Parco nazionale di Tikal 
Guatemala
  
patrimonio dell'umanità dal 1979

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Un tempo le numerose piramidi in pietra arenaria dell'antica città - che rappresentano le montagne dove nacque il mais, alimento sacro dei Maya - erano ricoperte di stucco affrescato a colori sgargianti con scene di riti religiosi o, addirittura, erano interamente dipinte di rosso. Come rosse erano le stele della Grande Piazza, che recavano le immagini di 26 tra i sovrani che si alternarono alla guida di Tikàl. Ma quei colori, ormai dilavati da secoli di piogge, sono identici ai piumaggi degli uccelli - pappagalli, tucani, colibrì - che nidificano tra le fenditure dei templi. 

Tikal è uno dei siti maya più antichi del Petén guatemalteco. Esso diventa uno dei maggiori centri di potere regionali subito dopo il collasso del Periodo Preclassico, epoca nella quale il potere politico e religioso si concentrava nel sito di El Mirador e nella vicina Nakbé. La cronologia di Tikal fino al III secolo è conosciuta solo parzialmente. Il fondatore della dinastia fu Yax Ehb' Xook che dovrebbe essere vissuto attorno all'90 a.C. Il primo sovrano di cui abbiano un quantità interessante di dati storici è Chak Tok Ich'aak I. Vari frammenti di monumenti e varie ceramiche recano il suo nome. Dai pochi dati estraibili da questi testi possiamo notare che la città godeva di ottima salute economica e che era diventata una delle o forse la maggiore potenza politica dell'area.

La vita politica di Tikal sarebbe da lì a poco stata stravolta da un evento ancora non completamente chiarito dagli studiosi: l' arrivo di Teotihuacan. Teotihuacan era all' epoca la maggiore forza militare della Mesoamerica. Essa manteneva già rapporti commerciali con l ' area maya, ma sembra che questi "contatti" non bastassero più ai suoi sovrani.

Il 31 gennaio 378 marca l ' arrivo di Sihyaj K ' ahk ' di Teotihuacan a Tikal. Chak Tok Ich'aak I era morto da soli 15 giorni e non si hanno notizie di altri re governanti al momento dell'arrivo dell'esercito teotihuacano. Sihyaj K'ahk' inizia da Tikal il riordino di tutto il Petén incoronando re e confermando sovrani già presenti. A Tikal il nuovo re si chiama Yax Nuun Ahyiin I, figlio del re di Teotihuacan e di una principessa maya di Tikal.

Il regno di Yax Nuun Ahyiin I è caratterizzato dalla massiccia presenza di iconografia teotihuacana nell'arte pubblica. Non esiste un solo esempio di ritratto di Yax Nuun Ahyiin I che sia in stile maya. Alla sua morte lo segue sul trono il figlio Siyaj Chan K'awiil II. Egli fece erigere la celebre Stele 31, ove lo si vede vestito come re maya, affiancato su entrambi i lati da imagini del padre in uniforme teotihuacana.

Tikàl era già un centro di una certa importanza quando, nel 230 d.C. - anno in cui salì al trono Yax-Moch-Xoc, fondatore di una dinastia che avrebbe regnato a intervalli fino al X secolo d.C. - venne misteriosamente abbandonata. Nel suo lungo periodo d'oro la città arrivò a contare 100.000 abitanti, a commerciare con centri lontani come Teotihuacàn e a estendere il suo dominio fino all'odierno stato del Belize. E sono circa 3000 gli edifici - palazzi, piramidi, terrazze, campi per il gioco della palla e persino bagni termali - che testimoniano l'abilità e l'originalità architettonica e artistica dei suoi costruttori. 

Alla fine del secolo scorso, gli studiosi Alfred Maudslay e Theodor Maler fotografarono i principali monumenti di una città maya sorta nella foresta tropicale del Petén, una regione dell'odierno Guatemala: Tikal. All'inizio del 1900 si cominciarono a tracciare le piante del sito e a prenderne in esame le misteriose iscrizioni, negli anni Cinquanta l'università di Pennsylvania intraprese la prima campagna di scavo. Nonostante solo una parte della città sia stata riportata alla luce, le vestigia di Tikal suscitano una forte emozione per il loro gigantismo, per l'altezza vertiginosa raggiunta dalle piramidi, uniche nell'area maya. 

