Palmi
(Reggio Calabria)

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Palmi è un comune della città metropolitana di Reggio Calabria. La città è un attivo centro agricolo, commerciale e balneare nonchè località principale dell'area geografica piana di Gioia Tauro.  

Palmi sorge sul mar Tirreno, a ridosso delle pendici del Monte Sant'Elia, su un terrazzamento che sovrasta un tratto di Costa Viola.

Gran parte del territorio comunale è formato da una serie di terrazzamenti collinari che degradano rapidamente sul mare tramite un sistema di falesie, piccole spiagge e scogliere. Su un terrazzamento a quota 228 metri s.l.m. si trova il centro storico con la casa comunale mentre, in un altro terrazzamento posto più a nord ed avente altezza di circa 100 metri s.l.m., è ubicata la frazione di Taureana. La restante parte della superficie comunale è costituita, a sud, dal Monte Sant'Elia (582 metri s.l.m.) e, a nord-ovest, da un territorio pianeggiante su cui sorgono i quartieri balneari costituenti il Lido di Palmi.  

Oltre il territorio comunale, a nord, si estende la seconda zona pianeggiante per ampiezza della Calabria che prende, tra gli altri, il nome di Piana di Palmi.

Il corso d'acqua principale è il fiume Petrace, che segna il confine nord-est del territorio comunale, dalla località Pontevecchio fino alla sua foce sul mar Tirreno.

La punta più ad ovest è denominata Capo Barbi, e da questo promontorio inizia la Costa Viola. Il nome deriva dal fatto che il mare, a poca distanza dalla linea di costa, raggiunge elevate profondità facendo assumere all'acqua un colore blu cupo che il sole, al tramonto, colora con riflessi viola. Poco più a sud di Capo Barbi vi è la punta Motta.

Tutta la costa di Palmi, nella quale si trovano la baia della Marinella e la baia della Tonnara, è arricchita da grotte marine e costiere, da spiagge e da scogli. Tra le prime vi sono la grotta delle Sirene, la grotta dell'Arcudace e la grotta Perciata. Le spiagge sono quelle della Marinella, di Trachini, della Tonnara e di Pietrenere-Scinà mentre gli scogli principali sono lo scoglio Trachini, Pietra Galera, lo scoglio dell'Isola e gli scogli Agliastro. Tra questi ultimi vi è il celebre scoglio dell'Ulivo, sulla cui sommità è cresciuto, nei secoli passati, un albero di olivo.

Circa le origini del nome dato a Palmi è costante la tradizione, nei secoli susseguiti alla sua fondazione, che abbia assunto tale denominazione a causa delle numerose palme che sorgevano nel suo territorio; tant'è che con l'indicazione De Palmis, Ruggiero I conte di Calabria specificava di concedere la chiesa di San Georgium, nel 1085, alla Chiesa di Santa Maria e dei XII apostoli di Bagnara Calabra. Dominus Palmae venne chiamata invece dal barone Iacobus De Roto di Seminara nei registri angioini dei baroni di Calabria del 1333 mentre, nei secoli seguenti, gli antichi notari si servirono dell'espressione Civitas Palmarum per indicare Palmi. La quale, nel secolo XVI, da Gabriele Barrio venne chiamata Parma mentre da Fra Lando Alberti venne nominata come Palma.

Carlopoli venne pure denominata nel secolo suddetto, in onore del duca Carlo Spinelli che la ricostruì fortificata dopo una devastazione saracena, tanto che nel 1567 sono riportati l'appellativo di oppidum (a conferma della fortificazione) e di Palma nunc Carlopolis ipotizzando che la nuova Carlopoli fu costruita accanto al vecchio centro abitato. Solamente nel  1669 si incomincia a trovare scritta Palmi ma, col cominciare del XVIII secpòp, la città venne detta ordinariamente Palme, nome che prevalse sempre fino al nuovo assetto del regno di Casa Savoia (1860), in cui si stabilì definitivamente il nome Palmi.  

Il territorio comunale fu abitato fin dall'Età del bronzo, come testimoniato dai rinvenimenti ottenuti negli scavi condotti nella Grotta della Pietrosa o dai resti di capanne scoperti a Taureana di Palmi.

