Seguendo il
tracciato della Capac Nan, la Strada reale, partendo da Cuzco e
inoltrandosi a nord nel canyon creato dalle correnti del rio Urubamba, a
un'altezza di circa 3000 metri, si giunge alla città misteriosa per
antonomasia. Perfettamente incastonata nella sella che collega due
cuspidi nessuno sa il suo vero nome, tutti la conoscono come Machu
Picchu, vecchia montagna, che identifica la cima più alta, mentre più
a nord si erge l'Huayna Picchu, giovane montagna. Il nome, deriva dai
termini quechua, machu (vecchio) e pikchu (cima, montagna).
Nell'estate
del 1988 un incendio divampò nella fitta foresta che circonda il Machu
Picchu, distruggendo 4000 ettari di vegetazione, mettendo in pericolo la
sopravvivenza di numerose specie di animali indigeni e arrivando persino
a lambire le rovine. Considerato il peggior disastro ecologico nella
storia del Perù, aggravò la già precaria situazione dell'ecosistema
della magnifica valle di Urubamba, minacciata dalla crescente pressione
antropica conseguente allo sviluppo turistico dell'area, così come
dagli scarsi fondi e dallo scarso controllo del governo peruviano.
Forse
può sembrare azzardato considerare il sito archeologico del Machu
Picchu un elemento fondamentale dell'ecosistema. Tuttavia, la bellezza
delle rovine - che emergono quasi magicamente dalla foresta pluviale -
non si può scindere da quella del paesaggio. Anzi, furono proprio
queste montagne, l'acqua del fiume Urubamba e gli animali a determinare
la fondazione di questa favolosa città. Il popolo inca, infatti,
credeva che
la Pacha Marna
, o "Madre Terra", fosse una creatura dotata di poteri
soprannaturali, e il Machu Picchu era per loro il luogo sacro dove aveva
avuto origine il mondo.

La
gola di Picchu, situata a metà strada fra le Ande e la foresta
amazzonica, fu colonizzata da popolazioni montane, non selvatiche,
provenienti dalle aree di Vilcabamba e della Valle Sacra, nella regione
di Cusco, e in cerca di espansione alle loro frontiere agricole. Le
prove archeologiche indicano che l'agricoltura è praticata nella
regione almeno dal 760
a.C.
A partire dal periodo dell'Orizzonte medio (dall'anno 900
d.C.), si registra un'esplosione demografica da parte di gruppi non
documentati storicamente ma probabilmente legati all'etnia Tampu dell'Urubamba.
Si ritiene che questi popoli possano aver fatto parte della federazione ayarmaca,
rivale dei primi inca della regione di Cusco.
In questo periodo si espande considerevolmente la superficie agricola
"artificiale" (terrazze). Ciò nonostante, il sito specifico
della città di Machu Picchu (la cresta rocciosa che unisce i monti
Machu Picchu e Huayna Picchu) non reca traccia di essere stato edificato
prima del XV
secolo.
Verso
il 1440 la
gola di Picchu fu conquistata da Pachacútec,
primo imperatore inca (1438-1470),
durante la sua campagna nei pressi di Vilcabamba.
Il sito di Machu Picchu dovette impressionare il monarca per le sue
peculiari caratteristiche nell'ambito della geografia sacra della
regione di Cusco,
e perciò egli avrebbe ordinato di costruirvi, verso il 1450,
un complesso urbano con edifici di gran lusso, civili e religiosi.
Si
ritiene che Machu Picchu avesse, come la maggior parte delle llactas
incaiche, una popolazione mobile, che oscillava fra i 300 e i 1.000
abitanti:
membri di un'élite (probabilmente la panaca
di Pachacútec)
e acllas. È stato dimostrato che la manodopera agricola era
composta di coloni mitimaes o mitmas (mitmaqkuna)
provenienti da luoghi diversi dell'impero.
