Il
capoluogo (chef-lieu)
è situato
all'imbocco
della Val
di Cogne, e
il territorio
comunale occupa
la parte bassa
della vallata,
fino ai villaggi
di Vieyes e
Sylvenoire.
Il
toponimo deriva
dal nome di un
colono vissuto
durante l'epoca
romana, Aimus,
come riportato
inoltre sul ponte
acquedotto di
Pont d'Aël,
con il suffisso -villes,
utilizzato per
designare un
villaggio
centrale di un
comune (=
capoluogo), com'è
il caso di Villes-dessus
e Villes-dessous a Introd.
Durante
l'epoca
fascista, il
comune fu
accorpato con
quello di Villanova
Baltea.
Da
Aymavilles, epoca
romana,
passava la via
delle Gallie, strada
romana consolare fatta
costruire da Augusto per
collegare la Pianura
Padana con
la Gallia.
In epoca
fascista il
comune fu
accorpato a
quello di Villanova
Baltea (oggi
Villeneuve) e
assunse il nome
italianizzato di Aimavilla dal
1939 al
1945.
Chiesa di
Saint-Léger

Appena
a monte
dell’abitato
di Aymavilles,
lungo la strada
che conduce a
Cogne,
e lungo il
percorso
escursionistico
del Cammino
Balteo,
si trova la
chiesa di
Saint-Léger,
che risale,
nelle sue forme
attuali, al
1762.
Viene
menzionata in
una bolla del
papa Eugenio III
del 1145, tra le
dipendenze della
prevostura di
Saint Gilles di
Verrès. Nel
1424 fu da
questa alienata
al vescovo di
Aosta.
La
caratteristica
facciata a
trompe l'oeil fu
dipinta nel
1856-1857 dal
pittore Grange:
al centro il
martirio di san
Leodegario, o Léger,
ed ai lati i
santi Giuseppe,
Germano, Grato e
Leonardo.
L’altare
maggiore fu
realizzato nel
1856 dallo
scultore
Freydoz, di
Brusson..
L’organo fu
costruito nel
1848 da G. N.
Cesa.
Dell’epoca
medievale si
conserva il
campanile, una
bella torre
quadrata qualche
metro dalla
chiesa, con
guglia a forma
di piramide
ottagonale.
Nella cella
campanaria è
collocata la più
antica campana datata
della Valle
d’Aosta: fusa
mel 1372 e
dedicata alla
Vergine Maria,
reca
l’iscrizione Ave
Maria gratia
plena, Dominus
tecum. A.D.
MCCCLXXII.
La
cripta è una delle più
antiche della
Valle d’Aosta,
risale nella sua
parte originaria
all’ultimo
quarto del X
secolo.
Successivamente
ingrandita,
doveva
presentare tre
navate (una
sarebbe andata
distrutta o
inglobata nel
muro
settentrionale
della chiesa
attuale).
Castello
Situato
su una collina
che domina la
Dora Baltea,
il castello
di
Aymavilles si
erge in
posizione
strategica alla
biforcazione tra
l’alta Valle
d’Aosta e
la Valle
di Cogne e
a controllo
della piana di
Aymavilles, là
dove si
estendevano in
epoca romana le
proprietà di un
vasto territorio
agricolo, forse
legato alla gens
Avilia, la
stessa
responsabile
della
costruzione
del ponte
acquedotto di
Pont D’Ael.
Citato
per la prima
volta in una
bolla papale del
1207, il
castello era
probabilmente
composto da una
torre e forse
dotato di una
cinta muraria,
appartenente
alla famiglia De
Amavilla.
Dalla
metà del
Trecento venne
attuata la
trasformazione
del primo nucleo
del castello che
possiamo
ammirare ancora
oggi, quando i
conti di Savoia
infeudarono
l’intero
complesso ad
Aimone di
Challant. A suo
figlio, Amedeo
di Challant, si
deve la
realizzazione
della struttura
attuale, di cui
rimangono alcune
testimonianze, a
partire dalle
cucine, fino ad
arrivare allo
splendido
sistema di
carpenteria
lignea che ancor
oggi costituisce
il tetto del
castello. Il
nuovo castello,
realizzato tra
il 1395 e 1412,
venne
sopraelevano e
ai quattro
vertici del
maniero furono
costruite
delle torri
semicircolari,
che ancor oggi
rendono
particolarmente
identificabile
la struttura.
