Denominata Castrogiovanni fino
al 1927,
anno in cui riprese l'antico nome di Enna. Nota per essere il capoluogo
di provincia più alto d'Europa, per via dell'altitudine del
centro abitato che si attesta a 931 m presso il Municipio,
raggiunge i 992 m al Castello
di Lombardia.
La
città è stata definita Urbs Inexpugnabilis, dai romani per
la sua imprendibilità, Ombelico di Sicilia, per la sua centralità
geografica rispetto all'Isola, e Belvedere di Sicilia, per le
vedute panoramiche che da qui si hanno nelle varie direzioni.
Nei
tre millenni precedenti è stata roccaforte quasi inespugnabile di
sicani, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi e aragonesi.
Enna conserva il castello,
la Rocca di Cerere ed il Duomo.
È sede dell'Università
Kore.
Enna
sorge nella parte più elevata di un'ampia dorsale montuosa, che svetta
sulla valle
del Dittaino a 931 m d'altitudine.
Tale dorsale, avente forma di V dolce, si trova proprio nel centro
geografico della Sicilia indicato con precisione dall'obelisco
della Chiesa di Montesalvo nel quartiere Monte, il cosiddetto
antico umbilicus Siciliae. I rilievi che circondano Enna fanno
parte della catena dei monti
Erei, montagne calcaree e arenacee poco
sviluppate in altezza, che costituiscono la maggiore presenza orografica
della provincia
ennese. Il versante settentrionale del
monte su cui Enna poggia è molto ripido con un maggiore dislivello
rispetto agli altri ed è ammantato da un ampio bosco.
Quello meridionale,
invece, è notevolmente urbanizzato, legando fra loro la città alta e
quella bassa, che si sviluppa ai piedi dell'altopiano.
Il
comune di Enna rientra tra i primi 30 comuni più
estesi d'Italia: il suo territorio occupa infatti una superficie di
357,14 km². La porzione centro-occidentale della Provincia,
costituita prevalentemente da rilievi aventi altitudine estremamente
variabile, compresa tra la minima di 230 m s.l.m. e
la massima di 990 m, corrisponde alla cima del monte su cui sorge
la città e dove originariamente aveva sede l'acropoli antica. Circa 10 km
a sud del centro storico si trova il lago
Pergusa, a 677 m s.l.m.,
caratterizzato da un bacino endoreico, importante luogo di sosta e
svernamento per decine di specie di aviofauna. Attorno le rive del lago
si snoda l'omonimo
circuito automobilistico. I fiumi che
scorrono nel territorio di Enna hanno principalmente carattere
torrentizio, tranne il Dittaino,
affluente del Simeto,
ed l'Imera
meridionale o Salso. Enna è comunemente suddivisa in due
"macro-aree": Enna
Alta ed Enna
Bassa, cui si aggiunge Pergusa,
che ne è una frazione. Tutte e tre le aree sono nettamente separate dal
punto di vista geografico.
Enna
Alta sorge su
un altipiano tra i 900 ed i 990 m d'altitudine, che svetta isolato
al centro degli Erei, dominando la valle
del Dittaino a est e la valle del Salso a ovest. L'altipiano
ennese ha forma di triangolo irregolare: i versanti settentrionale e
occidentale sono i più ripidi e scoscesi, con strapiombi fino a 400 m
sulle vallate sottostanti. A sud, invece, si apre il profondo solco
vallivo del Pisciotto, storico asse di penetrazione al monte, e altre
vallette che si dipartono da esso, lungo le quali si sono sviluppati nei
secoli i quartieri popolari, come Valverde. Il centro storico si è da
sempre sviluppato sulla parte più alta del monte, nel versante
nordorientale; sono presenti pittoresche scalinate tra gli stretti
vicoli di matrice araba che scendono, tortuose, dal centro ai rioni più
bassi. L'altipiano ennese misura, approssimativamente, 2 km lungo
il fronte nord, 1 km in quello ovest e 1,5 km in quello sud.