Dal IV secolo a.C., e fino al X secolo, nel territorio comunale si sviluppò la città di Tauriana. Sulla sua fondazione, alcune leggende narrano di una possibile colonizzazione achea dell'area. Altre ipotesi storiche ricollegano la nascita della città alla seconda metà del IV secolo a.C., quando dei gruppi brettii, nello specifico i «Tauriani», si resero autonomi dai lucani, raggiungendo e conquistando una parte della Calabria meridionale. Nell'alto medioevo la città crebbe d'importanza diventando sede vescovile.

Nel 951 Tauriana venne distrutta dalle milizie dell'emiro di Palermo Hasan Ibn Alì e, fuggendo, la parte dei taurianensi dedita ai traffici ed alle arti marinaresche si stabilì nella parte alta della costiera, tra il monte Aulinas ed il fiume Metaurus, nella contrada De Palmis dove vi erano alcune case coloniche.

Dei primi secoli di vita del piccolo villaggio di Palmi (Palmae in latino), casale di Seminara, sono giunte ai giorni nostri poche informazioni. Si narra che da Palmi il conte Ruggero I di Sicilia radunò l'armata normanna per muovere alla conquista della Sicilia. Dagli inizi della dominazione normanna, fino al principio del XIII secolo, le uniche notizie riguardano le vicende che accompagnarono i conventi di Sant'Elia lo Juniore e di San Fantino. Le dimensioni dell'abitato nel Trecento dovevano essere contenute, dato che la chiesa di San Nicola era l'unica esistente.

Si rifugiò a Palmi, nel 1495, il re Ferdinando II d'Aragona dopo aver subito una sconfitta a Seminara contro le truppe del generale Robert Stuart d'Aubigny.

Il centro abitato fu colpito nel 1549 dai pirati saraceni e distrutto interamente. Pertanto il feudatario duca Carlo Spinelli, decise di riedificare la città fortificandola. In seguito alla sua ricostruzione la città crebbe ulteriormente d'importanza attirando tutti i traffici marittimi delle coste meridionali della Calabria.  

Indipendente da Seminara nel 1632, nel XVII secolo la città si sviluppò urbanisticamente ed economicamente grazie all'attività commerciale dei suoi abitanti ed al marchese Andrea Concublet che le istituì una "fiera". Le mura ad est vennero abbattute per permettere l'unione con i nuovi agglomerati che venivano a formarsi, in conseguenza dell'aumento di popolazione. Sempre nel XVII secolo il tessuto urbano, fino a quael momento costituito da rioni distanti tra di loro, si concentrò intorno ad un nodo principale formato dalla nuova "piazza del Mercato".

Nel XVIII secolo Palmi attraversò il periodo più florido della sua storia, fino a quando fu colpita dal Terremoto della Calabria meridionale del 1783 che la distrusse completamente provocando circa 1.400 morti. La ricostruzione della città avvenne seguendo parzialmente il Piano Regolatore redatto dall'ing. De Cosiron.

La città venne posta a capoluogo di distretto nel 1806. Nel 1860 avvenne lo sbarco di Giuseppe Garibaldi e della spedizione dei mille alla Marina di Palmi, e l'evento fece mettere in fuga il numeroso presidio borbonico presente in città. Con l'Unità d'Italia, il distretto venne abrogato e Palmi fu posta a capo dell'omonimo circondario (abolito nel 1927). Nel 1894 la città fu epicentro di un terremoto che produsse numerose rovine e 9 morti.

Nel 1908 Palmi venne nuovamente distrutta, quasi nella sua totalità, dal violento terremoto del 28 dicembre, che provocò nella sola città calabrese circa 600 morti. Il centro abitato venne ricostruito su progetto dell'ing. Pucci, stravolgendo completamente l'assetto urbano dei secoli passati. La ricostruzione, che interessò tutta la prima metà del XX secolo, rese gradevole l'aspetto della città, con l'uniformità delle volumetrie, con il gusto neoclassico dei nuovi edifici e con la realizzazione di monumenti ed opere d'arte.

