La Grande Muraglia,
l’impresa architettonica più prodigiosa della Cina antica, è
un simbolo della saggezza del popolo cinese. Come si sa, è una
delle sette meraviglie del mondo.
Lungo il bordo esterno delle mura
della città i funzionari, che fino alla notte prima avevano
sorseggiato insieme coppe di vino citando poesie e aspettando
che la cera della candela terminasse, prendevano congedo, dopo
essere stati assegnati a località disparate sul territorio
dell'impero. E questi momenti ci vengono riportati dai versi di
Li Bai, uno dei più grandi letterati cinesi dell'VIII secolo.
Oltre il bordo di un altro bastione,
la Grande Muraglia, avveniva invece un incontro, non una
separazione: quello fra una principessa cinese inviata in
ostaggio a gruppi nomadi che premevano lungo i confini per
imbonirli, e il suo futuro sposo, un barbaro, esponente di una
cultura diversa. Se non altro, queste politiche matrimoniali
sortirono l'effetto di mettere a confronto le culture della
steppa con quella cinese.
In Cina, la Grande Muraglia è
conosciuta con il nome di Wan Li Chang Cheng che significa
Muraglia dei 10.000 Li. Il Li è un’unità di misura cinese;
ogni Li è mezzo chilometro, 10.000 Li sono quindi 5.000 chilometri. In realtà, essa è lunga ben 10 volte questa misura, oltre
50.000 km, perché comprende tutti i tratti di muraglia che furono
costruiti a scopo difensivo durante la lunga storia della Cina.
Molti tratti collegati e tante torri di osservazione non
collegate furono costruite da diverse dinastie per formare quel
sistema militare che oggi conosciamo come la Grande Muraglia.
Questa è una delle nuove scoperte dovute ai recenti studi di
documenti storici e delle antiche vestigia. E’ difficile
precisare la data esatta dell’inizio della costruzione di
questa imponente opera militare, perchè non fu fatta da un
sovrano o da un regno, né fu compiuta da un imperatore o da una
dinastia. Ben venti stati e numerose dinastie dettero il loro
contributo per la costruzione della Grande Muraglia. Tre
dinastie ne costruirono tratti per oltre
5.000 km
e precisamente: la dinastia Qin (221–206 a.C.) oltre
5.000 km; la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.) circa 10.000 km; la dinastia Ming (1368–1644)
6350 km.

Nel 221 a.C., Qin Shi Huangdi, il
finanziatore del progetto dell'esercito di terracotta
nell'odierna Xi'an, nel processo di riunificazione del paese si
fece anche promotore della giunzione di vari tratti di muraglie
erette nei secoli precedenti a titolo difensivo. Durante il
periodo delle Primavere e Autunni (770-476 a.C.) e in quello,
dal nome significativo, degli Stati Combattenti (475-221), i
vari feudi del regno frazionato degli Zhou si prodigarono nella
costruzione di muraglioni per rallentare le incursioni degli
Stati finitimi e delle truppe nomadi provenienti da nord. Tra i
sette ducati lungo lo Huanghe (il fiume Giallo) che si giocarono
il potere durante il periodo Primavere e Autunni, fu quello di
Chu a iniziare il rafforzamento dei propri confini; in seguito,
anche gli Stati di Yan, di Zhao e di Qin, venuti ai ferri corti
con i nomadi a più riprese lungo i confini settentrionali, si
decisero a dare il via alla propria linea Maginot.
L'unificazione di questi tratti già
esistenti e il loro ampliamento, portati avanti anche in epoca
Han, comportarono la creazione di una linea difensiva di 5000
chilometri, che dalla baia del Liaodong a est arrivava a Lintao,
nel Gansu, a ovest.
Lo scopo principale era la difesa del
corridoio Hexi (la "Zona a ovest del Fiume" per
antonomasia il fiume Giallo), una lingua di terra irrigata che
dal Gansu portava fino a Lop Nor, nel cuore dello Xinjiang (la
regione autonoma degli Uiguri, il Turkestan cinese), in un'area
ricca di minerali e percorsa dalla Via della Seta
settentrionale. La muraglia seguiva dappresso lo Hexi, rimanendo
a ovest rispetto a esso. E dunque naturale che la storia della
Grande Muraglia proceda di pari passo con il progredire del
confronto e della fusione tra le diverse culture
centro-asiatiche che si affacciavano lungo la Via della Seta.
