Chiesa
di Sant'Ignazio di Loyola e collegio dei Gesuiti
L'ex chiesa
di Sant'Ignazio
di Loyola e
l'annesso collegio dei Padri
Gesuiti costituiscono
un ex complesso monumentale monastico ubicato nel centro storico della
città di Mazzarino,
oggi restaurato e adibito a centro culturale e museale.
Furono
fondati dal principe di Butera e conte
di Mazzarino,
don Carlo
Maria Carafa Branciforte nel
1694, al fine di poter accogliere a Mazzarino la Compagnia
di Gesù.
La
struttura, secondo le fonti pervenute, fu progettata dall'architetto
gesuita Angelo
Italia, già
presente a più riprese a Mazzarino per dirigere i lavori di
edificazione del Duomo
di Santa Maria della Neve,
e alla stesura del progetto vi collaborò lo stesso Carafa.
A
seguito della morte prematura del principe e a seguire dello stesso
architetto Italia, i lavori di costruzione furono portati a termine
sotto la supervisione di fra Michele da Ferla.
Dai
documenti della compagnia di Gesù risulta che l'architetto Angelo
Italia fosse
già "infirmus" nel 1696 e che morì a Palermo nel
1700. Pertanto, nonostante sia indiscussa la paternità del progetto, è
certo che la costruzione del complesso sia stata diretta e
supervisionata da altri.
Infatti,
come emerge dagli atti, l'architetto fra’ Michele da Ferla,
allievo e collaboratore dell'Italia,
ebbe un breve soggiorno a Mazzarino nel 1703, finalizzato proprio a una
consulenza per la corretta esecuzione di un progetto.
La
struttura è un tipico esempio di architettura tardo
- barocca del Val
di Noto affermatasi
dopo il terremoto
del 1693.
L'edificazione
della struttura, voluta dal principe Carafa,
ebbe inizio nell'agosto del 1694.
Per
la costruzione dell'intero complesso monumentale, affinché fosse degno
di accogliere i Padri della compagnia di Gesù, il principe lasciò per
testamento 1500 scudi annui, sia per l'ultimazione dei lavori, sia come
rendita per il sostentamento e il mantenimento dei chierici.
Una
lapide posta sopra il portone d'ingresso della chiesa, in ricordo del
fondatore, riporta la seguente epigrafe:
«(...)
FUNDATORI MAGNIFICAM AEDEM HANC CAROLUS M. CARAFFA MUNIFICENTISSIMUS
BUTERAE PRINCEPS, SOCIETATIS NOSTRAE EIUSQUE SANCTO FUNDATORI
ADDICTISSIMUS EREXIT ANNO A REPARATA SALUTE M.DCC.XVIII»
I
Padri gesuiti si stabilirono in detta struttura già nel 1699, a lavori
non ancora ultimati, e il primo ad insediarsi nel convento fu il
mazzarinese Padre Antonino Strazzeri .
I
Gesuiti, salvo brevi interruzioni, prestarono presso il collegio di
Mazzarino la loro attività educativa e didattica dal 1699 al 1767,
impartendo lezioni di teologia morale, filosofia e lettere.
Il
17 gennaio del 1734, il vescovo
di Girgenti Lorenzo
Gioeni inaugurò
la struttura, come ricorda una lapide posta all'ingresso della chiesa
intitolata al fondatore della compagnia di Gesù, Sant'Ignazio di
Loyola.
«A.
M. D. G. REGNANTE CLEMENTE XII P. M. CAROLO VI ROM. IMP. III SIC. REGE
ILL ET REV: D. NUS D. LAURENTIUS JOJENIUS E DUCIBUS ANDEGAVENSIBUS
EPISCOPUS AGRIGENTINUS, CUI DEMANDATA EST FACULTAS AB ILL: ET REV: D.NO
D. MATTEO TRIGONA SYRACUSARUM EPISCOPO. SS. D. N. PRAEL. DOMESTICO,
PONTIFIC. SOLIO ASSISTENTE HIC ADSTANTE, IN HONOREM OMNIPOTENTIS DEI ET
S. P. N. IGNATII, HOC TEMPLUM INAUGURAVIT AN. SALUTIS M. DCG. XXXIV.
XVII. JAN: FESTO SS. NOMINIS JESU»
Illustri
gesuiti che prestarono la loro opera nel collegio di Mazzarino,
come riportato dallo storico Ingala, furono: Antonio di Blandi,
Baldassarre di Stefano, Bartolomeo La Mantia, Saverio Sortino,
Michelangelo Lentini, Luigi Bartoli, e Cristoforo Bivona.
Intorno
al 1750 dimorò in suddetto collegio il celebre missionario Gesuita chiaramontano P.
Antonino Finocchio come ricorda una inscrizione in un ritratto in
sacrestia:
«R.
P. ANTONINUS FINOCCHIO SOC. JEST, QUATUOR VOTORUM PROFESSUS, OMNI
VIRTUTUM GENERE PREDITUS, INNOCENTIAM CUM SUI MACERATIONE SOCIAVIT,
FERVENS APOSTOLUS, PREDICATIONE, MIRACULIS ET VATICINIIS SICILIAE URBES
ILLUSTAVIT COLLEGIUM HOC EXEMPLO AUXIT. CLARAMONTE VITA CESSIT. CADAVER
INTER PRODIGIA ET POPULORUM PLAUSUS ELATUM, PROPE ARAM B. M. VIRGINIS DE
GULFI, CUJUS CULTUM AMPLIAVIT ET COLLOQUIA SAEPISSIMAE AUXIT SICUT
PREDIXERAT TUMULATUM. OBIIT ANNO M.DCC.XLV»
Abolita
la compagnia di Gesù con bolla di papa Clemente
XIV, i Gesuiti
ospitati in questo collegio si trasferirono in Palermo,
per cui le rendite, i suppellettili e gli arredi sacri di pregevole
fattura e valore, furono in parte trasferiti presso Casa
Professa a Palermo sino
alla soppressione definitiva del 1767.
