Avise (Borgo)
(Aosta)

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Avise sorge su una sporgenza rocciosa a picco sulla forra di Pierre-Taillée, all'imbocco della Valdigne. Il territorio odierno di Avise, in maniera un po’ anomala, si estende su entrambi i versanti della valle principale. Verso sud si spinge fino a metà della Valgrisenche, comprendendo un tempo i castelli di Rochefort, Maontmayeur e Planaval. Verso nord, invece, oltre al versante soleggiato con gli abitati di Cerellaz e Vedun, un tempo in gran parte coltivati a cereali, include tutto lo splendido e selvaggio vallone di Vertosan. Un tempo, infatti, di qui passava – attraverso il Col du Mont e il Col Citrin – una direttrice nord-sud che collegava con un tracciato più diretto la Tarantaise con il Vallese.

Il comune è attraversato in entrambi i sensi dal percorso del Cammino Balteo, tra Saint-Nicolas, da una parte, e La Salle dall’altra. Un tratto passa in alto tagliando il villaggio di Vedun mentre l’altro attraversa il villaggio di Runaz e il capoluogo.

Il toponimo proviene dal motto della famiglia nobile D'Avise: Qui tost Avise tard se repent, che in francese medio significa "Chi presto avvisa, tardi se ne pente".

La sua posizione strategica fece sì che per secoli fosse baluardo a difesa dei traffici commerciali verso il valico alpino del Colle del Piccolo San Bernardo, fin dall'epoca romana a protezione della via delle Gallie, strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. I racconti di Horace-Bénédict de Saussure raccolti in Voyage dans les Alpes indicano che il passaggio di Pierre-Taillée fosse difeso da due ponti levatoi, un corpo di guardia e un portone.

Ancora, durante il medioevo, la posizione strategica di Avise permise il prosperare della nobile famiglia dei d'Avise, una delle poche a potersi permettere di non sottomettersi a Casa Savoia e a potersi permettere di costruire ben tre castelli a distanza di poche centinaia di metri l'uno dall'altro. Sul Castello di Avise, in particolare, è di monito ai passanti il motto: «Qui tost Avise, tart se repent».

Durante le invasioni delle truppe francesi nel 1691 e nel 1704, Avise giocò un ruolo di rilievo.

In epoca fascista, il comune fu accorpato a quello di Arviè, e vennero costruite varie opere difensive: lo sbarramento di Runaz faceva parte del vallo alpino occidentale.

Non c'è Valle d'Aosta senza castelli medievali e montagne. E per rappresentare questa regione non poteva esserci scelta migliore del piccolo comune di Avise. I suoi tre castelli – Cré, Blonay e Avise – lo pongono ai vertici tra i borghi valdostani. In passato, tra l'altro, fu il feudo di una delle più potenti famiglie nobiliari della zona: appunto, i Signori di Avise. Poco distante merita una sosta la gola di Pierre Taillée, un tempo passaggio obbligato per la Francia. E, poi, a pochi chilometri c'è Courmayeur, con i suoi paesaggi e con le sue piste da sci.

Castello di Blonay - Sorge presso la Chiesa di San Brizio ed è chiamato la “Maison de Blonay”. 

Vicino alla chiesa parrocchiale è ben visibile il complesso del castello, costituito da una torre quadrata (sec. XII) e da un corpo di fabbrica più recente (sec. XV), dalle pregevoli finestre a crociera.

La parte più antica del castello è la torre, i cui lati liberi oggi non presentano né feritoie né ingressi, nonostante sia certo che all'inizio si ergesse sola sul modello dei castelli primitivi valdostani, mentre il lato sud è addossato ad un edificio stereometrico d'aspetto meno severo, in cui si aprono alcune finestre a crociera caratterizzate da cornici in pietra lavorata. La torre è coronata di una merlatura a coda di rondine ed ha le mura di spessore maggiore rispetto al resto del complesso, ulteriore testimonianza delle differenti epoche costruttive e delle mutate esigenze difensive del complesso.

Secondo Jean-Baptiste de Tillier, fu la prima dimora dei signori d'Avise, una nobile famiglia valdostana già presente nel XII secolo e solo nel 1645 passò ai fratelli de Blonay, cambiando il nome.

La torre antica era detta “des Prisons”: nel 1787 il nobile Filippo de Blonay rivendicava il diritto indiviso con gli altri signori d’Avise di rinchiudervi i malfattori. 