Il secondo dopoguerra vide lo sviluppo cittadino nel settore terziario, ponendo Palmi come principale polo amministrativo, direzionale e scolastico del versante tirrenico della provincia grazie all'istituzione di scuole di secondo grado, strutture di forze armate, strutture sanitarie e giudiziarie e sedi di altri enti pubblici e privati. Nel 1998 fu istituito dalla Provincia di Reggio Calabria il Circondario della Piana, rinominato nel 2008 Circondario di Palmi.  

Concattedrale di San Nicola vescovo

La concattedrale di San Nicola vescovo è il principale luogo di culto cattolico di Palmi. È ubicata nel centro storico e prospetta sulla piazza Duomo, di fronte al Palazzo comunale e a fianco degli uffici vescovili della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi. Chiamata anche chiesa madre o matrice, è sede dell'omonima parrocchia eretta nel XIV secolo. Al suo interno è custodita la reliquia del Sacro Capello oltre alla venerata icona della Madonna della Sacra Lettera.  

Tra il 1310 ed il 1311, è attestata in Palmi una chiesa dedicata a san Nicola, che risultava essere l'unica del villaggio. La chiesa di san Nicola è nuovamente citata, per la prima volta come parrocchia, in atti del 1532 e, negli anni successivi, risulta in commendam a vari commendatari. Inoltre è descritta anche nella visita ex limina a Palmi di mons. Marco Antonio Del Tufo, vescovo della diocesi di Mileto, nel 1586. L'edificio sorgeva discosto dalle mura cittadine di Carlopoli e vi avevano sede la confraternita di san Nicola e la confraternita del Santissimo Sacramento. Al suo interno vi era l'altare maggiore, una cappella dedicata al Santissimo Sacramento e gli altari laterali dedicati rispettivamente a san Pietrosan Nicolasan Giorgiosan Girolamo e alla Natività del Signore.

Nel 1664 vi venne fondata una congrega del "Purgatorio" o del "Sacro Monte delle cinquanta messe". In quel secolo, nella chiesa erano custoditi un quadro di san Giovanni che predica, di autore ignoto, ed un quadro dell'Assunta, opera di Giacomo Farelli, oltre ad essere usata anche per la sepoltura dei fedeli, cosa che si protrarrà pure nel secolo successivo.

Nei documenti della visita del 1707 di mons. Domenicantonio Bernardini vescovo della diocesi di Mileto, la chiesa presentava l'altare maggiore dedicato ai santi Pietro e Paolo e gli altari laterali del Santissimo Crocifissodi san Nicola, di san Giovanni Battista, di san Girolamo, delle anime del Purgatorio, di san Giuseppe, di sant'Antonio Abate e di san Francesco da Paola.

Il luogo di culto venne riedificato nel periodo tra il 1740 e il 1743 e, nel mentre, il 25 agosto 1741 il vescovo della diocesi di Mileto mons. Marcello Filomarini, eresse la chiesa a «insigne collegiata» avendo ottenuto la bolla pontificia da papa Benedetto XIII. Nella seconda metà del XVIII secolo, il feudatario di Palmi Giovan Battista Spinelli II, ne collocò il suo seggio ducale, che era stato spostato da Seminara a Palmi.

La chiesa venne nuovamente distrutta dal violento terremoto del 5 febbraio 1783. Nel marzo del 1786 il vicario generale per il dipartimento della Piana, riferì che si era quasi interamente riedificata, con la città di Palmi, la sua «chiesa cattedrale» con direzione dei lavori da parte dell'ing. Pietro Galdo. Questo nuovo edificio di culto fu però ricostruito con materiale difettoso ed i muri, dopo pochi anni, incominciarono a far crepe anche a seguito del terremoto del 1791.

Nel 1803 i muri che avevano evidenziato delle lesioni negli anni precedenti, crollarono in più parti tanto che l'edificio fu reso inagibile e le funzioni parrocchiali vennero spostate nella chiesa di san Rocco, dove furono collocati temporaneamente il quadro della Madonna della Lettera e la statua di san Nicola.  

La chiesa, tornata agibile, aveva dimensioni che la rendevano imponente, tant'è che nel panorama della città il tempio si stagliava sulle altre costruzioni dell'abitato. La collegiata però venne ulteriormente danneggiata dal terremoto del 1894 e si provvide ancora una volta alla sua parziale ricostruzione.

