Duomo
San
Nicola
Sull'area
dell'attuale
tempio
sorgevano
le
vestigia
di
una
precedente
basilica
medievale
dedicata
a San
Nicola
di
Bari
verosimilmente
già
edificata
su
preesistente
luogo
di
culto
pagano.
In
questo
frangente
temporale
la
primitiva
cattedrale
di
Taormina
sotto
il
titolo
della
«Vergine
Assunta»
è
la
costruzione
identificabile
nell'ex
chiesa
di
San
Francesco
di
Paola
e
convento
dell'Ordine
dei
minimi ubicata
nella
parte
meridionale
del
borgo
in
prossimità
dell'attuale
"Porta
Catania".
Il
titolo
di cattedrale è
attribuito
per
via
dell'importanza
della
città
di
Taormina
ricoperto
in
ambito
ecclesiastico
come
sede
vescovile,
la
consacrazione
a San
Nicola
di
Bari è
tipica
di
un
uso
in
vigore
per
via
del
culto
introdotto
dall'Ordine
basiliano
in
epoca
bizantina.
La
prima
cattedrale
documentata
della
diocesi
di
Taormina è
stata
la
primitiva
chiesa
di
San
Francesco
di
Paola,
ove
il
vescovo
Procopio fu
ucciso
dall'arabo
Ibrahim. La
recrudescenza
dei
ripetuti
assalti
saraceni,
le
restrizioni
culminate
nelle
limitazioni
delle
forme
di
culto
cristiano,
imposero
alla
stessa
stregua
della
corte
vescovile
palermitana
rifugiatasi
a
Monreale,
del
trasferimento
della
sede
vescovile
messinese
insediatasi
presso
l'interna diocesi
di
Troina -
in
seguito
-
la
soppressione
della
diocesi
Tauromenitana.
In
seguito
alla riconquista
normanna condotta
dagli Altavilla,
la
città
che
sino
all'epoca
bizantina aveva
avuto
un
ruolo
preminente
per
cultura
e
religione,
perde
la
sede
vescovile.
Nel
1078
la diocesi
di
Taormina è
assorbita
dalla diocesi
di
Troina,
preferita
dal
Gran
Conte
Ruggero per
confluire
nel
volgere
di
pochi
anni
nella
ripristinata diocesi
di
Messina con
sede
nella
restaurata cattedrale
di
San
Nicolò
all'Arcivescovado di
Messina.
Gli
usi
medievali
cittadini
sono
assimilati
con
i
modelli
tipici
del
feudalesimo
e
le
attività
civili
e
religiose
più
importanti
ruotano
attorno
al
nucleo
rappresentato
da
piazza
Duomo.
La
costruzione
dell'imponente
tempio
dall'impianto
e
caratteristiche
proprie
della
ecclesia
munita o chiesa
-
fortezza,
uno
dei
più
antichi
e
significativi
tra
i
monumenti
medioevali
di
Taormina,
risale
al XIII
secolo
con
caratteri
propri
dell'architettura
romanico-gotica
siciliana,
sui
resti
della
chiesa
dedicata
a San
Nicola
di
Bari,
verosimilmente
le
colonne
delle
navate
provengono
dal teatro
greco-romano taorminese.
Parziale
riedificazione
nel
corso
del XV
secolo
e
l'inizio
del XVI
secolo con
la
realizzazione
dei
portali
in stile
rinascimentale.
Rimaneggiato
nel XVII
secolo con
la
sovrapposizione
del
portale barocco nel
prospetto
principale,
le
serie
di
mense
marmoree
addossate
alle
pareti,
la
realizzazione
delle
cappelle
nelle
absidi
laterali.
Tra
il 1945 e
il 1948 l'architetto
napoletano Armando
Dillon diresse
il
restauro
della
chiesa
rimettendo
in
luce
le
primitive
strutture
delle
arcate
dell'abside
della
chiesa
occultate
da
stucchi
barocchi,
ripristinando
le
coperture
a
terrazzo
sulle
navate
laterali.
