Arnad (Borgo)
(Aosta)

Video - Video 2 Video 3 Video 4

   

Arnad è un comune che comprende zone pianeggianti, zone di collina, dove si trovano i vigneti e zone di montagna. 

Da Arnad, in epoca romana, passava la via delle Gallie, strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia.

Durante l'epoca fascista, il comune fu accorpato a quello di Castel Verres.  

Chiesa parrocchiale dedicata a San Martino di Tours

La chiesa di San Martino ad Arnad costituisce una interessante testimonianza di architettura romanica in valle d'Aosta risalente ai secoli XI e XII, nonché delle trasformazioni quattrocentesche avvenute nel contesto culturale dominato dalla figura di Giorgio di Challant.

Per scoprire le origini della chiesa occorre risalire verosimilmente al IX secolo quando essa venne edificata nella piana di Arnad-Le-Vieux come cappella del monastero ivi eretto dai benedettini di Fruttuaria. Di tale periodo rimangono tracce nelle fondazioni murarie e nell'abside centrale. 

Nel corso dell'XI secolo una delle periodiche inondazioni distrusse la parrocchiale dedicata a Saint-Germain di Auxerre situata più a valle. Fu allora deciso di trasformare la cappella del monastero nella nuova parrocchiale del borgo. L'antico edificio fu quasi interamente ricostruito ed ingrandito, ed assunse una struttura basilicale a tre navate che ha poi conservato nel tempo. Le strutture murarie della chiesa romanica realizzate tra i secolo XI e XII sono quasi interamente in pietra: furono impiegati infatti essenzialmente ciottoli di fiume e conci di tufo. 

La copertura della chiesa era probabilmente assicurata da un tetto a capriate sulla navata centrale e da volti a botte su quelle laterali. È verosimile, per comparazione con moltissime altre basiliche romaniche, che sotto la zona absidale fosse presente una cripta.

La chiesa era dotata di un campanile di cui sono rimaste oggi le murature romaniche che arrivano fino al livello delle prime monofore (il resto è il risultato di interventi successivi).

Nel 1181 i benedettini lasciarono la Valle d'Aosta cedendo la chiesa al priore di Saint-Gilles a Verrès.

Interventi sulla chiesa vennero effettuati all'inizio del XV secolo per rimediare ai danni di un'altra alluvione eccezionale che aveva danneggiato il tetto e parti della torre campanaria. Trasformazioni più importanti avvennero negli ultimi decenni del Quattrocento, ai tempi del grande fervore di rinnovamento culturale ed artistico valdostano condizionato da Giorgio di Challant.

In quegli anni - come avvenne anche nella cattedrale aostana e nella collegiata di Sant'Orso - si creò al di sotto del tetto una copertura con volte a crociera segnate da pronunciati costoloni. Sulla facciata fu rifatto il portale d'ingresso adottando una elegante decorazione in tufo (oggi ancora visibile) che forma un arco a stemma rovesciato culminante in motivo formato da due tronchi d'albero intrecciati. Tale intreccio intendeva verosimilmente simboleggiare l'unione di due casate: esso sarebbe stato realizzato in omaggio al matrimonio tra una baronessa dei Vallaise, antichi signori di Arnad, ed un conte dei Challant di Issogne, nipote di Giorgio di Challant, priore della collegiata di Sant'Orso.

Molti interventi ulteriori hanno avuto luogo nel Seicento. Proprio all'inizio del secolo il campanile fu ristrutturato ed irrobustito per poi innalzare la guglia ottagonale con la quale esso culmina.

ChiesaSanMartino_Altare.JPG (219656 byte)Gli interventi seicenteschi più radicali modificarono profondamente l'aspetto esterno ed interno della chiesa. Furono demolite le ultime due campate verso l'altare, l'arco trionfale ed il catino dell'abside centrale per far posto, sopra il presbiterio, ad un alto tiburio con cupola ottagonale. Sulla facciata davanti al portale d'ingresso fu costruito un portichetto con colonne in pietra e volta a spicchi che nascondeva le decorazioni del portale stesso. Vennero abbattute le absidiole e sfondate le pareti laterali per far posto alle due grandi cappelle laterali con tamburo e cupola, aventi altezza superiore a quella delle navatelle laterali, realizzando in tal modo le sembianze di un transetto. Tali cappelle (tuttora esistenti) furono realizzate, rispettivamente, quella di sinistra dai Baroni di Vallaise, e quella di destra dalla Confraternita del Rosario. Anche la decorazione interna fu profondamente rimaneggiata con l'impiego di stucchi ed arredi di gusto tipicamente barocco, secondo il gusto artistico del tempo.

