Casbha di Algeri
Algeria

patrimonio dell'umanità dal 1992  

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Il significato primo e letterale di casba indica una cinta muraria fortificata, una cittadella. Via via il termine è andato a comprendere un intero quartiere, tipico delle città arabe del Nord Africa, generalmente abbarbicato su di una collina, caratterizzato da viuzze strette e tortuose e da un saliscendi di ripide scalinate. Ciò che solitamente accomuna questi quartieri rendendoli per certi aspetti omogenei è l'impianto irregolare, senza punti focali preferenziali, e l'architettura. La casba di Algeri si estende lungo la baia sulla quale si affaccia la città, intorno all'antico castello del bey. 

La sua configurazione, che accosta architetture militari a edifici spiccatamente popolari, costituisce una preziosa testimonianza dell'organizzazione urbanistica prima araba e poi turca e della complessa evoluzione avvenuta durante il XVI e il XVII secolo.

Narra la leggenda che la città di Algeri sia stata fondata da venti compagni dell'eroe greco Ercole dopo che da questi si erano separati durante il viaggio per il Mediterraneo. È storicamente accertato che la città nel VI secolo a.C. fosse un emporio punico chiamato Ikosim, parola fenicia che da adito a tre diverse interpretazioni: isola delle spine, isola dei gufi e isola degli uccelli marini. Il corrispondente greco è il termine Eikosi, che significa "venti", riallacciandosi così alla leggenda sopra citata. 

Nell'ultimo terzo del I secolo a.C. la città venne strappata ai cartaginesi dai romani che le diedero il nome di Icosium e sotto Vespasiano divenne a tutti gli effetti colonia dell'impero. Dopo un periodo di dominazione bizantina, la città fu soggetta a continue occupazioni da parte di diversi popoli berberi, quali gli almoravidi, gli almohadi, i merinidi e altri ancora. 

Nel VII secolo venne conquistata dagli arabi e ribattezzata Marana, ma la città continuava a occupare un ruolo del tutto marginale nei fiorenti traffici commerciali che interessavano l'area occidentale del Mediterraneo. Di questo periodo nessun avanzo antico è visibile nella città moderna; durante degli scavi sommari condotti nel XIX secolo sono state portate alla luce solo alcune tracce e alcuni frammenti conservati al museo Stéphan Gsell. 

La città moderna è stata fondata nel X secolo dai berberi e fino al XVI fu soggetta alle dinastie arabe, a eccezione di alcune brevi parentesi di indipendenza.

La fortuna di Algeri, e l'interesse che ha sempre suscitato, consisteva in primo luogo nella sua strategica posizione geografica. Oltre a essere protetta alle spalle, verso l'entroterra, dalla collina di Bouzaréa, godeva anche di un ottimo sistema difensivo naturale verso il mare. Davanti alla baia si trovavano infatti una serie di isole rocciose, in seguito collegate alla terraferma, che facevano da schermo protetti­vo; queste isole, in arabo al-Gezair, diedero anche il nome alla città. 

Lungo tutta la dominazione berbera Algeri conobbe un periodo ricco e fiorente, ma il massimo splendore, oltre che la massima potenza, la ottenne quando intorno al 1516 i pirati Arug e Khayr ad-Din Barbarossa liberarono la città dagli spagnoli. All'epoca Algeri, sotto la dipendenza della Turchia, costituiva una seria minaccia per tutto il Mediterraneo. Inerpicata sulle ripide pendici della collina era la casba, la fortezza cinquecentesca che a lungo simboleggiò l'inespugnabilità della città. Algeri infatti resistette a ripetuti bombardamenti dal mare (nel 1541 a opera di Carlo V, della flotta inglese nel 1662, di quella francese nel 1682 e nel 1683 e della spagnola nel 1775) fino al 1830 quando si arrese ai francesi. Da allora la città iniziò a cambiare volto.  

L'insediamento dei francesi entro la città turca comportò non poche modifiche sul piano urbanistico e architettonico: vennero abbattuti i vecchi edifici, soprattutto nella parte bassa della città, e via via sostituiti da altri moderni, si crearono ampie strade e piazze e si costruì un sistema di scalinate sulle antiche mura turche. In qualche modo protetta, la parte alta della casba si sottrasse alle distruzioni, pur riportando anch'essa segni inesorabili della dominazione francese. 

Il vecchio quartiere della casba, in origine costituito dalla sola cittadella all'interno della quale trovava rifugio il palazzo del bey, l'autorità massima che reggeva la città nel periodo turco, si sviluppa come un labirinto pulsante di intensa e frenetica vita commerciale. Nella città islamiche il quartiere è detto medina, ovvero quel tratto di città legato al bazar e alla moschea, dove le relazioni personali si fanno più fitte. Le case di stile arabo mediterraneo, dette ed-dar, sono addossate le une alle altre e ricordano nella loro comune struttura dei veri e propri palazzi. 

Si sviluppano attorno a una corte centrale, spesso arricchita e impreziosita da maioliche di diversi colori, da un pozzo e da una cisterna, e presentano un caratteristico tetto a terrazza. A volte sono affiancate da altre piccole costruzioni dette dwera. Non si apre alcuna finestra sulla facciata verso la strada così che la vita familiare si raccolga privatamente all'interno della dimora. Come la corte interna rappresenta l'anima dei palazzi moreschi, così la casba, con il suo dedalo di stradine e viuzze, di scalinate e di scorci insospettati, costituisce il cuore antico della città di Algeri.  

MIGUEL DE CERVANTES: PRIGIONIERO ILLUSTRE DELLA CASBA DI ALGERI

Già dal 1568 Cervantes (Alcalà de Henares, 1547 - Madrid, 1616), attento e acuto interprete dei temi esistenziali nel cruciale passaggio dal rinascimento al barocco, autore del celeberrimo romanzo Il fantastico cavaliere don Chisciotte della Mancia, si trovava in Italia. Qui intraprese la carriera delle armi che lo portò a partecipare a numerose spedizioni. Nel 1575, dovendo raggiungere la Spagna, si imbarcò a Napoli sulla galera Sol. 

Presso il delta del fiume Rodano la nave venne attaccata da tre imbarcazioni di corsari turchi e Cervantes venne fatto prigioniero e portato ad Algeri. Venduto come schiavo, rimase prigioniero nella fortezza della città per cinque anni, tentando invano la fuga più di una volta. È durante questo lungo soggiorno forzato nella casba di Algeri, prima di rimbarcarsi per la Spagna nell'ottobre del 1580, che Miguel de Cervantes compose le due commedie El trato de Àrgel e Los barios de Àrgel.