La
chiesa
è
stata
elevata
alla
dignità
di basilica
minore il
6
febbraio 1980 da Papa
Giovanni
Paolo
II.
La
struttura
è
semplice,
a
croce
latina,
con
tre navate e
tre absidi.
La
navata
centrale
è
sostenuta
da
sei colonne di
marmo
rosa
di Taormina con
dei capitelli con
motivo
a
foglia
e
squama
di
pesce.
Si
pensa
che
queste
possano
provenire
dal
teatro
greco-romano
taorminese.
Il
soffitto
è
caratterizzato
da
grandi
travi
in
legno
con
mensole
intagliate
con
motivi
arabi
resi
in
gusto
gotico.
Per
la
severità
architettonica
della
costruzione
medievale
e
gli
elementi
di
fortificazione
esterni,
la
chiesa
viene
soprannominata
"la
cattedrale
fortezza".
La facciata è
infatti
caratterizzata
dalla merlatura a
corona
mentre
sul
retro
si
erge
la
torre
a
bastione
sulla
quale
sono
state
collocate
le
campane
nel 1750.
Di
notevole
pregio
il portale principale
restaurato
nel 1936 ed
il
grande rosone centrale
d'ispirazione rinascimentale.

La
facciata
principale
ospita
il
portale
inserito
fra
le
due monofore del
Quattrocento
con
arco
ogivale,
in
alto
uno
dei
tre rosoni in
pietra
di
Siracusa
tipico
dell'arte
rinascimentale.
Il
portale
principale
nelle
componenti
d'epoca
barocca è
delimitato
da
due
colonne
scanalate
in stile
corinzio poggianti
su
alti plinti,
sormontate
da architrave con
un timpano spezzato,
che
è
ripetuto
in
proporzione
anche
sulla
lapide
dedicatoria
intermedia,
sopra
i
capitelli
delle
colonne
fanno
capolino
le
facce
di
due
angeli.
Rimodulato
nel
1636,
per
decisione
dei
Giurati
del
tempo
come,
risulta
dalla
lapide
posta
sopra,
sulla
quale
si
legge
la
seguente
iscrizione:
"D.O.M. Divo
Nicolao templi
Patrono
Portam
e
phario
lapide
Franciscus
Corvaja,
Joseph
Martianus,
Antoninus
Romanus,
Thomas
Corvaja,
Urbis
patres
postere AN.
DO. MDCXXXVI".
Questo
meraviglioso
portale,
posto
al
centro
tra
due
monofore
del
Quattrocento,
è
impreziosito
dalla
presenza
di
due
bellissime
colonne
scanalate
in
stile
corinzio poste
su
due
alti
basi
e
decorate,
sui
capitelli,
da
due
volti
d’angelo.
Gli
stipiti,
che
recano
scolpite
undici
figure
per
lato,
sono
quelli
originali
del
portale
più
antico.
Questi
ventidue
personaggi
rappresentano
san
Paolo
(le
chiavi),
san
Pietro
(la
spada
della
Fede)
il
re
Davide
(la
cetra),
i
quattro
evangelisti
nei
loro
caratteristici
simboli:
il
Leone
(san
Marco),
l’Aquila
(san
Giovanni),
il
Toro
(Luca)
e
l’Angelo
(Matteo).
L’identificazione
degli
altri
Santi
e
Apostoli
non
è
sempre
così
semplice
ed
evidente.
Le
due
figure
in
alto,
vale
a
dire,
i
due
vescovi
nell’atto
di
benedire
con
mitra
e
pastorale
sono
San
Nicola,
il
santo
titolare
della
chiesa
e
san
Pancrazio,
il
santo
patrono
della
città.
le
fiancate
del
Duomo
presentano
due
portali:
il
portale
di
sinistra
è
risalente
al
periodo
del
Quattrocento
e
riporta
una
raffigurazione
di
S.
Pietro
e
di
S.