Gli interventi di restauro eseguiti negli anni 1949-52 - resi necessari per porre rimedio alle precarie condizioni statiche della chiesa attraverso un consolidamento delle fondazioni ed altri interventi strutturali - hanno mirato anche, sul piano estetico, a restituire alla chiesa la sua fisionomia romanica e tardo gotica. Furono dunque riedificate le absidi laterali (pur conservando le due cappelle costruite tra XVII e XVIII secolo); si provvide ad abbattere il tiburio innalzato sull'abside ed a ricostruire le volte a crociera delle due ultime campate verso l'altare, si rimosse il porticato in facciata ed altro ancora.

Vennero anche soppresse in gran parte le decorazioni e gli stucchi interni (già ripetutamente rimaneggiati nel corso del tempo), si eliminò l'intonaco che copriva le pareti dentro e fuori dalla chiesa. In questo progetto di ritorno all'antico solo le (modeste) decorazioni delle due cappelle laterali sono state tenute in vita.

Gli affreschi - Uno degli elementi di maggiore interesse della chiesa è costituito dal superstite ciclo di affreschi antichi.

Gli affreschi meglio conservati (normalmente non visitabili per ragioni di sicurezza) si trovano nello spazio tra il tetto e le volte della navata di sinistra: vi si riconoscono raffigurazioni di San Giorgio e il drago, del Banchetto di Erode, poi le figure degli Apostoli, una Crocifissione, un San Maurizio a cavallo e la scena del Martirio di Santo Stefano.

Altri dipinti dello stesso anonimo frescante, convenzionalmente denominato "Maestro di Arnad" si trovano all'esterno della chiesa, sulla parete destra; essi occupavano l'intero spazio tra la facciata e la porta laterale, ma solo alcuni sono ancora relativamente leggibili. Vi si riconoscono una Messa di San Gregorio e, ai lati della porta, le due grandi figure di San Cristoforo e di San Pietro.

Il linguaggio pittorico del "Maestro di Arnad" si connota per una evidente persistenza di modelli tardo gotici, ed in particolare per un marcato espressionismo dei tratti. Lo stesso linguaggio è rinvenibile negli affreschi osservabili sulla facciata della cappella dei Santi Fabiano, Sebastiano e Solutore a Fleuran di Issogne che sono databili 1428. In un intorno degli stessi anni si collocano quindi anche affreschi di Arnad.

Altri affreschi antichi sono rinvenibili nella navata destra, nei pressi della porta laterale (si tratta delle scene ormai quasi illeggibili del Martirio di Sant'Agata e del Martirio di San Lorenzo) e nell'infradosso di un'arcata (figura di Sant'Antonio abate), opere di frescati più tardi del "Maestro di Arnad" e diversi tra loro.

Organo a canne - Su una cantoria lignea in controfacciata è collocato l'organo a canne, costruito nel 2004 dalla ditta Brondino Vegezzi Bossi di Centallo.

Lo strumento, a trasmissione mista (meccanica per la consolle in tribuna, elettrica per quella in navata), ha due tastiere di 58 tasti e una pedaliera piana parallela di 30 note.

Il museo parrocchiale - La chiesa conserva al proprio interno, in alcune vetrine poste vicino al grande altare ligneo in stile barocco della cappella di destra, una collezione di statue lignee, bassorilievireliquari, lavori d'oreficeriaparamenti sacri, libri liturgici ed altri oggetti di arte sacra. Particolarmente meritevoli di attenzione sono un crocefisso risalente alla seconda metà del XIII secolo e due bassorilievi (provenienti da un flügelaltar di manifattura tedesca) rappresentanti un San Rocco ed un San Sebastiano, attribuiti alla bottega dello scultore Michael Parth (attivo nella seconda meta del XVI secolo).

