Un
tempo
le
numerose
piramidi
in
pietra
arenaria
dell'antica
città
-
che
rappresentano
le
montagne
dove
nacque
il
mais,
alimento
sacro
dei
Maya
-
erano
ricoperte
di
stucco
affrescato
a
colori
sgargianti
con
scene
di
riti
religiosi
o,
addirittura,
erano
interamente
dipinte
di
rosso.
Come
rosse
erano
le
stele
della
Grande
Piazza,
che
recavano
le
immagini
di
26
tra
i
sovrani
che
si
alternarono
alla
guida
di
Tikàl.
Ma
quei
colori,
ormai
dilavati
da
secoli
di
piogge,
sono
identici
ai
piumaggi
degli
uccelli
-
pappagalli,
tucani,
colibrì
-
che
nidificano
tra
le
fenditure
dei
templi.
Tikal è uno dei siti maya più
antichi
del
Petén
guatemalteco.
Esso
diventa
uno
dei
maggiori
centri
di
potere
regionali
subito
dopo
il
collasso
del
Periodo
Preclassico,
epoca
nella
quale
il
potere
politico
e
religioso
si
concentrava
nel
sito
di
El
Mirador
e
nella
vicina
Nakbé.
La
cronologia
di
Tikal
fino
al
III
secolo
è
conosciuta
solo
parzialmente.
Il
fondatore
della
dinastia
fu
Yax
Ehb'
Xook
che
dovrebbe
essere
vissuto
attorno
all'90
a.C.
Il
primo
sovrano
di
cui
abbiano
un
quantità
interessante
di
dati
storici
è
Chak
Tok
Ich'aak
I.
Vari
frammenti
di
monumenti
e
varie
ceramiche
recano
il
suo
nome.
Dai
pochi
dati
estraibili
da
questi
testi
possiamo
notare
che
la
città
godeva
di
ottima
salute
economica
e
che
era
diventata
una
delle
o
forse
la
maggiore
potenza
politica
dell'area.
La vita politica di Tikal
sarebbe
da
lì
a
poco
stata
stravolta
da
un
evento
ancora
non
completamente
chiarito
dagli
studiosi:
l'
arrivo
di
Teotihuacan.
Teotihuacan
era
all'
epoca
la
maggiore
forza
militare
della
Mesoamerica.
Essa
manteneva
già
rapporti
commerciali
con
l
'
area
maya,
ma
sembra
che
questi
"contatti"
non
bastassero
più
ai
suoi
sovrani.
Il 31 gennaio 378 marca l
'
arrivo
di
Sihyaj
K
'
ahk
'
di
Teotihuacan
a
Tikal.
Chak
Tok
Ich'aak
I
era
morto
da
soli
15
giorni
e
non
si
hanno
notizie
di
altri
re
governanti
al
momento
dell'arrivo
dell'esercito
teotihuacano.
Sihyaj
K'ahk'
inizia
da
Tikal
il
riordino
di
tutto
il
Petén
incoronando
re
e
confermando
sovrani
già
presenti.
A
Tikal
il
nuovo
re
si
chiama
Yax
Nuun
Ahyiin
I,
figlio
del
re
di
Teotihuacan
e
di
una
principessa
maya
di
Tikal.
Il regno di Yax Nuun Ahyiin I
è
caratterizzato
dalla
massiccia
presenza
di
iconografia
teotihuacana
nell'arte
pubblica.
Non
esiste
un
solo
esempio
di
ritratto
di
Yax
Nuun
Ahyiin
I
che
sia
in
stile
maya.
Alla
sua
morte
lo
segue
sul
trono
il
figlio
Siyaj
Chan
K'awiil
II.
Egli
fece
erigere
la
celebre
Stele
31,
ove
lo
si
vede
vestito
come
re
maya,
affiancato
su
entrambi
i
lati
da
imagini
del
padre
in
uniforme
teotihuacana.
Tikàl
era
già
un
centro
di
una
certa
importanza
quando,
nel
230
d.C.
-
anno
in
cui
salì
al
trono
Yax-Moch-Xoc,
fondatore
di
una
dinastia
che
avrebbe
regnato
a
intervalli
fino
al
X
secolo
d.C.
-
venne
misteriosamente
abbandonata.