Paolo
con
il
Cristo
benedicente
nell’architrave,
il
portale
di
destra
risale
al
Cinquecento.
Il
portale
ovest
è
ubicato
di
fronte
al
Palazzo
dei
Giurati
risalente
alla
seconda
metà XV
secolo è
di
scuola
gaginesca,
interamente
bordato
di
nera
lava.
Interessanti
appaiono
i
bassorilievi
che
propongono
i
grappoli
d'uva
del
simbolismo
cristiano.
Sull'architrave in
pietra
di
Taormina,
fra San
Pietro e San
Paolo è
raffigurato
il Cristo
Pantocratore e
il timpano con
l'arco
ogivale,
ha
decoro
con
archetti
trilobi.
Il
portale
est si
apre
ad
oriente,
del
Cinquecento
ed
è
espressione
piena
del gotico
siciliano della
prima
metà
del XVI
secolo.
L'ogiva
polilobata
si
presenta
riccamente
strombata
come
gli
stipiti
laterali.
Gli
altri
due
rosoni
si
trovano
sulle
facciate
ad
est
ed
ovest
della
chiesa
in
corrispondenza
dei
muri
laterali
del
transetto.

Internamente
la
cattedrale
di
Taormina
presenta
una
struttura
a
croce
latina
con
tre
navate
e
tre
absidi,
tipica
struttura
delle
architetture
medievali.
La
navata
centrale
è
sostenuta
da
sei
colonne
in
marmo
rosa
di Taormina e
sono
sormontate
da
capitelli
decorati
a
foglia
e
a
squame
di
pesce. Percorrendo
le
navate
laterali
è
possibile
ammirare
sei
piccoli
altari.
In
fondo,
nelle
tre
absidi,
si
apre
in
quella
centrale
l’altare
e
nelle
due
laterali,
sono
state
ricavate
le
due
cappelle.
A
sinistra, la
cappella
del
Sacramento
della
fine
del
Seicento
e
rispettosa
dello
stile
barocco;
a
destra,
la
cappella
della
Madonna
delle
Grazie,
ricostruita
nel
1747
con
materiale
proveniente
da
una
cappella
della
chiesa
di
San
Pietro
fuori
le
mura.
Il
soffitto
è
stato
realizzato
in
legno
e
decorato
con
motivi
inizialmente
arabi
e
successivamente
modificati
in
gotici.
Il
Duomo
di
Taormina custodisce
opere
d’arte
di
grande
pregio
risalenti
al
periodo
bizantino,
rinascimentale
e
barocco. Una
delle
opere
più
interessanti
è
il
Polittico
di
Antonello
de
Saliba, opera
del
1504 eseguita
dal
nipote
del
grande
pittore Antonello
da
Messina. Il
Polittico
è
composto
da
cinque
tavolette
racchiuse
in
una
cornice
lignea
intarsiata
che,
molto
probabilmente,
si
potrebbe
attribuire
al
fratello
dell’artista
Pietro
o
al
padre
Giovanni.
Nel
pannello
centrale
si
trova
la
Vergine
Maria
e
Gesù
fra
san
Girolamo
e
San
Sebastiano.
In
alto,
al
centro,
si
trova
la
Deposizione
di
Cristo
e
ai
lati
Sant’Agata
e
Santa
Lucia.
Nella
cornice
sotto
in
basso,
l’Ultima
Cena.
Il
Polittico
proviene
dall’ex
Chiesa
di
San
Sebastiano,
oggi
ex
Chiesa
Sant’Agostino.
La
bellezza
della
struttura
dal
punto
di
vista
artistico
ed
architettonico
ha
trasformato
questo
luogo
sacro
in una
vera
e
propria
opera
d’arte
a
cielo
aperto. Il
duomo
di
Taormina,
elevato
al
rango
di
basilica
Minore
da
Papa
Giovanni
Paolo
II
il
6
febbraio
del
1980,
è
non
solo
meta
per
i
turisti
ma
anche
luogo
sacro
scelto
per
suggellare
l’amore
di
coppie
che
scelgono
Taormina
come
cornice
romantica
per
il
giorno
più
importante
della
propria
vita.