La leggenda vuole che il sito fosse scelto oltre 3000 anni fa dai Sicani,
che vi introdussero il culto di Cerere,
perché ben protetto come sito militare e roccaforte. La posizione
strategica consentiva di avere una visuale molto ampia del territorio
circostante. Di questa presenza rimane testimonianza nella la rocca di
Cerere, un'emergenza rocciosa su cui sorgeva il santuario di Demetra.
Il
monte ennese, benché isolato, offre 5 sorgenti d'acqua: una è stata
inglobata nella Villa Farina, un'altra sgorga dalla viva roccia tra le
scalette di via Canalicchio. Sgorga acqua dalla roccia anche nella
parete meridionale del Castello di Lombardia.
Quest'abbondanza di
sorgenti aiutò Enna a resistere ai lunghi assedi tesi al tempo dei
Romani e degli Arabi che nell'859 guidati da un traditore cristiano,
riuscirono a penetrare nella città attraverso la rete fognaria. Enna
alta, fino al primo dopoguerra,
fu per lungo tempo l'unico insediamento urbano del capoluogo ereo.
La sua saturazione urbana ha portato nel Novecento alla nascita di Enna
Bassa.
Nel
settore orientale si trova il quartiere Lombardia che prende nome
dall'imponente omonimo
castello, non lontano dal Duomo
di Enna, dai Musei Alessi, Archeologico di
Palazzo Varisano, un po' più lontano dal museo "Fede e
Tradizione" di recente costituzione nei locali della chiesa San
Leonardo Abate, Il centro storico si snoda lungo Via
Roma lungo la quale sorgono ampie piazze, tra cui il
cosiddetto Belvedere comprendente piazza Francesco Crispi e il viale
Guglielmo Marconi fino alla confluenza con via Alessandro Volta;
numerose sono le chiese e monumenti.
Lungo tale via sorgono le sedi delle principali istituzioni (provincia,
comune, prefettura, genio civile), il teatro, banche e assicurazioni. A
sud vi sono le aree urbane più basse rispetto al centro storico,
Valverde, il quartiere più vecchio, con viuzze strette e tortuose,
bagli e ponti, e Fundrisi altrettanto antico.
Il Monte è
il quartiere più
moderno ed è attraversato dai viali Armando Diaz e IV Novembre, che si
incrociano con via Libertà (terminale della centrale via
Roma) in uno dei più trafficati quadrivi della città. Vi si
trovano, la Torre
e la Villa di Federico II, la Chiesa Santa Maria di Gesù in
Montesalvo con l'obelisco che
indica il centro geografico della Sicilia, lo Stadio Comunale
Generale Gaeta. In questa area, un tempo occupata da un bosco di roveri,
dei quali rimane un unico esemplare in Via Cavalieri di Vittorio Veneto,
su una motta naturale sorge la ottagonale Torre
di Federico II, importante monumento svevo.
Enna
deve la nomea di Belvedere di Sicilia in quanto sorge in cima
a un monte, in una terrazza naturale che sporge al centro dell'isola,
senza catene montuose abbastanza vicine o alte da poter chiudere la
vista. Nei giorni più limpidi, lo sguardo spazia ininterrotto, in linea
d'aria, per circa 30 km verso nord (si scorge Nicosia,
alle falde dei Nebrodi), per altrettanti verso est (fino ad Agira e
alla zona industriale di Dittaino) e verso ovest (si intravede Caltanissetta),
e per quasi 15 km verso sud (si vede Pergusa ed il suo lago, e Valguarnera
Caropepe).