Nel
suo
lungo
periodo
d'oro
la
città
arrivò
a
contare
100.000
abitanti,
a
commerciare
con
centri
lontani
come
Teotihuacàn
e
a
estendere
il
suo
dominio
fino
all'odierno
stato
del
Belize.
E
sono
circa
3000
gli
edifici
-
palazzi,
piramidi,
terrazze,
campi
per
il
gioco
della
palla
e
persino
bagni
termali
-
che
testimoniano
l'abilità
e
l'originalità
architettonica
e
artistica
dei
suoi
costruttori.

Alla
fine
del
secolo
scorso,
gli
studiosi
Alfred
Maudslay
e
Theodor
Maler
fotografarono
i
principali
monumenti
di
una
città
maya
sorta
nella
foresta
tropicale
del
Petén,
una
regione
dell'odierno
Guatemala:
Tikal.
All'inizio
del
1900
si
cominciarono
a
tracciare
le
piante
del
sito
e
a
prenderne
in
esame
le
misteriose
iscrizioni,
negli
anni
Cinquanta
l'università
di
Pennsylvania
intraprese
la
prima
campagna
di
scavo.
Nonostante
solo
una
parte
della
città
sia
stata
riportata
alla
luce,
le
vestigia
di
Tikal
suscitano
una
forte
emozione
per
il
loro
gigantismo,
per
l'altezza
vertiginosa
raggiunta
dalle
piramidi,
uniche
nell'area
maya.
Queste
sorprendenti
costruzioni,
secondo
i
risultati
dell'indagine
archeologica,
furono
innalzate
seguendo
i
modelli
architettonici
di
Cerros
e
Uaxactùn,
dove
si
trovano
le
più
antiche
piramidi
maya,
edificate
nel
Periodo
Preclassico
finale.
La
recente
decifrazione
delle
iscrizioni
epigrafiche
presenti
sulle
numerose
stele
di
Tikal
ha
consentito
di
conoscere
una
notevole
"porzione"
di
storia
e
delle
dinastie
reali
che
governarono
sulla
città,
posta
in
una
strategica
posizione,
ricca
di
vie
commerciali
fluviali
e
terrestri.
La
stele
più
antica
di
Tikal,
chiamata
Stele
29,
sino
a
ora
considerata
la
più
antica
dell'intera
area
maya,
è
datata
al
292
d.C.,
che
corrisponde
al'inizio
del
Periodo
Classico;
l'ultima,
la
Stele
11,
riporta
una
data
corrispondente
all'869
d.C.
Oggi
è
possibile
affermare
che
alla
fine
del
IX
secolo,
le
città
maya
dei
Bassipiani
caddero
rapidamente
in
un
quasi
totale
abbandono.
L'epoca
compresa
tra
queste
due
date
corrisponde
all'apogeo
politico
e
culturale
di
Tikal:
studi
recenti
a
carattere
epigrafico
svolti
da
archeologi
tedeschi,
hanno
dimostrato
che,
insieme
a
Calakmul,
essa
esercitava
una
sovranità
sulle
altre
numerose
città-stato
maya.
Le
stele,
disseminate
nel
centro
cerimoniale,
erette
circa
ogni
venti
anni,
ci
hanno
tramandato
i
nomi
e
i
ritratti
a
bassorilievo
dei
sovrani
che
contribuirono
alla
crescita
politica,
economica
e
culturale
di
Tikal:
tra
questi
sono
menzionati
"Zampa
di
Giaguaro",
"Cielo
Tempestoso"
e
"Signore
Cacao".
I
testi
narrano
che
essi
assoggettarono
molti
nemici,
inglobarono
nel
loro
dominio
i
territori
limitrofi
e
crearono
alleanze
diplomatiche,
basate
su
pagamenti
di
tributi
e
matrimoni.
Su
un
minuscolo
monile
in
giadeite,
rinvenuto
nel
contesto
archeologico
della
città
e
chiamato
"La
Piastra
di
Leida",
è
incisa
un'iscrizione
relativa
a
un
sovrano,
la
cui
immagine
è
ritratta
sull'altra
faccia
del
gioiello:
si
tratta
di
"Uccello
Zero
Luna".


A
Tikal
come
a
Palenque,
le
piramidi
avevano
la
funzione
di
supporto
per
gli
edifici
templari,
ma
anche
quella
sepolcrale,
luogo
sacro
atto
a
custodire
le
camere
funerarie
dei
membri
dell'élite
regnante.