Queste sorprendenti costruzioni, secondo i risultati dell'indagine archeologica, furono innalzate seguendo i modelli architettonici di Cerros e Uaxactùn, dove si trovano le più antiche piramidi maya, edificate nel Periodo Preclassico finale. La recente decifrazione delle iscrizioni epigrafiche presenti sulle numerose stele di Tikal ha consentito di conoscere una notevole "porzione" di storia e delle dinastie reali che governarono sulla città, posta in una strategica posizione, ricca di vie commerciali fluviali e terrestri. 

La stele più antica di Tikal, chiamata Stele 29, sino a ora considerata la più antica dell'intera area maya, è datata al 292 d.C., che corrisponde al'inizio del Periodo Classico; l'ultima, la Stele 11, riporta una data corrispondente all'869 d.C. Oggi è possibile affermare che alla fine del IX secolo, le città maya dei Bassipiani caddero rapidamente in un quasi totale abbandono. L'epoca compresa tra queste due date corrisponde all'apogeo politico e culturale di Tikal: studi recenti a carattere epigrafico svolti da archeologi tedeschi, hanno dimostrato che, insieme a Calakmul, essa esercitava una sovranità sulle altre numerose città-stato maya. 

Le stele, disseminate nel centro cerimoniale, erette circa ogni venti anni, ci hanno tramandato i nomi e i ritratti a bassorilievo dei sovrani che contribuirono alla crescita politica, economica e culturale di Tikal: tra questi sono menzionati "Zampa di Giaguaro", "Cielo Tempestoso" e "Signore Cacao". 

I testi narrano che essi assoggettarono molti nemici, inglobarono nel loro dominio i territori limitrofi e crearono alleanze diplomatiche, basate su pagamenti di tributi e matrimoni. Su un minuscolo monile in giadeite, rinvenuto nel contesto archeologico della città e chiamato "La Piastra di Leida", è incisa un'iscrizione relativa a un sovrano, la cui immagine è ritratta sull'altra faccia del gioiello: si tratta di "Uccello Zero Luna".

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A Tikal come a Palenque, le piramidi avevano la funzione di supporto per gli edifici templari, ma anche quella sepolcrale, luogo sacro atto a custodire le camere funerarie dei membri dell'élite regnante. Come la tomba di Pakal, anche quelle di Tikal contenevano preziosi corredi funerari, ricchi di ceramiche dipinte, maschere e monili di giada, che costituiscono una straordinaria testimonianza del prestigio di cui godeva la casta regnante, ma anche dell'altissimo livello raggiunto dagli artigiani che lavoravano presso la corte.

L'area del centro cerimoniale riportata alla luce e sottratta alla giungla occupa una superficie di 16 chilometri quadrati e comprende circa 3000 monumenti. Essa vantava almeno due vaste riserve idriche destinate all'approvvigionamento della città. 

Uno degli edifici più antichi è la cosiddetta "Piramide del Mondo Perduto", che sorge nell'area meridionale della città; la sua massiccia struttura richiama quelle del Preclassico recente. La maggior parte delle costruzioni risale invece a un periodo compreso tra il 400 e l'800 d.C., che rappresenta il momento di massima fioritura di Tikal. 

Benché la costruzione delle piramidi sia una caratteristica comune non solo all'arte maya ma anche a quella dei popoli di tutta l'area mesoamericana, le piramidi di Tikal sono inconfondibili per la loro eleganza, dovuta alla combinazione tra la base, di dimensione estremamente ridotta, e la considerevole altezza. La piramide IV, l'edificio più alto dell'America precolombiana, supera i 70 metri e, da lontano, se ne può scorgere la sommità che emerge sopra il mare verde della giungla. Un'unica e vertiginosa scalinata, senza piattaforme intermedie, conduce alla vetta, coronata da una merlatura in pietra scolpita che rende ancora più alto il complesso. L'interno dei templi è costituito da una o più stanze, sempre di dimensioni molto ridotte. Ciò è dovuto sia alle peculiarità proprie del rituale maya, sia alla necessità di dotare la struttura di spessi muri che fossero in grado di sostenere edifici tanto alti.  