Intorno al V secolo a.C., il
periodo che gli storici chiamavano degli Stati combattenti (453–222 a.C.), la Cina si trovava in un periodo di passaggio da una
società schiavista ad una di tipo feudale. Una trasformazione
sociale che era da tempo in atto, stravolgeva la vecchia
schiavitù dei Zhou orientali
(770–222 a
.C.). Lo sfacelo della dinastia Zhou ed il fallimento dei
tentativi di confederazione avevano prodotto una situazione
insostenibile. La Cina di allora sembrava condannata alla fine
come regno e destinato a dissolversi in una serie di ducati
indipendenti: Qin, Wei, Qi, Chu, Yan, Han e Zhao che si
combattevano fra di loro e ognuno dei quali fece costruire, a
scopo difensivo, alte mura in vari luoghi strategici. Una guerra
civile incessante durò per più di due secoli e mezzo.
La lunga lotta senza quartiere
bruciava tutti gli stati allora esistenti. Si assisteva ad una
sparizione progressiva degli stati minori, sopraffatti ed
annessi da quelli più potenti e ben presto la lotta si ridusse
e si imperniò su quattro grandi principati: Qin, Wei, Qi e Chu.
I principali rivali costruirono continuamente delle mura
difensive intorno ai propri territori sia per proteggersi dagli
attacchi reciproci sia dalle incursioni delle tribù nomadi del
nord, cioè degli Unni.
Nel
221 a.C., il sovrano del principato Qin riuscì a sconfiggere gli
altri stati, unificò per la prima volta tutta la Cina ed ordinò
di collegare e rafforzare i tratti costruiti negli stati di Qin,
Yan e Zhao, formando così un baluardo di difesa molto potente.
Da un atto di forza e di lungimiranza politica nasceva la famosa
Grande Muraglia: la Grande Muraglia dei Qin che era lunga più
di
5.000 km. Fu l’imperatore Qinshi Huangdi che poneva la base della
Grande Muraglia dandone una forma primitiva, quindi si può dire
che lui fu il fondatore, ossia l’organizzatore dei lavori
della costruzione della Grande Muraglia anche se molti tratti
erano stati già realizzati prima di lui.
Dopo la caduta della dinastia
Qin, venne la dinastia Han. Fu l’epoca in cui la via di
commercio intercontinentale, cioè la famosa via della seta
venne aperta dall’ambasciatore Zhang Qian mandato
dall’imperatore Wudi della dinastia Han con lo scopo di
cercare alle spalle degli Unni un’alleanza. La grande politica
di Wudi ebbe per causa prima la necessità pratica di frenare ed
eliminare le moleste e rovinose scorrerie degli Unni. Per questo
obiettivo l’imperatore Wudi oltre che restaurare la Grande
Muraglia lasciata dalla dinastia precedente fece costruire
un’altra muraglia con una lunghezza totale di circa 10.000 km.


Questa nuova muraglia veniva
chiamata come la Grande Muraglia esterna perchè si trovava
fuori di quella dei Qin e dopo aver attraversato l’immensa
prateria della Mongolia e tutto il deserto del Gobi, arrivò
fino all’Altopiano del Pamir. Per quanto riguarda la
struttura, la Grande Muraglia degli Han, ben diversa da quella
dei Qin, fu molto ridotta per la scarsa qualità del materiale
trovato nei posti. Elevare la Muraglia sulle montagne scoscese e
attraverso i deserti e le praterie fu un’impresa formidabile.
I muratori degli Han la
costruirono secondo le possibilità offerte dalle condizioni
locali. Buona parte dei tratti della Muraglia degli Han fu fatta
di terra battuta, di mattoni e di legno, anzi, gli ultimi tratti
non erano neanche collegati da mura. A distanze determinate ed
in punti strategici furono costruiti soltanto fortini e torri di
osservazione. Sulle torri venivano accesi fuochi,
convenzionalmente disposti, che servivano per dare l’allarme
all’approssimarsi del nemico.
Non molto tempo dopo la
creazione della nuova muraglia esterna, l’imperatore Wudi
trascese il suo obiettivo cacciando via gli Unni, e la Cina
diventò una grande potenza militare con una notevole capacità
di espansione. In realtà, la Grande Muraglia come opera
militare, non funzionava tanto, svolse invece un ruolo
fondamentale nel facilitare gli scambi economici e culturali fra
la Cina e i vari paesi. Fu proprio il periodo in cui rifiorì il
commercio sulla Via della Seta. Le carovane cinesi o straniere
viaggiavano di frequente sotto la tutela della Muraglia degli
Han. Le informazioni commerciali, i messaggi militari e i
documenti politici ed economici venivano trasmessi lungo la
Grande Muraglia.
