il proprio nome.

L'equipaggio della baleniera Essex vi sostò brevemente, dal 21 al 27 dicembre 1820. Tre membri dell'equipaggio (Thomas Chappel, Seth Weeks e William Wright) vi si fermarono, sopravvivendo fino al loro susseguente salvataggio il 9 aprile 1821, mentre i compagni salparono verso l'America meridionale. Gli uomini della Essex, che credevano di aver trovato l'isola Ducie, ispirarono Herman Melville nel suo romanzo Moby Dick.

Nel 1957 lo statunitense Robert Tomarchin visse da naufrago sull'isola per circa due mesi, in compagnia di uno scimpanzé domestico Moko, apparentemente a fine pubblicitario. Venne alla fine salvato da abitanti di Pitcairn.

Nei primi anni 80 Arthur Ratliff (uomo d'affari americano) espresse interesse per l'acquisto dell'isola, e vi stabilì un piccolo insediamento con un piccolo aeroporto, una fattoria ed una magione. Il Consiglio delle Isole Pitcairn approvò il suo piano edilizio nell'aprile 1981 ma il Foreign and Commonwealth Office britannico pose il veto dopo che un gruppo di ambientalisti locali decisero di proteggere il luogo in seguito all'iscrizione tra i patrimoni dell'umanità.

Oggi Henderson viene visitata raramente, se non da abitanti di Pitcairn in cerca del legno da intaglio.

Per quanto riguarda la flora l'isola presenta un rilevante numero di specie endemiche. Vi sono 71 specie registrate di piante 10 delle quali sono endemiche e 10 introdotte, una ventina sono i muschi e una trentina le specie di licheni.

La flora è costituita principalmente da cespugli ed arbusti di pisonia alti circa un metro, e da macchie di miro, il cui legno è utilizzato dagli abitanti di Pitcairn per lavori d'intaglio.

L'avifauna comprende specie marine e specie terrestri, per un totale di 55 specie. Le quattro specie terrestri sono endemiche e sono: Schiribilla dell'Isola Henderson, Colomba frugivora dell'Isola di Henderson, Lorichetto di Stephen e Cannaiola di Pitcairn. L'isola è l'unico luogo di nidificazione noto del petrello di Henderson (Pterodroma atrata).

Vi sono altre 15 specie non endemiche di uccelli marini. Tra gli altri animali endemici che popolano l'isola vi sono quattro chiocciole di terra (sulle 16 presenti) ed una farfalla (unica specie presente). È abitata inoltre dai ratti polinesiani, sebbene negli ultimi anni siano state effettuate delle operazioni per eliminarli o ridurne il numero.

Questione rifiuti - Nel corso degli anni '10 del 2000 l'isola è tristemente entrata nei fatti di cronaca internazionali causa l'inquinamento estremo di rifiuti plastici, causati dalla cosiddetta "isola di plastica" nel Pacifico. Nonostante si tratti di un'isola completamente disabitata ha subito un ingente danno ambientale (si presume non ripristinabile) da attività antropiche. I primi a subire le conseguenze sono le specie di volatili autoctone isolane. 

Sulla sua spiaggia sabbiosa, nei decenni, si sono accumulate 18 tonnellate di plastica, e migliaia di rifiuti continuano ad ammassarsi ogni giorno sull’isola di Henderson, che potrebbe essere un paradiso incontaminato in mezzo all’Oceano Pacifico, ma che invece, secondo i ricercatori, avrebbe la più alta concentrazione di detriti di qualsiasi altro luogo del mondo.

L’isola, un atollo lungo quasi 10 chilometri e largo cinque, si trova nella terza area marina protetta più grande del mondo, dove la pesca commerciale è illegale. Con i suoi alberi di cocco, la sabbia dai riflessi rosa e le acque turchesi sulla barriera corallina, è un importante santuario per gli uccelli marini e ospita quattro uccelli terrestri endemici.

Le sue spiagge, che hanno ottenuto il riconoscimento di patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1988, sono ormai diventate un monumento alla cultura consumistica e usa e getta. A giugno, come segnala il quotidiano inglese The Guardian, un team di scienziati e di ambientalisti, accompagnato da due giornalisti di Stuff.co.nz della Nuova Zelanda, ha trascorso sull’isola due settimane a raccogliere sei tonnellate di immondizia, per ripulirla e per ottenere maggiori informazioni sull’origine dei rifiuti.

La pulizia è iniziata rimuovendo tutte le boe da pesca da quella zona. Poi i pezzi, più grandi, di plastica rigida. Sono state utilizzate rigorose tecniche di raccolta dei dati: ogni rifiuto è stato contato, catalogato, pesato e registrato, in modo che gli scienziati possano confrontare le ultime informazioni con quelle raccolte nel 2015.

Alla fine di ogni giornata, il team ha scattato una foto, per registrare i progressi fatti. E ha stimato che il 60% dei rifiuti raccolti sembra essere associato alla pesca industriale: le boe da pesca rappresentavano circa il 40% del peso totale, mentre le corde e le reti costituivano il 20%. Ma poiché la pesca è vietata negli 830 mila chilometri quadrati del santuario, la polizia della Nuova Zelanda e il governo britannico hanno avviato le indagini per individuare e perseguire i trasgressori.

La spazzatura viene trasportata sull’isola dal potente Gyre del Sud Pacifico, una potentissima corrente che si muove in senso antiorario attraverso l'oceano. Si ritiene che la maggior parte della plastica provenga dal Sud America o dalle navi di passaggio, ma il team ha trovato anche liquori imbottigliati in Giappone, Scozia e Porto Rico, uno stivale di gomma fabbricato nei Paesi Bassi e un cappello degli Stati Uniti. Su un tratto di sabbia di 600 metri, il team ha contato 909 tappi di plastica.

Ma questi rifiuti possono anche essere mortali: le materie plastiche monouso si trovano spesso nello stomaco di uccelli marini e balene morti. Altri animali marini rimangono fatalmente intrappolati: i granchi eremiti si arrampicano sui contenitori di plastica, non riescono a liberarsi e muoiono di fame sotto il sole caldo. L’odore della decomposizione attira altri granchi, che fanno la stessa fine: un contenitore di pesticidi rovesciato sulla spiaggia conteneva le carcasse di 500 di loro. 

Le materie plastiche si rompono e diventano microplastiche (con diametro inferiore a 5 mm), e nanoplastiche (meno di 0,001 mm), e finiscono nella catena alimentare. E sebbene il team abbia rimosso la spazzatura visibile, la maggior parte dell'inquinamento è nascosto, disintegrato, sulla costa: secondo le stime, ci sono 2 mila piccolissimi oggetti per metro quadrato.

Il vice governatore delle isole di Pitcairn (l'arcipelago di cui fa parte l'isola di Henderson), Robin Shackell, e il leader del progetto della pulizia della spiaggia Brett Howell, stanno cercando soluzioni a cui destinare le plastiche raccolte. Howell spera che possano essere spedite in Costa Rica e trasformate in un materiale a basso costo per costruire abitazioni. La plastica non riciclabile può venire riscaldata e frantumata in particelle fini leggere, gli aggregati plastici, che vengono aggiunti al calcestruzzo.

L'inquinamento di Henderson è un promemoria che ci ricorda che i rifiuti di plastica non scompaiono mai veramente. Per risolvere il problema, deve esserci per forza un cambiamento nel modo in cui i consumatori usano la plastica, che oggi è trattata come merce a basso costo, da buttare via dopo un singolo utilizzo. 

  

  

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