Nel
1635,
per
desiderio
degli
amministratori
del
tempo, nella
piazza
antistante
il Duomo
fu costruita
una
fontana
realizzata
in
stile
barocco
che
prende
il
nome
"4
fontane"
dalle
quattro
piccole
colonne
che
si
trovano
ai
quatto
angoli
del
corpo
centrale
e
che
sono
sormontate
da
quattro
cavallucci
marini
dalla
cui
bocca
usciva
l'acqua
che
finiva
nelle
vaschette
sottostanti.
In
realtà
la
fontana
vera
e
propria
è
costituita
dal
corpo
centrale,
formata
da
due
vasche,
la
più
piccola
delle
quali
sul
bordo
esterno porta
incisi
i
nomi
degli
amministratori
della
città
che
ne
ordinarono
la
costruzione:
Vincenzo
Spuches
-
Vincenzo
Cacopardo
-
Geronimo
Mena
-
Cesare
Cipolla. Al
centro
della stessa
vasca
un
piedistallo
sorregge
una
Centauressa
con
in
testa
la
corona
che
nella
mano
destra
stringe
lo
scettro
e
nella
mano
sinistra
il
globo.
Porta
Catania
e
Porta
Messina
Porta
Catania
delimita
la
parte
Sud
del
Corso
Umberto
I,
fa
parte
della
seconda
cinta
muraria
e
la
sua
costruzione
risale
al
1440,
data
che
risulta
incisa
nell'edicola
raffigurante
lo
stemma
Aragonese
al
centro
sopra
l'arco.
E'
detta
anche
porta
del
Tocco,
perchè
nella
piazzetta
adiacente,
in
epoca
normanna,
si
tenevano
le
riunioni
pubbliche.
L'ora
del
tocco
era
la
prima
ora
dopo
mezzogiorno,
quindi
segnalava
le
ore
13.00.
Porta
Messina
segna
l’ingresso
nord
del
centro
storico
della
città.
Da
essa
si
accede
al
Corso
Umberto
I°,
la
via
principale
di
Taormina.
Mentre Porta
Catania è
la
porta
di
accesso
del
lato
sud.
Le
due
porte
di
ingresso
facevano
parte
del
triplice
sistema
di
fortificazioni
che
si
sviluppava
da
nord-est,
realizzato
dagli
arabi
per
difendere
la
città.
Tra
le
due
porte
si
innalza
la
Porta
di
Mezzo
nota
anche
come
Torre
dell’orologio.
Porta
Messina,
inaugurata
nel
1808
da
Ferdinando
IV
di
Borbone
(come
riportato
nella
lapide
in
cima
alla
Porta)
è
conosciuta
anche
come
Porta
Ferdinandea
proprio
in
onore
al
re.
Palazzo
dei
Duchi
di
Santo
Stefano
Un
tempo
parte
integrante
delle
mura
di
fortificazione
medievale
del
borgo
siciliano,
l’edificio
era
in
origine
di
proprietà
dei
De
Spuches,
nobile
famiglia
spagnola,
duchi
di
Santo
Stefano
di
Briga,
sino
a
quando
nel
1964
venne
acquisito
dal
Comune
di
Taormina
che
l’ha
successivamente
destinato
a
sede
della
Fondazione
Mazzullo.
Sviluppato
su
tre
livelli,
al
piano
terra
della
dimora
si
accede
oltrepassando
un
arco
a
sesto
acuto
con
decorazioni
che
alternano
il
granito
di
Taormina
con
la
pietra
lavica:
la
sala
interna
è
caratterizzata
da
quattro
volte
a
crociera
con
al
centro
una
colonna
in
granito
rosa
che
la
tradizione
farebbe
provenire
direttamente
dal
celebre
teatro
greco
cittadino.