Come
la
tomba
di
Pakal,
anche
quelle
di
Tikal
contenevano
preziosi
corredi
funerari,
ricchi
di
ceramiche
dipinte,
maschere
e
monili
di
giada,
che
costituiscono
una
straordinaria
testimonianza
del
prestigio
di
cui
godeva
la
casta
regnante,
ma
anche
dell'altissimo
livello
raggiunto
dagli
artigiani
che
lavoravano
presso
la
corte.
L'area
del
centro
cerimoniale
riportata
alla
luce
e
sottratta
alla
giungla
occupa
una
superficie
di
16
chilometri
quadrati
e
comprende
circa
3000
monumenti.
Essa
vantava
almeno
due
vaste
riserve
idriche
destinate
all'approvvigionamento
della
città.
Uno
degli
edifici
più
antichi
è
la
cosiddetta
"Piramide
del
Mondo
Perduto",
che
sorge
nell'area
meridionale
della
città;
la
sua
massiccia
struttura
richiama
quelle
del
Preclassico
recente.
La
maggior
parte
delle
costruzioni
risale
invece
a
un
periodo
compreso
tra
il
400
e
l'800
d.C.,
che
rappresenta
il
momento
di
massima
fioritura
di
Tikal.
Benché
la
costruzione
delle
piramidi
sia
una
caratteristica
comune
non
solo
all'arte
maya
ma
anche
a
quella
dei
popoli
di
tutta
l'area
mesoamericana,
le
piramidi
di
Tikal
sono
inconfondibili
per
la
loro
eleganza,
dovuta
alla
combinazione
tra
la
base,
di
dimensione
estremamente
ridotta,
e
la
considerevole
altezza.
La
piramide
IV,
l'edificio
più
alto
dell'America
precolombiana,
supera
i
70
metri
e,
da
lontano,
se
ne
può
scorgere
la
sommità
che
emerge
sopra
il
mare
verde
della
giungla.
Un'unica
e
vertiginosa
scalinata,
senza
piattaforme
intermedie,
conduce
alla
vetta,
coronata
da
una
merlatura
in
pietra
scolpita
che
rende
ancora
più
alto
il
complesso.
L'interno
dei
templi
è
costituito
da
una
o
più
stanze,
sempre
di
dimensioni
molto
ridotte.
Ciò
è
dovuto
sia
alle
peculiarità
proprie
del
rituale
maya,
sia
alla
necessità
di
dotare
la
struttura
di
spessi
muri
che
fossero
in
grado
di
sostenere
edifici
tanto
alti.
Qui,
più
che
altrove,
i
Maya
hanno
voluto
assegnare
alla
piramide
il
ruolo
di
"montagna
artificiale"
che
consente
all'uomo
di
avvicinarsi
agli
dèi.
Nelle
interessanti
fotografie
riprese
all'inizio
del
secolo,
esse
appaiono
interamente
coperte
di
terra,
vegetazione
e
detriti.
Molti
edifici
di
Tikal
erano,
in
origine,
decorati
con
architravi
in
legno
intagliato
che,
asportati
dalle
varie
spedizioni
giunte
qui
per
studiare
le
rovine,
si
trovano
in
diversi
musei
europei
e
degli
Stati
Uniti.
Tenendo
conto
che
gli
architravi,
le
merlature
scolpite
e
le
stesse
pareti
degli
edifici
erano
originariamente
policromi,
è
facile
immaginare
l'aspetto
che
la
città
doveva
avere
nel
momento
del
suo
massimo
splendore,
tra
il
VII
e
l'VIII
secolo
d.C.
 |
- A.
Tempio
IV
- B.
Complesso
N
- C.
Complesso
Sud
- D.
Piazza
dei
Sette
Templi
- E.
Tempio
III
- F:
Complesso
O
- G.
Piazza
Ovest
- H.
Tempio
II
- I.
Grande
Piazza
- J.
Acropoli
Nord
- K.
Tempio
I
- L.
Tempio
V
- M.
Piazza
Est
- N.
Acropoli
Centrale
- O.
Complesso
P
- P.
Complesso
Q
- Q.
Gruppo
F
- R.