Punti
panoramici principali:
-
il Belvedere Marconi,
che si apre a nord includendo per intero il paesaggio dall'Etna alle
Madonie
-
il viale Paolo e Caterina Savoca, che ne è la continuazione fino al Castello
di Lombardia
-
il viale Nino Savarese, che cinge il castello e permette pertanto di
passare dal panorama a nord a quello a sud
-
la Torre delle Aquile del Castello, il punto panoramico più completo,
che svetta da oltre 1000 m d'altezza a 360° sul panorama a nord,
est, sud, e ad ovest domina tutta Enna (si vede chiaramente anche la Torre
di Federico) e, dietro di essa, lascia intravedere Caltanissetta
-
la Rocca
di Cerere, ultimo sperone orientale dell'akropolis di Henna, da
cui il panorama si apre a nord, est e sud, mentre a ovest si ha una
veduta del Castello di Lombardia
-
via Porta Palermo o Porta Reale, arco che si apre in via Roma nei pressi
del Duomo inquadrando Calascibetta
-
il Corso Sicilia, che dà verso nord su Calascibetta
-
la Torre
di Federico II, dalla cui cima si domina Enna e le vallate
sottostanti, nell'antica residenza estiva dell'imperatore Federico.
Enna
Bassa si è sviluppata sulle colline a valle di
Enna sul versante sud, ad un'altitudine variabile intorno ai 700 m
s.l.m. partendo dal quadrivio Sant'Anna attorno al quale sorgeva un
piccolissimo nucleo di case attorno alla chiesetta di Sant'Anna.
Dagli
anni sessanta in poi si sono sviluppati gradatamente quartieri
residenziali, aree commerciali, uffici e attività varie. La nascita
dell'Università ha
avuto un ulteriore effetto propulsivo. Nel quadrivio originario si
incrociano tre strade statali e una provinciale.
Pergusa è
una frazione della città e dista 10 km dal centro. Ha una
popolazione residente assai ridotta (circa mille abitanti) ma è
presente una sviluppata edilizia di villeggiatura e buona
parte delle strutture ricettive e turistiche quali hotel, bed
and breakfast e agriturismo, molti dei quali affacciati sul lago,
principale meta turistica della località.
La Riserva
Naturale Speciale Lago di Pergusa, ingloba il piccolo abitato del
villaggio e vanta una ricca avifauna che sverna, transita o
risiede nell'area. La Riserva comprende il bacino del Lago Pergusa,
di 1,8 km² e l'ampia area che lo circonda che comprende la Selva
Pergusina, una pineta attrezzata, il giuncheto e altre aree di
pregio naturalistico.
La
frazione dà il nome ad un circuito automobilistico, l'Autodromo di
Pergusa, nel quale venne disputata l'unica edizione del Gran Premio
di Enna di Formula 1 il 27 agosto 1961.

Enna
ha origini incerte antecedenti all'influsso greco risalenti
al XIV secolo a.C.: un villaggio,
una necropoli e
un tempio risalenti al Neolitico sono
stati rinvenuti sui colli attorno al Lago di Pergusa, ed in particolare
sul colle detto di Cozzo Matrice. Diversi altri insediamenti nascono
durante l'età del rame e poi del bronzo sulle colline che circondano
l'altura ennese. Tra essi, in parte già indagati, i centri anonimi di
Capodarso, Juculia, Contrada Rossi. Un insediamento di una popolazione
indigena, da alcuni identificata con i Sicani, sarebbe agli albori
della presenza umana sul monte che, però, a causa della continua
utilizzazione urbana, non ha sinora consentito grandi ricerche
nell'ambito pre e protostorico.
Nell'XI
secolo a.C. genti che possono essere identificate con il popolo siculo,
si stabilirono sull'altura. Questa presenza viene tra l'altro,
confermata dalla permanenza di un dialetto arcaico fortemente
caratterizzato da aspetti tipici del siculo come la presenza di una K
senza alcun segno di palatalizzazione e della U mai iotacizzata. Da
recenti ritrovamenti, il primo insediamento può porsi durante l'età
del rame lungo la
vallata del Torcicoda, il torrente che scaturisce dai pendii meridionali
della città, e che da sempre rappresenta la principale via di
penetrazione verso l'altipiano.