La
scala
che
porta
al
primo
piano
risale
al
1700;
prima
si
accedeva
al
piano
nobile
attraverso
un
sistema
piuttosto
elaborato
e
complesso
di
scale
mobili
e
ponti
levatoi
passando
da
una
porta
ancora
oggi
visibile
sulla
facciata.
Per
raggiungere
invece
il
secondo
piano
si
utilizzava
una
scala
interna
ricostruita
in
legno
durante
un
attento
intervento
di
restauro.
Esternamente
Palazzo
dei
Duchi
di
Santo
Stefano
si
presenta
come
una
massiccia
struttura
architettonica
con
forma
squadrata
a
blocchi
nella
parte
inferiore;
le
aperture
del
primo
piano
sono
delle
bifore
semplici
ma
eleganti
mentre
quelle
del
secondo
sono
più
elaborate
per
via
di
archi
trilobati.
La
facciata,
su
due
lati,
è
inoltre
impreziosita
da
un
ricco
gioco
d’intarsi
creato
grazie
all’alternarsi
di
tasselli
in
pietra
lavica
e
in
pietra
bianca
di
Siracusa
mentre
sotto
l’arco
a
sesto
acuto
si
può
ammirare
uno
splendido
rosone
con
all’interno
una
stella
a
sei
punte.
A
rendere
così
prezioso
questo
monumento,
capolavoro
dell’arte
siciliana,
è
anche
la
cornice
bicroma
a
losanghe
posta
sulla
sommità
del
palazzo.
Su
un
terreno
scosceso
di
fronte
alle
facciate
nord
e
est
della
costruzione
si
sviluppa
il
giardino
piantumato
a
alberi
e
palme:
proprio
qui
si
può
ancora
ammirare
un
antico
pozzo
per
la
raccolta
delle
acque
piovane.
Seppur
di
piccole
dimensioni,
passeggiare
in
questo
grazioso
parco
verde
che
circonda
l’edificio
nobiliare
è
piacevole
e
rilassante
e
permette
di
ammirare
da
un
altro
punto
di
vista
l’architettura
di
questo
prezioso
gioiello
siciliano.
Gravemente
danneggiato
dai
bombardamenti
del
luglio
1943,
il
Palazzo
di
Santo
Stefano
venne
ricostruito
grazie
all’intervento
della
Sovrintendenza
delle
Belle
Arti
di
Catania.
Tornato
all’antico
splendore,
è
oggi
sede
della
fondazione
dedicata
a
Giuseppe
Mazzullo,
disegnatore
e
scultore
siciliano
scomparso
a
Taormina
nel
1988:
le
sue
opere
sono
esposte
nelle
sale
dell’edificio
e,
quelle
monumentali,
nel
giardino
che
durante
la
stagione
estiva
ospita
eventi
e
manifestazioni
culturali.
Nata
nel
1981
grazie
ad
un
accordo
fra
lo
stesso
Mazzullo
e
il
sindaco
dell’epoca,
Nicolò
Garipoli,
la
fondazione
si
occupa
di
tutelare
e
conservare
le
opere
dell’artista.

- Castello
di
Monte
Tauro
Il
castello
di
Monte
Tauro,
ubicato
lungo
la
via
rotabile
per
Castelmola
a
circa
400
mt.
sul
livello
del
mare,
si
erge
sopra
un
contrafforte
calcareo
naturale
con
pareti
a
strapiombo
che
sovrastano
l’intero
centro
abitato
di
Taormina.
La
fabbrica
per
la
particolare
posizione
strategica,
rivestì
sin
dall’impianto
primigenio
un
ruolo
primario
nel
contesto
delle
fortificazioni
isolane
ed
in
particolare
di
quelle
a
difesa
del
versante
costiero.
Inoltre
il
castello,
pur
connotandosi
come
bene
di
particolare
pregio
culturale,
rappresenta
un’importante
testimonianza
dell’architettura
difensiva
-
militare
dei
secoli
XII
e
XIII
per
il
versante
jonico
e
ne
costituisce
un
interessante
elemento
di
studio
per
l’aspetto
storico
documentario
ancora
non
scientificamente
indagato.