Una
parte degli arredi, tuttavia, vennero conservati presso il monastero di
Sant'Anna, e tutt'oggi esposti nel museo civico; si tratta di due paliotti di
altare ricamati in rilievo con seta, oro e corallo, carte
gloria con
cornici in argento, e parametri per messa cantata.
Tra
il 1848 e il 1867, per concessione dei Padri Gesuiti, la struttura
divenne sede del municipio e successivamente incorporata al demanio.
Nel
1890, l'edificio, ormai inutilizzato, venne adibito ad orfanotrofio.
Nel
XX secolo l'intero complesso monumentale, con l'annessa chiesa, è
divenuto di proprietà comunale ed è stato sottoposto ad accurati
restauri e, una volta restituito allo stato originario è stato adibito
a centro culturale e museale.
Esterno
- La
chiesa intitolata a Sant'Ignazio di Loyola presenta una facciata
rivestita in mattoni laterizi a faccia vista ( c.d. a cortina) alternata
da paraste, cornicioni, fregi e volute in
pietra arenaria locale.
I
tre portali di
ingresso, corrispondenti alla tre navate, sono sormontati da timpani
spezzati e stemmi della compagnia di Gesù, e della famiglia Carafa
intagliati in pietra locale.
L'edificio
presenta una planimetria a croce
latina con
prospetto rivolto a sud.
La
chiesa nella parte orientale e settentrionale confina con il convento
gesuitico.
Interno
- L'aula
liturgica è suddivisa in tre navate,
in corrispondenza delle tre porte d'ingresso, suddivise da otto pilastri
a sezione quadrata, che sorreggono le arcate, a tutto sesto, quattro per
lato. L'edificio è illuminato da sedici finestre collocate sopra il
cornicione di finimento.
La volta
a botte è
decorata con stucchi
e alternanze cromatiche blu.
I
lavori in stucco in rilievo e a bassorilievo delle volte e delle
cappelle sono in stile barocco, con colonne
tortili, paraste, capitelli
corinzi, putti che
sorreggono stemmi gentilizi e scudi, in modo da esaltare la magnificenza
delle famiglie devote.
In
particolare, come riporta lo storico Ingala, molti oggetti e paramenti
sacri furono donati dal barone Giovanni Tommaso Strazzeri.
L'edificio,
inoltre, dall'inaugurazione fino al 1820 funse anche da chiesa madre
della città di Mazzarino.
Navata
di destra - Il
primo altare della navata di destra è dedicato a Santa
Rosalia con
dipinto di Pietro Spenosa;
Il
secondo al Sacro cuore di Gesù con un ricco reliquiario.
Il
terzo altare, nel transetto, con finissimi stucchi e colonne tortili,
venne costruito per devozione dal barone Giovanni Tommaso Strazzeri, ed
è dedicato a San
Francesco Saverio con
tela del santo attribuita al pittore Matthias
Stomer della
scuola di Pietro
Novelli.
Navata
di sinistra - La
prima cappella della navata di sinistra è dedicata a San
Luigi Gonzaga con
tela del santo che riceve la comunione da San
Carlo Borromeo,
alla presenza del conte Giuseppe
Branciforte,
del principe Carlo
Maria Carafa e
dignitari di corte; la tela è attribuita a Matthias
Stomer.
La
seconda cappella appartenente ai superstiti della famiglia
Branciforte è
dedicata a San
Giuseppe, con
tela del santo in punto di morte, assistito dalla Vergine Maria e da Gesù
Cristo.
La
terza cappella è dedicata a San
Nicolò Magno con
tela del santo e possiede un ricco altare in marmi policromi,
apparteneva alla famiglia Boccadifuoco.
La
quarta cappella fatta erigere dalla famiglia
Carafa,
possiede ricchi stucchi barocchi ed è dedicato a Sant'Ignazio
di Loyola con
tela del santo.
L'altare
maggiore è in marmo, al disopra di esso, incastonata in una cornice di
marmo nero era esposta una tela della Madonna del lume,
della bottega di Pietro
Novelli.
Nella
cantoria posta nella controfacciata, sopra l'ingresso principale è
collocato un organo privo di canne, in legno intarsiato, fatto
realizzare dal sac. Antonino Zanchì.
Oggi
alcune delle predette tele si trovano esposte presso il museo civico,
nell'attiguo collegio; la chiesa, invece, dopo i lavori di restauro è
stata adibita ad auditorium.
Descrizione
del collegio - All'annesso
collegio si accede per il tramite di un grande portone con arco in
bugnato a tutto sesto e affiancato ai lati da due colonne scanalate in
pietra, al di sopra delle quali si sporge un balconcino con mensole a
mascheroni raffiguranti mostri e animali, così come sulle cornici delle
finestre che si affacciano all'esterno.
L'edificio
si estende per un perimetro di oltre 450 metri e possiede due chiostri,
uno dei quali con portici con colonne in pietra, lungo 28 metri e largo
21 metri, l'altro chiostro, nella parte posteriore a nord, ha una
superficie identica al primo ma priva di portici, e al centro, interrata
vi è una grande cisterna sotterranea.