Sopraggiunse ulteriormente il terremoto del 1908 che arrecò nuovi e gravi danni alla struttura pregiudicandone l'utilizzo. Pertanto, nel 1909 si procedette alla demolizione del fabbricato e successivamente una chiesa provvisoria venne realizzata vicino al luogo dove sorgeva la vecchia chiesa demolita.

Nel 1915, il Comune di Palmi affidò l’incarico di realizzare la nuova chiesa all’ing. padre Carmelo Umberto Angiolini e il progetto venne approvato nel 1926. L'anno seguente venne approvato però un nuovo progetto, redatto stavolta dall'ing. Mario Pandelli. I lavori iniziarono nel 1929, realizzati dalla ditta S.I.L.A. di Roma con fondi stanziati per la ricostruzione delle chiese dei centri terremotati del 1908. La nuova e attuale chiesa collegiata fu aperta al culto nel 1932.

Nel 1954 venne invece realizzato ed inaugurato, su progetto dell'ing. Francesco De Luca il nuovo campanile con funzione anche di torre civica della città. Negli anni sessanta vi fu l'adeguamento della chiesa alla riforma liturgica post Concilio Vaticano II, con l'aggiunta di una mensa e di un ambone marmorei.

Nel 1979 il luogo di culto e tutta la città di Palmi passarono dalla giurisdizione della diocesi di Mileto a quella nuova di Oppido Mamertina-Palmi e il 20 giugno 1988 la chiesa assunse il titolo di concattedrale della diocesi.

A metà degli anni novanta del XX secolo, accanto alla concattedrale furono realizzate ed inaugurate alcune importanti strutture sociali al servizio della comunità.

Nel periodo tra il 2001 e il 2003, su progetto dell'ing. Nicola Gentile, la concattedrale è stata completamente ristrutturata con i fondi dell'otto per mille e, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia del 2016, il luogo di culto è stato scelto quale chiesa giubilare.

Esterno - La facciata della concattedrale è a salienti, ripartita verticalmente da quattro lesene, che si innalzano da una zoccolatura in pietra che si sviluppa per tutta la larghezza della facciata, e da modanatura con cornice ad archetti pensili. Nella ripartizione centrale, di altezza maggiore rispetto a quelle laterali, è collocato centralmente un protiro con timpano triangolare ed un piccolo portico, con arco a tutto sesto sorretto da quattro colonne, nel quale è collocato l'ingresso principale dell'edificio, rialzato di tre gradini rispetto alla piazza. Nelle colonne sono inseriti dei capitelli con i simboli dei quattro evangelisti. Sopra il protiro è collocato invece un artistico rosone. Le due ripartizioni laterali presentano entrambe un ingresso, rialzato sempre di tre gradini rispetto al sagrato, con arco a tutto sesto sormontato da una monofora. La facciata è conclusa, nel punto più alto, da una croce in ferro.

Le pareti laterali presentano delle lesene che le ripartiscono in corrispondenza delle campate, raccordate da una cornice con arco a tutto sesto nella parte bassa e da una cornice con architetti pensili nella parte alta. Ogni campata è inoltre di provvista una monofora nella parte bassa, che illumina la navata laterale, ed una nella parte alta, che illumina la navata centrale. Il transetto presenta alle estremità due facciate a capanna con un'abside poligonale sormontata da una trifora. Anche la facciata tergale è a capanna e ripropone un'abside sormontata da una trifora. All'incrocio tra il transetto e la navata centrale si innalza una cupola ottagonale sprovvista di aperture. Sia la facciata che la cupola sono concluse alla sommità da una croce in ferro.

La copertura, con manto in tegole marsigliesi presenta numerosi spioventi, ad altezze differente ed in corrispondenza delle divisioni interne dell'edificio.

Torre civica - La Torre civica, di proprietà comunale, è collocata a lato sinistro della chiesa. È detta anche Torre dell'orologio per la presenza di quattro orologi, disposti su ognuna delle facce della torre, che suonano ad ogni ora con dei rintocchi. Il monumento svolge anche la funzione di campanile della concattedrale, poiché dotato di quattro campane (che appartengono alla parrocchia poiché erano collocate nel campanile della vecchia chiesa madre del XIX secolo). 

