Il significato primo e letterale di
casba
indica
una
cinta
muraria
fortificata,
una
cittadella.
Via
via
il
termine
è
andato
a
comprendere
un
intero
quartiere,
tipico
delle
città
arabe
del
Nord
Africa,
generalmente
abbarbicato
su
di
una
collina,
caratterizzato
da
viuzze
strette
e
tortuose
e
da
un
saliscendi
di
ripide
scalinate.
Ciò
che
solitamente
accomuna
questi
quartieri
rendendoli
per
certi
aspetti
omogenei
è
l'impianto
irregolare,
senza
punti
focali
preferenziali,
e
l'architettura.
La
casba
di
Algeri
si
estende
lungo
la
baia
sulla
quale
si
affaccia
la
città,
intorno
all'antico
castello
del
bey.
La
sua
configurazione,
che
accosta
architetture
militari
a
edifici
spiccatamente
popolari,
costituisce
una
preziosa
testimonianza
dell'organizzazione
urbanistica
prima
araba
e
poi
turca
e
della
complessa
evoluzione
avvenuta
durante
il
XVI
e
il
XVII
secolo.
Narra la leggenda che la città di
Algeri
sia
stata
fondata
da
venti
compagni
dell'eroe
greco
Ercole
dopo
che
da
questi
si
erano
separati
durante
il
viaggio
per
il
Mediterraneo.
È
storicamente
accertato
che
la
città
nel
VI
secolo
a.C.
fosse
un
emporio
punico
chiamato
Ikosim,
parola
fenicia
che
da
adito
a
tre
diverse
interpretazioni:
isola
delle
spine,
isola
dei
gufi
e
isola
degli
uccelli
marini.
Il
corrispondente
greco
è
il
termine
Eikosi,
che
significa
"venti",
riallacciandosi
così
alla
leggenda
sopra
citata.
Nell'ultimo
terzo
del
I
secolo
a.C.
la
città
venne
strappata
ai
cartaginesi
dai
romani
che
le
diedero
il
nome
di
Icosium
e
sotto
Vespasiano
divenne
a
tutti
gli
effetti
colonia
dell'impero.
Dopo
un
periodo
di
dominazione
bizantina,
la
città
fu
soggetta
a
continue
occupazioni
da
parte
di
diversi
popoli
berberi,
quali
gli
almoravidi,
gli
almohadi,
i
merinidi
e
altri
ancora.
Nel
VII
secolo
venne
conquistata
dagli
arabi
e
ribattezzata
Marana,
ma
la
città
continuava
a
occupare
un
ruolo
del
tutto
marginale
nei
fiorenti
traffici
commerciali
che
interessavano
l'area
occidentale
del
Mediterraneo.
Di
questo
periodo
nessun
avanzo
antico
è
visibile
nella
città
moderna;
durante
degli
scavi
sommari
condotti
nel
XIX
secolo
sono
state
portate
alla
luce
solo
alcune
tracce
e
alcuni
frammenti
conservati
al
museo
Stéphan
Gsell.
La
città
moderna
è
stata
fondata
nel
X
secolo
dai
berberi
e
fino
al
XVI
fu
soggetta
alle
dinastie
arabe,
a
eccezione
di
alcune
brevi
parentesi
di
indipendenza.
La fortuna di
Algeri, e l'interesse
che
ha
sempre
suscitato,
consisteva
in
primo
luogo
nella
sua
strategica
posizione
geografica.
Oltre
a
essere
protetta
alle
spalle,
verso
l'entroterra,
dalla
collina
di
Bouzaréa,
godeva
anche
di
un
ottimo
sistema
difensivo
naturale
verso
il
mare.
Davanti
alla
baia
si
trovavano
infatti
una
serie
di
isole
rocciose,
in
seguito
collegate
alla
terraferma,
che
facevano
da
schermo
protettivo;
queste
isole,
in
arabo
al-Gezair,
diedero
anche
il
nome
alla
città.
Lungo
tutta
la
dominazione
berbera
Algeri
conobbe
un
periodo
ricco
e
fiorente,
ma
il
massimo
splendore,
oltre
che
la
massima
potenza,
la
ottenne
quando
intorno
al
1516
i
pirati
Arug
e
Khayr
ad-Din
Barbarossa
liberarono
la
città
dagli
spagnoli.
All'epoca
Algeri,
sotto
la
dipendenza
della
Turchia,
costituiva
una
seria
minaccia
per
tutto
il
Mediterraneo.