Durante
la dominazione greca la polis certamente
aveva già il toponimo Henna che parrebbe di origine
preindoeuropea e che, nonostante diverse ipotesi, appare del tutto
incomprensibile dal punto di vista etimologico. Era rinomata in tutta la
Sicilia per il tempio e il culto di Demetra,
la Cerere dei
romani. Nel 396 a.C. passò
in mano ai Siracusani,
nel 212 a.C. ai Romani. Durante la prima guerra
servile 136-132 a.C.
fu governata dallo schiavo siriano Euno che partendo da questa
acropoli conquistò l'intera Sicilia orientale.

Dopo
la dominazione romana, Henna diventò un fiorente centro bizantino dell'isola
e successivamente arabo. Da questi ultimi fu ribattezzata Qasr Yānī - il
Castello di Enna poi, riconquistata la città dai Normanni, il
nome arabo della città viene foneticamente latinizzato in 'Castrogiovanni'.
Nella sollevazione antiangioina del Vespro siciliano, la città ebbe un
grande ruolo e riuscì per qualche tempo a divenire libero comune con
istituzioni repubblicane.
Diventata l'isola aragonese, fu proprio uno degli aragonesi, Federico III, a
fare di Enna, grazie alla sua posizione di città inespugnabile, un
centro fiorente, sovente sede della corte, rinnovandone l'architettura
con numerosi monumenti in stile gotico catalano, che caratterizzano il
centro storico. Sotto gli spagnoli ed
i Borbone la
città, che faceva parte del demanio della corona, ancora fiorente nel
corso del XVI e XVII secolo, iniziò un lento declino anche per le
frequenti carestie. Persa l'occasione di diventare sede di diocesi - fu
preferita per la sua posizione geografica e altimetrica Piazza Armerina
- con l'unità d'Italia la città riuscì ad inserirsi nel nascente
mercato nazionale grazie alla ferrovia che attraversava il suo
territorio e che garantiva accessibilità e sbocchi portuali alla
produzione delle sue miniere di zolfo.
Nel 1927 Benito
Mussolini costituì
Castrogiovanni capoluogo di provincia, staccandolo dalla Provincia
di Caltanissetta. Esso fu preferito a Caltagirone e a Piazza Armerina, che erano legate a Sturzo e
al partito popolare.
Esaltandone antichi fasti legati al suo mitico passato classico - il
mito di Proserpina innanzitutto - sul finire dello stesso anno ripristinò
l'antico nome di Enna.
Nel 2004 è
diventata sede del quarto polo universitario siciliano.
Palazzo
Varisano
Il
Palazzo Varisano è una costruzione del XVIII secolo in stile
gotico-catalano sede del Museo Archeologico Regionale, dipendenza
del Museo interdisciplinare regionale Giuseppe Alessi di Enna
(ne fanno parte i Musei archeologici Palazzo Varisano di Enna e
regionale di Centuripe).
In
questo palazzo il 13 agosto del 1863 Giuseppe Garibaldi tenne il celebre
discorso concluso dalla frase: "O Roma o morte", come ricorda
la lapide posta a destra del portone d'ingresso. Nel museo si possono
vedere le varie fasi di età preistorica, classica e medievale dei siti
archeologici nella Provincia di Enna, eccetto i territori di Centuripe, Aidone e Piazza
Armerina. Sono esposti materiali preistorici della prima età del
bronzo, le fasi successive sono meno documentate fino all'arrivo dei
Greci.
La città,
che fu sotto l'influenza di Siracusa e Gela, era nota soprattutto per il
culto di Demetra, alla quale fu dedicato un importante santuario. Nel
territorio dell'ennese, nei pressi del lago di Pergusa, a Cozzo
Matrice, sono stati messi in luce i resti di una stazione officina per
la lavorazione della selce, risalente alla prima età del rame, nonché
tracce dell'età del bronzo e di un abitato indigeno ellenizzato.