Machu
Picchu non era da nessun punto di vista un compleso isolato, per cui il
mito della "città perduta" e del "rifugio segreto"
degli imperatori inca è privo di fondamento. Le valli che confluivano
nella gola formavano una regione densamente popolata che crebbe
spettacolarmente in produttività agricola a partire dall'occupazione
inca, nel 1440.
Gli inca costruirono sul posto molti centri amministrativi - i più
importanti dei quali furono Patallacta
e Quente
Marca
- e numerosi complessi agricoli formati da terrazze di coltivazione.
Machu Picchu dipendeva da questi complessi per la sua alimentazione,
poiché i campi del settore agrario della città sarebbero risultati
insufficienti per rifornire la colonia.
La comunicazione intraregionale era possibile grazie alla rete delle
strade incaiche: otto di esse conducevano a Machu Picchu.
La cittadina di Picchu giunse a differenziarsi dalle colonie vicine per
la singolare qualità dei suoi principali edifici.
Alla
morte di Pachacútec, conformemente alle usanze reali incaiche, Machu
Picchu e il resto delle sue proprietà personali sarebbero state
trasferite all'amministrazione della sua panaca,
che doveva destinare le entrate prodotte al culto della mummia
del defunto re.
Si presume che questa situazione si sia mantenuta durante i governi di Túpac
Yupanqui (1470-1493)
e di Huayna
Cápac (1493-1529).
Machu
Picchu dovette perdere in parte la sua importanza trovandosi a competere
in prestigio con le proprietà personali dei successori. Di fatto,
l'apertura di una via più ampia e sicura fra Ollantaytambo
e Vilcabamba (quella della valle di Amaybamba) disimpegnò la strada
della gola di Picchu.

La
guerra
civile Inca (1531-1532)
e l'irruzione spagnola nel territorio di Cusco
nel 1534
incisero profondamente sulla vita di Machu Picchu. La collettività
rurale del posto era composta principalmente da mitmas, coloni di
varie nazioni conquistate dagli inca e condotti a forza nell'area. Essi
approfittarono del crollo del sistema economico della regione per
tornare alle terre d'origine.
La resistenza inca agli spagnoli, comandata da Manco
II, nel 1536
convocò i nobili delle regioni vicine per integrare la corte del re
nell'esilio di Vilcabamba,
ed è molto probabile che la miglior nobiltà di Picchu abbia
abbandonato la città in quel momento. Documenti dell'epoca indicano che
la regione era, all'epoca, piena di "sfollati".
Picchu sarebbe rimasta abitata e la sua esistenza attestata, come
dimostra l'annotazione della città fra le colonie tributarie dell'encomienda
spagnola di Ollantaytambo.
Ciò non vuol dire necessariamente che gli spagnoli la frequentassero:
sappiamo infatti che i tributi di Picchu erano versati ai colonizzatori
una volta all'anno nel villaggio di Ollantaytambo, e non
"riscossi" sul posto.
In ogni modo, è chiaro che gli spagnoli conoscevano il luogo, sebbene
non esistano indizi che ne apprezzassero l'importanza di un tempo. I
documenti coloniali fanno anche menzione del curaca (forse
l'ultimo) di Machu Picchu nel 1568:
Juan Mácora.
Il nome Juan indica che era stato almeno formalmente battezzato e perciò
sottomesso all'influenza spagnola.
Un
altro documento
attesta che l'inca Titu
Cusi Yupanqui, che regnava all'epoca su Vilcabamba, chiese che i frati
agostiniani venissero a evangelizzare "Piocho" verso il 1570.
Non è noto alcun luogo della zona il cui nome suoni simile a "Piocho"
e non sia "Piccho" o "Picchu"; ciò che fa supporre
a Lumbreras che i celebri "estirpatori di idolatrie" siano
giunti sul posto e abbiano avuto che fare con la distruzione e
l'incendio della Torre del Tempio del Sole.