Inerpicata
sulle
ripide
pendici
della
collina
era
la
casba,
la
fortezza
cinquecentesca
che
a
lungo
simboleggiò
l'inespugnabilità
della
città.
Algeri
infatti
resistette
a
ripetuti
bombardamenti
dal
mare
(nel
1541
a
opera
di
Carlo
V,
della
flotta
inglese
nel
1662,
di
quella
francese
nel
1682
e
nel
1683
e
della
spagnola
nel
1775)
fino
al
1830
quando
si
arrese
ai
francesi.
Da
allora
la
città
iniziò
a
cambiare
volto.
L'insediamento dei francesi entro la
città
turca
comportò
non
poche
modifiche
sul
piano
urbanistico
e
architettonico:
vennero
abbattuti
i
vecchi
edifici,
soprattutto
nella
parte
bassa
della
città,
e
via
via
sostituiti
da
altri
moderni,
si
crearono
ampie
strade
e
piazze
e
si
costruì
un
sistema
di
scalinate
sulle
antiche
mura
turche.
In
qualche
modo
protetta,
la
parte
alta
della
casba
si
sottrasse
alle
distruzioni,
pur
riportando
anch'essa
segni
inesorabili
della
dominazione
francese.
Il
vecchio
quartiere
della
casba,
in
origine
costituito
dalla
sola
cittadella
all'interno
della
quale
trovava
rifugio
il
palazzo
del
bey,
l'autorità
massima
che
reggeva
la
città
nel
periodo
turco,
si
sviluppa
come
un
labirinto
pulsante
di
intensa
e
frenetica
vita
commerciale.
Nella
città
islamiche
il
quartiere
è
detto
medina,
ovvero
quel
tratto
di
città
legato
al
bazar
e
alla
moschea,
dove
le
relazioni
personali
si
fanno
più
fitte.
Le
case
di
stile
arabo
mediterraneo,
dette
ed-dar,
sono
addossate
le
une
alle
altre
e
ricordano
nella
loro
comune
struttura
dei
veri
e
propri
palazzi.
Si
sviluppano
attorno
a
una
corte
centrale,
spesso
arricchita
e
impreziosita
da
maioliche
di
diversi
colori,
da
un
pozzo
e
da
una
cisterna,
e
presentano
un
caratteristico
tetto
a
terrazza.
A
volte
sono
affiancate
da
altre
piccole
costruzioni
dette
dwera.
Non
si
apre
alcuna
finestra
sulla
facciata
verso
la
strada
così
che
la
vita
familiare
si
raccolga
privatamente
all'interno
della
dimora.
Come
la
corte
interna
rappresenta
l'anima
dei
palazzi
moreschi,
così
la
casba,
con
il
suo
dedalo
di
stradine
e
viuzze,
di
scalinate
e
di
scorci
insospettati,
costituisce
il
cuore
antico
della
città
di
Algeri.
MIGUEL
DE
CERVANTES:
PRIGIONIERO
ILLUSTRE
DELLA
CASBA
DI
ALGERI
Già dal 1568 Cervantes (Alcalà de
Henares,
1547
-
Madrid,
1616),
attento
e
acuto
interprete
dei
temi
esistenziali
nel
cruciale
passaggio
dal
rinascimento
al
barocco,
autore
del
celeberrimo
romanzo
Il
fantastico
cavaliere
don
Chisciotte
della
Mancia,
si
trovava
in
Italia.
Qui
intraprese
la
carriera
delle
armi
che
lo
portò
a
partecipare
a
numerose
spedizioni.
Nel
1575,
dovendo
raggiungere
la
Spagna,
si
imbarcò
a
Napoli
sulla
galera
Sol.
Presso
il
delta
del
fiume
Rodano
la
nave
venne
attaccata
da
tre
imbarcazioni
di
corsari
turchi
e
Cervantes
venne
fatto
prigioniero
e
portato
ad
Algeri.
Venduto
come
schiavo,
rimase
prigioniero
nella
fortezza
della
città
per
cinque
anni,
tentando
invano
la
fuga
più
di
una
volta.
È
durante
questo
lungo
soggiorno
forzato
nella
casba
di
Algeri,
prima
di
rimbarcarsi
per
la
Spagna
nell'ottobre
del
1580,
che
Miguel
de
Cervantes
compose
le
due
commedie
El
trato
de
Àrgel
e
Los
barios
de
Àrgel.
|