Saint
Kilda è un arcipelago isolato
situato 64
chilometri a
ovest-nord-ovest
di North Uist nell'Oceano
Atlantico settentrionale.
È composto dalle
isole più
occidentali delle Ebridi
Esterne, della Scozia e
dell'intero Regno
Unito, a parte Rockall.
L'isola più
grande è Hirta le
cui scogliere sono
le più alte del
Regno Unito. La
popolazione di lingua
gaelica scozzese probabilmente
non ha mai
superato le 180
unità, e dopo il
1851 è sempre
stata al di sotto
delle 100.
Sebbene
questo arcipelago
sia stato
ininterrottamente
abitato lungo
l'arco di almeno
due millenni, la
popolazione locale
lo abbandonò nel 1930.
Le isole
continuano a
essere
amministrativamente
dipendenti dalle isole
occidentali scozzesi, e
sono considerate
parte del comune
di Harris.
Sono
terreno fertile
per molte specie
di uccelli marini
tra cui la sula
bassana, l'uccello
delle tempeste
codaforcuta, il pulcinella
di mare e il fulmaro.
Lo scricciolo di
St Kilda e il topo
selvatico di
St Kilda sono
sottospecie endemiche.
L'intero
arcipelago è di
proprietà del National
Trust for
Scotland, e, nel
1986, è diventato
uno dei quattro Patrimoni
dell'umanità scozzesi.
Si tratta uno dei
pochi patrimoni al
mondo a essere
considerati
contemporaneamente
'naturale',
'marino' e
'culturale'.
Gruppi
di volontari
lavorano
sull'isola nei
mesi estivi per
recuperare gli
edifici originari
che gli antichi
Kildani hanno
lasciato.
Condividono
l'isola con una
piccola base
militare creata
nel 1957.
Origine
del nome - Non
si conoscono santi
di nome Kilda,
e sono state
proposte varie
teorie per
spiegare il nome
dell'isola. Martin
Martin, che lo
visitò nel 1697,
sosteneva che il
nome "è
preso da Kilder,
che visse qui;
egli diede anche
il nome al noto
Toubir-Kilda". Maclean
(1972) sosteneva
che potesse essere
una deformazione
del nome che gli antichi
norreni davano
alla primavera di
Hirta, Childa,
e diceva che una
mappa del 1588
chiamava già
l'arcipelago Kilda.
Secondo lui
avrebbe anche
potuto essere una
derivazione del
termine Culdee usato
per indicare gli anacoreti che
portarono la
cristianità sulle
isole, o del
relativo termine
gaelico, visto che
gli islandesi
tendono a
pronunciare la
‘r' come ‘l'
trasformandone il
nome in Hilta. La
teoria di Steel
(1988) si basava
sul fatto che gli
islandesi
pronunciavano la
'H' in modo
gutturale
trasformando
quindi Hirta in
qualcosa di simile
a Kilta.
Haswell-Smith
(2004) fece notare
che il nome
completo St
Kilda apparve
la prima volta su
di una mappa
olandese del 1666
e che potrebbe
quindi derivare
dal termine
norreno sunt
kelda che
significa 'dolce
acqua', o da
un'incomprensione
degli olandesi che
avrebbero creduto
che la primavera Tobar
Childa fosse
dedicata a un
santo. Maclean
suggerì anche che
gli olandesi
potrebbero aver
fatto
semplicemente un
errore
cartografico
confondendo Hirta
con Skildar,
vecchio nome
dell'isola di Haskeir più
vicina alle Ebridi
Esterne.
Quine
(2000) ipotizzò
che derivasse da
una serie di
errori
cartografici
iniziati con l'uso
del vecchio
termine islandese Skildir che
significa 'schudi'
e appare come Skildar su
di una mappa di
Nicholas de
Nicolay pubblicata
nel 1583. Questo,
secondo la teoria,
venne quindi
trascritto da
Lucas J. Waghenear
nelle sue carte
del 1592 senza
l'ultima 'r', e
con un punto dopo
la 'S', creando
quindi 'S.Kilda'.
In seguito questa
dicitura venne
creduto il nome di
un santo dagli
altri, creando
quindi il nome di
'St Kilda' usato
per secoli.
Anche
l'origine di
'Hirta' è
altrettanto
oscura. Martin
(1703) sostenne
che "Hirta è
preso dal termine
irlandese Ier,
che in quella
lingua significa
ovest".
Maclean offre
varie possibilità
compresa una (non
specificata)
derivazione
celtica del
termine buio
o morte,
o del gaelico
scozzese h-Iar-Tir che
significa terra
occidentale.
Le saghe
degli islandesi
descrivono un
viaggio del XIII
secolo in Irlanda che
cita una visita
sull'isola di Hirtire,
osservando che
l'isola somiglia a
un cervo,
ipotizza una
derivazione dal
termine Hirtir che
in norreno
significa cervi. Steel
(1998) cita la
convinzione del
reverendo Neil
Mackenzie che
visse sull'isola
dal 1829 al 1844 e
che riteneva il
nome di origine
gaelica (I-Àrd significa terra
alta) o
norrena (Hirt significa
'pastore'). In
modo simile Murray
(1966) ipotizza
che il termine
norreno Hirdö,
pronunciato
'Hirtha' ('isola
del bestiame') ne
possa essere
l'origine.