Qui, più che altrove, i Maya hanno voluto assegnare alla piramide il ruolo di "montagna artificiale" che consente all'uomo di avvicinarsi agli dèi. Nelle interessanti fotografie riprese all'inizio del secolo, esse appaiono interamente coperte di terra, vegetazione e detriti.

Molti edifici di Tikal erano, in origine, decorati con architravi in legno intagliato che, asportati dalle varie spedizioni giunte qui per studiare le rovine, si trovano in diversi musei europei e degli Stati Uniti. Tenendo conto che gli architravi, le merlature scolpite e le stesse pareti degli edifici erano originariamente policromi, è facile immaginare l'aspetto che la città doveva avere nel momento del suo massimo splendore, tra il VII e l'VIII secolo d.C. 

A. Tempio IV
B. Complesso N
C. Complesso Sud
D. Piazza dei Sette Templi
E. Tempio III
F: Complesso O
G. Piazza Ovest
H. Tempio II
I. Grande Piazza
J. Acropoli Nord
K. Tempio I
L. Tempio V
M. Piazza Est
N. Acropoli Centrale
O. Complesso P
P. Complesso Q
Q. Gruppo F
R. Gruppo G

Il Tempio IV e i Templi Gemelli I e II, situati l'uno di fronte all'altro ai due lati opposti della Piazza Centrale, presentano una struttura simile: si tratta di piramidi a gradoni percorse sulla facciata principale da una lunga e ripidissima scalinata, che porta direttamente al santuario, formato da una semplice cella con soffitto a falsa volta e sormontato da un'imponente cesta di colmo. Spesso è percepibile l'influenza culturale teotihuacana che si manifesta nell'uso dei moduli architettonici del talud e del tablero.

Il più stupefacente degli edifici religiosi della città risale all’VIII secolo. È il cosiddetto Tempio I - o "del Grande Giaguaro" - costruito in onore di Ah Cacau (682-734), ventiseiesimo signore di Tikàl. Si tratta di una piramide alta 44 metri con in cima un sacrario che un tempo aveva un architrave scolpito con una rappresentazione dei tredici regni del paradiso maya. La scoperta della sepoltura del sovrano all'interno del monumento ha permesso il ritrovamento di un corredo funerario composto da oggetti di giada, ossi incisi con disegni e geroglifici, oro, perle e aculei di pastinaca usati per i salassi rituali. 

La Piazza considerata il cuore del centro cerimoniale, è circondata da numerosi complessi architettonici: piattaforme terrazzate che supportavano in origine gli edifici di culto, vasti cortili, gruppi di palazzi destinati alle dimore e alle cerimonie dei membri dell'elite, ma anche abitazioni più modeste. 

Le più famose piattaforme terrazzate sono l'Acropoli Centrale e l'Acropoli Nord. Nel IX secolo d.C., quando Tikal venne abbandonata, questa gigantesca piattaforma lunga 100 metri e larga 80, sosteneva addirittura otto edifici a carattere sacro e funerario. Sotto la sua pavimentazione, invece, sono stati scoperti i resti di costruzioni antichissime, risalenti al III secolo d.C.

Lungo i confini della Piazza Centrale, ma anche disseminate un po' dovunque, si ergono le stele commemorative, ricche di iscrizioni, spesso associate a monumenti di pietra, dalla forma cilindrica e dalla superficie piatta, considerati dagli studiosi altari sacrificali. Una rete di strade, di cui oggi resta il tracciato originario, consentiva di raggiungere i monumenti più lontani, i bacini idrici e i villaggi rurali che circondavano la città. 