Torre e edificio che compongono il castello di Blonay non risalgono alla stessa epoca e non ebbero sempre gli stessi proprietari: la torre fu edificata nel XII secolo, e solo nel XV secolo si aggiunse il resto del castello. La torre seguì a lungo le vicende dei d'Avise, mentre il corpo di fabbrica adiacente alla torre venne lasciato in eredità nel 1645 da Prosper d'Avise, senatore del Senato di Savoia, ai suoi nipoti, Claude e Josué de Blonay, figli di Marie d'Avise e di Jacques de Blonay, originario dello Chablais. Claude de Blonay ne fu nuovamente investito alla morte della madre, tra il 20 e il 27 marzo 1649 e successivamente quell'ala del castello restò nelle mani della famiglia de Blonay.

Castello di Avise - Il castello di Avise è una massiccia costruzione situata all'ingresso del borgo valdostano omonimo, che viene spesso confuso con il castello di Blonay che si impone nel centro del paese nei pressi della chiesa e che fu la prima dimora della famiglia d'Avise. I nobili successivamente si spostarono al castello di Avise, ed esso porta ancora oggi il loro nome.

Il castello venne fatto erigere nel 1492 da Boniface d'Avise o Rodolphe d'Avise e fu a lungo in mano alla famiglia. All'estinzione dei d'Avise passò ai Bianco di San Secondo, i quali nel 1798 la cedettero a privati.

Oggi è saltuariamente sede di esposizioni.  

Il castello è ben conservato. Più che di un castello si tratta di una casaforte alla quale venne affiancata una torre quadrata, leggermente più alta del resto dell'edificio, alla cui sommità presenta delle eleganti caditoie decorate dal motivo gotico detto a goccia rovesciata.

La facciata è costellata di finestre geminate del XVI secolo di notevole effetto, spesso realizzate con inserti lapidei antichi a fare da cornice. Come rileva il geologo Francesco Prinetti, la facciata mostra esemplari delle tre principali famiglie di rocce rinvenibili nel territorio: i marmi oceanici si alternano agli gneiss, originari del basamento continentale, e alle anfiboliti, derivanti da intrusioni magmatiche profonde avvenute in epoche passate. Gli elementi decorativi, dalla quadratura delle porte e delle finestre agli elementi a chiglia rovesciata, sono realizzati con marmi e calcescisti.

La porta d'ingresso della torre è sovrastata dagli stemmi della famiglia scolpiti e il motto "Qui tost Avise tard se repent".

In tutto il castello sono ben leggibili le varie fasi costruttive e le modifiche che si sono succedute nei secoli: alcuni passaggi sono stati murati, mentre sono state nel tempo inserite finestre a dare più luce agli ambienti, in sintonia con i mutati usi nobiliari.

Al piano terra si trova la cucina, che ospitava la collezione di peltri raccolta da uno degli ultimi componenti della famiglia d'Avise, oggi dispersa.

Al primo piano la grande sala con il camino e i due grandi mobili destinati a esporre la collezione di peltri e la “camera della cassaforte” al piano superiore, possono offrire uno spaccato eloquente delle abitudini e del tenore di vita della borghesia medio-alta di un villaggio della Valle d’Aosta nella seconda metà del XIX secolo. 

A sua volta la “sala delle mensole” al primo piano composta da 14 mensole di legno scolpite con figure di animali, mostri e personaggi in vesti quattrocentesche, testimonia scelte decorative che allineano la committenza degli Avise in un preciso filone di gusto “ufficiale”. Le tracce di diverse fasi architettoniche nella struttura del castello (porte murate, inserimenti di finestre e murature), nonché la presenza di elementi lapidei antichi (architravi, cornici di finestra), frammenti di dipinti, decorazioni, graffiti… sono tutti elementi che testimoniano la reale complessità di sovrapposizioni della sua storia.

All'interno si trova anche una grande sala dal soffitto a cassettoni.

Nel castello si incontrano alcuni brandelli di affreschi e decorazioni, a cui si sovrappongono graffiti di varie epoche (anche se non di interesse quanto quelli del castello di Issogne).

Cappella di Provaney - Appena a occidente del paese si incontra la piccola cappella di Provaney, fondata dal barone Antoine Balthazar d’Avise nel 1675 e rifatta in stile neogotico alla fine del XIX secolo dall’allora proprietario del castello, Constantin Milliery. 

La cappella ha una facciata a capanna con un grande arcone ogivale e una finestrella circolare con cuspide. L’altare venne realizzato da Giovanni Comoletti, campione dell’ebanisteria neogotica.