Geografia
- La
base geologica
dell'isola è
composta da roccia
magmatica del Cenozoico,
da granito e
da gabbro,
duramente colpite
dagli agenti
atmosferici.
L'arcipelago
rappresenta quanto
resta di un antico vulcano a
forma di anello
nato da una placca
marina circa 40
metri sotto il
livello del mare. Hirta è
l'isola più
grande del gruppo,
seguita da Soay (isola
delle pecore) 0,5 km
a nord-ovest di
Hirta; e da Boreray,
(isola
fortificata) 6 km
a nord-est di
Hirta. Esistono
anche numerosi
isolotti tra cui Stac
an Armin (mucchio
dei guerrieri), Stac
Lee (mucchio
grigio) e Stac
Levenish (fiume
o torrente). L'isola
di Dùn (fortezza),
che protegge
Village Bay dai
venti
sud-occidentali,
era un tempo unita
a Hirta per mezzo
di un arco
naturale. MacLean
(1972) ipotizzò
che l'arco si
ruppe in seguito
alla collisione di
un galeone in
fuga
dall'Invincibile
Armata, ma altre
fonti, come ad
esempio Mitchell
(1992) e Fleming
(2005), ritengono
più credibile
(anche se meno
romantica) la
spiegazione
secondo cui l'arco
venne spazzato da
una delle tante
tempeste che
colpiscono l'isola
ogni inverno.
Il
punto più alto
dell'arcipelago si
trova a Hirta -
Conachair (il
faro) a 430 metri,
subito a nord del
villaggio. A
sud-est si trova
Oiseval che
raggiunge i 290
metri e Mullach Mòr
(cima della grande
collina) con i
suoi 361 metri.
Ruival (137 m) e
Mullach Bi (358 m)
dominano le
scogliere
settentrionali.
Boreray raggiunge
i 384 metri e Soay
i 378 metri. La
straordinaria Stac
an Armin arriva
a 196 metri, e Stac
Lee a 172
metri.
In
tempi moderni il
solo insediamento
su St Kilda è
Village Bay su
Hirta, nonostante
Gleann Mòr sulle
coste
settentrionali di
Hirta e Boreray
mostra resti di
vecchi abitazioni. Village
Bay si trova sul
mare ed è
circondata da
colline in forma
semicircolare.
L'intera
facciata nord di
Conachair è una
scogliera
verticale di 427
metri di altezza, a
picco sul mare, le
scogliere più
alte del Regno
Unito.
L'arcipelago
possiede le
scogliere che
molti considerano
le più
spettacolari tra
quelle
britanniche.
Nonostante i 64
chilometri che
divida
l'arcipelago dalla
più vicina terra
abitata, St Kilda
è visibile da
lontano grazie
all'altezza del
Cuillin su Skye,
a circa 129
chilometri di
distanza.
Flora
e fauna - Saint
Kilda è stato un
terreno ideale per
la riproduzione di
molte specie di
uccelli acquatici
tra cui la sula
bassana con
circa 30 000
coppie. È una
delle colonie più
grandi del mondo,
circa il 24% della
popolazione
mondiale. Ci sono
circa 49 000
coppie di uccelli
delle tempeste
codaforcuta, il
90% degli
esemplari europei.
Vi si trovano
anche 136.000
coppie di pulcinella
di mare (30%
degli esemplari
inglesi) e 67.000 fulmari (13%
del totale
inglese). Dùn
ospita la più
grande colonia di
fulmari del Regno
Unito.
Prima
del 1828 Saint
Kilda era l'unico
luogo che
presentava una
tale abbondanza di
volatili, ma in
seguito questi si
allargarono anche
ad altre zone come Fowlsheugh.
Esistono
anche due specie
che si trovano
solo a Saint
Kilda: una
sottospecie di scricciolo,
il Troglodytes
troglodytes
hirtensis, e
una sottospecie di topo
selvatico noto
come topo
selvatico di Saint
Kilda, l'Apodemus
sylvaticus
hirtensis.
La
terza specie
endemica è una
sottospecie del topo comune
scomparso dopo
l'evacuazione
degli abitanti,
visto che la loro
sopravvivenza era
strettamente
legata ai centri
abitati. Esistono
molti tratti in
comune con
sottospecie
trovate sull'isola
di Mykines nelle Isole
Fær Øer. La foca
grigia attualmente
vive su Hirta, ma
non lo faceva
prima
dell'evacuazione
del 1930.
Gli
abitanti di Saint
Kilda avevano
circa 2.000 pecore
che vennero
portate via quando
gli uomini se ne
andarono , ma un
gruppo di pecore
di Soay vennero
spostate su Hirta
dove tuttora
vivono allo stato
selvatico. La loro
quantità varia
adesso tra i 600 e
i 1.700 esemplari
su Hirta mentre ne
restano 200 su
Soay. Queste
pecore
preferiscono i
pascoli di
plantago che
crescono in
abbondanza nelle
zone esposte alle
onde marine, tra
cui la festuca rossa
e l'armeria
marittima. Le
pecore rimaste a
Boreray sono un
incrocio tra il
genere scozzese a
muso nero e quello
a pelo corto senza
lana sulla faccia,
con gambe corte ma
più forti di
quelle di Soay.