La torre venne realizzata nel 1954 ed ebbe notevoli difficoltà di costruzione, data l'altezza del manufatto di 40 metri e poiché il sottosuolo era composto da terreni superficialmente sciolti. Pertanto il direttore dei lavori, l'ingegnere Francesco De Luca, progettò una palificazione di 81 pali in cemento compresso, affondati nel terreno per una quota che andava da 5 a 23 metri. 

La suddetta palificazione venne sormontata da un massiccio telaio in calcestruzzo che formò la piattaforma sopra la quale venne innalzata la torre. Il costruttore dell'opera fu il cavaliere Annunziato Seminara.

La torre avente tutte e quattro facce uguali, inizia con una zoccolatura bugnata, sopra la quale sono collocate delle trifore con archi a tutto sesto. Nella parte centrale disposti come detto i quattro orologi e, nella parte superiore, vi sono delle aperture in archi a sesto acuto nella zona di alloggio delle campane. Infine, nella sommità della torre vi è un tamburo poligonale sopra il quale è collocata la copertura cuspidata conclusa alla sommità da una croce in ferro.

La Torre civica è attualmente la costruzione più alta della città di Palmi, ed una delle più alte della Calabria.

Interno - Al suo interno la concattedrale è suddivisa in tre navate rettangolari scandite da arcate a tutto sesto definite da due file di otto colonne doriche quadrangolari. Dalle navate laterali si aprono, all'incrocio con il transetto, due absidi laterali corrispondenti alle cappelle consacrate, rispettivamente, a san Nicola ed al Sacro Cuore di Gesù. L'abside ottagonale che conclude la navata centrale, alle spalle dell'altare maggiore, funge da deambulatorio. All'incrocio tra la navata centrale ed il transetto è collocata la cupola ottagonale priva di finestrature. Dalla navata destra è raggiungibile la cappella della Madonna della Lettera.

Le tre navate, fino al transetto compreso, corrispondono all'aula, mentre il presbiterio, rialzato di tre gradini rispetto al resto dell'edificio, è collocato nel coro, avente anch'esso larghezza pari a tutte e tre le navate.

Navata destra - La parete laterale della navata risulta scandita verticalmente da pilastri che sorreggono arcate a tutto sesto e che la suddividono in sei campate prima del transetto, più altre due successive allo stesso. In ogni campata è collocata una stretta monofora. La navata risulta divisa da quella centrale sempre da pilastri sormontati da archi a tutto sesto.

Partendo dall'ingresso, nella prima campata è collocata una base processionale (2000) in legno e argento, con la quale viene portato in processione il quadro di Maria Santissima della Sacra Lettera. La parte lignea del fercolo venne realizzato dall'artigiano ebanista Giuseppe Arcuri (con pigmentazione cromatica ad opera di Rosaria Raco) mentre i bassorilievi argentei furono realizzati dai fratelli Vincenzo e Giuseppe Simonetta.

Nella terza campata è posizionato un dipinto, in olio su tela, raffigurante Sant'Anna e Maria bambina (1937), opera del sacerdote Vincenzo Pugliese.

Nella quarta campata è collocato un dipinto, in olio su tela, raffigurante San Francesco d’Assisi che abbraccia Gesù crocifisso e angeli (1935), realizzato anch'esso da Vincenzo Pugliese.

Nella quinta campata si trova un gruppo scultoreo rappresentante San Giuseppe e Gesù bambino (XVIII secolo), in legno scolpito e dipinto, opera di scuola calabrese.

Nella sesta e ultima campata prima del transetto è posizionato l'ingresso laterale della concattedrale, che conduce all'esterno.

Nella prima campata dopo il transetto è posizionato un dipinto, in olio su tela, raffigurante la Madonna del Rosario, mentre nella seconda è invece posto l'accesso alla cappella della Madonna della Lettera.

Addossata alla parete di fondo della navata è collocata una fonte battesimale in marmo con coprifonte in legno intagliato, alle cui spalle è posto un dipinto raffigurante il Battesimo di Gesù operato da San Giovanni Battista (XX secolo).

Completano le opere d'arte della navata alcune Stazioni della Via Crucis (XX secolo), in legno intagliatooleografia su tela, opera di artisti locali.

Il soffitto della navata è formato da volte a crociera, ognuna in corrispondenza di una campata, mentre la pavimentazione è in seminato veneziano.