Casaforte Ducrest - Poco lontano dal capoluogo c’è un’altra costruzione fortificata, la casaforte Ducrest (detta anche di Cré), i cui ruderi sono ancora visibili sul bordo del vallone scavato dal torrente Gaboé.

La casaforte apparteneva a “Pierre naturel d’Avise”, vicebalivo di Aosta nel 1425. I figli di questo Pietro l’avevano poi ceduta a Boniface Ducrest, un funzionario ducale di origine savoiarda.

La Chiesa di San Brizio - Poco a monte della Tour Blonay si erge la chiesa parrocchiale, l’unica in Valle d’Aosta ad essere dedicata a San Brizio, vescovo di Tours. La costruzione attuale è del 1863 e sostituisce un edificio più antico, la prima citazione della parrocchia compare infatti già in una bolla papale del 1176.

Il bel campanile venne ricostruito probabilmente nell’anno 1400 anche se presenta caratteri che si ritrovano in torri campanarie precedenti.

L’attuale chiesa, consacrata nel 1869, è un grande edificio con facciata neoclassica mentre gli interni sono stati elegantemente affrescati nell’Ottocento. Il ricchissimo altare maggiore presenta due dipinti rappresentanti la Natività e la Resurrezione e cinque statue di grandezza quasi naturale di San Brizio, San Grato, San Biagio, San Germano e San Claudio.

Di particolare interesse gli altari laterali: l’altare del Rosario, dei Santi Antonio Abate e Bernardo e di San Sebastiano con una tela attribuita a Vincenzo Costantini, pittore attivo alla corte sabauda.  

All’interno della chiesa si trova inoltre un interessante museo di arte sacra in cui sono conservati il prezioso crocifisso della Cappella di Vedun oltre che diverse sculture, tra cui due opere in alabastro gessoso attribuite allo scultore valdostano Stefano Mossetta.

Museo di arte sacra - Dal mese di aprile 2007 la chiesa parrocchiale di San Brizio ha un nuovo museo d’arte sacra. Realizzato dall’ente parrocchiale in collaborazione con gli uffici della Soprintendenza per i beni e le attività culturali, su progetto dell’arch. Joëlle Clusaz, è stato ricavato nella prima cappella della parete laterale destra. Lo pazio espositivo raccoglie una serie di opere, tra cui alcune di altissimo livello, appartenenti sia alla chiesa parrocchiale che alle cappelle dei villaggi, (Vedun, Charbonnière, Cerellaz, Runaz) coprendo un arco cronologico che va dal XV al XIX secolo. Ospita, inoltre, una cospicua serie di oreficerie e, malgrado l’evidente fragilità di questo tipo di materiali, è stato inserito anche un manufatto tessile probabilmente riferibile ad una manifattura italiana, attiva intorno alla metà del XVIII secolo.

L’intervento museale nella chiesa di Avise non può ancora dirsi del tutto concluso. Manca ancora, infatti, la vetrina espositiva che è stata progettata nella parete sinistra, tra le colonne poste all’inizio della prima campata per contenere i frammenti di vetrata, raffiguranti Grat-Humbert d’Avise presentato da san Grato e la Crocifissione.

Il museo d’arte sacra allestito nella chiesa di San Brizio ha rappresentato una tappa significativa di questo piano di tutela, rivolto soprattutto al diretto godimento delle opere da parte dei fedeli.

Pierre Taillée - Lungo la strada statale n° 26, all’altezza dell’abitato di Avise, dove oggi sorge una galleria, l’antica strada romana delle Gallie doveva affrontare un temibile tratto angusto, di cui l’ingegneria romana ebbe ragione con il taglio della roccia: si tratta della strettoia di “Pierre Taillée”.

La “Pierre Taillée” (la pietra tagliata o intagliata) è uno spettacolare viadotto romano realizzato per il sostegno della strada antica, misurante circa 400 m di lunghezza a strapiombo sulla Dora Baltea. 

Il luogo si prestava anche al controllo militare, per cui, al di sopra della galleria, si possono ancora notare i resti di fortificazioni che giocarono un ruolo notevole in occasione delle invasioni francesi del 1691 e del 1704-1706.

Maison de Mosse - La casa forte di Runaz è nota anche con il nome di Maison de Mosse.

Runaz era già in epoca medievale il più popolato dei quattro villaggi di cui si componeva Avise e la sua posizione strategica, condivisa con il borgo principale di Avise, permetteva il controllo del traffico intermontano obbligato a passare sulla stretta gola di Pierre-Taillée.