L'isolamento
dell'arcipelago ha
causato anche una
certa mancanza di biodiversità.
Sulle isole si
trovano solo 58
specie di farfalle
e falene rispetto
alle 367
registrate sulle Ebridi
Esterne.
La
vita del mondo
vegetale è
fortemente
influenzata
dall'aria salata,
dai forti venti e
dal terreno acido
a base di torba.
Non ci sono
alberi, nonostante
la presenza di
oltre 130
differenti tipi di
piante floreali,
162 specie di funghi,
160 di muschi e
numerose rarità
tra i 194 licheni.
Le alghe prosperano
nei mari
circostanti che
contengono anche
molti invertebrati
marini abbastanza
rari.
La spiaggia di
Village Bay mostra
una particolarità.
È una piccola
striscia di sabbia
che diminuisce
d'inverno,
esponendo le rocce
tondeggianti sulle
quali si deposita.
Uno studio del
1953 trovò una
sola specie
esistente, il
crostaceo isopoda Eurydice
pulchra.
Stile
di vita - In
tutte le epoche,
gli abitanti di
St. Kilda hanno
vissuto in un
quasi completo
isolamento. Quando Martin
Martin visitò
l'isola nel 1697, l'unico
metodo per
raggiungerla era
attraverso lunghe
barche scoperte,
il che richiedeva
anche giorni e
notti di
navigazione in
oceano aperto,
cosa quasi
impossibile nei
mesi autunnali e
invernali. In ogni
stagione onde da
13 metri arrivano
sulla spiaggia di
Village Bay e
anche nei giorni
di beltempo
approdare è
difficoltoso. Per
citare un esempio
della mancanza di
contatti tra
abitanti di Hirta
e il mondo
esterno, dopo la Battaglia
di Culloden del
1746 si disse che
il principe Carlo
Edoardo Stuart e
alcuni giacobiti anziani
fuggirono a Saint
Kilda. Venne
inviata una
spedizione di
soldati britannici
che vennero
traghettati a
Hirta. Trovarono
un villaggio
deserto dal
momento che i St
Kildani, temendo i
pirati, si erano
nascosti nelle
grotte sul lato
occidentale
dell'isola. Quando
vennero convinti a
tornare al
villaggio i
soldati non solo
scoprirono che gli
abitanti locali
non sapevano
neanche
dell'esistenza del
Giovane
Pretendente, ma
erano addirittura
all'oscuro del
precedente regno
di Giorgio II
di Gran Bretagna.
Anche
nel tardo XIX
secolo i soli
mezzi di
comunicazione col
resto del mondo
(in caso di
emergenza) si
basavano su fuochi
accesi sulla cima
del monte
Conachair, e nella
speranza che una
nave di passaggio
riuscisse a
vederli, o
attraverso il
servizio postale
marino di Saint
Kilda. Questa idea
fu un'invenzione
di John Sands che
stette sull'isola
nel 1877. Durante
la sua permanenza
un'avaria
costrinse
sull'isola nove
marinai austriaci
e da febbraio le
scorte di viveri
cominciarono a
scarseggiare.
Sands attaccò un
messaggio a un
salvagente della Peti
Dubrovacki e
lo lanciò in
acqua. Nove
giorni dopo venne
raccolto sulle
isole
Orcadi, per la
precisione su Birsay,
e un salvataggio
venne organizzato.
I St Kildani
usarono questa
idea per costruire
una piccola barca
in legno in cui
adagiare una
piccola bottiglia
con un messaggio.
La barca veniva
fatta partire
quando il vento
arrivava da
nord-ovest e i 2/3
dei messaggi
raggiungevano le
coste scozzesi o,
in alcuni casi, la Norvegia.
Un'altra
caratteristica di
Saint Kilda era la
dieta seguita
dagli abitanti.
Gli isolani
allevavano pecore
e altro bestiame,
e riuscivano a
coltivare pochi
vegetali come
orzo, mais e
patate nel terreno
irriguo di Village
Bay. Erano
obbligati a
evitare la pesca a
causa delle
pessime condizioni
del mare e del
tempo
imprevedibile. La
principale fonte
di cibo erano gli
uccelli marini
presenti
sull'isola. Questi
uccelli fornivano
uova e carne. Le
pulcinelle di mare
adulte venivano
catturate.
Lo
stile di vita
dell'isola venne
criticato da Henry
Brougham che
dopo una visita
nel 1799 fece
notare che
"l'aria è
infestata da una
puzza quasi
insopportabile -
un misto di pesce
marcio, sporcizia
e, schifosi
animali
acquatici".
Uno
scavo del Taigh
an t-Sithiche effettuato
nel 1877 da Sands
portò alla luce
resti di pecore e
altro bestiame
oltre a oggetti in
pietra. Il sito è
databile tra i
1700 e i 2500 anni
fa, il che fa
supporre che la
dieta dei St
Kildani sia
cambiata poco nel
corso dei
millenni. Gli
oggetti in pietra,
invece, sono stati
riconosciuti dai
Kildani che usano
tuttora attrezzi
simili.
Queste
attività hanno
richiesto notevoli
capacità di
alpinismo,
specialmente nei
luoghi a picco sul
mare.