Navata sinistra - La parete laterale della navata risulta scandita verticalmente da pilastri che sorreggono arcate a tutto sesto e che la suddividono in sei campate prima del transetto, più altre due successive allo stesso. In ogni campata è collocata una stretta monofora. La navata risulta divisa da quella centrale sempre da pilastri sormontati da archi a tutto sesto.

Partendo dall'ingresso, nella seconda campata è posizionato un Crocifisso (XX secolo), realizzato in legno e bronzo fuso, opera di bottega calabrese. Nella terza campata è collocato un confessionale in legno.

Nella quarta campata è posizionato un dipinto, in olio su tela, raffigurante San Giuseppe e Gesù bambino (1899), realizzato dal pittore palmese di scuola napoletana Domenico Augimeri. La tela è considerata una delle principali opere dell'artista.

Nella quinta campata si trova un gruppo scultoreo rappresentante Maria Santissima Assunta e angeli (XVIII secolo), in legno di tiglio scolpito e dipinto, opera di scuola dell'Italia meridionale, probabilmente attribuibile allo scultore Domenico De Lorenzo.

Nella sesta e ultima campata prima del transetto è posto un secondo confessionale in legno.

Sulla seconda campata dopo il transetto è posta la porta d'accesso alla sacrestia mentre sulla parete di fondo della navata è collocato un quadro contenente un antico stendardo appartenente alla soppressa confraternita del Santissimo Sacramento.

Completano le opere d'arte della navata alcune Stazioni della Via Crucis (XX secolo), in legno intagliato e oleografia su tela, opera di artisti locali.

Il soffitto della navata è formato da volte a crociera, ognuna in corrispondenza di una campata, mentre la pavimentazione è in seminato veneziano.

Navata centrale - Nella controfacciata è posta, in corrispondenza dell'ingresso principale, una bussola.

La navata risulta divisa da quelle laterali, come detto, da pilastri sormontati da archi a tutto sesto. All'incrocio con il transetto si apre invece un arco trionfale. Al livello superiore la navata presenta pareti laterali che ripropongo una stretta monofora per ogni campata.

Salendo sopra il presbiterio, nella navata centrale è collocato l'altare maggiore, realizzato dal maestro Alfarone. L'opera, in marmo bianco policromo intarsiato, presenta tre pinnacoli alla cui cima sono posti ornamenti vegetali, ed un'edicola. Nel pinnacolo centrale è raffigurato, in bronzo, il simbolo dell'Agnus Dei. All'interno dell'edicola è esposta un'icona antica di Maria Santissima della Lettera con il Bambino (1774), realizzata in metallo laminato e legno scolpito e dipinto a olio. Il quadro è opera di autore sconosciuto, probabilmente di scuola messinese. Ai due lati l'altare presenta due aperture ad arco acuto, che conducono all'interno dell'edicola, chiuse da sportelli in ferro battuto e dipinto. Di fronte l'altare sono collocati una mensa e un ambone in marmo (1965).

La parete di fondo, nella parte alta, presenta una trifora mentre nella parte bassa, dietro l'altare maggiore si apre al deambulatorio.

Il soffitto della navata è formato da volte a crociera, ognuna in corrispondenza di una campata mentre la pavimentazione è in seminato veneziano nell'aula e in marmo bianco sul presbiterio.

Transetto - Il transetto si sviluppa trasversalmente a tutte e tre le navate e risulta scandito da pilastri cruciformi. Alle estremità presenta delle pareti con, nella parte alta, una trifora centrale e, nella parte bassa, le aperture delle cappelle dedicate al Sacro Cuore di Gesù e a San Nicola. Le uniche opere d'arte collocate nel transetto corrispondono alle restanti Stazioni della Via Crucis (XX secolo), in legno intagliato e oleografia su tela, opera di artisti locali.

Il pavimento del transetto risulta in seminato veneziano, mentre il soffitto è formato da volte a crociera ad eccezione dell'incrocio con la navata centrale, nel quale si innalza una cupola ottagonale priva di finestre. Al centro della cupola risulta posizionato un lampadario a corona (XX secolo) in ferro battuto e dipinto.

