Donnas è la culla del primo
vino DOC della
Valle d'Aosta,
che porta lo
stesso nome
della località
ed è prodotto
dalle Caves
Coopératives de
Donnas.
All’entrata
del comune,
situato ad
un’altitudine
di 322 metri, si
può godere
dell’incantevole
vista dei
terrazzamenti
coltivati a
vite,
mentre uscendo
dalla località
è ancora
visibile un
tratto della Via
Consolare romana sovrastata
da un arco,
realizzata dai
Romani scavando
nella roccia
viva a
strapiombo sulla
Dora Baltea.
Nel
centro abitato
principale si
trova l’antico
borgo dove
ammirare
finestre del
‘500,
affreschi,
portali in noce
intarsiati e
Palazzo
Enrielli,
edificio del
XVII secolo.
Contrariamente
alle regole di
pronuncia della lingua
francese standard,
la "s"
finale di Donnas
si pronuncia
("Donàs").
È scorretta la
pronuncia Dònnas.
Il
toponimo
potrebbe
derivare dal
nome di una
varietà di
castagna locale,
la donnasc.
La tesi più
accreditata fa
però risalire
il nome a un prediale Donatis, probabilmente
da fundus Donnus o Donatus.
È
italianizzato in Donas durante
il fascismo dal
1939 al
1946, e mantiene
la grafia Donnaz dal
1946 al 1976.
Da
Donnas, epoca
romana,
passava la via
delle Gallie, strada
romana consolare fatta
costruire da Augusto per
collegare la Pianura
Padana con
la Gallia.
Di questa
strada,
all'inizio del
paese, esiste un
tratto di strada
ben conservato.
Un
tempo il borgo
sorgeva a meno
di un chilometro
a ovest del
villaggio di Tréby:
nel 1176
un'enorme frana
distrusse il
paese e la
primitiva
chiesa. Il borgo
fu quindi
ricostruito a
ridosso della
parete rocciosa.
Fu
un importante
centro economico
e amministrativo
fino al termine
del XVII
secolo,
sotto il
controllo
diretto dei Savoia e
dei signori di Pont-Saint-Martin.
Donnas
è stato sede
cantonale
all'interno
dell'arrondissement
d'Aoste,
dal 1802 al
1814.

Visitare
il borgo
-
La strada
romana delle
Gallie,
costruita per
collegare Roma
alla Valle del
Rodano, ha nel
tratto di Donnas uno dei suoi punti più caratteristici e spettacolari, intagliata
com‘è nella
viva roccia per
una lunghezza di
221 metri.
In
un luogo dove,
in antico, il
promontorio
roccioso
arrivava a
tuffarsi nelle
acque della
Dora, i Romani
hanno lanciato
una vera e
propria sfida
alla natura
intagliando una
roccia viva su
cui hanno saputo
tirare pareti
perfettamente
verticali e nel
cui grembo hanno
ricavato il
sedime stradale.
Emozionante
ed insolita, qui
la Via delle
Gallie dà
il meglio di sé
offrendo lo
spettacolo di un
passaggio ad
arco di
4 metri di
spessore, 4
metri di altezza
e quasi 3 metri
di larghezza che
illustra
eloquentemente
la mole di
roccia
asportata,
mostrando tutta
la raffinatezza
di una tecnica
stradale mai più
raggiunta fino
ai viadotti e
alle gallerie
moderne.
Nel
Medioevo servì
come porta del
borgo, che
veniva chiusa
durante la
notte; le altre
difese erano
naturali: da una
parte la
montagna e
dall’altra il
fiume.
Una
strada
fondamentale,
molto utilizzata
nel corso dei
secoli come,
effettivamente,
testimoniano i
profondi segni
lasciati dal
passaggio dei
carri e l’usura del piano di calpestio che, in più punti, presenta
rattoppi e
risarciture
operate nel
tempo.
Poco
oltre, sulla
destra, si
riconosce il
profilo
aggettante di un
miliario,
anch’esso
risparmiato nel
banco roccioso,
che ci informa
in merito alla
distanza da
Augusta
Praetoria
(l’attuale
città di
Aosta): XXXVI
miglia (circa 54
km).
-
Una
testimonianza
del florido
passato di
Donnas è data
dai palazzi
del borgo antico,
tra cui il
palazzo Enrielli
o Henrielli
(XVII secolo).
-
Sul versante
dell'Envers,
è possibile
ammirare la Torre
di Pramotton,
risalente all'XI
secolo. E' una
delle più
antiche torri
della Valle
d'Aosta.
Si
trattava
probabilmente di
una torre di
avvistamento, e
secondo la
tradizione,
appartenne ai
signori di Bard.
Sorveglia
l'accesso alla
valle del Lys.
E'
esagonale, e
presenta una
merlatura, che
fa corrispondere
a ogni merlo uno
spigolo
squadrato della
torre. Tali
spigoli sono
rinforzati in
conci.