L'ingresso
principale di via collegio si apre sull'ampio chiostro delimitato per un
lato da un portico con arcate a tutto sesto, che conduce attraverso una
scala ai piani superiori, cui un tempo si trovano gli alloggi e le
stanze adibite a impartire gli insegnamenti dei padri gesuiti.
Il
centro culturale e museale Carlo Maria Carafa - Nelle
sale del collegio, al secondo piano, è allestito il centro culturale e
museale dedicato a Carlo
Maria Carafa,
con una esposizione di opere d'arte, paramenti e oggetti sacri,
provenienti dalle diverse chiese della città, nonché un antiquarium
con alcuni reperti archeologici provenienti dagli scavi archeologici di
Filosofiana e Monte
Bubbonia.
Chiesa
del Carmine ed ex convento dei Padri Carmelitani
La chiesa
di Santa
Maria del Carmelo detta
comunemente del "Carmine", insieme all'attiguo convento
dei Padri Carmelitani costituiscono un complesso monumentale monastico ubicato nel centro storico di Mazzarino,
nella centrale piazza Vittorio Veneto.
La
chiesa ed il convento vennero edificati nel 1664 per volere del conte Giuseppe
Branciforte e
furono portati a termine dal Priore carmelitano
Marco Ferranti nel 1673.
Dal
1866 l'ex convento è la sede del municipio della città.
Il
conte Giuseppe
Branciforte,
come del resto i suoi avi, si mostrò particolarmente devoto nei
confronti dei carmelitani. Per tal motivo, causa delle frane che avevano
investito il vecchio convento dei monaci, ubicato nelle adiacenze del
castello medievale, che lo avevano reso in parte isolato e non più
facilmente raggiungibile dai fedeli, nel 1664 il Branciforte decise di
far edificare un nuovo monastero nell'attuale centro abitato di Mazzarino.
Dapprima
fu edificata la chiesa dedicata alla Madonna
del Carmelo,
che venne ultimata nel 1664. Accanto ad essa furono avviati i lavori di
costruzione del nuovo convento che, tuttavia, in un primo momento,
furono sospesi nello stesso anno.
Nel
1664 i lavori di completamento del convento furono affidati dal Conte
Giuseppe Branciforti al Priore carmelitano
Marco Ferranti, originario di Piazza
Armerina,
il quale acquistò l'intera costruzione a patto di completare i lavori a
proprie spese.
Secondo
la tradizione al fine di accelerare i lavori furono riutilizzate le
pietre e i materiali dal vecchio e ormai diroccato convento sito ai
piedi del castello. L'edificazione del convento fu portata termine nel
1673, come riporta una lapide posta nell'atrio ove si legge:
«R.
P. Marcus Ferranti costruxit hoc coenobium 1673»
A
spese del Ferranti, inoltre, fu fusa la grande campana, dal peso di 1800
kg. come ricorda una lapide posta sull'ingresso principale dell'attuale
palazzo municipale.
«ORGANA
CAMPANAS STRUXIT VALVASQUAE SACELLUM P. MARCUS FERRANTI M. TA. ASTA. PR.»
Per
disposizione testamentaria, il conte Giuseppe
Branciforte ordinò
che all'interno di detto edificio trovassero posto i resti funebri dei
sui avi, facendoveli trasferire dall'antica cappella sita nelle
adiacenze del castello medievale, così come disposto nel suo testamento
del 1675.Nello
stesso documento si riscontra pure la disposizione relativa alla sua
sepoltura:
«Il
mio corpo voglio che sia restituito alla terra, e si seppellisce nella
chiesa del Protomartire Santo Stefano del Convento dei Padri di Nostra
Signora del Carmine di questa terra di Mazzarino, e nel Cappellone che
si sta attualmente fabbricando in detta chiesa, e mentre non sarà
perfezionato detto Cappellone di tutto punto voglio che stia in una
Cappella della Chiesa istessa dove stanno le ceneri del fu D. Giovanni
Casimiro mio figlio.»
Il Conte Giuseppe
Branciforte dal
1664 al 1675, accrebbe la chiesa del Carmine delle tre cappelle
maggiori, al centro delle quali fece erigere la cupola,
della quale ne è ignoto l'architetto.
Fece,
inoltre, decorare le tre maggiori cappelle con balaustrate in marmo
intarsiato, e a traforo. Fece, inoltre, costruire l'altare maggiore in
marmi policromi intarsiati, adornato ai lati da due statue in marmo che
rappresentano la Fede e la Speranza e due putti, sculture di scuola
palermitana.
Le
fonti storiche riportano che l'edificazione delle cappelle fu eseguita
al fine di sciogliere il voto per essere scampato alla pena di morte per
aver preso parte alla congiura ordita dai baroni siciliani nel 1649
contro il re di Sicilia, e per lo stesso motivo dedicò al Protomartire Santo
Stefano il
suddetto altare, e il cappellone, commissionando una grande tela
raffigurante il martirio del Santo, al pittore Mattia
Preti.
Nel
chiostro del convento venne trasferito il monumento funebre di Giovanni
II Branciforte opera scultorea di Giandomenico
Gagini.
Nel
1762, come inciso sul campanile, furono eseguiti lavori di restauro
della torre campanaria.
L'intero
complesso e la facciata della chiesa furono,infine, restaurati a spese
del comune nel 1877.
Dal
1866 l'edificio del ex convento dei frati carmelitani ospita gli uffici
del Comune
di Mazzarino.
Nel
1924 sul prospetto principale sulla Piazza Vittorio Veneto venne
realizzato il monumento ai caduti della Prima
guerra mondiale.