Inoltre la presenza di varie aree sacre a Demetra e Kore, insieme
ad un grande grotta che coincide con la descrizione di Diodoro
Siculo, confermerebbe la localizzazione di questi luoghi con quelli del
ratto di Proserpina.
Altri centri ellenizzati furono Capodarso e Rossomanno,
quest'ultima in particolare continuò ad esistere in età romana e
bizantina.
Alla
preistoria risalgono anche gli insediamenti e le necropoli attorno a Calascibetta, Pietraperzia, Assoro, Cerami e Agira.
Le collezioni provengono da scavi effettuati dalla Soprintendenza, da
acquisizioni da privati e trasferimenti dai Musei di Siracusa ed
Agrigento.
Le aree
museali sono suddivise e curate seguendo un criterio topografico dei
comprensori, dei siti e dei contesti di provenienza.
La
collezione visibile in oltre 58 teche, si articola attraverso dieci
sale, in ciascuna sala sono esposti i reperti e, attraverso supporti
didattici, sono illustrati i luoghi di rinvenimento e la storia delle
ricerche.
Il
museo è stato chiuso per diversi anni alla pubblica fruizione a causa
del protrarsi dei lavori di adeguamento alle norme antincendio e poi per
mancanza di fondi, ora finalmente il Museo è stato riaperto il 14
Luglio 2011 alla presenza dell'assessore regionale dei Beni
culturali e dell’Identità siciliana, il prefetto di Enna, e i
rappresentanti dello sponsor che ha collaborato con gli enti
istituzionali erogando il proprio contributo per il restauro di palazzo
Varisano che, dopo un lungo periodo di attesa, viene così restituito
alla disponibilità dei cittadini e dei turisti, in ricordo dell'evento
è stata posta una lapide commemorativa.
Palazzo
Pollicarini

Palazzo
fortificato in stile gotico-catalano,
la cui costruzione è riconducibile ai primi del XVI secolo, si affaccia
sulla piazza Napoleone Colajanni. È stato dimora, nei secoli, di
numerose famiglie notabili quali i Falanga, i Petroso e i Notarbartolo.
L’imponente
portale di ingresso, sormontato da un’elegante cornice, introduce nel
cortile, in cui si apre un portico a sesto acuto coronato a
raggiera.
Una
grande scalinata monumentale collega il cortile al piano nobile e alle
sale di rappresentanza (tra cui la Sala Magna). Il piano è illuminato
da tre finestre rettangolari a cui si sovrappone una cornice traforata
con arabeschi. A coronamento si trova un cornicione composto da archetti
e cornici sagomate aragonesi.
È
organizzato su più livelli; al piano nobile si trovano i locali di
rappresentanza e dimora (tra cui la sala Magna) e al piano terra i
locali dei servizi; il locale sottotetto era dedicato alla servitù.
Cornici,
arabeschi e stemmi caratterizzano la struttura; in particolare la
cornice che divide il piano terra dal il nobile è dotata di tre
finestre ornate da pizzi in pietra.
Castello
di Lombardia

Il castello
di Lombardia è un'imponente fortezza che si erge sul punto più elevato
della città. Con i suoi 26.000 m² di superficie è uno dei
castelli di epoca medievale più grandi d'Italia, assieme al castello
di Brescia e al castello di Lucera. Il castello di Lombardia
deve il suo nome a una guarnigione di soldati lombardi posta a
difesa dell'antica fortezza durante la dominazione normanna della
Sicilia.
Il
castello di Lombardia odierno affonda le sue radici in un maniero che i Sicani,
incalzati dall'avanzare dei Siculi oltre due millenni fa,
eressero sulla parte più alta della montagna, 970 m circa s.l.m., su
cui fondarono Henna.