Gruppo
G
|
Il
Tempio
IV
e
i
Templi
Gemelli
I
e
II,
situati
l'uno
di
fronte
all'altro
ai
due
lati
opposti
della
Piazza
Centrale,
presentano
una
struttura
simile:
si
tratta
di
piramidi
a
gradoni
percorse
sulla
facciata
principale
da
una
lunga
e
ripidissima
scalinata,
che
porta
direttamente
al
santuario,
formato
da
una
semplice
cella
con
soffitto
a
falsa
volta
e
sormontato
da
un'imponente
cesta
di
colmo.
Spesso
è
percepibile
l'influenza
culturale
teotihuacana
che
si
manifesta
nell'uso
dei
moduli
architettonici
del
talud
e
del
tablero.
Il
più
stupefacente
degli
edifici
religiosi
della
città
risale
all’VIII
secolo.
È
il
cosiddetto
Tempio
I
-
o
"del
Grande
Giaguaro"
-
costruito
in
onore
di
Ah
Cacau
(682-734),
ventiseiesimo
signore
di
Tikàl.
Si
tratta
di
una
piramide
alta
44
metri
con
in
cima
un
sacrario
che
un
tempo
aveva
un
architrave
scolpito
con
una
rappresentazione
dei
tredici
regni
del
paradiso
maya.
La
scoperta
della
sepoltura
del
sovrano
all'interno
del
monumento
ha
permesso
il
ritrovamento
di
un
corredo
funerario
composto
da
oggetti
di
giada,
ossi
incisi
con
disegni
e
geroglifici,
oro,
perle
e
aculei
di
pastinaca
usati
per
i
salassi
rituali.
La
Piazza
considerata
il
cuore
del
centro
cerimoniale,
è
circondata
da
numerosi
complessi
architettonici:
piattaforme
terrazzate
che
supportavano
in
origine
gli
edifici
di
culto,
vasti
cortili,
gruppi
di
palazzi
destinati
alle
dimore
e
alle
cerimonie
dei
membri
dell'elite,
ma
anche
abitazioni
più
modeste.
Le
più
famose
piattaforme
terrazzate
sono
l'Acropoli
Centrale
e
l'Acropoli
Nord.
Nel
IX
secolo
d.C.,
quando
Tikal
venne
abbandonata,
questa
gigantesca
piattaforma
lunga
100
metri
e
larga
80,
sosteneva
addirittura
otto
edifici
a
carattere
sacro
e
funerario.
Sotto
la
sua
pavimentazione,
invece,
sono
stati
scoperti
i
resti
di
costruzioni
antichissime,
risalenti
al
III
secolo
d.C.

Lungo
i
confini
della
Piazza
Centrale,
ma
anche
disseminate
un
po'
dovunque,
si
ergono
le
stele
commemorative,
ricche
di
iscrizioni,
spesso
associate
a
monumenti
di
pietra,
dalla
forma
cilindrica
e
dalla
superficie
piatta,
considerati
dagli
studiosi
altari
sacrificali.
Una
rete
di
strade,
di
cui
oggi
resta
il
tracciato
originario,
consentiva
di
raggiungere
i
monumenti
più
lontani,
i
bacini
idrici
e
i
villaggi
rurali
che
circondavano
la
città.
Uno
dei
viali
principali,
che
dal
centro
cerimoniale
raggiunge
il
Complesso
templare
G,
è
stato
individuato
come
"Strada
delle
Cerimonie".
Si
suppone
che
durante
il
Periodo
Classico
recente,
Tikal
contasse
circa
10.000
abitanti:
si
può
dunque
parlare
della
più
vasta
città-stato
maya
e
non
è
sorprendente
immaginare
che
esercitasse
la
supremazia
su
altri
centri
urbani,
probabilmente
più
piccoli
e
meno
fiorenti.
I
bassorilievi
dei
sovrani,
di
solito
ritratti
di
profilo,
insieme
alle
iscrizioni
e
ai
ricchi
corredi
funerari,
ci
aprono
uno
spiraglio
su
questo
popolo
bellicoso
e
potente.
Essi
descrivono
sacrifici
di
nemici
vinti
in
battaglia,
autosacrifici
compiuti
dai
sovrani
e
dai
sacerdoti
che,
una
volta
raggiunto
lo
stato
di
trance
mediante
l'assunzione
di
allucinogeni,
si
perforavano
alcune
parti
del
corpo,
provocando
la
fuoriuscita
di
sangue.
Questo
rito
aveva
lo
scopo
di
raggiungere
un
contatto
con
le
divinità,
ma
anche
di
offrire
loro
il
sangue
umano,
la
linfa
vitale
che
le
avrebbe
soddisfatte
e
nutrite.