Il
mausoleo di Giovanni II Branciforte - All'interno
del chiostro, sul lato destro dell'ingresso principale, fu collocato,
per volere del conte Giuseppe, il mausoleo funebre di Giovanni II
Branciforte, proveniente dall'antica cappella situata nelle adiacenze
del castello.
Il
monumento in finissimo marmo bianco mostra Giovanni lI disteso sulla
bara, su tre cuscini riccamente lavorati, impugnando tra le mani
sovrapposte il lungo spadone, la cui punta tocca un cagnolino
accovacciato, che fa da sgabello all'estinto. Il berretto signorile, a
forma di triregno, copre il capo del conte Giovanni II che è vestito
con una tonaca, che fa intravedere da uno spacco, sul fianco destro, il
manico del proprio pugnale. La Fede, la Speranza e la Carità sono
allegoricamente scolpite in semibusti a bassorilievo sul davanti del
letto funebre a ciascuna di esse fa da cornice, a medaglione, un
intreccio di foglie di alloro.
Il
mausoleo è realizzato in rilievo, e dal muro in cui è poggiato emerge
un arco, largo 30 cm in bassorilievo con stemmi e trofei della casata
dei Branciforte, Il suddetto arco è alto circa 5 metri, e al suo
interno sono collocati tre semibusti che rappresentano, la Madonna col
bambino al centro, San Giovanni
Battista alla
sua destra e San
Pietro alla
sinistra.
Al
di sotto su delle mensole sono collocate altre 4 statuette che
raffigurano la Prudenze, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza.
Sotto di esse una lapide a forma di fettuccia porta incisa la seguente
iscrizione:
«MAGNIFICUM
QUONDAM CLARA DE STIRPE JOANNEM DE BRACHIFORTI HOC LUGUBRE MARMOR HABET
QUI MAZARENI DOMINUS, QUI GRASSULIATI FLORENS ET JUVENIS OCCIDIT ANTE
DIEM HIC VIRTUTE MAGIS PATRIOQUE SANGUINE CLARUS TRINACRIAE MORIENS
CAUSA DOLENDA FUIT M.CCCC.LXXI»
Stando
alle fonti storiche il mausoleo funebre fu eretto nel 1471 e realizzato
dallo scultore Giandomenico
Gagini.
Esterno
- La
chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo è ad unica navata, con
prospetto rivolto a sud,sulla piazza Vittorio Veneto, su una planimetria
a croce latina, al centro dell'incrocio tra la navata e i transetti si
eleva la cupola fatta erigere dal Conte Giuseppe
Branciforte nel
1664.
La
cupola è alta circa 50 metri dal suolo, ed è ricoperta esternamente da
lastre di bronzo. Sulla cuspide si erge un lanternino sormontato da una
sfera di rame del diametro di 80 cm, sulla quale è installata una
bandiera, sorretta da un leone, stemma della casata dei Branciforte.
Nel
tamburo della cupola, alternate da coppie di colonne con capitelli
ionici vi sono quattro finestre che illuminano l'interno della chiesa.
L'interno
della cupola, a seguito dei lavori eseguiti nel 1884 dai Fantaguzzi di
Barrafranca, è decorato con stucchi e nelle quattro nicchie furono
poste quattro statue raffiguranti i diaconi della chiesa.
Il
portale d'ingresso è decorato ai lati da due colonne in pietra
massiccia, e scolpite in rilievo con motivi vegetali.
Tra
il convento e la chiesa si erge la torre campanaria, realizzata in
blocchi di pietra arenaria con la tecnica del bugnato nel
1762.
Interno
- Le
pareti e gli altari laterali dalla chiesa sono riccamente decorati da
stucchi dallo stile barocco.
La
chiesa possiede sette altari, alcuni dei quali opera dell'ebanista
locale Santi Rigano, eccetto quelli delle cappelle maggiori che sono
opera del frate Carmelitano Carmelo Quattrocchi, morto nel 1879.
All'ingresso
della chiesa è posto un mausoleo in ricordo del Carmelitano P. Eliseo
Sampieri morto il 27 febbraio del 1790, Priore del convento e grande
oratore, filosofo e teologo. come
si può leggere nell'epigrafe:
«R.
P. ELISAEO SAMPERI SACRAE THEOLOGIAE MAGISTER DOCTOR AC DEFINITOR
GENERALIS HUMILIS VICARIUS PROVINCIALIS FRATRUM ORDINIS BEATISSIMAE
SEMPERQUE VIRGINIS GENITRICIS DIEI MARIAE DE MONTE CARMELO ANTIQUAE
OBSERVANTIAE REGULARIS ALBERTINAE IN VETUSTISSIMO PRAEDICTO ORIDINE
CARMELITICO PROVINCIALE PRIMAE DIGNUS QUI ANNO M. DCCCLXXXIX INNUMEROS
EX UNDIQUE COLLECTOS, PATRES, ROMAE TOTIUS ORDINIS GEXERALIS CAPITULI
PRIOR ELIGERETUR. SAPIENTIAE, VIRTUTUM MERITORUMQUE ONUSTUS BEATORUM
SOMNO ANNO M. DCCCXC. AETATIS SUAE LV. CORREPTOS
FRATER EJUS ALOYSIUS HANC POSUIT UT LIBER ILLI ADITUS AD COELESTEM
CURIAM PATEAT PRECIBUS FIDELIUM»
Il
primo altare di destra è dedicato al Profeta Elia, con dipinto
dell'apparizione della Vergine al santo sul monte Carmelo; il secondo
altare è dedicato all'annunciazione con dipinto che fa da velo ad una
statua di San Calogero, ai lati dell'altare sono collocati in apposite
cornici mezzane due dipinti raffiguranti l'apparizione della vergine a Papa
Onorio III,
e la processione della Madonna
del Carmine a
Madrid, al di sotto di quest'ultimo si trova un dipinto della
flagellazione di Gesù. Il terzo altare, nel transetto, è dedicato alla
Vergine del Carmine, con una grande tela che rappresenta la Madonna
mentre consegna lo scapolare a San
Simone Stock,
a lato del transetto è collocato il sepolcro in marmo rosso del
Principe Giovanni IV Branciforte, nella volta della cappella è dipinta
in affresco la Gloria di Maria in cielo. Il suddetto alterare è
racchiuso da una balaustra in marmo, con intarsi policromi e gli stemmi
della famiglia Branciforte. Il
primo altare di sinistra ha la statua della Madonna della pietà, il
secondo è dedicato al Ss. crocifisso e a lato dello stesso pende in
apposito riquadro un dipinto dell'apparizione della Vergine del Carmelo
a Papa Giovanni
XXII.