Secondo
le
fonti
il
primo
impianto
risalente
al
periodo
greco
precedente
alla
dominazione
araba,
faceva
parte
dei
luoghi
forti
difensivi
dagli
arabi
come
riportato
dal
geografo
arabo
Edrisi
che
visitò
i
luoghi
intorno
al
XII
secolo.
Nel
corso
delle
varie
dominazioni
il
manufatto
subì
ampliamenti
e
ricostruzioni
mantenendo
inalterata
la
geometria
trapezoidale
e
lo
schema
strutturale,
costituito
da
muri
continui
in
muratura
di
pietrame
misto
a
cocci.
L’interno
oltre
alle
tracce
dei
percorsi
che
conducevano
agli
spalti
delimitanti
i
muri
perimetrali
con
feritoie
e
merlature
di
fattura
medievale,
presenta
una
scalinata
con
struttura
a
ventaglio
di
collegamento
al
grande
mastio
ove
insistono
i
locali
delle
vecchie
segrete
ed
una
cisterna.
Dalla
sommità
di
detta
struttura
si
può
ammirare
l’ampia
quinta
naturale
del
versante
Jonico
delimitata
a
nord
dallo
stretto
di
Messina,
a
sud
dalle
pendici
dell’Etna
e
dall’impianto
urbano
di
Catania
ed
ovest
dal
sistema
montuoso
dei
Peloritani
caratterizzati
un
insieme
di
particolari
aspetti
naturali,
naturalisti
e
paesaggistici
di
notevole
interesse
ambientale.
La
posizione
strategica
ha
consentito
di
resistere
a
numerosi
assedi
(si
ricorda
il
lungo
assedio
saraceno
durato
due
anni
dal
904
al
906).
Probabilmente
la
struttura
fortilizia
è
stata
ingrandita
e
modificata
nel
corso
dei
secoli,
attorno
al
mastio
da
cui
si
diparte
la
cortina
muraria
in
pietra
arenaria
e
lavica.
Nel
periodo
normanno,
al
fine
di
evitare
un
lungo
assedio,
edificarono
all'intorno
dell'abitato
22
torri
lignee.
Lo
scopo
delle
strutture
provvisorie
era
quello
di
controllare
e
tagliare
ogni
possibile
rifornimento
e
contatto
con
l'esterno.
Questa
strategia
costrinse
Taormina
alla
capitolazione
pochi
mesi
dopo
l'inizio
dell'assedio.
Nel
1134
l'abitato
è
sottoposto
al
monastero
di
S.
Salvatore
della
Placa.
Del
1150
si
ha
notizia
riguardo
alla
presenza
di
una
fortezza
"difendevole"
edificata
sulla
sommità
di
una
rocca,
sovrastante
l'abitato;
anche
lo
storico
della
dominazione
normanna
in
Sicilia
e
Italia
meridionale,
Ugo
Falcando,
distingue,
infatti,
l'abitato
fortificato
dalla
fortezza,
sorta
su
di
una
rupe
sovrastante
il
paese.
Durante
il
dominio
di
Federico
II,
il
castello
di
Taormina
è
governato
da
un
castellano.
Risale
al
1353
una
fonte,
la
quale
distingue
il
castello
della
"Mola"
da
quello
di
Taormina,
definito
"inferius".
Al
XV
secolo
si
documentano
restauri
e
modifiche
alle
mura
della
fortezza.
Inoltre
il
castello,
pur
connotandosi
come
bene
di
particolare
pregio
culturale,
rappresenta
un’importante
testimonianza
dell’architettura
difensiva
-
militare
dei
secoli
XII
e
XIII
per
il
versante
jonico
e
ne
costituisce
un
interessante
elemento
di
studio
per
l’aspetto
storico
documentario
ancora
non
scientificamente
indagato.
