Il lago
Bajkal è
un lago della Siberia meridionale,
diviso fra i
territori
dell'oblast'
di Irkutsk e
della Repubblica
di Buriazia.
Questo sito del Patrimonio Mondiale dell'Umanità comprende
il Lago
Bajkal, che
copre circa
31.500
chilometri
quadrati,
cinque aree
protette che
occupano 1,9
milioni di
ettari,
oltre a
diversi
parchi
regionali e
zone verdi,
creati per
la
salvaguardia
delle rive
del lago
stesso, con
uno sviluppo
di ben 3,8
milioni di
ettari. Nel
complesso,
l'area
occupa circa
8,8 milioni
di
ettari.
L'unicità e la peculiarità di questo grande lago
siberiano
(il sito
naturale
più esteso
tra tutti
quelli
compresi
nella lista
dell'UNESCO)
hanno
indotto gli
studiosi a
considerarlo
una regione
biogeografìca
specifica.
Il Lago
Bajkal non
può infatti
essere
paragonato a
nessuno dei
milioni di
laghi
naturali
sparsi nei
cinque
continenti.
Sebbene sia
il sesto del
mondo per
superficie,
grazie alla
sua
profondità è il più grande per il volume d'acqua contenuta, in
quanto in
esso,
esclusi i
ghiacciai
polari, si
concentra il
20% di tutta
l'acqua
dolce del
pianeta.
Inoltre
tutti gli
altri laghi
superano
appena i
30.000 anni
di vita,
mentre il
Bajkal
risale a 25
milioni di
anni fa.
Come bacino
lacustre
esisteva
già nel
Cenozoico,
ma il grande
sprofondamento
responsabile
della
conformazione
attuale
risale
all'inizio
del
Quaternario.
Situato in una regione tettonicamente instabile, tuttora
interessata
da
un'intensa
attività
sismica, il
Bajkal è un
lago
dinamico dal
punto di
vista
geologico e
continua ad
aumentare di
profondità
con una
progressione
di circa un
centimetro e
mezzo
all'anno.
Alimentato
da oltre 330
fiumi, il
suo unico
emissario è
il fiume
Angara. È
circondato
da migliaia
di ettari di
terreno
praticamente
vergine, nei
quali
spiccano le
suggestive
montagne
ricoperte
dalla taiga,
la fitta e
selvaggia
foresta
della
regione
siberiana.
Il
Bajkal
riceve le
acque di 336 immissari,
i maggiori
dei quali
sono il Selenga (che
nasce in Mongolia),
il Barguzin,
la Verchnjaja
Angara
(Angara
Superiore),
la Turka e
la Snežnaja;
possiede per
contro un
solo emissario,
l'Angara,
tramite il
quale il
lago tributa
allo Enisej.
Nel 1962 erano
state
censite nel
lago e nelle
sue
vicinanze 1 220
diverse
specie
animali e
vegetali,
nel 1978 il
numero era
cresciuto a
1.400 e
da allora
ogni anno
nuove forme
di vita
continuano
ad essere
scoperte. Ad
oggi le
nuove specie
scoperte in
loco sono
oltre 2 500,
di cui il
60% di tipo
animale ed
il 15% di
tipo
vegetale.
Nel lago vi
sono 250
specie di
crostacei e
ben 52 di
pesci, di
cui 27
endemiche
del Bajkal.
Una
delle specie
più
caratteristiche
è la nerpa,
la foca del
Bajkal,
specie
endemica di
taglia
piccola, dal
manto grigio
scuro, si
nutre di
pesci, ed è
all'apice
della catena
alimentare
del lago
Bajkal. Alla
fine del
secolo
scorso la
caccia ne
aveva
drasticamente
ridotto il
numero, oggi
risalito,
grazie ad
una politica
di tutela,
ad oltre 75.000
individui.
All'altra
estremità
della catena
alimentare
c'è un
piccolo crostaceo filtratore
del genere Epischura,
che
costituisce
il 97% del plancton e
raggiunge
una biomassa pari
a circa 4
milioni di
tonnellate.
Questo
gamberetto
non sopporta
una temperatura più
elevata di
12°C,
e quindi
necessita di
una elevata
concentrazione
di ossigeno,
né sopporta
una
concentrazione
salina anche
solo
leggermente
superiore a
quella
(molto
bassa) del
lago Bajkal,
ossia 100 mg
di sali per litro d'acqua.