Il terzo altare nel transetto di sinistra è dedicato a Sant'Alberto con
grande tela del santo, nella volta della cappella sono affrescate la
sepoltura di Cristo e la resurrezione. L'altare maggiore, in marmi
policromi e con ai lati le statue della Fede e della Speranza, espone
una grande tela del martirio di Santo
Stefano,
dipinto da Mattia
Preti,
trafugata dalla chiesa il 20 ottobre 1981. Nella
volta della cappella maggiore è affrescata la gloria di Santo Stefano.
Nei peducci della cupola sono affrescati i profeti Davide,
Geremia, Isaia e Daniele. Secondo le fonti storiche tali affreschi sono
attribuibili al pittore Guglielmo
Borremans.
Fra
le mura dell'annesso convento è racchiuso il chiostro, con quadriportico che
percorre l'intero perimetro del cortile, con archi a tutto sesto in
pietra arenaria intagliata e scolpita con semi colonne. Nel corridoio
perimetrale ad est, a confine con la chiesa, è posto il mausoleo
funebre del Principe Giovanni II Branciforte.
Chiesa del
Santissimo Crocifisso dell'Olmo
La Chiesa del Santissimo Crocifisso "dell'Olmo" è
la chiesa è uno degli edifici religiosi più antichi
della città. Essa è, inoltre, una rettoria della Basilica
di Maria Santissima del Mazzaro.
L'impianto originario della chiesa risale al
X-XI secolo, ovvero al periodo successivo alla riconquista normanna della Sicilia, e alla cacciata degli arabi, essa,
infatti, fu fondata dagli Aleramici divenuti signori della città di Mazzarino, come riporta lo storico Pietro di Giorgio Ingala, nelle
sue Ricerche e considerazioni storiche sull'antica città di Mazzarino,
al fine di ripristinare il culto cristiano.
Secondo le fonti la chiesa originaria era in
stile siculo-normanno, con archi a sesto
acuto e con i soffitti costituiti da travi dorate e
istoriate.
Inizialmente i normanni dedicarono
l'edificio alla Madonna
dell'Itria o Odigitria, alla quale essi riservavano una speciale devozione come
riporta un'incisione nella campana:
«SANCTA MARIA DE ITRA ORA PRO NOBIS 1518.
NICOLA CAMASTRA ET IOSEPHI CORVO PROCURATORIBUS.»
Sin dalle origini in questa chiesa è
venerato un Crocifisso in stile normanno, detto delle grazie o
dell'Olmo.
Il crocifisso acquisì, nel tempo,
l'appellativo dell'olmo per via di un'antica leggenda
tramandata dalla storiografia locale; «La leggenda riferisce che una banda di
malandrini, proveniente da Piazza Armerina, in epoca non precisata,
penetrò in detta chiesa di nottetempo, per esportarne il Crocifisso, e
che uno di essi, possedendo una verga di olmo, l'abbia infissa e
piantata davanti alla chiesa, nel centro di quel largo. Per portento la
verga germogliò, mentre essi perpetravano il delitto, e divenne albero.
Credendo essi allora di trovarsi in tutt'altro sito, giacche ivi non
avevano lasciato albero alcuno, per non essere scoperti dovettero
lasciare il bottino e darsela a gambe. Col tempo l'albero crebbe, e vi
stette piantato e vegeto fino al 1880;»
(P.
Di Giorgio Ingala. Mazzarino, Ricerche e considerazioni storiche,1900.)
Fino al 1814 il santissimo crocifisso era
l'antico patrono
della città, mentre da quella data in poi venne proclamato dalla Sacra
Congregazione dei riti compatrono unitamente alla Madonna
del Mazzaro..
La chiesa originaria subì ingenti danni e
crolli a causa del terremoto
del 11 gennaio del 1693 e venne ricostruita dalle fondamenta
nel 1756 per volontà e voto del Marchese Filippo Bivona, originario di
Messina, trasferitosi a Mazzarino per sfuggire alla peste del 1743.