L’intera
costruzione
venne circondata
da un ampio
fossato.
Qualche
anno dopo, il
figlio di
Amedeo, Giacomo
di Challant,
modificò
il maniero sopraelevando
l’intero
complesso di un
piano e
fornendolo di
merlature e
caditoie, che è
ancora possibile
ammirare nel
sottotetto.
Il
matrimonio di
Isabella di
Challant sancì
il passaggio del
castello di
Aymavilles ai
Madrizzo, che lo
affidarono a dei
custodi, dando
inizio ad un
lento processo
di decadenza.
Nel 1702, con
l’arrivo di
Joseph Felix de
Challant, il
castello
rinacque: una
radicale
campagna di
riammodernamento
dell’edificio
venne attuata
per trasformare
il maniero in
una stabile
residenza di
rappresentanza.
La struttura
esterna venne
restaurata e gli
interni furono
drasticamente
rinnovati. Del
vecchio castello
vennero
mantenuti poco
più che i muri
perimetrali.
L’edificio
perse così
definitivamente
la sua antica
funzione
difensiva e
venne riplasmato
con l’apertura
di grandi logge
e
l’inserimento
di balaustrate,
cornici e
specchiature. A
conclusione di
questa campagna
ricostruttiva,
il castello di
Aymavilles
appariva come lo
vediamo ancora
oggi.
L’ultimo
intervento lo si
deve al conte
Vittorio
Cacherano Osasco
della
Rocca-Challant,
fautore della
decorazione
recentemente
messa in luce e
valorizzata in
alcuni ambienti
del castello.
Nel
XIX secolo il
conte Vittorio
Cacherano Osasco
della
Rocca-Challant,
ultimo
discendente
diretto della
nobile famiglia
Challant, avviò
una
grande campagna
decorativa all’interno
de castello,
visibile grazie
agli interventi
di restauro condotti
sugli intonaci.
L’intervento
di pulitura ha
riportato alla
luce
dei serramenti
vivacemente
colorati e porte
interne
decorate con
personaggi,
animali e
paesaggi, oltre
a raffigurazioni
di castelli.
Sugli
scuri e sulle
porte finestre
sono stati
recuperati
i velari
ottocenteschi.
Il
progetto di
allestimento del
nuovo
museo nel castello
di Aymavilles vuole
fornire al
visitatore una
doppia chiave di
lettura: da una
parte raccontare
la storia del
castello,
dall’altra
permette di
ammirare la
raccolta
d’arte e
archeologia
dell’Académie
Saint-Anselme.
Il
percorso museale
si articola su
tre livelli,
affrontando
tematiche
diverse:
Al
piano terreno si
sviluppa
la narrazione
della storia
delle
famiglie che
si sono
succedute nel
castello.
Al
primo piano
viene
illustrato il
ruolo
fondamentale di
Vittorio
Cacherano e
si introduce
l’esposizione
della collezione
dell’Académie
St-Anselme, alla
quale sono
dedicate tutte
le sale
rimanenti del
primo e del
secondo piano.
Tra le opere
più importanti
della collezione
dell’Académie
Saint-Anselme vi
sonol’altorilievo
raffigurante
Santa Caterina,
attribuito alla
bottega
di Stefano
Mossettaz, e i
tre capitelli da
San Francesco,
oltre ad
interessanti
sculture lignee,
tele dipinte,
frammenti di
affreschi,
oreficerie e
oggetti di
carattere
ecclesiastico.
Una
volta aperto al
pubblico il
castello, la
visita
continuerà
al piano
del sottotetto,
dove è
possibile
ammirare
la straordinaria
struttura
lignea a
capriate
risalente al XV
secolo.
Altre
architetture
militari
Casaforte
d'Allian,
ancora presente
nel 1722, era
edificata a
ponente della
chiesa
parrocchiale di
Saint-Martin,
nella località Tour
d'Allian.