Un'importante
tradizione isolana
utilizza la
'Mistress Stone',
un'apertura simile
a una porta nelle
rocce a nord-ovest
di Ruival. I
giovani dell'isola
devono sottostare
a un rituale che
dimostri la loro
disposizione a
prendere moglie.
Un
altro importante
aspetto della vita
di Saint Kildan è
il 'Parlamento'
giornaliero. È un
momento di ritrovo
che ha luogo nelle
strade ogni
mattina dopo le
preghiere, a cui
partecipano tutti
gli adulti maschi
e durante il quale
si decidono le
attività del
giorno. Non
esistevano capi e
tutti avevano
diritto di parola.
Secondo Steel
(1988) "le
discussioni
portavano spesso
discordie, ma non
si ricordano liti
tanto aspre da
divenire divisioni
fisse nella
comunità".
Nonostante
le privazioni, i
Kildani erano in
qualche senso
fortunati dal
momento che erano
estranei alle
modernità della
vita degli nel
resto d'Europa.
Martin notò nel
1697 che i
cittadini
sembravano
"più felici
delle altre
persone per il
fatto che erano le
uniche persone al
mondo ad
assaporare la
dolcezza della
vera libertà". La
loro non era una
società utopica,
gli isolani
avevano serrature
in legno per
delimitare la
propria proprietà
e multe per i
crimini. Nondimeno,
non si conoscono
residenti
coinvolti in
guerre, e in
quattro secoli di
storia non ci sono
stati gravi
crimini commessi
dagli isolani.
Un
altro importante
aspetto della vita
di Saint Kildan è
il 'Parlamento'
giornaliero. È un
momento di ritrovo
svolto nelle
strade ogni
mattina dopo le
preghiere, seguito
da tutti gli
adulti maschi,
durante il quale
si decidono le
attività del
giorno. Non
esistevano capi e
tutti avevano
diritto di parola.
Secondo Steel
(1988) "le
discussioni
portavano spesso
discordie, ma non
si ricordano liti
tanto aspre da
divenire divisioni
fisse nella
comunità".
Nonostante
le privazioni, i
Kildani erano in
qualche senso
fortunati dal
momento che erano
estranei alle
diavolerie della
vita degli altri.
Martin notò nel
1697 che i
cittadini
sembravano
"più felici
delle altre
persone per il
fatto che erano le
uniche persone al
mondo ad
assaporare la
dolcezza della
vera libertà". La
loro non era una
società utopica,
gli isolani
avevano serrature
in legno per
delimitare la
propria proprietà
e multe per i
crimini. Nondimeno,
non si conoscono
residenti
coinvolti in
guerre, e in
quattro secoli di
storia non ci sono
stati gravi
crimini commessi
dagli isolani.
Storia
- Si
sa sicuramente che
Saint Kilda venne
abitata
ininterrottamente
per due millenni,
dall'età del
Bronzo al
ventesimo secolo. Recentemente
è emersa la prima
prova evidente di
un insediamento
del neolitico.
Frammenti di
ceramiche sono
stati rinvenuti a
est del villaggio,
e sono in stile
tipico delle
Ebridi; oltre a
questo sono stati
trovati oggetti in
pietra a Mullach
Sgar, sopra il
villaggio di
Village Bay. Anche
questi oggetti,
probabilmente,
sono del
neolitico.
Si
conosce poco della
storia antica
dell'isola, e i
primi registri
scritti si
riferiscono al
1202 quando un
chierico islandese
riportò un
passaggio su
"le isole
chiamate
Hirtir".
Esistono molti
reperti di spille,
una spada in ferro
e monete danesi, e
alcuni nomi
norreni starebbero
a indicare una
presenza di
vichinghi su
Hirta, ma le prove
sicure sono andate
perdute.
Le
prime fonti in
lingua inglese
risalgono al
quattordicesimo
secolo quando Giovanni
di Fordun citò
'l'isola di Irte,
nota per essere
comandata dai
Circi e per essere
il margine del
mondo'. Le
isole furono parte
del dominio del Clan
MacLeod di Harris i
cui rappresentanti
furono
responsabili della
raccolta degli
affitti e di altre
tasse.
Nonostante
gli sforzi del
cappellano,
l'isolamento degli
abitanti locali e
la dipendenza
dalla natura li
rendeva più
inclini al druidismo che
al Cristianesimo fino
all'arrivo del
reverendo John
MacDonald nel
1822. Ad esempio,
Macauley (1764)
parlò
dell'esistenza di
cinque altari
druidici compreso
un cerchio di
pietre
perpendicolari al
terreno, nella
Stallir House su Boreray.
Coll
MacDonald di Colonsay razziò
Hirta nel 1615
portando via 30
pecore e molto
orzo. Le
isole vennero
accostate all'idea
di abbondanza.
Le
navi che
visitarono l'isola
nel XVIII secolo
causarono epidemie
di colera e vaiolo e,
nel 1727, la
perdita delle vite
fu talmente grave
da non mettere più
a disposizione
abbastanza uomini
per guidare le
barche. Nuove
persone furono
portate qui dalla
vicina isola di Harris. Dal
1758 la
popolazione crebbe
fino a 88 unità e
raggiunse le 100
alla fine del
secolo. Questa
cifra rimase
stabile fino al
1851 quando 36
isolani emigrarono
in Australia a
bordo della Priscilla,
una perdita da cui
l'isola non si
risollevò più.