La casaforte nota come Maison de Mosse venne costruita a Runaz tra il XIV e il XV secolo lungo l'antica strada romana detta via delle Gallie per volere della famiglia dei d'Avise, già presente in loco e residente ad Avise nel XII secolo secondo lo storico Jean-Baptiste de Tillier o fin dal X secolo secondo altre fonti. La famiglia, che poteva controllare l'accesso alla Valdigne, fu una delle più potenti della Valle d'Aosta e una delle poche a non volersi alleare con Casa Savoia.

I nobili d'Avise detennero a lungo il feudo di Avise e nei secoli fecero edificare il Castello di Avise e il Castello di Blonay nel borgo principale e il Castello di Cré poco sopra al borgo.

In particolare, fu nel XV secolo che il ricco feudo venne suddiviso tra i quattro fratelli della famiglia d'Avise: Jean detto le Jeune divenne signore di Runaz, Jean detto l'Ancien divenne signore di Valgrisenche, Boniface d'Avise divenne signore d'Avise e il fratello Rolet divenne signore di Léverogne e Planaval, oggi frazioni del comune di Arvier.

Probabilmente fu Jean le Jeune che volle apportare alcune migliorie alla casaforte, più in sintonia con le mutate esigenze nobiliari: la Maison de Mosse venne ingentilita, ingrandita e trasformata in un'abitazione signorile.

All'estinzione della famiglia d'Avise, la Maison de Mosse passò in mano a vari proprietari; le ultime famiglie che l'abitarono furono i Milliéry, i Lyabel, i Martinod e i Vallet.

Nel 1962 venne definitivamente abbandonata e fu recuperata per l'uso pubblico e socio-culturale a partire dal 1978, quando fu acquistata dalla Regione Valle d'Aosta per essere trasformata in biblioteca e diventare, dal 1995, la sede dell'Association Valdôtaine Archives Sonores, associazione nata per raccogliere la memoria orale e le testimonianze etnografiche degli anziani in un'epoca di grandi trasformazioni sociali e culturali che interessavano anche il territorio montano.

Anche se la struttura risale al XIV o al XV secolo, spiccano gli elementi tardo-gotici tra cui le finestre a crociera del XVI secolo, carenate e riquadrate con la pietra di Villeneuve. Le loro cornici carenate, scolpite in pietra di Villeneuve, sono divise in quattro parti da una croce in pietra. Alla base delle croci e delle cornici sono state scolpite alcune piccole guglie.

Il grande portale d'ingresso è sormontato dalla tipica decorazione in pietra a chiglia rovesciata.

Notevole il complesso camino decorato di guglie che spunta dal tetto.

Secondo la tradizione, non confermata, una sala del piano interrato in cui si conserva una volta sarebbe la testimonianza di una struttura preesistente, forse un convento. Sempre la tradizione vuole che da un sotterraneo della casaforte si partisse un cunicolo che giungeva fino alle prigioni del villaggio.

Nel 1978, l’Amministrazione regionale ha acquistato la Maison de Mosse e l’ha destinata all’attuale sede dell’A.V.A.S. (Association Valdôtaine Archives Sonores) e della biblioteca comunale di Avise. La struttura è gestita dall’Ufficio regionale per l’Etnologia e la Linguistica dell’Assessorato all’Istruzione e Cultura dove ogni anno vengono organizzate esposizioni a carattere etnografiche che servono, durante l’anno scolastico, per animazioni sulla civiltà valdostana. Queste animazioni sono rivolte alle scuole elementari e medie della Regione.

Una leggenda sulla Maison de Mosse, molto conosciuta dagli abitanti di Runaz, racconta che in questa casa veniva conservato un teschio umano, racchiuso in una scatola di legno. Ogni anno, alla vigilia della festa dei morti, i proprietari della casa trasportavano il teschio al cimitero di Avise, ma esso, durante la notte, ritornava alla sua abituale dimora cosicché all’alba lo si poteva ritrovare perfettamente riposto nella sua scatola. Nel 1691, quando le truppe francesi invasero la Valle d'Aosta, il villaggio di Runaz fu completamente distrutto da un incendio e il solo edificio che si salvò fu proprio la Maison de Mosse.

Per questo, la popolazione credette che il cranio avesse il potere di proteggere le case dal pericolo del fuoco. Da quel giorno, si cessò dunque di portarlo al cimitero e lo si conservò gelosamente nella sua scatola in legno.

Il cranio oggi non è più alla Maison de Mosse, ma pare che sia... ancora conservato in una delle case di Runaz.

  
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