Le
iconografie
consentono
di
conoscere
l'abbigliamento,
i
gioielli,
le
armi
e
i
copricapi
indossati
dai
re
e
dai
guerrieri,
rarissime
sono,
al
contrario,
le
immagini
femminili,
legate
unicamente
ai
contratti
di
matrimonio.
Nulla
permette
tuttavia
di
ipotizzare
perché,
dopo
l'869
d.C.
non
fu
più
eretta
nessuna
stele;
questa
grande
metropoli
fiorita
nella
lussureggiante
e
fertile
regione
del
Petén
iniziò
un
rapido
declino
e
cadde
in
stato
di
abbandono,
sebbene
non
siano
state
riscontrate
tracce
di
una
distruzione
violenta.
Forse
i
fiorenti
commerci
decaddero,
impoverendo
l'economia
della
città
e
dei
villaggi
circostanti
ma,
più
probabilmente,
l'assolutismo
monarchico
esercitato
sul
popolo
e
su
altri
centri
dai
potenti
sovrani,
fu
spezzato
da
ribellioni
a
carattere
militare
o
da
lotte
intestine.
Tikal,
come
gli
altri
centri
maya
dei
altipiani,
scomparve
dalla
storia
della
Mesoamerica
sino
a
quando
le
sue
piramidi
furono
riscoperte
sepolte
dai
detriti
dalla
vegetazione.

Il
territorio
compreso
nell'area
protetta
di
Tikal
è
parte
di
un
vasto
bacino
che
ha
avuto
origine
dalle
stratificazioni
sedimentarie
formatesi
durante
le
ere
secondaria
e
terziaria.
Il
suolo
argilloso
e
leggermente
permeabile
ricopre
rocce
calcaree
e
dolomiti
interessate
da
formazioni
carsiche.
Nella
Riserva
si
possono
distinguere
due
aree
geomorfologicamente
distinte:
la
piattaforma
dello
Yucatàn,
nella
parte
settentrionale,
costituita
da
modesti
rilievi
collinari,
e
la
catena
del
Lacandon,
al
centro,
formata
da
colline
arrotondate
di
origine
calcarea,
montagne,
lagune
e
piane
alluvionali.
Le
lagune
del
Tigre
e
de
Yaxha
sono
i
maggiori
sistemi
acquitrinosi,
caratterizzati
da
numerose
acjuadas
(paludi
di
superficie),
che
insieme
alla
rete
di
corsi
d'acqua
fanno
di
questa
regione
l'area
umida
più
estesa
dell'America
Centrale.
Il
Parco
Nazionale
di
Tikal
protegge
57.600
ettari
di
foresta
pluviale,
abbracciando
una
vegetazione
straordinariamente
diversificata
che
annovera
specie
tipiche
della
savana
come
Byrsonima
crassifolia,
dei
boschi
d'alta
quota
come
l'albero
del
chewing-gum,
il
ranón,
il
mogano
e
il
cedro,
le
palme
come
Sabal
morrìsiana
e
Chrysophyllum
argentearum,
e
infine
specie
dei
bassopiani
come
Hematoxylum
campechianum
o
delle
aree
umide
come
il
genere
Typha.
La
foresta
offre
rifugio
a
54
specie
di
mammiferi
(tra
i
quali
scimmie
urlatrici,
scimmie
ragno,
formichieri,
bradipo
tridattilo,
armadillo,
coati,
cercoletto,
lontra
centroamericana,
puma,
margay,
ocelot,
yaguarondi,
giaguaro,
tapiro
di
Baird,
pecari
dal
collare
e
cervi)
e
a
ben
333
specie
di
uccelli,
che
rappresentano
63
delle
74
famiglie
presenti
in
Guatemala
e
includono
il
tacchino
ocellato,
il
re
degli
avvoltoi,
l'hocco,
la
penelope
crestata,
l'ara
macao,
lo
jabiru
e
lo
spizaeto
ornato.
Ben
rappresentati
sono
anche
gli
anfibi
e
i
rettili,
con
coccodrilli,
sei
generi
di
tartarughe
e
38
specie
di
serpenti,
alcuni
dei
quali
velenosissimi,
come
i
serpenti
corallo.
Fra
i
pesci
si
rileva
una
straordinaria
abbondanza
di
ciclidi.