Santuario di Notre-Dame-des-Neiges

Il santuario di Notre-Dame-des-Neiges sorge in località Machaby a 696 m s.l.m. e fa parte degli antichi santuari valdostani posti in località isolate e meta di processioni devozionali.  

In un vallone profondo e fitto di castagni, abbandonata la carrozzabile che parte da Arnad, una strada sterrata, l'antica mulattiera Pavià du Bioley, conduce al suggestivo santuario dedicato alla Madonna delle Nevi posto a mezza costa, prima di arrivare al villaggio di Machaby e al forte recentemente ristrutturato.

All'inizio del sentiero un cartello di informazione per i turisti ci fornisce le seguenti notizie:

«Si sa per certo che il santuario esisteva già nel 1503, ma era di dimensioni molto ridotte rispetto a quelle attuali. Nel 1687 l’edificio fu ricostruito mantenendo intatto il vecchio presbiterio; nel 1689 vennero aggiunte le navate laterali e la sacrestia. L'architrave della porta d'ingresso è datato 1687 ed il portico 1735; il campanile fu costruito nel 1723. 

Il presbiterio presenta una volta a cupola affrescato dai pittori Artari e sorretta da tamburo ottagonale. L'edificio è a tre navate suddivise da colonne in pietra e da due pilastri in prossimità dell'altare maggiore. Le pareti interne sono ricoperte da ex voto, tra cui un gran numero di stampelle. 

L'altare maggiore, con quattro colonne lisce a base tortile e architrave ad arco spezzato, risale al XVII secolo. Nella nicchia centrale era posta la statua in legno scolpito e dipinto della Madonna, ora conservata nella chiesa parrocchiale di Arnad. Nelle navate laterali si trovano due altari databili al XVIII secolo. 

Degno di nota è il pulpito in pietra sorretto da colonnine, forse del XVII secolo. In un corpo separato, dietro il santuario, sono affrescati, all'interno delle nicchie, i Misteri del Rosario. Nel piazzale antistante vi sono una croce in pietra e le statue litiche di San Grato e di San Girolamo. In prossimità del sagrato si trovano due grandi edifici costruiti nel XIX secolo per ospitare i pellegrini.»

Ogni anno, come si ricava dalle memorie degli abitanti del luogo riguardo all'arco di tempo tra 1800 e 1900 fino agli anni 60, la prima domenica del mese di maggio, il 5 agosto e la domenica più vicina a tale data vi si celebrava la festa della Madonna delle Nevi, i pellegrini giungevano a piedi anche da luoghi lontani per l'epoca: per esempio tutti gli anni proveniva da Biella un nutrito gruppo di pellegrini che trovava rifugio nelle strutture preposte nei pressi del santuario e nel pianoro sovrastante denominato Praduegne che fungevano anche da luoghi di ristoro dove si poteva pranzare. Entrambe le date di Maggio e di Agosto riconnettono il luogo come anche la pietra della fertilità agli antichi rituali (primaverili e del raccolto) delle feste celtiche di Beltane (a Maggio ) e di Lughnasa (Agosto).

SantuarioMadonnaNevi2.jpg (369792 byte)Un'antica leggenda vuole che il Santuario sia stato costruito sul luogo in cui fu rinvenuta la statua lignea della Madonna: secondo tale leggenda, i pastori che l'avevano trovata in un cespuglio la sistemarono subito nell'oratorio del villaggio sovrastante; ma, miracolosamente, il giorno dopo, la statua era di nuovo nel medesimo cespuglio, come ad indicare il luogo prescelto per il sacro edificio.

La famiglia di pittori Artari era originaria di Campione d'Italia e attiva già nel XVII secolo; troviamo discendenti di tale famiglia in molti paesi europei (SvizzeraGermaniaPaesi BassiInghilterra). Un suo rappresentante, Maria Luigi Artari, si stabilì in Valle d'Aosta (1832); i suoi tre figli, Alessandro, Augusto ed Antonio, ebbero modo di formarsi alla Accademia Albertina di Torino e di affermarsi poi tra i protagonisti dell'arte sacra in Valle d'Aosta nella seconda metà del XIX secolo. Sono loro gli autori degli affreschi della cupola del santuario (1856).