Il
progetto
trasmesso
recentemente
al
superiore
Assessorato
ha
l’obbiettivo
di
completare
l’intervento
di
bonifica
e
di
recupero
delle
strutture
murarie
dell’intero
castello,
recuperandone
nel
contempo
la
codificazione
funzionale-architettonica
degli
spazi
e
dei
sistemi
difensivi
con
il
relativo
adeguamento
tecnologico
ai
fini
della
fruizione
e
valorizzazione
del
monumento
che,
oltre
all’inserimento
negli
itinerari
culturali
e
turistici
del
compren-sorio
Taorminese,
può
essere
utilizzato
come
contenitore
per
manifestazione
ed
attività
culturale.

- Isola
Bella
Sembra
una
piccola
isola
a
pochi
metri
dalla
costa,
anche
se
in
realtà
una
striscia
di
sabbia
la
collega
alla
terraferma
e
la
trasforma
in
una
piccola
penisola.
Stiamo
parlando
di
Isola
Bella
(Isolabella),
spettacolare
affioramento
marino
circondato
dalla
acque
color
smeraldo
del
Mar
Jonio
che
bagnano
il
golfo
compreso
tra
Capo
Sant'Andrea
e
Capo
Taormina,
sulla
costa
messinese
della
Sicilia
orientale.
Il
barone
Wilhelm
von
Gloeden,
noto
fotografo
tedesco
vissuto
a
cavallo
tra
il
XIX
ed
il
XX
secolo
che
visse
a
Taormina
per
la
maggior
parte
della
sua
vita
e
contribuì,
con
il
suo
lavoro,
a
farne
conoscere
al
pubblico
le
bellezze
naturalistiche
ed
archeologiche,
la
chiamava
"la
Perla
del
Mediterraneo",
mentre
per
i
siciliani
è
semplicemente
la
"Isula
Bedda",
ma
certo
è
che
Isolabella
è
uno
dei
simboli
più
rappresentativi
di
Taormina
e
una
delle
capitali
del
turismo
siciliano.
La
storia
di
Isolabella
ha
inizio
quando
Ferdinando
I
di
Borbone
la
donò
nel
1806
al
Comune
di
Taormina,
che,
a
sua
volta,
la
vendette
nel
1890
a
Lady
Florence
Trevelyan,
nobildonna
inglese
che
venne
esiliata
in
Sicilia
dalla
Regina
Vittoria
in
persona
perché
quest'ultima
non
apprezzava
la
relazione
intima
tra
Lady
Florence
ed
il
cugino
Edoardo
VII,
futuro
re
d'Inghilterra.
L'affascinante
nobildonna
convolò
a
nozze
con
il
sindaco
taorminese
Salvatore
Cacciola,
acquistò
l'isolotto
su
cui
costruì
una
piccola
casa
ed
impiantò
essenze
esotiche
di
notevole
pregio
che,
mischiandosi
alle
specie
autoctone,
hanno
contribuito
a
creare
il
suggestivo
e
spettacolare
scenario
naturalistico
attuale.
Alla
morte
di
Lady
Trevelyan
e
del
marito,
l'isola
visse
qualche
anno
di
abbandono
finché
non
fu
acquistata
nel
1954
dai
fratelli
Bosurgi,
noti
imprenditori
messinesi
impegnati
nel
settore
della
trasformazione
degli
agrumi,
che
vi
costruirono
una
villa
incastonata
tra
gli
scogli
ed
ebbero
il
gusto
architettonico
di
mimetizzare
i
vari
padiglioni
in
cui
l'abitazione
era
articolata
armonizzandoli
perfettamente
con
il
territorio
circostante,
riuscendo
nell'intento
di
costruire
dei
lussuosi
volumi
urbani,
nel
complesso
è
presente
anche
una
piccola
piscina
perfettamente
inserita
fra
le
rocce,
senza
invadere
con
prepotenza
gli
spazi
naturalistici
di
grande
pregio
che
Isolabella
può
vantare.