I materiali
della casaforte
in rovina
vennero
utilizzati per
l'edificazione
della stessa.
Casaforte
Montbel,
nell'omonima
frazione, è
oggi trasformata
in abitazione
rurale.
Castello
di Châtellet parte
della
ricognizione
feudale di
Giacometto (Jacquemet)
d'Aymaville del
1297, e la Tour
du Bois,
citata in un
documento del
1308.
Pont
d'Aël

Il pont
d'Aël è
un ponte
acquedotto
romano che sorge
presso il
villaggio
omonimo nel
comune di Aymavilles,
in Valle
d'Aosta.
Fu edificato nel 3
a.C. per
l'irrigazione e
il rifornimento
di un lavaggio
di minerale per
la colonia di Augusta
Prætoria
Salassorum,
l'odierna Aosta,
allora appena
fondata. Il
ponte, situato
all'entrata
della val
di Cogne,
una valle
laterale, 66
metri al di
sopra del
fondovalle,
sostiene un
acquedotto
tecnicamente
avanzato, lungo
in totale 6 km.
Oltre alla sua
posizione
insolita, la
costruzione
(originariamente
su tre livelli)
presenta
ulteriori
particolarità,
come una
galleria di
controllo sotto
la conduttura
dell'acqua e il
suo
finanziamento
espressamente
privato. In
quello che era
una volta il
canale delle
acque passa oggi
un sentiero per
escursioni.
Il
ponte attraversa
il torrente Grand
Eyvia presso
pont d'Aël,
all'entrata
della val
di Cogne,
una valle
laterale 8 km
a sud-ovest di
Aosta. Una
prima
descrizione fu
tramandata nel 1550 da Emanuele
Filiberto
Pingone,
che allegò
anche uno
schizzo. Il
barone di Malzen
(1826)
e Édouard
Aubert (1860)
fornirono
ulteriori
immagini, che
mostrano l'opera
già nella sua
forma attuale.
Nel 1930, Piero
Barocelli completò
le celebri
misurazioni del 1864 dopo
gli scavi
all'ingresso
occidentale del
ponte.
Una
misurazione
completa fu
eseguita per la
prima volta da
Mathias Döring
nel 1996. In
questa occasione
si poté
dimostrare che
il ponte non
era, come
generalmente
ritenuto fino ad
allora, una via
di trasporto per
i minerali
ferrosi, bensì
faceva parte di
una conduttura
d'irrigazione
per le aree
agricole della
crescente
colonia di
Augusta Prætoria
e riforniva di
acque un
lavaggio dei
minerali per il
minerale ferroso
estratto a
Cogne. Essendo
escluso un
rifornimento di
acqua potabile
da Augusta Prætoria,
la città si
riforniva dal
vicino Buthier.
Ciononostante
l'acqua, accanto
alla sua
principale
funzione
economica,
potrebbe essere
stata utilizzata
anche per la
copertura del
fabbisogno di
acqua potabile
della campagna
locale.
Un
punto d'arrivo
della
conduttura,
lunga in tutto 6 km,
era una fertile
regione grande
circa 200 ha a
ovest di Aosta
che –
posta da 50 a
150 m sopra
il fiume
principale della Dora
Baltea –
si poteva
sfruttare solo
con l'aiuto di
una conduttura a
caduta. Lungo il
percorso l'acqua
veniva deviata
per il lavaggio
del minerale,
che si trovava
presumibilmente
vicino al
villaggio di Aymavilles.
Le difficoltà
tecniche durante
il tracciamento lungo
le ripide pareti
rocciose della
Val di Cogne
furono risolte
magistralmente
dagli ingegneri
romani: la
strada della
conduttura era
tracciata come
direzione
libera: l'acqua
della Grand
Eyvia deviata
per 2,9 km
sopra il pont
d'Aël fu
portata a valle
lungo i ripidi
pendii delle Val
di Cogne in
canali aperti
con una caduta
in m del
6,6 per mille; gallerie e qanat non
furono presi in
considerazione a
causa della
roccia molto
dura o della
copertura
richiesta di
60–120 m. La
conduttura,
ampia 1,20 m,
fu incisa come
semigalleria nel
pendio roccioso,
cosicché sul
lato della valle
rimaneva un
parapetto di
roccia rialzata
alto fino a 3 m.