L'emigrazione fu
in parte dovuta
alla chiusura
della chiesa e
della canonica per
anni durante lo scisma del
1843 grazie al
quale nacque la Libera
Chiesa di Scozia.
Uno
dei fattori del
declino fu
l'influenza della
religione. Un
missionario di
nome Alexander
Buchan arrivò a
Saint Kilda nel
1705, ma
nonostante una sua
lunga permanenza
l'idea di una
religione
organizzata non
prese piede. La
cosa cambiò
quando il
reverendo John
MacDonald,
l'Apostolo del
Nord, arrivò nel
1822. Si dedicò
con zelo alla
propria missione,
predicando 13
lunghi sermoni nei
suoi primi undici
giorni di lavoro.
Tornò
regolarmente in
patria
raccogliendo fondi
per i Kildani,
nonostante fosse
spaventato dalla
loro mancanza di
conoscenza
religiosa. Gli
isolani lo
accolsero con
entusiasmo e
piansero quando se
ne andò per
l'ultima volta,
otto anni dopo. Il
suo successore,
che arrivò il 3
luglio 1830,
fu il reverendo
Neil Mackenzie,
ministro della Chiesa
di Scozia che
migliorò
sensibilmente le
condizioni di vita
dei locali.
Riorganizzò
l'agricoltura
dell'isola, fu
fondamentale nella
ricostruzione del
villaggio (vedi
sotto) e
supervisionò la
costruzione della
nuova chiesa. Con
l'aiuto della
Gaelic School
Society, MacKenzie
e la moglie
introdussero una
scuola a Hirta,
facendo partire
lezioni
giornaliere per
imparare a
leggere, scrivere
e fare di conto, e
una scuola
domenicale a
sfondo religioso.
Mackenzie
se ne andò nel
1844 e nonostante
il suo grande
lavoro, la
debolezza delle
dipendenza dei
Kildani dalle
autorità esterne
venne alla luce
con l'arrivo del
reverendo John
Mackay nel 1865.
Nonostante
l'affetto per
Mackenzie, che
restò nella
Chiesa
di Scozia, i
Kildani passarono
alla nuova Libera
Chiesa di Scozia
durante lo scisma.
Sfortunatamente
Mackay, nuovo
ministro della
Libera Chiesa di
Scozia, era un
religioso zelante
che fece di tutto
per distruggere lo
stile di vita
locale. Introdusse
un'usanza secondo
cui la domenica
bisognava
assistere
obbligatoriamente
a un sermone di
due o tre ore.
L'eccessivo
tempo speso nelle
pratiche religiose
cominciò a
interferire
seriamente con le
pratiche in uso
sull'isola. Le
signore attempate
e i bambini che
facevano rumore in
chiesa erano
costretti a
leggere a lungo e
minacciati di duri
patimenti
nell'aldilà. Nel
periodo di carenza
di cibo un
vascello arrivò
il sabato solo per
sentirsi dire che
reverendo e
isolani avrebbero
dovuto passare il
giorno a preparare
la messa, e così
il cibo venne
consegnato il
lunedì.
Ai
bambini veniva
vietato giocare e
dovevano portare
una bibbia ovunque
andassero. I
Kildani
sopportarono
Mackay per 24
anni.
Il
turismo ha avuto
un impatto diverso
ma altrettanto
destabilizzante
per Saint Kilda.
Nel
XIX secolo i
piroscafi
cominciarono a
visitare Hirta,
permettendo agli
isolani di
guadagnare dalla
vendita di tweed e
uova di uccelli,
ma a costo della
loro autostima
visto che i
turisti li
guardavano come
fenomeni da
baraccone. Le
navi portarono
altri problemi,
primo fra cui il tetano
infantile che
uccise circa l'80%
dei bambini alla
fine del XIX
secolo. La cnatan
na gall o
tosse-da-nave
divenne una cosa
naturale
sull'isola.
All'inizio
del XX secolo la
scuola venne
aperta sull'isola
e nel 1906 la
chiesa venne
ampliata con
l'aggiunta della
scuola. I bambini
del tempo
apprendevano
l'inglese oltre al
gaelico parlato
dai genitori. I
miglioramenti
nell'ostetricia,
vietata prima dal
reverendo Mackay,
ridusse i casi di
tetano infantile.
Dal
1880 vi fu un
viavai continuo di
pescherecci che
raggiungevano
l'Atlantico
settentrionale, e
che stabilì una
tratta
commerciale. Si
parlò di
un'evacuazione nel
1875 durante la
presenza di
MacKay, ma
nonostante la
scarsità di cibo
in alcuni periodi,
e un'epidemia di
influenza nel
1913, la
popolazione era
stabile tra le 75
e le 80 unità, e
mancavano le prove
che avrebbero
fatto prevedere
uno spopolamento
dell'isola dopo
due millenni di
vita.
All'inizio
della Grande
Guerra la Royal
Navy mise una
stazione di
segnalazione su
Hirta e vennero
stabilite
comunicazioni
giornaliere con la
Gran Bretagna; era
la prima volta
nella storia di
Saint Kilda. A
causa di una
risposta tardiva
un sottomarino
tedesco arrivò a
Village Bay la
mattina del 15
maggio 1918 e dopo
aver lanciato un
avviso, cominciò
a bombardare
l'isola. Vennero
sparate 72
cannonate e la
stazione venne
completamente
distrutta. La
chiesa e il molo
vennero
danneggiati, ma
non ci furono
vittime.