Una lapide in marmo, posta al di sopra
dell'ingresso, all'interno della chiesa, narra quanto il marchese Bivona
fece per erigerla e le donazioni fatte verso la stessa:
«D. O. M. IESU CRUCIFIXO PATRONO TEMPLUM
HOC NON ILLUD PERVETUSTUM, CUJUS VESTIGIA SI COLUNNAS EXCIPIAS MODO NON
ESTANT DOMINUS FILIPPUS BIVONA PUBLICUS HUIUS SICILIAE REGNI MERCATOR,
TOTUM A FUNDAMENTIS EREXIT, CUJUS INSTAURATIONE ET DECORATIONE
PATRONATUS JURA SIBI ET SUIS QUESITA TANDEM FUERE ACTAMEN AD PERPETUAM
SUAE DEVOTIONIS. MEMORIAM OMNIAQUE INTUS ET EXTRA VIDETUR, IMMANE
SEPOLTURAM, SANCTORUM IMMAGINEM CRUCIFIXI HOC PORTATILE MONUMENTUM,
CUJUSQUAE ALTARIS LAPIDEUM AMICTUM, CRISTALLINUM ILLUD AUREORUMQUE AD
CRUCIFIXI ALTARE ORNAMENTUM, TURRIM ILLAM TANDEM EXTERNAM, NI
SUPPELLECTILEM OMNEM VASAQUAE ARGENTEA MEMOREM AERE PROPRIO PERFECIT
ANNO AB URBE REPARATIO M.DCC.LVI»
Nel 1881, in questa chiesa si impiantò la confraternita
del Santissimo Crocifisso dell'Olmo o della Vara, col compito
di portare in processione il pesante fercolo, la seconda domenica di
maggio.
Interno
- La chiesa, come ricostruita dal marchese
Bivona, presenta tre navate, divise da quattro colonne cilindriche, che
sorreggono quattro archi a tutto sesto, due per la navata di destra e
due per quella di sinistra, con capitelli di ordine dorico. La volta è a
botte con decorazioni in stucco.
Nel 1886, Mons.
Gaetano Quattrocchi, vescovo di Mazzara del Vallo, fece rivestire la
chiesa di stucchi e bassorilievi, eseguiti dai fratelli Fantaguzzi da
Barrafranca, in stile barocco siciliano.
In chiesa, sulla sinistra dell'ingresso
secondario, si trova il mausoleo, in marmo di carrara, a memoria del
marchese Bivona, li sepolto..
L'edificio ha sette altari, compreso il
maggiore, con mense intarsiate in marmi policromi e con tele di scuola
pittorica siciliana databili tra il XVI-XVII..
Nella navata di destra il primo altare ha
per dipinto la Maria
Maddalena, opera del pittore palermitano Spenosa, come si può
leggere nella dedica: Petrus Spenosa Panormitanus, Pinxiit ex
devotio Filippi Bivona 1755.
Il secondo altare possiede un dipinto di
ignoto autore che rappresenta la Madonna dell'Itria, cui la chiesa
era anticamente dedicata..
Il terzo altare, dirimpetto e in fondo alla
navata di destra, espone un'antica tela, risalente al XVI secolo
raffigurante la Sacra famiglia..
Il primo altare di sinistra ha un dipinto
rappresentante l'Arcangelo
Michele, il secondo, invece, è dedicato alla Madonna di
Monserrato.
Il terzo altare di sinistra, anche esso
dirimpetto e in fondo alla navata, espone un'antica tela, risalente al
XVI secolo della Madonna
delle Grazie, di ignoto autore..
L'altare Maggiore in stucchi, legno dorato e
intarsiato, con mensa in marmo policromo, in una nicchia, espone
l'antico crocifisso delle grazie o dell'Olmo, scolpito in
legno di cipresso, alto circa un metro, e recante delle pitture sul
retro della croce di stile normanno-bizantino.
Il Crocifisso - L''antico crocifisso è una scultura lignea
di pregiata fattura e si ritiene che già prima del 1125 fosse venerato
dalla cittadina come Patrono fino al 1814, anno in cui divenne il
Compatrono di Mazzarino assieme alla Madonna del
Mazzaro..
La scultura è composta dal Cristo di colore
bruno, alto 80 cm e largo 71 cm, scolpito in legno di cipresso,
rappresentato negli ultimi istanti di vita, prima del passaggio alla
morte..
Il cristo è inglobato su una croce “trilobata” alta 121 cm, di un’epoca precedente al Cristo,sia
per la sproporzione, sia per il fatto che la stessa riporta dipinti che
vengono coperti quasi per intero dal corpo di Gesù morente.
Il giorno della processione tra il Cristo e
la Croce viene inserito del cotone, in modo da attutire gli urti del
fercolo, e vengono legati ai polsi, ai piedi ed al torace dei nastri
rossi.
Esterno
- La facciata molto semplice, a salienti, è costituita da conci di pietra di forma irregolare, il
portone principale e le tre finestre della facciata, invece, sono
realizzate in pietra intagliata.
Completa la facciata il campanile a torre,
di metà '700, voluto dal Marchese Bivona, sormontato da una copertura
di forma conica in maioliche policrome.
La
festa del Santissimo Crocifisso dell'Olmo - compatrono di Mazzarino
- Le notizie storiche riguardanti la festa del Santissimo crocifisso
dell'olmo sono riportate dall'Ingala nelle sue ricerche e
considerazioni storiche
«Si
trova menzione di questa festa assai prima del 1125. Il Crocifisso delle
Grazie, oggi dell'Olmo, era fin da quel tempo il Patrono di Mazzarino.
La consuetudine di essere portato processionalmente per le strade nel
giorno della festa, da uomini ignudi, coperti soltanto da bianco camice,
fu introdotta dacché il terribile terremoto del 1693, devastatore della
Sicilia, risparmiò la città da gravi disastri; e ciò fu per voto
perpetuo solenne del popolo e del magistrato cittadino, che in tal
giorno accompagna ancora con torce accese il simulacro del Crocifisso.
