Le
moschee
nelle
città
di Tengréla,
Kouto,
Sorobango,
Samatiguila,
M’Bengué,
Kong
e
Kaouara sono
quelle
meglio
conservate
di
20
di
questi
edifici
che
rimangono
in
Costa
d’Avorio,
dove
all’inizio
del
secolo
scorso
ne
esistevano
centinaia.
Gli
edifici
sono
caratterizzati
da
travi
sporgenti,
contrafforti
verticali
coronati
da
ceramiche
o
uova
di
struzzo,
e
minareti
affusolati.
Essi
presentano
un’interpretazione
di
uno
stile
architettonico
che
si
pensa
abbia
avuto
origine
intorno
al
XIV
secolo
nella
città
di
Djenné,
allora
parte
dell’Impero
del
Mali,
che
prosperava
grazie
al
commercio
di
oro
e
sale
attraverso
il
Sahara
verso
il
Nord
Africa.
In
particolare dal
XVI
secolo,
lo
stile
si
diffuse
a
Sud
dalle
regioni
desertiche
nella
savana
sudanese,
diventando
più
basso
e
sviluppando
contrafforti
più
robusti
in
risposta
al
clima
più
umido.
Il
caratteristico
stile
sudanese
delle
moschee,
specifico
della
regione
della
savana
dell’Africa
occidentale,
continuò
a
svilupparsi
tra
il
XVII
e
il
XIX
secolo
quando
commercianti
e
studiosi
frequentavano
o
si
erano
strabiiliti
nel
Sud
dell’Impero
del
Mali,
estendendo
le rotte
mercantili
transahariane
nell’area
forestale.
Rappresentano,
dunque,
importanti
testimonianze
del
commercio
transahariano
che
ha
facilitato
l’espansione
dell’Islam
e
della
cultura
islamica
e
riflettono
una
fusione
di
forme
architettoniche
islamiche
e
locali
in
uno
stile
altamente
distintivo
che
è
durato
nel
tempo.
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