Alcune guide turistiche parlano della presenza di altre statue litiche - coeve di quelle, tuttora presenti, di San Grato (patrono della Valle d'Aosta) e di San Girolamo - poste prima dell'arrivo al santuario: esse avrebbero costituito il gruppo mutilo di un Calvario scolpito in pietra nera. Tale gruppo scultoreo, assieme alle nicchie con i Misteri del Rosario, qualifica il santuario di Machaby come abbozzo di Sacro Monte.

Castello superiore di Arnad

Il castello di Arnad è un castello in rovina nel comune di Arnad risalente al XII secolo; è uno dei più antichi castelli della Valle d'Aosta ed è situato su un promontorio naturale che domina il villaggio di Ville con le sue caseforti, a controllo sia dell'antica via Francigena che della strada che, attraverso il colle del vallone di Machaby, collegava la valle centrale alla valle di Gressoney.

Il castello viene nominato per la prima volta in una bolla papale del 1207 nella quale viene citata la relativa cappella intitolata a santa Maria Maddalena ed a san Michele Arcangelo, ma non ci sono certezze sulle sue origini e sui suoi primi proprietari.

Una prima ipotesi storiografica sostiene che il castello fu fatto costruire da Saverio di Arnad (Xavier d'Arnad, o in generale dalla famiglia de Arnado) nel XII o forse XIII secolo.

Una seconda ipotesi sostiene invece che il castello apparteneva già nel XII secolo ai signori di Bard, e che sia stato Guillaume de Bard a riceverlo in dono dai Savoia. Secondo questa ipotesi, divenne di proprietà di Guillaume de Bard insieme al castello di Pont-Saint-Martin dopo le pesanti lotte che lo videro impegnato in scontri armati col fratello Ugo. Nel 1239, per ragioni economiche, metà del castello di Arnad venne infeudato a Ruffino de Arnado e dal 1293 l'intero complesso venne venduto ai signori di Vallaise.

La famiglia dei Vallaise vi abitò per tutto il XIV secolo e viene ricordato dalle cronache che nel 1351 vi ospitarono a pranzo Amedeo VI di Savoia. Al dominio dei Vallaise risale la parte centrale che è composta da un fabbricato del XIV secolo, merlato, dotato di grandi camini e stemmi dell'epoca affrescati e graffiti alle pareti ed affiancato da una slanciata torre che ospita le latrine, un unicum nella Valle d'Aosta dell'epoca, probabilmente ispirata alla torre con la stessa destinazione costruita qualche anno prima nel Palazzo dei Papi di Avignone. Per l'inadeguatezza della struttura e l'ormai oltrepassata funzione bellica, la struttura venne abbandonata a partire dal XV secolo e dal XVII la famiglia si trasferì nel palais de la Côte, sempre ad Arnad ma a una latitudine inferiore, il che dettò la fine dello splendore della rocca superiore, che ha conservato tutte le sue caratteristiche romaniche senza alcuna contaminazione successiva, tanto da costituire insieme al contemporaneo castello di Ussel, a Châtillon, un raro esempio storico ed architettonico.

Oggi il castello non è fruibile e resta di proprietà privata, a differenza del castello inferiore di Arnad noto come castello Vallaise, acquisito nel 2010 dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta.

Castello inferiore di Arnad o Castello Vallaise;

Il castello inferiore di Arnad, detto anche castello Vallaise (fr. Château Vallaise), palais de la Costetta o château inférieur de la Côte, è situato nel comune di Arnad, in Valle d'Aosta.

A lungo abbandonato o di proprietà privata, è uno dei castelli della Valle d'Aosta meno studiati.

Si trova a metà della collina sulla quale sorge anche il castello superiore di Arnad. Il castello Vallaise è circondato da terrazzamenti, forse a suggerire l'antica presenza di una cinta muraria, anche se per la totale assenza di documenti anteriori al XVII secolo non è possibile ad oggi avere informazioni certe.

Il castello inferiore di Arnad ha origini medievali ed ha subito numerose modificazioni strutturali e decorative nel tempo; tra ampliamenti e cambiamenti nella destinazione d'uso, le varie fasi costruttive del castello sono ancora leggibili nell'architettura giunta fino a noi, mentre gli affreschi, danneggiati dal tempo, si stratificano in alcuni casi a seconda dei gusti delle epoche.