Gli Apostoli prendono anche parte a questa processione, e nei loro petti
non mancano bei mazzolini di viole a ciocche, con intreccio di spighe di
grano quasi mature, e con grossi baccelli di fave, volendo cosi offrire
le primizie della natura, o meglio della prossima raccolta delle biade.
Precedono la bara i raccoglitori delle oblazioni, consistenti per lo più
in tovaglie, in voti di cera da appendere alle pareti della chiesa, od
in pane, il quale poi vien venduto, od in gioielli ed altro; sempre alla
pedona e per lo più scalzi del tutto, come delle persone cosi scalze
che accompagnano, per voto, la processione, la quale suol essere per lo
più imponente, intervenendovi, oltre le confraternite, anche i frati
dei diversi ordini religiosi, con i rispettivi vessilli.» (Pietro di
Giorgio Ingala, Mazzarino, Ricerche e considerazioni storiche, 1900)
La
festa esterna del Santissimo Crocifisso dell'Olmo (u Signuri di
Maju), compatrono della città di Mazzarino, ricorre, annualmente, la
seconda domenica di maggio.
Il
crocifisso trilobato, scolpito in legno di cipresso, risalente
all'epoca normanna, alto circa un metro, viene collocato su una
portantina in legno e ferro battuto dorato (detta a vara),
realizzata alla fine del '600, da cui si dipartono quattro travi in
legno (dette "baiarde").
Il
fercolo, pesante circa 15 quintali, è portato a spalla da
oltre cento confrati dell'omonima confraternita, vestiti soltanto con un
camice bianco e scalzi, come da tradizione secolare, in segno di
penitenza e ringraziamento, al grido di "evviva Gèsu crucifìssu".
L'origine
della festa, infatti, risale al 1693, come ringraziamento e gratitudine
della cittadinanza, e dei Conti di Mazzarino, per la divina
protezione e lo scampato pericolo in seguito al disastroso terremoto
del Val di Noto. In quell'anno, infatti, per volere del principe Carlo
Maria Carafa venne istituita la processione del Santissimo
Crocifisso dell'Olmo, in segno i penitenza verso la divina provvidenza.
Lungo
il tragitto della processione, il fercolo viene ricoperto da migliaia di
collane di margherite gialle, lanciate dai fedeli in segno di devozione,
che ricoprono interamente il fercolo (a vara), aumentandone il peso,
conferendone il caratteristico movimento sussultorio e ondulatorio
nell'andatura (li caduti).
Uno
dei momenti principali e di intensa partecipazione e commozione, prima
del rientro nella propria chiesa, è l'ingresso della vara all'interno
della Basilica di Maria Santissima del Mazzaro, patrona della città,
in segno di omaggio del Cristo alla madre Vergine Maria.
La
processione si snoda lungo le vie antiche della cittadina, ed è seguita
da numerosi fedeli, anche provenienti dai paesi limitrofi, che compiono
il cosiddetto "viaggiu o Signuri", alcun dei quali,
scalzi, per devozione o grazia ricevuta..
Dal
1814 il santissimo Crocifisso dell'olmo è compatrono della città di Mazzarino allorquando
la Madonna del Mazzaro, venne proclamata patrona principale della
città.
Chiesa di San
Francesco d'Assisi e convento dei frati Cappuccini
I cappuccini giunsero a Mazzarino nel 1574, quando, grazie alla
munificenza del barone Pietro Rivarola, venne costruito il primo nucleo
conventuale, adiacente alla preesistente chiesa di Santa
Maria delle Grazie (XII sec.), successivamente dedicata a san
Francesco d'Assisi. La struttura venne ampliata nel 1633, ma in seguito al sisma
del 1693, furono necessari ulteriori lavori di consolidamento e
ricostruzione.
Con la soppressione
degli ordini religiosi, del 1866, i
frati dovettero lasciare il convento, che riacquistarono nel 1879.
Tra i religiosi che qui vissero, va
menzionato il Servo
di Dio padre Ludovico Napoli (1708 - 1764), venerato per le
sue doti taumaturgiche, le cui spoglie mortali riposano nella chiesa
conventuale.
Negli anni '50 il convento venne
notevolmente ampliato, per rendere la struttura idonea ad accogliere il seminario minore.
Nel 1988 la chiesa è stata eretta parrocchia sotto il titolo di san Francesco
d’Assisi.
Descrizione
- L'antica struttura conventuale si articola
attorno ad un ampio chiostro quadrangolare,
lastricato con basole in
pietra, e con al centro il tradizionale pozzo. A differenza di altri complessi cappuccini, l'edificio
è sprovvisto di portico e
possiede quattro corridoi e un terrazzo prospiciente il convento.
La successiva struttura, costruita negli
anni '50, si innesta armonicamente con la preesistente, e con essa dona
al complesso un secondo chiostro.
La chiesa, nel corso dei secoli, in più
occasioni rimaneggiata, ha perso ogni connotazione medievale, acquisendo
lo stile tipicamente francescano. Essa possiede un'unica navata e due cappelle laterali, e custodisce numerose opere
d'arte di notevole pregio.
La parete dell'altare maggiore, costituisce
senza dubbio l'opera, o il complesso di opere, di maggior rilievo. In
essa risplende il polittico, che si compone di cinque quadri: al centro la grande
tela raffigurante la Trasfigurazione
di Gesù, attribuita a Giulio Romano (1540), allievo di Raffaello; ai lati si trovano due
dipinti di medie dimensioni, che ritraggono Santo
Stefano e San Lorenzo, opera di Filippo Paladini (XVII sec.); in appendice due tele di piccole
dimensioni, raffiguranti San
Bonaventura da Bagnoregio, a sinistra e San
Lorenzo da Brindisi a destra, entrambe realizzate nel 1903 da Domenico
Provenzani.