Alcuni
ricercatori
ritengono
che
soprattutto
le specie
endemiche più
piccole si
siano
evolute
dall'antica
fauna di un
immenso lago
salmastro
che sembra
ricoprisse
quasi
l'intera Asia
centrale agli
inizi del Terziario (65
milioni di
anni fa). Più
tardi, 30
milioni di
anni fa, il
predetto
lago si era
frammentato
in tanti
piccoli
laghi
salmastri
circondati
da foreste
di tipo
tropicale.
Una serie di
importanti sconvolgimenti
tettonici
(ancora
oggi in loco
si
verificano
oltre 2.000
scosse ogni
anno) dovuti
alla
collisione
tra il
continente
euroasiatico
e il
sub-continente
indiano,
formarono
una profonda
frattura
nella crosta
terrestre la
quale venne
progressivamente
riempita
dalle acque
convogliate
dalla vasta
pianura
circostante,
il volume
d'acqua
raccolto
equivale
alla massa
d'acqua
trasportabile
da tutti i
fiumi del
pianeta
nell'arco di
un intero
anno.
La
fossa di
frattura del
Bajkal è
una delle
tipiche
strutture
geologiche
estensionali,
particolarmente
vistosa
perché
superficiale,
che si
formano
perpendicolarmente
alle catene
orogeniche
(la catena
orogenica in
questo caso
è quella
himalayana).
Alcuni
pesci, come
la golomjanka,
e la
suddetta
foca del
Bajkal
sembrano
essere
arrivati in
queste acque
in epoche più
recenti,
forse dall'Artico attraverso
gli immensi
fiumi
siberiani.
Nei
pressi del
lago esiste
una riserva
naturale
nella quale
vivono gli zibellini,
specie a
rischio di
estinzione
che oggi
viene
protetta, ed
il cui
allevamento
è monopolio
dello Stato
russo.
Le
acque del
lago, mai più
calde di 14 °C,
lasciano
filtrare lo
sguardo fino
a più di 40 m
di profondità.
Tale purezza
è stata a
più riprese
posta a
rischio da
svariati
eventi:
-
negli anni
settanta,
con il
progetto per
la
costruzione
della ferrovia
Bajkal-Amur,
voluta
dall'allora segretario
generale del
Partito
Comunista
dell'Unione
Sovietica Leonid
Brežnev per
aprire la Siberia allo
sfruttamento
delle sue
materie
prime;
-
attraverso
la nascita
della città
di Severobajkal'sk,
600 km a
nord del
lago;
-
riversando
nel Bajkal
gli scarichi
delle
industrie di Ulan-Udė (capitale
della Buriazia,
350 000
abitanti),
attraverso
il fiume
Selenga;
-
costruendo,
proprio a Bajkal'sk,
ad un
centinaio di
metri dalla
riva, un
grande
impianto di
trasformazione
del legno e
di
lavorazione
della
cellulosa,
peraltro
contestato
dalle
popolazioni
locali.
Negli anni
'60 il
grande
fisico Pëtr
Kapica,
a fianco di
altri
scienziati
sovietici,
difese
l'integrità
ambientale
del lago
contro un
progetto di
estesa
industrializzazione. Fin
dagli anni
settanta,
a protestare
contro
l'inquinamento
del lago vi
fu il
biologo
Grigorij
Galazyj,
membro
dell'Accademia
delle
Scienze, ed
allora
direttore
dell'Istituto
di
limnologia di Irkutsk,
successivamente
direttore
del Museo
del Bajkal.
Le innumerevoli tracce di valore archeologico, come pitture
rupestri e
resti di
antichi
insediamenti,
testimoniano
l'importanza
del Bajkal
nello
sviluppo
della civiltà
umana
nell'Asia
nord-orientale.
I 100.000
abitanti
dell'area,
dediti
all'agricoltura,
alla pesca,
all'allevamento
e alle
attività
forestali,
appartengono
a diverse
etnie, tra
cui citiamo
buryat,
evenk e,
naturalmente,
russi, che
giunsero
intorno alla
metà del
Seicento:
prima fu la
volta dei
cosacchi di
Kurbat
Ivanov, nel
1643, e 12
anni più
tardi toccò
all'arciprete
in esilio
Awakum
Petrov.