La fortezza consentì
alla città, che nacque attorno ad essa, di assumere un ruolo di primo
piano prima nel popolo sicano, un cui re visse tra le mura del maniero,
e poi tra le polis greche dell'Isola, divenendo un'ottima
roccaforte militare tanto difficilmente espugnabile che i Romani dovettero
passare dalla rete fognaria per conquistarla.
Sotto
al castello, esisteva già la rocca di Cerere, su cui sorgeva il
tempio, descritto da Cicerone, che i Sicani avevano eretto per
esprimere il culto della dea delle messi, che da Henna si sarebbe poi
diffuso in tutto l'impero romano. Il fatto che il castello dominasse la
Rocca, era un segno di protezione del potere militare sul culto di
Cerere.
Nel 1130 il
normanno Ruggero II di Sicilia fece costruire sul sito
dell'antica fortezza sicana il castello che con il passare del tempo
divenne noto con il nome di castello di Lombardia per la presenza della
guardia lombarda. Erano lombardi anche i fanti messi a guardia della
fortezza.
Un
secolo dopo, l'architetto Riccardo da Lentini su incarico
della corte degli Svevi ristrutturò il castello, innalzando
20 torri per rafforzare gli imponenti muraglioni stretti
attorno agli atri residenziali, ove soggiornò Federico II di
Svevia durante i periodi estivi.
In
quegli anni, il castello di Lombardia conobbe il culmine della sua
importanza strategica; il castello, la cui fama si estese oltre i
confini siciliani come di uno dei più inespugnabili d'Italia, fu una
roccaforte d'assoluta eccellenza in cui, per due volte, fu riunito il
Parlamento del Regno di Sicilia.
L'avvento
dei Borbone, avversi a Enna, e lo sviluppo dell'artiglieria portarono
il Castello di Lombardia a un declino che lo vide trasformato in
prigione da cui era impossibile evadere. Dal secolo scorso è divenuto,
però, la maggiore attrazione turistica di Enna e il monumento
medievale più importante della provincia.
Nel 1923 le
antiche segrete del castello, dove venivano rinchiusi i prigionieri,
furono riconvertite in serbatoi di raccolta per la distribuzione
dell'acqua corrente; attraverso l'acquedotto proveniente da Enna
bassa, l'acqua viene pompata fino alle vasche del castello, punto più
alto della città, e da lì parte la distribuzione, per pendenza, ai
quartieri del centro storico. Le 4 vasche sono state ricavate da
altrettante grandi sale con volta a botte scavate nella
roccia, al di sotto del prato presente nel secondo cortile; l'accesso,
riservato agli addetti ai lavori, avviene da una porticina situata lungo
la muraglia meridionale del maniero.
Nel 2002 un'importante
campagna di scavi promossa dalla Sovrintendenza di Enna ha portato alla
luce beni di rilevanza archeologica
Per
quasi mezzo secolo il castello è stato sede del Teatro lirico
cittadino.
Il
Teatro più vicino alle Stelle
- Nell'atrio o piazzale degli
Armati, tra muraglie in pietra antica e torri, ha avuto sede il
cosiddetto "Teatro più vicino alle Stelle" particolare per
ambientazione e scenografia. Vi si sono esibiti Vasco Rossi e
i Pooh, Katia Ricciarelli e tanti altri personaggi di
successo della lirica.
Il
piazzale della Maddalena -
È
anche detto piazzale delle Vettovaglie a testimonianza del suo antico
ruolo di punto militare strategico; il piazzale della Maddalena è il più
vasto, e occupa il settore settentrionale della Cittadella. Vi
si immette attraverso l'imponente porta della Catena.
Vi si
trovano il punto d'informazione e assistenza e un ampio giardino all'inglese
attrezzato per i picnic all'ombra di pini secolari.