Venne perfezionato il sistema
di segnalazione dei messaggi d’emergenza, composto da fari
costruiti sulla Grande Muraglia e sulle cime delle montagne più
alte che servivano a comunicare informazioni militari alla
capitale. Quando si scopriva la presenza di truppe nemiche, nei
punti più elevati all’interno e all’esterno della Muraglia
venivano accessi dei falò, le sentinelle trasmettevano i
messaggi con il fuoco la notte e con il fumo durante il giorno.
In questa maniera, il segnale d’emergenza dai posti più
lontani veniva trasmesso in poche ore al quartiere generale
delle caserme o fino alla capitale dell’Impero. Ciò
permetteva alle autorità di prendere in tempo delle misure
difensive.
Dopo la dinastia Han, la
Grande Muraglia venne restaurata e rafforzata più volte dalle
dinastie successive. Le dinastie Wei settentrionale, Qi
settentrionale, Zhou settentrionale, Sui e Jin, innalzarono
altre mura o fecero lavori di prolungamento e, naturalmente, di
restauro. Ma il lavoro più grandioso venne intrapreso sotto la
dinastia Ming.
La dinastia Ming, a partire
dal 1368, riuscì a ricostruire la Grande Muraglia dei Ming,
sulla base di quella unificata d’epoca Qin, che
originariamente era stata costruita con terra e mattoni, fu poi
rivestita di lastre di pietra rettangolari e mattoni grandi come
la possiamo vedere oggi.
La Grande Muraglia
dell’epoca Ming comincia ad Est, al Passo di Shang Hai Guan,
nella vicinanza del golfo di Bohai e termina ad ovest, al Passo
di Jia Yu Guan nell’entroterra del deserto di Gobi, ha una
lunghezza di
6350 km
, attraversando 4 province: lo Hebei, lo Shanxi, lo Shaanxi e il
Gansu, 2 regioni autonome: il Ningxia Mussulmano, la Mongolia
interna e tutta la zona montuosa attorno Pechino.

Non è un caso che tale opera
pubblica sia stata rilanciata puntualmente da quegli imperatori
che, nella storia della Cina, hanno fatto più attenzione alla
gestione della propria immagine. Qin Shi Huangdi dei Qin, Gaozi
degli Han, Wendi dei Sui, Gaozu dei Tang si prodigarono anche in
altre "grandi opere" e infrastrutture: non solo
palazzi, ma anche e soprattutto canali, strade, granai di Stato
per salvare dalla carestia la popolazione.
La costruzione di questo gioiello di
ingegneria difensiva poliorcetica richiese almeno due secoli.
Tuttavia, nessuno stratega sarebbe così ingenuo - e i cinesi
ingenui non lo sono mai stati - da illudersi di poter edificare
un bastione insormontabile. La muraglia non ambiva a vanificare
le incursioni nomadi: intendeva rallentarle, per renderle più
gestibili; soprattutto, quella lunghissima striscia che, come
una cicatrice, attraversava latitudinalmente l'Impero di Mezzo,
rivestiva due funzioni ritenute assai più valide dai cinesi che
non quella di semplice argine militare. Innanzitutto, il
camminamento alla sua sommità permetteva il passaggio di
cavalli, e costituiva quindi una sorta di autostrada
sopraelevata per dislocare rapidamente truppe dove fosse più
necessario, oltre a facilitare il trasporto delle vettovaglie
per il sostentamento dei soldati e il commercio dei beni più
diversi. In secondo luogo, dalle torri che scandivano a
intervalli regolari il percorso della Muraglia era possibile
emettere segnali riproducibili come in un telefono senza fili:
ricorrendo al fuoco di notte e a un alito di fumo di giorno, si
informava dell'approssimarsi del nemico la sede di guarnigione
più vicina, che poteva inviare rinforzi in tempo reale.
Le torri che troviamo lungo i
bastioni sono di due tipologie diverse, perché assolvevano due
compiti: le une fungevano da dormitori per le truppe di stanza,
oltre che da furerie per armi e munizioni, e furono concepite da
Qi Jiguang, generale della dinastia Ming, famoso per le
battaglie contro i pirati giapponesi; le altre, i "cumuli
per il fumo", erano punti di avvistamento sopraelevati,
riparo alle sentinelle.