Il
soldato spagnolo Baltasar de Ocampo scrisse alla fine del XVI
secolo di un villaggio di edifici suntuosissimi "in cima al
fianco di una montagna", che conteneva anche una grande acllahuasi
(Casa delle Elette), negli ultimi anni della resistenza inca. La
descrizione breve che Ocampo fa dei luoghi riconduce a Picchu, ed è
significativo che si riferisca al villaggio con il nome di "Pitcos".
L'unico toponimo affine sembra essere Vitcos, ma individua un
insediamento incaico completamente diverso a Vilcabamba. L'altro solo
"candidato" possibile è naturalmente Picchu.
Tuttavia, non è definitivamente accertato se si tratti dello stesso
luogo. Secondo Ocampo, nel villaggio sarebbe cresciuto Túpac
Amaru, successore di Titu Cusi e ultimo sovrano inca di Vilcabamba.


Dopo
la caduta del regno di Vilcabamba nel 1572 e la consolidazione del
potere spagnolo nelle Ande Centrali, Machu Picchu si mantenne
all'interno della giurisdizione di diverse haciendas che
cambiarono spesso di mano fino all'avvento della repubblica (dal 1821).
Ciò nonostante, era già diventato un luogo remoto, distante dalle
nuove rotte e assi economici del Perù. La regione fu praticamente
ignorata dal regime coloniale, che non edificò templi cristiani nè
amministrò nessuna popolazione della zona, ma l'uomo se ne prese cura.
In
effetti, il settore agricolo di Machu Picchu non sembra esser mai stato
completamente disabitato nè sconosciuto: documenti del 1657
e del 1782
alludono a Machu Picchu, come terre di interesse agricolo. Le sue
principali costruzioni, tuttavia, quelle dell'area urbana, non sembrano
esser state occupate e furono presto vinte dalla vegetazione del bosco
nuboso.
Nel
1865, nel
corso dei suoi viaggi esplorativi in Perù, il naturalista italiano Antonio
Raimondi passa ai piedi delle rovine senza saperlo e allude a quanto
scarsamente popolate fosse la regione in quel tempo. Tuttavia, questo
indica che fu in quegli anni che la zona comincia a ricevere visite per
interessi diversi da quelli puramente scientifici.
In
effetti un'indagine attualmente in corso e divulgata recentemente
rivela informazioni su un impresario tedesco chiamato Augusto
Berns che nel 1867
non solo avrebbe "scoperto" le rovine ma avrebbe anche fondato
un'impresa mineraria per sfruttare i presunti "tesori" che vi
albergavano (la Compañía Anónima Explotadora de las Huacas del
Inca). Secondo questa fonte, tra il 1867 e il 1870
e con l'aiuto del diritto concessogli dal governo di José
Balta, la compagnia avrebbe operato nella zona e successivamente
venduto "tutto quello che trovò" a collezionisti europei e
nordamericani.
In
relazione o no con tale presunta impresa (la cui esistenza attende
conferma da altre fonti e autori), sono certamente questi i tempi in cui
le mappe di prospezione
mineraria iniziano a menzionare Machu Picchu. Così, nel 1870, il
nordamericano Harry Singer colloca per la prima volta in una carta
geografica l'ubicazione del monte Machu Picchu, riferendosi allo Huayna
Picchu con il nome di Punta Huaca del Inca. Tale nome rivela un
inedito collegamento fra gli inca e la montagna e suggerisce anche un
carattere religioso (la huaca
era un luogo sacro delle antiche Ande).
Una
seconda mappa del 1874,
stilata dal tedesco Herman Gohring, menziona e colloca nella sua esatta
ubicazione ambo le montagne.
Verso
la fine del 1880
l'esploratore francese Charles
Wiener confermò l'esistenza di rovine archeologiche nel luogo
(affermando testualmente "ci sono rovine a Machu Picchu"), ma
non poté raggiungerlo.