La
porta di
accesso, come
era in uso anche
negli altri
dongioni dei
castelli
primitivi
valdostani, è
rialzata, per
permettere
un'estrema
difesa,
ritirando la
scala d'accesso
in caso di
attacco. In
questo caso la
porta è
sopraelevata di
circa 4 metri.
I
lati più
vulnerabili
della torre
erano protetti
da una cortina
difensiva.
All'interno,
erano presenti
solai in legno.
-
L’ecomuseo
della vite e del
vino - La
situazione
climatica di cui
gode Donnas ha
favorito da
sempre la
coltivazione di
piante
mediterranee
come l’ulivo
e, naturalmente,
la vite.
Gli
enormi lavori di
terrazzamento e
le difficoltà
imposte da un
territorio in
forte pendenza,
hanno fatto sì
che questa
viticoltura sia
definita
“eroica”.
Attività
profondamente
radicate nella
cultura locale,
la produzione e
la
commercializzazione
del vino sono
oggi anche il
veicolo per la
valorizzazione
dell’intero
territorio.
Gli
oggetti e le
attrezzature
presenti nel
museo sono
ancora oggi per
la maggior parte
di uso comune a
Donnas.
La loro origine
si perde nel
tempo, i nomi in
patois, spesso
non traducibili,
evocano un
passato in cui
la coltivazione
della vite era
un’attività
diffusa e
profondamente
radicata nella
cultura locale.
Sono oggetti
semplici, ma
sapientemente
realizzati da
mani esperte a
svolgere, nella
vigna o in
cantina, la
funzione loro
assegnata.
Il
Museo è ubicato
nelle cantine
dell’asilo
‘‘Anna
Caterina
Selve’‘,
fatto erigere in
onore della
madre dal
commendatore
Federico Selve a
beneficio della
popolazione di
Donnas.
L’elegante
fabbricato è a
struttura
geometrica
lineare, formato
da un unico
corpo con
altezze diverse
e presenta
all’esterno
sagomature
orizzontali che
suggeriscono
l’idea del
bugnato.
Le
cantine sono
caratterizzate
da un bellissimo
soffitto voltato
in mattoni.
Destinate
inizialmente a
deposito, i
locali hanno
ospitato dal
1971 al 1976 la
sede delle Caves
Coopératives de
Donnas e
le botti del
primo vino a
Denominazione di
Origine
Controllata
della Valle
d’Aosta:
ristrutturate
nel 2003 dal
Comune di
Donnas, oggi
ospitano il
museo.
Oltre
ad attrezzi e
oggetti legati
alla raccolta
dell'uva e alla
sua
trasformazione
ci sono, lungo
il percorso di
visita, alcuni
touch screen che
illustrano le
tecniche di
lavorazione ed i
pregiati vini
locali.
-
L’ecomuseo
della latteria
turnaria di Tréby
- L’edificio
nella frazione
Tréby di
Donnas, che dal
1897 fino al
1980 ha ospitato
l’attività
della locale
latteria sociale,
riveste un
duplice
interesse
storico-culturale,
poiché
testimonia da un
lato il passato
rurale del
paese, quando
l’allevamento
era attività
diffusa e
contribuiva alla
sussistenza
della
popolazione,
dall’altro la
secolare
presenza a
Donnas della
Confraternita
dello Spirito
Santo,
la cui attività
di beneficenza
è sopravvissuta
fin quasi ai
giorni nostri.
Mentre
i locali usati
fino a
trent’anni fa
come latteria
sociale
conservano gli
arredi e
l’attrezzatura
utile al
conferimento del
latte e alla
successiva
lavorazione
casearia, oltre
che la
documentazione e
i registri
relativi al
funzionamento
della società
stessa, nella
sala attigua,
interamente
affrescata,
emergono le
testimonianze
dell’attività
della «Confrérie
du Saint-Esprit»,
esistente fin
dal 1012 come
riportato
sull’affresco
raffigurante
l’ultima cena.
Vari
dipinti
testimoniano il
lavoro svolto
dalla
confraternita a
favore della
comunità.
Dovere dei
confratelli era
infatti tradurre
la fede in opere
di carità,
distribuire cibo
ai poveri e
ospitare i
senzatetto in
caso di
incendio.
L’attività
benefica della
confraternita
proseguì per più
di un secolo e
mezzo dopo la
sua soppressione
ufficiale
avvenuta nel
1776.
L’atto
di costituzione
della latteria
di Tréby porta
la data del 25
luglio 1897.
Cinque anni
dopo, il 21
maggio 1902, la
latteria sociale
di Treby acquistò
lo stabile della
Confraternita
dello Spirito
Santo, dove
svolse la sua
attività fino
al 1980, quando
la società si
sciolse.
L’intero
fabbricato è
stato restaurato
e destinato nel
2003 amuseo
etnografico,
arredato con le
stesse
attrezzature e
materiali usati
un tempo per la
lavorazione del
latte.

Fonte:
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