Uno dei viali principali, che dal centro cerimoniale raggiunge il Complesso templare G, è stato individuato come "Strada delle Cerimonie". Si suppone che durante il Periodo Classico recente, Tikal contasse circa 10.000 abitanti: si può dunque parlare della più vasta città-stato maya e non è sorprendente immaginare che esercitasse la supremazia su altri centri urbani, probabilmente più piccoli e meno fiorenti. I bassorilievi dei sovrani, di solito ritratti di profilo, insieme alle iscrizioni e ai ricchi corredi funerari, ci aprono uno spiraglio su questo popolo bellicoso e potente. Essi descrivono sacrifici di nemici vinti in battaglia, autosacrifici compiuti dai sovrani e dai sacerdoti che, una volta raggiunto lo stato di trance mediante l'assunzione di allucinogeni, si perforavano alcune parti del corpo, provocando la fuoriuscita di sangue. Questo rito aveva lo scopo di raggiungere un contatto con le divinità, ma anche di offrire loro il sangue umano, la linfa vitale che le avrebbe soddisfatte e nutrite. 

Le iconografie consentono di conoscere l'abbigliamento, i gioielli, le armi e i copricapi indossati dai re e dai guerrieri, rarissime sono, al contrario, le immagini femminili, legate unicamente ai contratti di matrimonio. Nulla permette tuttavia di  ipotizzare perché, dopo l'869 d.C. non fu più eretta nessuna stele; questa grande metropoli fiorita nella lussureggiante e fertile regione del Petén iniziò un rapido declino e cadde in stato di abbandono, sebbene non siano state riscontrate tracce di una distruzione violenta. Forse i fiorenti commerci decaddero, impoverendo l'economia della città e dei villaggi circostanti ma, più probabilmente, l'assolutismo monarchico esercitato sul popolo e su altri centri dai potenti sovrani, fu spezzato da ribellioni a carattere militare o da lotte intestine. Tikal, come gli altri centri maya dei altipiani, scomparve dalla storia della Mesoamerica sino a quando le sue piramidi furono riscoperte sepolte dai detriti dalla vegetazione.

Il territorio compreso nell'area protetta di Tikal è parte di un vasto bacino che ha avuto origine dalle stratificazioni sedimentarie formatesi durante le ere secondaria e terziaria. Il suolo argilloso e leggermente permeabile ricopre rocce calcaree e dolomiti interessate da formazioni carsiche. Nella Riserva si possono distinguere due aree geomorfologicamente distinte: la piattaforma dello Yucatàn, nella parte settentrionale, costituita da modesti rilievi collinari, e la catena del Lacandon, al centro, formata da colline arrotondate di origine calcarea, montagne, lagune e piane alluvionali. Le lagune del Tigre e de Yaxha sono i maggiori sistemi acquitrinosi, caratterizzati da numerose acjuadas (paludi di superficie), che insieme alla rete di corsi d'acqua fanno di questa regione l'area umida più estesa dell'America Centrale.

Il Parco Nazionale di Tikal protegge 57.600 ettari di foresta pluviale, abbracciando una vegetazione straordinariamente diversificata che annovera specie tipiche della savana come Byrsonima crassifolia, dei boschi d'alta quota come l'albero del chewing-gum, il ranón, il mogano e il cedro, le palme come Sabal morrìsiana e Chrysophyllum argentearum, e infine specie dei bassopiani come Hematoxylum campechianum o delle aree umide come il genere Typha.

La foresta offre rifugio a 54 specie di mammiferi (tra i quali scimmie urlatrici, scimmie ragno, formichieri, bradipo tridattilo, armadillo, coati, cercoletto, lontra centroamericana, puma, margay, ocelot, yaguarondi, giaguaro, tapiro di Baird, pecari dal collare e cervi) e a ben 333 specie di uccelli, che rappresentano 63 delle 74 famiglie presenti in Guatemala e includono il tacchino ocellato, il re degli avvoltoi, l'hocco, la penelope crestata, l'ara macao, lo jabiru e lo spizaeto ornato. Ben rappresentati sono anche gli anfibi e i rettili, con coccodrilli, sei generi di tartarughe e 38 specie di serpenti, alcuni dei quali velenosissimi, come i serpenti corallo. Fra i pesci si rileva una straordinaria abbondanza di ciclidi.