In ogni caso è chiaro che l'esistenza della presunta "città
perduta" non era stata dimenticata, come si credeva fino ad alcuni
anni or sono.

Le
prime notizie dirette su visitatori delle rovine di Machu Picchu
indicano che Agustín Lizárraga, un proprietario terriero del Cusco,
giunse sul posto il 14
luglio 1902
alla guida dei conterranei Gabino Sánchez, Enrique Palma e Justo Ochoa.
I visitatori lasciarono un graffito
con i propri nomi su uno dei muri del Tempio delle Tre Finestre, come
verificarono in seguito vari osservatori.
Alcune informazioni suggeriscono che Lizárraga avesse già visitato
Machu Picchu insieme a Luis Béjar nel 1894.
Lizárraga mostrava gli edifici ai "visitatori", ma la vera
natura delle sue attività non è stata finora indagata.
Fu
così che lo storico statunitense Hiram
Bingham, interessato alla ricerca degli ultimi ruderi incaici di
Vilcabamba, apprese di Lizárraga dai suoi contatti con i possidenti
locali.
Guidato da un altro proprietario terriero, Melchor Arteaga, e
accompagnato da un sergente della guardia civile peruviana (il cui
cognome era Carrasco), Bingham giunse a Machu Picchu il 24
giugno 1911.
La spedizione trovò due famiglie di contadini che si erano stabilite
sul posto: i Recharte e gli Álvarez. Essi sfruttavano le terrazze a sud
delle rovine per coltivare la terra, e utilizzavano un canale incaico
ancora funzionante, che traeva acqua da una sorgente. Pablo Recharte,
uno dei bambini di Machu Picchu, condusse Bingham fino alla "zona
urbana" coperta di erbacce.
Bingham
restò assai impressionato da quel che vide, e sollecitò l'appoggio
dell'Università
Yale, della National
Geographic e del governo peruviano per attivare il prima possibile
lo studio del sito.
Così, con l'ingegnere Ellwood Erdis, l'osteologo George Eaton, la
collaborazione di Toribio Recharte e Anacleto Álvarez, e un gruppo di
lavoratori della zona, Bingham diresse gli scavi archeologici a Machu
Picchu dal 1912
al 1915,
pulendo le erbacce e portando alla luce tombe incaiche fuori città. La
"vita pubblica" di Machu Picchu iniziò nel 1913,
con la pubblicazione del tutto in un articolo della rivista della National
Geographic.
Anche
se è chiaro che Bingham non scoprì davvero Machu Picchu (in realtà
non la scoprì nessuno, non essendo mai stata realmente
"perduta"), non c'è dubbio che ebbe il merito di essere stato
il primo a riconoscere l'importanza delle rovine, studiandole con
l'aiuto di un'équipe multidisciplinare e divulgando le sue
scoperte. Ciò a dispetto del fatto che i principî archeologici
impiegati non fossero i più adeguati in prospettiva attuale,
e inoltre a dispetto della polemica che, fino ai giorni nostri, circonda
l'esportazione irregolare dal paese del materiale archeologico trovato.
La collezione consta di almeno 46.332 reperti, e fino al 2008 non è mai
stata restituita al governo peruviano.

Alcuni studiosi
suppongono che fu edificata cento anni prima della conquista del Perù
da parte di Pizarro, per altri essa è molto più antica. Il tipo di
architettura, elencata come ultimo stile dagli studiosi, poligonale
monumentale, caratterizzata dall'uso di costruire i muri con una
leggera inclinazione, in modo che la base fosse più larga e quindi più
adatta a sopportare il peso delle pietre superiori, fa supporre che
fosse stata creata sotto il regno di Pachacuti Inca Yupanqui, grande
ricostruttore dell'impero.