Il
piazzale degli Armati
-
Utilizzato come ingresso alla
Cittadella durante gli spettacoli teatrali. Gli scavi archeologici ivi
condotti hanno scoperto diverse vestigia tra cui il basamento della
Torre della Zecca e opere di notevole valore.
Il
piazzale di San Nicola - È
il principale atrio, il più interno e rappresentava l'ultimo baluardo
di salvezza in caso d'invasione. Per questo motivo, qui si trovano i
resti degli appartamenti reali ove vissero sia l'antico re sicano che
l'imperatore svevo, la cappella vescovile di San Martino di Tours da cui
prende nome, una basilica di cui oggi si intravedono le mura
perimetrali, alcuni torrioni, la Torre Pisana, un oratorio rupestre e
altre vestigia dell'antico potere.
La
torre pisana
-
La torre pisana è, fra le 6 torri sveve
sopravvissute delle 20 della Cittadella, la più alta, bella e meglio
conservata. Denominata dagli arabi torre delle Aquile si erge dal lato
del piazzale di San Nicola e risulta chiaramente visibile anche a
distanza dal nord della provincia. Probabilmente la maggiore
attrazione del maniero la struttura massiccia viene ingentilita da una
finissima merlatura guelfa di restauro.
Alla
torre pisana si accede da un ingresso moderno; all'interno, una
scalinata in pietra conduce al primo livello sul quale si aprono
panoramiche finestre e quindi al grande terrazzo i cui merli ricordano
il suo strategico ruolo difensivo.
Dall'alto
dei quasi mille metri s.l.m. la torre permette, nelle giornate più
terse, di intravedere i profili delle Madonie e dei Nebrodi,
l'Etna ad oriente e il mar Ionio; dalla parte opposta le
colline sino a Caltanissetta e, a sud, il lago Pergusa e
il canale di Sicilia sullo sfondo.
Il
ruolo del castello -
Il castello di Lombardia, importante maniero
medievale di Sicilia, ha sempre rivestito un ruolo di primo piano nella
città di Enna; nato quasi tre millenni or sono come rifugio dagli
invasori ha permesso ad henna di rivestire importanza al tempo della
colonizzazione greca e di opporre una strenua resistenza ai Romani,
facendole assegnare il titolo di Urbs Inexpugnablis.
Dalla
torre pisana e dal castello ci si accorge visivamente che Enna è l'Umbilicus
Siciliae e probabilmente i Romani la soprannominarono così per la
vastità dei paesaggi che abbracciano vaste parti dell'Isola.
Il
castello di Lombardia costituisce il simbolo architettonico della città
ancor prima della torre di Federico II, il suo monumento di maggiore
importanza e uno dei più visitati dell'entroterra siciliano.
Il
maestoso profilo della Cittadella è stato dotato di un impianto di
illuminazione artistica che lo rende chiaramente visibile da decine di
chilometri di distanza.
L'impianto
ha un triplo effetto scenografico: l'illuminazione del viale che lo
circonda, quella che proietta luce diffusa sui muraglioni perimetrali e
quella che rischiara la torre pisana. In tal modo il castello risulta
visibile da tutte e quattro i punti cardinali.
Torre di
Federico II

La Torre
di Federico II rappresenta, assieme al Castello di Lombardia,
il maggiore simbolo architettonico della città, nonché il
suo più imponente baluardo militare dell'età medievale.
La
Torre di Federico II, uno dei monumenti federiciani conservatisi
nel territorio italiano, fu progettata alla corte di Federico II,
secondo tradizione ad opera di Riccardo da Lentini e fu anche
usata quale residenza estiva dell'imperatore svevo durante i
suoi soggiorni in Sicilia.
Le
sue origini sarebbero risalenti alla metà del XIII secolo (all'età
di Manfredi) fatto che avvalora la tesi che a volerla e ad abitarvi
sia stato il Federico svevo piuttosto che l'omonimo aragonese.