Le tele sono incastonate in una pregevole
cornice lignea, che insieme alla custodia,
ai gradini, ai candelabri e alle due porte di accesso alla sacrestia,
sono opera del cappuccino ebanista fra
Angelo Gagliano da Mazzarino (XVIII
sec.). Il frate vi impiegò 18 anni di lavoro; tra il 1775 e il 1793,
infatti, lavorò esclusivamente per la realizzazione di quella che
certamente può essere definita una delle custodie lignee più belle
d'Italia. In essa si fondono armonicamente una grande varietà di legni,
tra cui il ciliegio, il cipresso, il pero, insieme ad intarsi in madreperla, avorio e
tartaruga.
Tra le altre opere d'arte degne di nota,
ricordiamo: un San Felice da Cantalice che riceve il Bambino
dalla Vergine, attribuito al cappuccino fra
Felice da Sambuca; una Flagellazione e un San
Francesco che presenta le anime del purgatorio alla Madonna, opere
di autore ignoto, poste nella cappella delle Anime del
Purgatorio; il casserizio ligneo della sacrestia e gli affreschi dell'Ultima cena e
dell'Annunciazione, del refettorio..
Il convento, infine, possiede una ricca biblioteca,
con un patrimonio librario di circa 16000 volumi.
Chiesa
dell'Immacolata Concezione
La chiesa afferisce alla diocesi
di Piazza Armerina ed è una rettoria della chiesa
Madre di Santa Maria della Neve.
Stando alle fonti storiche pervenute la
chiesa ha origini molto antiche; sorse, infatti, intorno al XIV secolo,
accanto ad un convento di Padri Conventuali..
Come riporta l'Ingala, prima del 1606, la
chiesa era dedicata a Maria Santissima della Catena, allorquando i padri
conventuali, che officiavano nel convento annesso, fecero dipingere la
grande pala d'altare al pittore fiorentino Filippo Paladini raffigurante
l'immacolata concezione e San
Francesco d'Assisi che intercede per le anime purganti..
«Da un atto di fondazione di una
cappellania, metà nella chiesa e monastero di Sant'Agata (oggi
Crocifisso dei Miracoli), e metà nella chiesa della Concezione, si
rileva che tra il 1560 ed il 1575, quest'ultima chiesa era dedicata alla
Madonna della Catena, nome che si estendeva a tutto il quartiere. Dal
1575 al 1606, e fino ai giorni nostri, s'intitolò della Concezione, e
prova evidente n'è il cennato quadro, fatto dipingere dai PP.
Conventuali, che vi avevano annesso il loro cenobio dalla parte di sud,
i cui avanzi ancora si riscontrano.»
(P.
Di Giorgio Ingala, Mazzarino, ricerche e considerazioni storiche, 1900.)
Nel 1604 vi fu istituita la Congregazione
dei Figli di Maria Immacolata, cui fece parte anche il Conte Giuseppe
Branciforte.
Tra i doveri delle congregazione vi era
quello di festeggiare la solennità dell'immacolata Concezione.
Nel 1688 il superiore della congrega, Notaio
Vincenzo Triolo, fece erigere a proprie spese la torre campanaria.
Nel 1805 il canonico don Antonino Privitelli
fece eseguire in Palermo, dallo scultore Filippo Quattrocchi, la
statua dell'Immacolata Concezione.
Nel 1883 venne rifusa l'antica
campana, mentre agli inizi del '900 fu realizzata la copertura del
campanile.
Descrizione
- La chiesa presenta un'unica navata con
longitudine rivolta a ponente.
Interno
- Ha sette altari, compreso il maggiore, che
espone la pregevole tela di Filippo Paladini dell'Immacolata concezione
e San
Francesco che intercede per le anime purganti in cui il
pittore fiorentino si autoritrae col saio francescano e mostra la
scritta: «Filippus Paladini Florentinus pingebat, anno
1606.».
L'altare maggiore è in legno intarsiato e
dorato, sormontato da due coppie di colonne che sorreggono un timpano
triangolare.
Il primo altare di destra è dedicato a San
Tommaso Apostolo con tela del santo dipinta da Tommaso Pollace, come si legge "Thomas Pollace Panorm.us
pin.ebat anno 1806". Il secondo altare è dedicato alle anime
sante del purgatorio, con tela del "catanese". Il terzo
altare, invece, è dedicato a San Giovanni Battista con tela del Pollace.
Il primo altare di sinistra è dedicato ai
santi Crispino
e Crispiniano con tela anch'essa del Pollace. Il
secondo altare in una nicchia espone la statua di san Vito.
Nel terzo altare vi è un crocifisso scolpito a grandezza naturale.
In
una cappelletta, nel santa-sancorum è custodita la statua
dell'Immacolata Concezione, opera dello scultore Filippo
Quattrocchi, del 1804.
Le pereti laterali, in corrispondenza degli
altari, sono scandite da cinque arcate, con lesene e paraste decorate
con stucchi in stile tardo barocco siciliano.
La volta a botte, anch'essa decorata con
stucchi, presenta dei dipinti di Giacomo Tinnirello.
Esterno - La facciata è in gran parte occupata dal
grande portale in bugnato,
affiancato da paraste e
sormontato da una trabeazione di ordine dorico. Sul portale si apre una finestra
con arco
a tutto sesto.
La torre campanaria a base quadrata,
presenta una logia campanaria con archi a tutto sesto. Il campanile
venne edificato nel 1688. La sommità del campanile è coperta da una
cupola poggiante su tamburo quadrato.