In
seguito
all'attacco venne
messo un cannone
Mark III QF sul
promontorio che si
affaccia su
Village Bay, ma
non sparò mai.
L'introduzione di
un collegamento
continuo e il
lento sviluppo di
un'economia
monetaria
modificarono a
lungo termine la
vita sull'isola,
entrambi resero più
semplice la vita,
ma gli abitanti
divennero anche
meno
autosufficienti.
Entrambi questi
fattori
contribuirono
all'evacuazione
dell'isola nel
decennio
successivo.
Ci
furono numerose
ragioni che
portarono
all'evacuazione.
Le isole erano
esistite per
secoli usando solo
flebili contatti
con il resto del
mondo. L'avvento
del turismo e la
presenza dei
militari durante
la prima guerra
mondiale fecero
capire agli
isolani che
esistevano molte
alternative alle
privazioni che
avevano sempre
sofferto.
Nonostante nel
1902 fosse stato
costruito un
piccolo molo, le
isole restarono
dipendenti dalle
condizioni
atmosferiche. Le
autorità non
riuscirono a (o
non vollero) fare
abbastanza per
aiutarli,
nonostante alcune
stazioni radio
negassero che i
civili dell'isola
vennero assistiti
con ritardo dai
militari al costo
di milioni di
sterline.
Dopo
la prima guerra
mondiale molti
giovani lasciarono
l'isola e la
popolazione crollò
dalle 72 unità
nel 1920 alle 37
del 1928. Dopo
la morte di
quattro uomini (a
causa
dell'influenza)
nel 1926, e una
serie di raccolti
disastrosi negli
anni 20, la goccia
che fece
traboccare il vaso
fu la morte per appendicite di
una giovane
ragazza, Mary
Gillies, nel
gennaio 1930. Il
29 agosto 1930 gli
ultimi 36 abitanti
vennero spostati
su Morvern,
in terra di
Scozia, per loro
stessa richiesta.
Le
isole vennero
comprate nel 1931
da Lord
Dumfries (in
seguito quinto
marchese di Bute),
da Sir Reginald
MacLeod e nei
successivi
ventisei anni le
isole furono
disabitate, se si
escludono le
occasionali visite
estive dei turisti
o il ritorno delle
famiglie di
Kildani.
Le
isole non presero
parte attiva nella seconda
guerra mondiale,
durante la quale
vennero
completamente
abbandonate, ma
ci furono tre
disastri aerei in
quel periodo. Un Bristol
Beaufighter LX798
di stanza alla
base di Port Ellen
su Islay precipitò
su Conachair a
cento metri dalla
vetta nella notte
tra il 3 e il 4
giugno 1943.
L'anno seguente,
poco prima della
mezzanotte del 7
giugno 1944, il
giorno dopo il D-Day,
l'idrovolante Short
S.25 Sunderland
naufragò davanti
a Gleann Mòr.
Nella locale
chiesa si trova
una targa a
memoria di coloro
che persero la
vita
nell'incidente. Un bombardiere Wellington precipitò
sulla costa sud di
Soay nel 1943 (la
data esatta è
sconosciuta).
L'incidente venne
investigato solo
dopo il 1978, e le
dinamiche esatte
non sono chiare.
La Royal
Canadian Air Force trovò
tra i relitti uno
stemma che farebbe
pensare a un aereo
scomparso il 28
settembre 1943.
Nel
1955 il governo
britannico decise
di includere Saint
Kilda in un'area
di test
missilistici con
base a Benbecula.
Per questo motivo
Saint Kilda
divenne di nuovo
abitata. Nuovi
edifici militari
vennero costruiti,
tra cui il primo
negozio, il 'Puff
Inn'. Il Ministero
della Difesa affittò
Saint Kilda dal
National Trust for
Scotland. L'isola
principale, Hirta,
venne abitata
tutto l'anno da
alcuni militari.
Conservazione
della natura
- Alla sua morte,
avvenuta il 14
agosto 1956,
il marchese di
Bute dispose per
testamento che
l'arcipelago
venisse donato al National
Trust for
Scotland, a patto
che accettassero
l'offerta entro
sei mesi dalla
morte. Dopo averci
pensato a lungo
l'assemblea decise
di accettare nel
gennaio 1957, e
così ebbe inizio
il processo di
restaurazione e
conservazione del
villaggio. Buona
parte del lavoro
venne svolto da
volontari estivi. Attualmente
sono in corso
anche ricerche da
parte di
scienziati sulle
pecore di Soay e
su altri aspetti
dell'ecosistema locale.
Nel 1957 l'area
divenne National
Nature Reserve.
Nel
1986 le isole
divennero il primo
posto della Scozia a
essere elencato
tra i Patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO.
Questa qualifica
venne assegnata
per le qualità
naturali della
terra, e in
seguito Saint
Kilda venne
premiata anche per
il mare, e per le
specie di uccelli
marini che lo
popolano (2004). Nel 2005 Saint
Kilda divenne uno
dei 24 siti al
mondo a essere
considerati
patrimonio
dell'umanità per
cause naturali e
culturali
contemporaneamente.