È
nel
1984,
però,
dopo
il
fallimento
dell'azienda
dei
Bosurgi
e
la
conseguente
vendita
all'asta
dei
beni
di
famiglia,
che
Isolabella
viene
dichiarata
Patrimonio
dell'Umanità
ed
è
nel
1990
che
viene
acquistata
dall'Assessorato
dei
Beni
Culturali
che
ne
fa
una
Riserva
Naturale
Orientata
nel
1998
e
la
dà
in
gestione
prima
al
WWF
ed
in
seguito
al
CUTGANA,
il
Centro
Universitario
per
la
Tutela
e
la
Gestione
degli
Ambienti
Naturali
e
degli
Agroecosistemi,
prestigioso
centro
di
ricerca
dell'Universita
di
Catania,
che
con
passione
ancora
si
occupano
di
mantenere
intatto
e
protetto
il
territorio
d
Isolabella
e
la
preziosa
sintesi
arborea,
tra
piante
esotiche
ornamentali
e
specie
spontanee,
alcune
minacciate
da
estinzione,
che
negli
anni
hanno
popolato
l'isola
rendendola
un
angolo
di
paradiso
di
rara
bellezza
unico
in
tutto
il
panorama
nazionale.
Il
sito
è
diventato,
infine,
Museo
Naturalistico
Regionale
insieme
a
Villa
Caronia,
importante
complesso
urbano
situato
di
fronte
ad
Isolabella
in
posizione
predominante
sul
promontorio
di
Capo
Taormina
il
cui
parco
è
stato
segnalato
già
nel
1970
come
giardino
botanico
dall'Istituto
Geografico
De
Agostini
per
la
presenza
di
numerose
specie
arboree
di
origine
sub
tropicale
e
per
lo
straordinario
scenario
paesaggistico
che
propone.
Il
Museo
di
Isolabella
ricade
sotto
la
direzione
del
Parco
Archeologico
di
Naxos,
da
cui
dipendono
anche
il
Teatro
Greco
di
Taormina
e
l'Area
Archeologica
dei
Giardini
di
Naxos,
altri
indiscutibili
simboli
del
patrimonio
artistico
e
turistico
di
questa
regione.
Isolabella
è
raggiungibile
a
piedi,
percorrendo
la
sottile
e
suggestiva
striscia
di
sabbia
che
la
collega
alla
terraferma,
che,
a
seconda
delle
maree,
scompare
e
compare
alla
vista
dei
visitatori,
ed
il
biglietto
d'ingresso
al
Museo,
venduto
direttamente
in
loco,
consente
di
poter
esplorare
l'isolotto,
in
gruppi
di
massimo
15
persone,
attraverso
percorsi
appositamente
segnalati
durante
i
quali,
se
si
è
fortunati,
è
possibile
vedere
specie
animali
che
si
trovano
solo
in
questo
sito,
come
la
lucertola
dal
petto
rosso
0
gli
uccelli
marini
presenti
in
grande
quantità,
per
la
gioia
dei
birdwatchers
più
curiosi
È
possibile,
inoltre,
visitare
la
pittoresca
casa
recentemente
restaurata
che
la
famiglia
Bosurgi
fece
costruire
negli
anni
'50,
attualmente
convertita
a
museo,
ed
ammirare
come
i
volumi
urbani
si
integrino
perfettamente
con
la
morfologia
del
luogo,
attraverso
scalette
scavate
direttamente
nella
roccia
e
la
scelta
di
materiali
costruttivi
ad
hoc
che
si
inseriscono
con
armonia
nello
scenario.
Isolabella
è,
dunque,
un
museo
straordinario
che
non
deve
la
sua
fama
alla
presenza
di
capolavori
creati
dalla
mano,
seppur
sapiente,
dell'uomo,
ma
rappresenta
una
delle
espressioni
più
autorevoli
del
genio
artistico
di
cui
la
Natura
è
dotata
grazie
al
quale
riesce
a
plasmare
autentiche
opere
d'arte
assolutamente
unione
ed
inimitabili.

Pag.
3

Agosto
2019
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