Costui era
un uomo
violento, ma
a quanto
pare la
natura dei
luoghi lo
ispirò,
tanto da
spingerlo a
offrirne una
toccante
descrizione
nella sua
biografia.
Da allora, i
russi
scoprirono
il fascino
del Bajkal.
Sulle
sponde del
lago si sono
insediate
comunità di
credo
differente;
le religioni
principali
sono tre: lo sciamanesimo tibetano,
il buddhismo
ed
il cristianesimo
ortodosso che
fu portato
dai russi
dopo che Kurbat
Ivanov scoprì
le acque del
lago Bajkal
nel 1643.
Il
territorio
della Buriazia,
che è
bagnata dal
Bajkal per
il 60% della
linea
costiera e
la sua
gente, i Buriati,
furono
annessi allo
Stato russo
dai trattati
del 1689 e
del 1728,
quando le
terre
intorno al
Bajkal
furono
separate
dalla Mongolia.
Dalla metà
del XVII
secolo all'inizio
del XX il
numero di
Buriati
aumentò da
27.700
a 300.000.
Dopo
l'annessione
della
Buriazia
alla Russia la
cultura
buriata subì
le influenze
del buddhismo
tibetano e
della Chiesa
cristiana
ortodossa. I
Buriati
furono per
lo più
sottoposti
ad un
processo di
integrazione
ad usi e
costumi
tipicamente
russi che li
portò ad
abbandonare
progressivamente
il nomadismo unitamente
all'agricoltura
itinerante,
mentre i
Buriati
dell'est
(Transbajkal)
subirono
l'influenza
mongola
(ancora oggi
diversi
gruppi
vivono in
yurta e sono
in gran
parte
buddhisti).
Nel Settecento fu
costruito il
primo
monastero
buddhista
buriato.
I
Buriati
-
Il
nome "Buriati"
è
menzionato
per la prima
volta in
un'opera
mongola:
infatti
costoro sono
i
discendenti
diretti
dell'antico
popolo
nomade dei Mongoli ed
ancora oggi
vivono lungo
le sponde
del lago;
una leggenda
locale
asserisce
che la madre
di Gengis
Khan fosse
nata nel
villaggio di Barguzin,
sulla riva
orientale
del lago. I
Buriati
d'inverno
sono soliti
attraversare
il lago
ghiacciato
(quando la
crosta è
spessa 1
metro) con i
camion poiché
in tal modo
la distanza
fra le città
di Irkutsk e Ulan-Udė si
accorcia di
molto, anche
se questa
pratica è
molto
pericolosa.
I Buriati
sono soliti
pescare
l'"omul",
specie
endemica
piuttosto
pregiata,
unitamente
ad altre 52
specie
presenti nel
lago e
svariati
tipi di crostacei.
Un'antica
credenza
popolare
afferma che
esistono due
demoni
maligni
abitanti
delle acque
profonde
intorno
all'isola di Ol'chon:
"Burkhan"
e
"Doshkin
Nojon",
pronti a
prendersi le
anime dei
pescatori
durante le
tempeste.
Una piccola
consuetudine
è quella di
collocare
dei nastrini
colorati
portafortuna
detti
"semelga"
sopra gli
arbusti.
La
Roccia dello
Sciamano
-
Capo
Burchan (мыс
Бурхан),
detto
"la
Roccia dello Sciamano",
si trova
sulla costa
nord-ovest
dell'isola
di Ol'chon,
e si
protende
nelle acque
dello
stretto
Maloe more.
La roccia è
il punto più
famoso
dell'isola,
un luogo
sacro, e non
solo per lo sciamanesimo,
ma anche per
il lamaismo dei buriati.
Monaci
buddisti
credevano
che nella
grotta
vivesse una
divinità
mongola e
venivano qui
in
pellegrinaggio.
La
roccia è
alta 42 m
e ha una
tortuosa
caverna
vicino alla
riva dove
poteva avere
accesso solo
lo sciamano,
mentre era
vietata alle
donne che
dovevano
tenersi a
grande
distanza.
Era venerata
dalla
popolazione
locale e
luogo di
sacrifici.
Ai piedi
della roccia
è rimasto
un
misterioso
disegno e
una scritta
in sanscrito.