L'isola condivide
questo onore con
siti noti a
livello
internazionale
come Machu
Picchu in Perù, Monte
Athos in Grecia e Drakensberg in Sudafrica.
Il
sito di Saint
Kilda copre
un'area di
24.201,4 ettari
tra terra e mare. La
parte sulla
terraferma occupa
854,6 ettari.
Saint
Kilda è anche uno
Scheduled Ancient
Monument, una
National Scenic
Area, un Site of
Special Scientific
Interest, e un
European Community
Special Protection
Area. Gli
yacht che visitano
l'isola possono
trovare rifugio a
Village Bay, ma
coloro che
vogliono scendere
a terra devono
contattare il
National Trust for
Scotland in
anticipo.
Ultimamente ci si
preoccupa
dell'introduzione
di specie animali
e vegetali non
native dell'isola
in un sistema
tutto sommato
fragile.
Il
sistema marino di
Saint Kilda è
composto da grotte
sottomarine, archi
e abissi che sono
l'ideale per le
immersioni. La
forza delle onde
dell'Atlantico
settentrionale è
talmente forte da
essere avvertibile
anche 70 metri
sotto il pelo
dell'acqua.

Edifici
preistorici - Le
più antiche
strutture di Saint
Kilda sono
abbastanza
misteriose.
Esistono grandi
pascoli
nell'entroterra
del villaggio di An
Lag Bho'n Tuath (la
valle del nord)
che contengono
curiosi anelli di
pietre a forma di
nave. I campioni
di terreno
suggeriscono una
datazione
risalente al 1850
a.C., ma sono
unici a Saint
Kilda e il loro
uso è
sconosciuto. A
Gleann Mòr vi
sono 20 strutture
a corno; sono
principalmente
edifici diroccati
con una stanza
principale di 3x3
metri, due o più
celle piccole e
un'entrata formata
da mura ricurve.
Non si trova nulla
del genere nel
resto
dell'Inghilterra o
dell'Europa
settentrionale. A
Gleann Mòr si
trova anche il Taigh
na Bana-ghaisgich,
la Casa
delle Amazzoni.
Come scrisse
Martin (1703), a
Saint Kilda girano
numerose storie di
antiche donne
guerriere.
Storie
simili di donne
guerriere che
cacciavano nelle
terre ora sommerse
tra Saint Kilda e
le Ebridi esterne
vengono raccontate
a Harris. Il
giardino di fronte
alla casa è
simile alle vicine
strutture a corno
ma le ipotesi sul
loro uso
provengono solo
dalle leggende,
non da fatti
storici.
Si
conosce molto di
più riguardo
all'unico cleitean che
ha decorato
l'arcipelago nel
corso dei secoli.
Si tratta di
strutture a cupola
composte da massi
piatti coperti da
zolle di terra. La
loro forma
permette al vento
di passare
attraverso le
cavità del muro,
ma tiene fuori la
pioggia. Vennero
usati come
magazzino per
torbe, reti,
corni, carne e
uova, concime,
fieno e avena
durante l'inverno.
La data di origine
di queste
invenzioni kildane
non è nota ma
vennero usate
senza interruzioni
dalla preistoria
fino
all'evacuazione
del 1930. Ci sono
oltre 1200 cleitan
(interi o
diroccati) su
Hirta e altri 170
sulle isole
vicine.
La
casa numero 16 del
moderno villaggio
ha una croce
cristiana in
pietra sopra la
facciata, il che
permette di
datarla al settimo
secolo.

Villaggio
medievale - Il
villaggio
medievale si
trovava vicino a
Tobar Childa, a
circa 350 metri
dalla spiaggia, ai
piedi della
collina di
Connachair.
L'edificio più
antico era un
passaggio
sotterraneo con
due piccoli
annessi chiamato Taigh
an t-Sithiche (casa
dei prati)
databile tra il
500 a.C. e il 300
d.C. I kildani
credevano che si
trattasse di una
casa o di un
nascondiglio
nonostante le più
recenti teorie
ipotizzino che si
trattasse di una
ghiacciaia (un
luogo in cui si
conservava il
ghiaccio prima
dell'invenzione
del frigorifero).
Vi
sono numerose
rovine composte da
mura e da cleitan
e resti di una
casa medievale con
un annesso simile
a un ovile. Vicino
c'è la 'Casa dei
Tori' - un
edificio
rettangolare senza
tetto in cui
venivano tenuti i
tori durante
l'inverno. La
stessa Tobar
Childa era servita
da due sorgenti
subito all'esterno
del muro
principale
costruito attorno
al villaggio per
evitare che pecore
e altri animali
avessero accesso
alle aree
coltivate al suo
interno. In
tutto c'erano
dalle 25 alle 30
case, la maggior
parte delle quali
erano costruite in
pietra con tetti
in paglia, nel
tipico stile delle
Ebridi, nonostante
alcune usassero
terra al posto
della paglia. La
terra era usata
per evitare che il
vento e la pioggia
vi entrassero, e i
vecchi 'alveari'
sembravano più
colline che
abitazioni.
Edifici
recenti - Le
mura principali
vennero costruite
nel 1834 quando il
villaggio
medievale venne
abbandonato e ne
venne progettato
uno nuovo tra
Tobar Childa e il
mare, 200 metri
sotto al pendio.