La facilità con
cui poteva essere difesa tanto era inerpicata sulle pendici della
montagna e la protezione data da due muraglie, una interiore e l'altra
esteriore, fece pensare fin dall'inizio che si trattasse di una
fortezza militare o di un baluardo molto importante nell'impero tanto
da dover essere difeso: un santuario dedicato al culto degli antenati
e al Dio Sole.
È anche
possibile, però, che Machu Picchu sia stata una llactas dell'impero.
Le llactas sono la miglior prova dello spirito imperiale degli inca e
la loro ansia di dominare permanentemente i popoli che conquistavano.
Si tratta di insediamenti costruiti lungo la Strada reale, con la
finalità di controllare e amministrare l'economia delle differenti
regioni
conquistate, erano città burocratiche, dove risiedevano gli
amministratori e i funzionari della corte dell’inca e per il loro
carattere
di città autosufficienti possedevano propri inservienti, artigiani,
guerrieri e Vergini del sole.
LA FINE DELL'IMPERO INCA
Quando Pizarro
navigò per la prima volta lungo le coste peruviane, l'impero inca stava
vivendo una fase di crisi. L'ultimo re, Huayna Capac, era morto senza
designare il suo successore. Nello stato incaico non esisteva una regola
fissa per la discendenza, tuttavia, il figlio più stimato dell'inca era
Huàscar, il primogenito nato dalla coya, la regina. Alla proclamazione
del nuovo sovrano l'esercito, fermatosi nell'ultima dimora del sovrano,
Quito, si ribellò scegliendosi come re, Atahualpa, figlio del sovrano e
di una concubina.
Durante la battaglia finale, Huascar fu catturato, e
in seguito assassinato, mentre il suo esercito venne completamente
distrutto. A questo punto Atahualpa inviò a Cuzco i suoi generali per
preparare il suo ingresso trionfale, intanto egli si sarebbe fermato a
Cajamarca dove si sarebbe purificato dalla lunga battaglia alle terme
dei bagni caldi. Fu in questo momento che egli ricevette ambasciate
dalla costa sull'arrivo degli spagnoli e, sottovalutando la forza
dell'esercito straniero, decise di incontrarli.
Il mattino del 16
novembre 1532 nella piazza principale di Cajamarca Atahualpa fu
catturato con l'inganno dopo aver visto morire tutto il suo esercito
venuto disarmato per onorare l'ospite. Durante la prigionia conobbe il
nemico e capì che era stato spinto fino alle sue terre dalla sete
dell'oro. Si accordò quindi con Pizarro perché fosse liberato dopo la
consegna di un lauto riscatto. Tutti i sudditi del regno furono
ingaggiati per consegnare quanto oro potessero: vennero smontate le
coperture d'oro degli edifici, raccolto il vasellame delle case reali,
sequestrate le statue degli dei.
Suddiviso il bottino gli spagnoli
pensarono che non fosse possibile lasciare di nuovo libero l'uomo che
avrebbe potuto raccogliere una folla di eserciti contro di loro. Il 29
agosto 1533 dopo un falso processo Atahualpa fu condannato a morte.

Le mura
ciclopiche che la proteggono avevano anche la funzione di contenere le
tipiche terrazze, le andenes, presenti lungo tutta la Cordigliera,
tagliate nella roccia e create per aumentare lo spazio abitabile e
coltivabile. Un lavoro immane poiché la terra fu portata a spalla entro
ceste direttamente dal fondovalle.
L'area
edificata di Machu Picchu è di 530 metri di lunghezza per 200 di
larghezza ed include almeno 172 livelli: Il complesso è chiaramente
diviso in due grandi zone, la zona agricola, formata dall'insieme delle
terrazze per la coltivazione, ubicata a sud, e la zona urbana, che è
quella dove vivevano gli occupanti e dove si svilupparono le principali
attività civili e religiose.
Entrambe le parti son separate da un muro, un fosso e una scalinata,
elementi che corrono paralleli alla costa est della montagna.