Venne costruito a Arnad dalla famiglia Vallaise nel XVII secolo. La casata era già proprietaria del castello superiore, di epoca medioevale, collocato nello stesso paese, che però nel Seicento si presentava fuorimano, diroccato e ormai strategicamente inutile.

Il palazzo Vallaise venne costruito nei pressi di altre rovine di un precedente maniero, al quale venne collegato. Il palazzo, in questo primo periodo, era composto da due blocchi di edifici ancora distinguibili, che vennero a lungo occupati da due diversi rami della casata, i Vallaise-Romagnano e i Vallaise-Montalto.

Risale al XVII secolo la definizione del castello come palais de la Costetta: nel decennio 1660-1670 fu il barone Félix-Charles-François, l'allora discendente del ramo Vallaise-Romagnano, che gli conferì l'aspetto di castello, mentre fu Alexandre de Vallaise a conferirgli l'aspetto attuale di residenza di villeggiatura. Alexandre de Vallaise, morto nel 1823, come Ministro degli Esteri sotto Vittorio Emanuele I Re di Sardegna fu senza dubbio il più celebre dei Vallaise e il personaggio di maggior spicco della famiglia.

Verso la metà dell'Ottocento, la casata dei Vallaise era in declino, il ramo maschile della famiglia estinto. Il castello fu residenza fino al 1852 dell'ultima Vallaise, Rosalie de Vallaise figlia di Alexandre: poco prima, nel 1848, il castello era stato venduto al commerciante torinese Giacobini, e successivamente passò di mano in mano fino al 1926, quando venne acquistato dagli ultimi proprietari privati, i De Bernardi.

Il castello, attualmente chiuso al pubblico, è stato acquisito nell'estate 2010 dall'amministrazione regionale che sta procedendo ai restauri, nell'ottica della Restitution dei castelli valdostani. L'amministrazione, a restauro completato, prevede di aprire alle visite una parte del castello, e di adibire parte degli ambienti a museo, mentre un'altra parte sarà a disposizione di operatori privati e operatori commerciali del territorio che potranno usufruirne per promuovere le proprie attività.

Il blocco edificato dai Vallaise e tutt'oggi esistente venne realizzato su un totale di tre piani, affiancato da due torri quadrangolari poste a scopo decorativo. Internamente, si trova un piccolo cortile con loggiato a colonne in pietra. Il castello ha sette torri merlate ad indicare gli angoli della corte occidentale, alla quale si aggiunge una corte più ristretta, adibita a zona di comando, dal lato orientale del castello.

Sebbene non siano ancora stati pubblicati studi approfonditi su questo castello, è stata realizzata una perizia stilistica dalla dott.ssa Sandra Barberi. È dato per certo che gli affreschi giunti fino a noi siano caratteristici del gusto della nobiltà provinciale del Ducato sabaudo del secolo XII, mentre molte decorazioni pittoriche risalgono agli interventi voluti in seguito dal barone Félix-Charles-François de Vallaise. Pregevoli gli affreschi del salone principale interno, ove sono illustrate alcune vedute dei feudi di possedimento della famiglia Vallaise. Nella galleria al primo piano si conserva ancora il ciclo pittorico dedicato all'epopea femminile, in cui sfilano varie eroine di varie epoche, a partire dalle figure bibliche di Agar e Tamar.

Lungo la strada di accesso al castello si costeggia una cappella, dedicata a San Giuseppe e voluta da Amedée de Vallaise-Côte, del 1566. All'esterno, la facciata mostra i segni dell'apertura ad arco originaria, sostituita da una porta oggi sormontata da un affresco della Crocefissione e affiancata da due finestre. L'interno della cappella si caratterizza per una volta a crociera a costoloni, risalente ad epoca tardogotica, sulla quale si sovrappongono il cielo stellato, più antico, e nuove decorazioni del tardo gusto dell'Art Nouveau. L'altare lapideo risale al 1670 ed aveva in passato collocazione all'interno del castello. Solo dal 1865 in poi, la data è incerta, venne spostato in questa sede.