Altro
argomento a sostegno dell'origine sveva del monumento è
l'inconfondibile impianto geometrico che caratterizza anche gli altri
castelli di Federico II di Svevia.
Dalla
cima della torre, si può ammirare un obelisco di bronzo che simboleggia
il centro geografico della Sicilia. In passato, è stata il punto di
riferimento geodetico per tutta l'Isola. Alcune fonti affermano
che gli antichi astronomi abbiano disegnato, partendo dalla Torre, il
sistema viario siciliano, riprodotto dalla Croce Patriarcale a doppio
braccio, raffigurata sulla facciata meridionale della Torre e
rappresentata da sedici finestrelle. La sua forma ottagonale, derivante
dalla rotazione di un quadrato, rappresenta la rosa dei venti.
Nel
Medioevo la Torre di Federico costituiva assieme al Castello, il sistema
difensivo dell'allora Castrogiovanni. Il Castello e la Torre erano
le "vedette", l'uno del settore orientale della città,
l'altra di quello occidentale, all'epoca disabitato.
A
collegarli fu attiva per secoli una galleria scavata nella roccia
sottostante la città (il cui ingresso è stato chiuso per ragioni di
sicurezza).
La
Torre, alta 27 m, ha forma ottagonale, e svetta in cima a una
collinetta alberata scelta all'atto della costruzione per sua la
posizione dominante un vastissimo paesaggio.
La Torre costruita sul
modello del donjon normanno diffuso sull'isola presenta
all'interno due ampie sale, una al piano terra e una al primo piano, con
alti soffitti a volta ed elementi tipici dell'architettura
gotica, come le grandi volte costolonate a ombrello.
A collegare tra di
loro le due sale vi è una scala a chiocciola intagliata nelle
spessissime mura della torre che giunge fino in cima; quivi la vista
spazia in tutte le direzioni della città con vista della Torre delle
Aquile, del Castello di Lombardia, del Duomo e, sullo
sfondo, fino al monte Etna. Lo spazio alberato intorno è adibito a
giardino pubblico.
Porta
di Janniscuru
La Porta
di Janniscuru è l'ultima porta monumentale
rimasta a difesa della città di Enna,
delle 6 originariamente arroccate sulle pendici del Monte,
erette per tutelare gli ingressi dell'antica città medievale di Castrogiovanni in
tempo di assedio.
Le
porte originarie svolgevano altresì un ruolo importante come uniche
brecce delle possenti mura
di cinta che fortificavano Enna, giustificandone le
attribuzioni di Urbs Inexpugnabilis dei bizantini e
di città imprendibile di Tito
Livio. La Porta risale tuttavia a un periodo più recente, e fu
innalzata durante la dominazione normanna e
portarono a compimento significative opere di fortificazione in città,
come il recupero del castello
di Lombardia di matrice sicana,
e, appunto, la costruzione della cinta muraria.
Lo
stile con cui la Porta di Janniscuru si presenta oggi agli occhi del
visitatore è quello di un arco romano, a
tutto sesto, di parvenza massiccia e imponente. La larghezza
dell'arco varia da 2 a 3 m, mentre l'altezza è superiore. Il restauro del monumento
ennese, rientrante nelle opere di riqualificazione
dell'antico quartiere
Fundrisi, lo ha restituito all'antico splendore.
Particolare
suggestione è data inoltre dalla collocazione della Porta di Janniscuru,
situata nel mezzo di una breve scalinata in pietra che
discende affiancando i costoni di roccia viva,
nella quale si aprono innumerevoli grotte sepolcrali
risalenti al Neolitico,
tra cui l'importante Grotta della Guardiola.
L'area, lontana
dal centro urbano sovrastante (comunque rappresentato da Fundrisi,
quartiere tradizionale con tipiche viuzze strette e tortuose, poco
inclini al traffico), gode dunque di una natura assai
rigogliosa, e da quassù si abbraccia con lo sguardo la città vecchia,
parte orientale di Enna alta.
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