La
zona agricola - I terrazzamenti
di Machu Picchu appaiono come grandi scale costruite sul lato della
collina. Sono strutture formate da un muro di pietra con un riempimento
di diversi strati di materiale(pietre grandi, pietre piccole, ghiaia,
argilla e terra da coltivazione) che facilitano il drenaggio, evitando
che l'acqua si fermi in esse (è necessario considerare la grande
piovosità della zona) e sgretoli la struttura. Questo tipo di struttura
ha permesso la coltivazione sopra di esso fino alla prima decade del XX
secolo.
Altri terrazzamenti meno importanti si incontrano nella parte
bassa di Machu Picchu intorno a tutta la città. La loro funzione non
era agricola bensì servivano come muri di contenimento. Sul lato est del
camino
inca, che arriva a Machu Picchu da sud, si possono vedere 5 grandi
costruzioni. Esse furono utilizzate come granaio o magazzino. Ad ovest
del camino si incontrano due grandi insiemi di terrazzamenti: uno
concentrico a forma semicircolare e l'altro rettilineo.

La
zona urbana -
Un
muro lungo 400 metri divide la città dalla zona agricola. Parallelo al
muro corre un fosso usato come drenaggio principale della città. Nella
parte alta del muro si trova la porta di Machu Picchu che aveva un
sistema di chiusura interna.
La
zona urbana è stata divisa dagli archeologi odierni in un gruppo di
edifici che vanno dal n'1 al n.18. Ha ancora validità lo schema di
Chavez Ballon(nel 1961) che ha diviso la città in 2 settori: hanan
(alta) e hurin (bassa),
in accordo alla divisione tradizionale bipartizione della società e
della gerarchia andina. Il centro di questa divisione fisica è la plaza
alargada, costruita su terrazze a differenti livelli che si
accordano al naturale declive della montagna.
Il
secondo asse in importanza della città, forma una croce con il primo,
attraversando praticamente tutta la larghezza delle rovine da est a
ovest. Consiste di 2 elementi: una lunga e larga scalinata che fa le
veci di strada principale ed un insieme di corsi d'acqua che corrono
parallelo ad esso. Nella intersezione di entrambi sta' ubicata la
residenza dell'Inca, il tempio osservatorio del Sol o Torreon ove si trova la la prima e la più importante delle fonti
d'acqua.

Zona
Alta - Complesso
1 - Il
complesso 1 include strutture correlate alle necessità di chi arrivava
alla città dalla porta (area vestibolare), stabili per i camelidi (lama...), laboratori, cucine ed abitazioni.
Tutto il lato est del camino è una successione di strade parallele che
scendono lungo la costa della montagna. La costruzione più importante il
vestibolo, aveva 2 piani e vari accessi. Nella parte sinistra
della zona di accesso si trovano le abitazioni di rango inferiore che
sono in relazione al lavoro nella cava, situata vicino a questo settore.
Tutte le costruzioni erano di fattura comune ed, nel passato, intonacate
e pitturate.
Tempio
del Sole -
Si
accede per una porta a doppio battente, che era permanentemente chiusa
(di cui rimangono i resti del meccanismo di chiusura). La costruzione
principale è conosciuta come El
Torreon, ovvero torrione dai blocchi lavorati finemente. Fu usato
per cerimonie legate al solstizio di giugno.
Una delle sue finestre mostra ancora resti di incrostazioni ornamentali
che furono rimosse in momento non specificato della storia di Machu
Picchu. In più, vi sono i residui di un grande incendio.
Il Torreon è
costruito sopra la grande roccia sotto la quale c'è una piccola grotta
che è stata riempita completamente con pietre fini. Si crede fosse un
mausoleo e che nelle sue grandi nicchie riposassero alcune mummie. Luis
Lumbrera ritiene possa essere il mausoleo di Pachacutec
e che la sua mummia riposasse fino a poco dopo l'irruzione degli
spagnoli.