Dagli Han ai Ming, in realtà, si
assistette a una sensibile contrazione del vallo: nel II secolo
d.C. i bastioni si insinuavano nel deserto del Gobi sino a Lop
Nor, mentre sotto i Ming non si spingevano oltre il Gansu.
I restauri più significativi sono stati portati avanti
all'altezza di Badaling, del passo Shanhai e del passo Jiayu,
nel deserto del Gobi.
La fortezza al passo Jiayu, quaranta
chilometri a ovest di Jiuquan, fu terminata nel 1372 e poteva
ospitare quattrocento soldati. Fu abbandonata non molto tempo
dopo, per essere restaurata nel Cinquecento. Il muro di cinta è
alto dieci metri contro i sette-otto della media a nord di
Pechino. L'anima del bastione è in terra battuta, poi ricoperta
di mattoni. Sulle ultime propaggini della Muraglia è appesa una
sobria iscrizione che in quattro caratteri rivolge il primo
saluto al viaggiatore arrivato dall'Europa: ci si trovava di
fronte al passo più importante dell'Impero, la cerniera fra due
culture. Ma Pechino distava ancora molto.
Nemmeno oggi vi è accordo fra i dati
sulla lunghezza complessiva dei tratti rimasti, ma è stato
calcolato che se riutilizzassimo tutti i mattoni per costruire
un muro alto cinque metri e spesso uno, potremmo inghirlandare
la terra all'equatore dieci volte.

Il tratto che la maggior parte
della gente visita è quello della località di Badaling a circa
90 km
a nord di Pechino; nel 1957, fu restaurato dal governo per
facilitarne la visita. Questo tratto di muraglia con la sua
tipica struttura, è alto 7,8m., largo
6,5 m
. alla base e
5,8 m
. nella parte superiore con uno spazio utile di
4,5 m
. dove poteva passare un carro trainato da 5 cavalli affiancati
o camminavano 10 soldati allineati sul fianco.
Leve e altri strumenti
primitivi furono usati per muovere le lastre di pietra, ognuna
delle quali era lunga
2 metri
e pesava una tonnellata. Quindi possiamo dire che ogni
centimetro di terra e ogni mattone furono bagnati dal sangue e
dal sudore dei lavoratori costretti a questa costruzione,
costata fatica e sacrifici. Non meraviglia la leggenda che
descrive la Grande Muraglia popolata dai fantasmi di migliaia e
migliaia di uomini che morirono durante la sua costruzione.
Il periodo della primavera e
dell’autunno è il periodo ideale per ammirare la Grande
Muraglia, l’opera più grande che l’uomo del tempo antico
abbia mai costruito. Salendo i gradini di pietre che portano su
questo antico sistema difensivo, si possono vedere i bastioni
del lato interno e i parapetti merlati che si affacciano sulla
parte esterna. Dalla cima delle montagne, a Badaling ad un
altezza di circa
800 m. sul livello del mare, la vista spazia il più lontano
possibile: la Grande Muraglia con le sue fortezze disposte ad
intervalli regolari, che procede a zigzag come un drago enorme
attraverso le montagne verdi. La Grande Muraglia è bella da
vedere anche nel periodo invernale sotto la bianca neve.
UN MURO SUDATO
Vuole la leggenda che la messa a
punto dei bastioni sotto Qin Shi Huangdi abbia richiesto una
decina d'anni, coinvolgendo trecentomila persone in dissanguanti
corvées.
Dopo tre anni dall'inizio dei lavori,
Meng Jiangnu aspettava disperata il marito, non ancora
rientrato. Decisa a portargli degli abiti nuovi da lei stessa
tessuti, arrivò sino al passo Shanhai, presso l'odierna
Qinhuangdao, nella provincia dello Hebei, nel punto in cui i
bastioni, incontrando la costa, sembrano inabissarsi
nell'oceano; un tratto poi noto come Laolongtou, "testa del
drago". Meng superò ostacoli indicibili prima di
apprendere, una volta giunta a destinazione, la notizia della
morte del marito. Non poteva nemmeno rendere omaggio al cadavere
dell'amato, dato che era stato incorporato nel muro per fare
massa. Meng Jiangnu, allora, pianse. Semplicemente. Ma pianse
tanto a lungo che quattrocento chilometri di muro crollarono
pervenire incontro al suo sentimento, e riportarono alla luce la
salma perché potesse onorarla.