Cappella del Sacro Cuore di Gesù - All'estremità destra del transetto è collocata un'abside a pianta poligonale, nella quale si trova la cappella consacrata al Sacro Cuore di Gesù.

Le pareti dell'abside sono, nella parte bassa, rivestite in mattoni faccia a vista e dispongono di quattro monofore, una per lato. Centralmente è posto l'altare laterale del Sacro Cuore di Gesù (XX secolo), realizzato in marmo bianco e grigio scolpito da maestranze locali, con sportello di tabernacolo in metallo raffigurante la Risurrezione di Gesù. Sopra l'altare sono posizionate, alle due estremità, due statue di angeli reggi-candelabro mentre centralmente è collocata un'edicola in muratura intonacata, staccata dal resto dell'altare, contenente una statua del Sacro Cuore di Gesù (XX secolo), realizzata in gesso modellato e dipinto.

L'abside presenta una pavimentazione in marmo e risulta separata rispetto all'aula da un cancello di balaustra in ferro battuto e dipinto (XX secolo), opera di bottega calabrese. La copertura è formata invece da una semi-cupola che presenta policromi affreschi con figure angeliche, ad opera di Vincenzo Pugliese.

Cappella di San Nicola di Bari - All'estremità sinistra del transetto è collocata un'abside a pianta poligonale, nella quale si trova la cappella consacrata a San Nicola di Bari, patrono di Palmi compatrono della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.

Le pareti dell'abside sono, nella parte bassa, rivestite in mattoni faccia a vista e dispongono di quattro monofore, una per lato. Centralmente è posto l'altare laterale di San Nicola di Bari (1937), realizzato in marmo bianco e grigio scolpito da maestranze locali, con sportello di tabernacolo in metallo raffigurante l'Agnus Dei. Sopra l'altare sono posizionate, alle due estremità, due statue di angeli reggi-candelabro mentre centralmente è collocata un'edicola in muratura intonacata, staccata dal resto dell'altare, contenente una statua di San Nicola di Bari (XIX secolo), realizzata in legno scolpito e dipinto e opera di scuola dell'Italia meridionale. La statua è stata restaurata nel 2018 dall'architetto Amedeo Lico della Bretia Restauri di Rogliano, a seguito di raccolta di fondi effettuata dal "Comitato Festeggiamenti Patronali di San Nicola".

L'abside presenta una pavimentazione in marmo e risulta separata rispetto all'aula da un cancello di balaustra in ferro battuto e dipinto (XX secolo), opera di bottega calabrese. La copertura è formata invece da una semi-cupola che presenta policromi affreschi raffiguranti angeli musicanti, ad opera di Vincenzo Pugliese.

Deambulatorio - L'ultima abside, che si apre a conclusione della navata centrale dietro il presbiterio e l'altare maggiore, anch'essa a pianta poligonale, svolge la funzione di deambulatorio.

In questa parte della chiesa è conservata una statua in legno scolpito e dipinto di Sant'Elia profeta (seconda metà del XVIII secolo), opera della scuola di Giuseppe Sammartino e un ritratto, dipinto in olio su tela, di monsignor Valentino Marino (XX secolo), opera di scuola dell'Italia meridionale.

La pavimentazione è in marmo, le pareti verticali presentano una monofora per ogni lato e la copertura è formata da una volta a botte.

Cappella della Madonna della Lettera - La cappella, restaurata e ristrutturata nel XXI secolo, è a pianta rettangolare e risulta accessibile da una porta posizionata nell'ultima campata della navata destra. La cappella è consacrata a Maria Santissima della Sacra lettera e conserva la reliquia mariana del Sacro Capello. Questa reliquia è posta all'interno di un reliquiario (XVIII secolo), realizzato da bottega dell'Italia meridionale, a sua volta collocato dentro una teca, inaugurata il 29 agosto 2009 e addossata alla parete laterale destra della cappella. L'opera è stata progettata dell'architetto Carmelo Bagalà ed è adornata da un bassorilievo dell'artista Maurizio Carnevali. Sopra la teca è posizionato un dipinto, in olio su tela, raffigurante Maria Santissima della Sacra Lettera (XVIII secolo).

La pavimentazione della cappella è in ceramica mentre il soffitto presenta una copertura piana costituita da un solaio in cemento armato.

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