Questa cosa
avvenne dopo la
visita del
deputato del Devon Sir
Thomas Dyke
Ackland.
Spaventato dalle
condizioni
primitive fece una
donazione che portò
alla costruzione
di un nuovo
insediamento di 30
case. Venne
ulteriormente
modificato dopo
che numerose case
furono rovinate
dalla violenta
burrasca
dell'ottobre 1860.
16 case moderne
vennero costruite
insieme con la
nuova sede del Factor.
Queste
case erano
costruite in
pietra con mura
sottili e un tetto
formato da zolle
d'erba. Vi era
solitamente una
sola piccola
finestra e una
piccola apertura
che permetteva di
far uscire dal
soffitto il fumo
provocato dal
fuoco acceso al
centro della
stanza. Come
risultato gli
interni vennero
colorati dalla
fuliggine. Il
bestiame occupava
un lato della casa
in inverno, e una
volta l'anno la
paglia che copriva
il pavimento
veniva tolta e
sparsa sul
terreno.

Una
delle più belle
rovine di Hirta è
la 'Casa di Lady
Grange' Lady
Grange era la
moglie di Lord
Grange,
simpatizzante giacobita,
per 25 anni,
quando decise di
non poter più
sopportare i suoi
tradimenti. La
tenne segregata a Edimburgo per
sei mesi. Venne
poi spedita sulle Monach
Islands dove
visse in
isolamento per due
anni durante i
quali lui la fece
credere morta e ne
organizzò il
funerale. Tornò a
Hirta nel 1734-42.
Dopo un fallito
tentativo di
salvataggio venne
portata via da
Erskine e
trasferita su Skye
dove
morì.
Nel
1860 fallirono
alcuni tentativi
di migliorare le
zone d'attracco
attraverso l'uso
di pietre. Venne
costruito un
piccolo molo nel
1877 ma venne
spazzato via da
una burrasca due
anni dopo. Nel
1883
rappresentanti
della Napier
Commission suggerirono
di costruirne uno
nuovo, ma fu solo
nel 1901 che il Congested
Districts Board fornì
un ingegnere che
completò il
lavoro l'anno
seguente. Vicino
alla spiaggia si
trovano massi
tondeggianti noti
in tutte le
Highlands nel XIX secolo come Doirneagan
Hirt -
Ciottoli di Hirta.
In
quel periodo
c'erano tre chiese
su Hirta. La
Chiesa cristiana,
posta vicino al
cimitero e al
centro cittadino,
venne usata fino
al 1697 e fu la più
grande del paese,
ma questo edificio
con il tetto in
paglia non era
sufficientemente
grande per
contenere tutta la
popolazione, e
molti fedeli
dovevano sostare
sul sagrato
durante le
funzioni. La
chiesa di San
Brendan si trova a
un miglio dalla
collina di Ruival,
mentre quella di
San Columba era
nella parte
occidentale del
villaggio, ed era
la più piccola.
Una nuova kirk
(chiesa della Chiesa
di Scozia) e una
nuova canonica vennero
costruite a est
del villaggio nel
1830.

Costruzioni
sulle altre isole
- Dùn significa
'fortino' e
contiene un
piccolo muro
diroccato che
difendeva un
edificio che, si
dice, sia stato
costruito dagli
antichi Fir
Bolg. L'unica
abitazione
è Sean
Taigh (casa
vecchia), una
caverna naturale
usata a volte come
riparo dai kildani
mentre pascolavano
le pecore o
catturavano gli
uccelli.
Soay
contiene un
rifugio primitivo
noto con il nome
di Taigh
Dugan (casa
di Dugan). È poco
più di un buco
scavato sotto a
una grande pietra
con due mura sui
lati. La sua
storia racconta di
due fratelli
pastori
provenienti da Lewis che
raggiunsero Saint
Kilda solo per
portare problemi.
Dugan venne
esiliato su Soay
dove morì,
l'altro, chiamato
Fearchar Mòr,
venne portato su
Stac an Armin dove
trovò uno stile
di vita talmente
inaccettabile da
decidere di
buttarsi in mare.
Boreray
ospita il Cleitean
MacPhàidein -
un villaggio
'cleit' e tre
piccole
costruzioni usate
regolarmente
durante le battute
di caccia agli
uccelli. Si
trovano anche le
rovine di Taigh
Stallar (casa
del servitore),
simile alla casa
delle Amazzoni di
Gleann Mòr, ma più
grande e con sei
letti. Secondo la
tradizione locale
venne costruita
dall'Uomo delle
Rocce che guidò
una ribellione
contro il
servitore del
signore locale. È
un esempio di
roundhouse
Atlantica dell'età
del ferro.
Si
trovano almeno 78
cleitan dedicati
allo stoccaggio di
materiale su Stac an Armin e un
piccolo bothy, un rifugio
lasciato aperto e
accessibile a
tutti. In seguito
a un'epidemia di
vaiolo su Hirta
nel 1727, tre
uomini e otto
ragazzi vennero
abbandonati qui
fino al maggio
seguente.
Incredibilmente c'è
un bothy anche
sulla ripidissima Stac Lee, usato
anch'esso dai
cacciatori di
volatili.
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