Intorno al castello si sviluppa un parco a terrazza, a dominare la vallata sottostante. Qui si trova una seconda cappella, di forma esagonale e più piccola, dedicata ai santi Giuseppe, Antonio ed alla Vergine Maria che dispone di un altare barocco in marmi policromi.

Casaforte e la torre di Ville

Casaforte e la torre di Ville, dette anche complesso monumentale di Osta.  Il complesso monumentale di Osta, Tor dé l'Othà in patois, chiamato anche casaforte e torre di Ville, sorge a 405 m s.l.m. Oggi trasformato in struttura residenziale rurale e non visitabile, risale al Medioevo.

La casaforte di Ville apparteneva a Pietro di Vallaise nel 1295. Viene citata in vari documenti testamentari dei Vallaise del XV secolo come domus fortis, ad esempio nel testamento di Francesco di Vallaise del 1477, in cui si trova scritto «in sala domus fortis prope turrim Plano Arnadi».

Oggi la struttura si presenta degradata ed è caratterizzata da numerosi edifici su cui spiccano due torri.

La torre del XII secolo - La torre più antica, risalente al XII secolo e di pianta 10,30 m x 11 m, è di tre piani, con feritoie al secondo e terzo piano e i solai in legno. L'accesso originario si trova a sud, a 8 metri di altezza, ed è sormontato da un architrave coronato da un arco cieco.

Secondo André Zanotto e Mauro Cortellazzo, che riprende il Lange, presenta numerose analogie architettoniche con altre torri valdostane, in particolare con la tour de l'Archet di Morgex e la torre de la Plantaz di Gressan: le mura di 2 metri di spessore, la struttura massiccia e la tecnica costruttiva, ossia l'uso di due paramenti con opera centrale a sacco.

«la Tour Malluquin a Courmayeur, la Tour de l'Archet a Morgex, la Tour Lescours a La Salle, la Tour de la Planta e la Torre di Sant'Anselmo a Gressan, la torre recentemente scoperta al castello di Fénis, la Tour Néran a Châtillon, la Tour de Ville ad Arnad e altre due torri collocate nelle valli laterali, la Tour Vachéry a Etroubles e la Tour d'Hérères a Perloz. Tutte queste torri sono state edificate in zone che non presentano alcun elemento morfologico che possa facilitare la difesa, anzi appare chiara lascelta di spazi pianeggianti, aperti e non sempre in prossimità di percorsi viari. Tutte e dieci si caratterizzano quindi per la particolare scelta del sito.»

La cappella della casaforte, dedicata a Sant'Antonio, ha inciso su una trave la data del 1785. Sulla facciata presenta un affresco dedicato a Sant'Antonio, mentre all'interno conserva degli stucchi di epoca barocca.

Ponte di Échallod

Il ponte di Echallod è un ponte pedonale in pietra, tra i più pittoreschi della Valle d’Aosta.

Restaurato più volte nel corso dei secoli, collega le frazioni di Echallod superiore ed inferiore agli altri villaggi del comune di Arnad, situati sulla sinistra orografica del fiume Dora Baltea.

La struttura simmetrica a schiena d’asino poggia su tre arcate sostenute da robusti contrafforti. Sulla spalla destra si trova un’edicola a protezione dei viandanti.

Si attraversa a piedi percorrendo l’itinerario escursionistico Cammino Balteo (tappa 22) che qui si sovrappone al tracciato della Via Francigena.

Aree naturali

Nel territorio comunale, al confine con Perloz, si trova il sito di interesse comunitario del Col de Fenêtre a tutela della stazione di Paeonia officinalis subsp. officinalis, specie rara in Valle d'Aosta. Per visitare il sito si percorrono i sentieri delle peonie tra Perloz e Arnad.

Siti archeologici

In località Machaby, all'inizio del villaggio, si trova la pietra della fertilità, detta anche scivolo delle donne o guiata, pietra legata a rituali magici celtici. Presenti anche alcune iscrizioni rupestri.

Via Francigena

Nel territorio del comune e sul ponte di Échallod passa il percorso storico della Via Francigena proveniente da Verrès e diretto poi verso Bard e Donnas.

 

Fonte