Il vantaggio
consisteva non
da ultimo nel
fatto che,
diversamente che
in una galleria
trasversale, il
lavoro di
avanzamento
grazie al
contatto visivo
poteva iniziare
in qualsiasi
punto si
volesse, il che
significava una
considerevole
riduzione dei
tempi di
costruzione.
Tali
semigallerie si
possono trovare
nelle
costruzioni
idrauliche
romane solo
raramente in
regioni
particolarmente
impervie, come
ad es.
nell'acquedotto
di Side (Turchia).
Nelle
zone più
pianeggianti si
decise per una
terrazza larga
da due a quattro
metri,
attraverso la
quale la
conduttura
passava come un
canale
rettangolare
murato con una
copertura di
lastre. In
totale la
conduttura fino
a Pont d'Aël
attraversa un
tratto di 25 km
di pendenza e di
0,65 km di
roccia. L'ulteriore
tracciato della
conduttura sotto
il ponte non ha
potuto essere
studiato a causa
della presenza
di costruzioni e
coltivazioni
agricole; il
punto d'arrivo
potrebbe
trovarsi nella
suddetta zona
d'irrigazione
intorno
all'odierna
località di
Aymavilles.
Il
ponte, lungo
60,46 m e
largo 2,26 m,
sorge nell'unico
punto di
attraversamento
possibile
sull'abisso
della Grand
Eyvia,
lungo 4 km
e profondo fino
a 150 m. Il
suo unico arco si
allunga sulla
gola, larga qui
solo 12 m,
ma profonda 66 m,
con una campata
di 14,24 m.
La volta
dell'arco è
costituita da un
arco con cunei a
una nervatura.
Il ponte, un
tempo
presumibilmente
a tre livelli,
porta al
pianterreno un
corridoio lungo
50,35 m,
che nell'antichità serviva
alla verifica
della tenuta
della
soprastante
conduttura
dell'acqua. Su
entrambi i lati
di questo
corridoio di
controllo alto
3,88 m si
trovano ancora
oggi due file di
piccole
finestre, delle
quali quelle
inferiori
illuminavano il
pavimento e
quelle superiori
il tetto, così
che il custode
del ponte
potesse
identificare
rapidamente le
fuoriuscite
dell'acqua, che
a causa del gelo
avessero
danneggiato la
muratura. Döring
poté dimostrare
senza ombra di
dubbio
l'esistenza
dell'antica
conduttura
dell'acqua, al
cui livello
corre il moderno
sentiero per
escursioni, in
base
all'altitudine e
al tracciato dei
resti delle
mura, e anche
alla presenza di
una galleria
occidentale
attigua al
ponte. La sua
altezza misurava
1,90 m per
una larghezza di
1 m. Al
terzo piano un
tempo si trovava
forse un
marciapiedi
aperto, che dava
alla costruzione
un'altezza
totale di 22,15 m.
Un'epigrafe
di grandi
dimensioni sul
lato nord del
ponte dà
informazioni
dettagliate sul
costruttore. Il
ponte dunque fu
finanziato con
mezzi propri nel 3
a.C. da
Caio Avillio
Caimo da Padova,
uno dei gestori
della miniera
situata nelle
vicinanze, il
che era
evidenziato in
particolare
dalla
collocazione
centrale del PRIVATVM:
«IMP
CAESARE AVGVSTO
XIII COS DESIG
C AVILLIVS C F
CAIMVS PATAVINVS
PRIVATVM» (LA)
«Imperatore
Caesare Augusto
XIII consule
designato
Gaius Avillius
Gaii filius
Caimus Patavinus
privatum» (IT)
«Al
tempo in cui
l'imperatore
Cesare Augusto
fu nominato
console per la
13ª volta,
Caio Avillio
Caimo da Padova,
figlio di Caio,
(ha costruito
questo ponte)
con mezzi
privati.»
(Mathias
Döring (1998))

Fonte
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