Asmara, una città modernista d'Africa
Eritrea

patrimonio dell'umanità dal 2017

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Asmara nacque nel XII secolo, dall'unione di quattro villaggi. Originariamente vi erano infatti quattro clan che occupavano l'area dove sorge oggi la città: i Gheza Gurtom, i Gheza Shelele, i Gheza Serenser e i Gheza Asmae. Incoraggiati dalle famiglie, i leader dei quattro clan decisero di unirsi per fronteggiare i banditi che imperversavano nell'area. Dopo la vittoria, la zona fu chiamata Arbaete Asmara, che in lingua tigrina significa: "I quattro sono uniti". 

Nonostante quella fusione, Asmara (il prefisso Arbaete cadde ben presto in disuso) continuò ad essere un villaggio di etnia tigrina, e tale rimase ancora a lungo: fu infatti solo a partire dagli anni ottanta del XIX secolo che la popolazione della località iniziò ad incrementarsi in maniera significativa, anche grazie all'attribuzione del ruolo di capoluogo della regione ed alla fondazione di un mercato locale per ordine di Ras Alula.

Un'altra leggenda narra che in queste zone la Regina di Saba avesse dato alla luce il figlio di re SalomoneMenelik I.  

La città fu occupata dalle truppe italiane nel 1889 e divenne capitale della colonia nel 1897. Nel 1887 gli italiani, sotto la direzione dell'ingegnere Emilio Olivieri, costruirono la prima tratta della ferrovia che partendo da Massaua raggiungeva il forte militare di Saati, a poche decine di chilometri da Asmara. 

Successivamente, durante l'amministrazione del governatore Ferdinando Martini, la linea fu prolungata, sotto la direzione dell'ingegnere Francesco Schupfer, fino ad Asmara, raggiunta nel dicembre del 1911, passando attraverso la città di Ghinda. Fra gli edifici più tipici della prima fase edilizia si annoverano la chiesa della Beata Vergine del Rosario ed il teatro dell'Opera.

Fin dagli anni venti, grazie al governatore trevigiano Jacopo Gasparini, ma ancor più nel decennio successivo, il profilo architettonico della città mutò radicalmente, con la costruzione di nuove strutture ed edifici in stile razionalista e art déco, che portarono la città ad essere soprannominata "piccola Roma". L'edilizia degli anni venti e trenta, nonché la presenza coloniale italiana, sono ancora oggi ben rintracciabili, sia nei principali edifici della città, sia nel nome di numerosi locali pubblici ed esercizi commerciali ("Bar Vittoria", "Pasticceria moderna", "Casa del formaggio", "Ferramenta", "Casa degli Italiani").

Tra gli edifici più notevoli del periodo coloniale fascista da segnalare il cinema Impero, costruito nel 1937 e considerato uno degli esempi più emblematici in stile Art Déco, e la stazione di servizio Fiat Tagliero, un impressionante edificio in stile futurista costruito nel 1938 a forma di aeroplano e dotato di due incredibili "ali" autoportanti che destano viva impressione ancora oggi.

Il 1º aprile 1941, durante la seconda guerra mondiale, Asmara fu occupata, insieme al resto dell'Eritrea, dalle truppe britanniche del generale William Platt.  

La permanenza delle truppe dell'Impero britannico ad Asmara si protrasse fino al 1952, anno dell'associazione dell'Eritrea, come unità federata dotata di ampia autonomia, all'Impero d'Etiopia. In quello stesso anno la città tornò ad essere capitale dell'Eritrea, e vi restò fino al 1960, allorquando l'Etiopia, in forma del tutto unilaterale e contro la volontà del popolo eritreo, iniziò a smantellare le strutture federali che univano i due Stati (per dare vita, nel 1962, ad uno stato fortemente centralizzato), declassando Asmara al rango di semplice capoluogo di provincia. 

Il 31 gennaio 1975 iniziò la guerra di liberazione dal dominio etiopico con l'attacco alla città da parte del F.P.L.E. Il 24 maggio 1991 la città venne liberata definitivamente dalla dominazione etiopica dal F.P.L.E., la massima organizzazione patriottica eritrea, da tempo in lotta contro l'esercito di occupazione abissino presente sul posto. Il trionfale esito del plebiscito popolare per la definitiva separazione del Paese dall'Etiopia, che raccolse oltre il 98% di consensi, permise ad Asmara, nel 1993, di divenire la capitale di un'Eritrea repubblicana e indipendente.

Asmara, capitale dell’Eritrea, è uno dei nuovi luoghi riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, scelta perché «rappresenta probabilmente il maggiore e più intatto concentrato di architettura modernista al mondo». Vista da qui, la cosa speciale di Asmara è che fu progettata dagli architetti italiani negli anni Trenta, il periodo di maggior sviluppo dell’Eritrea durante il periodo in cui fu una colonia italiana, che iniziò nel 1890, arrivò all’apice sotto il regime fascista e si concluse nel 1941. 

Asmara è ancora piena di questi edifici – ce ne sono circa 400, tra ville private, farmacie, cinema, bar, stazioni di servizio e palazzi governativi – sopravvissuti al tempo a causa dell’isolamento del paese durante l’occupazione etiope, e riscoperti negli anni Novanta dopo l’indipendenza. Sfogliando le foto di questi palazzi sembra di perdersi in una versione più colorata e polverosa di Latina e Sabaudia e di qualche altro angolo sparso d’Italia, da Roma a Milano.  

Mussolini sognava di trasformare Asmara nella capitale dell’Impero africano d’Italia: oltre a incoraggiare l’emigrazione degli italiani – secondo un censimento del 1939 ad Asmara vivevano 53 mila italiani su 98mila abitanti – cercò trasformare la città, che chiamava Piccola Roma, in una sorta di utopia urbanistica all’avanguardia per l’epoca, piena di caffè, boulevard alberati, gente in bicicletta. Per questo compito chiamò gli architetti italiani più visionari, che lì poterono dar concretezza alle loro idee più bizzarre e audaci, impensabili nell’Italia ingessata e conservatrice: inventarono nuove linee e forme e impiegarono le ultime tecnologie. Asmara divenne, come scrive il Guardian, «un parco giochi di architettura futurista»: la colonia dell’Impero fu, almeno dal punto di vista architettonico, non ai margini ma al centro, più innovativa e vivace dell’Impero stesso.

L’edificio modernista più significativo e conosciuto di Asmara è la stazione di servizio futurista di Fiat Tagliero, considerata da molti critici la più bella al mondo: è un impressionante edificio in cemento che ricorda un aereo, con due ali lunghe 30 metri l’una e un font che il Guardian definisce «degno di un poster di un film di Fellini». Fu progettata da Giuseppe Pettazzi. Un aneddoto legato proprio a queste ultime vuole che durante l'inaugurazione il Pettazzi obbligò gli operai, sotto la minaccia di una rivoltella, di rimuovere i sostegni alle due ali, che erano previsti per legge. Nonostante tutti temessero un crollo, le ali non si smossero di un millimetro, e da allora la stazione è rimasta perfettamente così com'era. Dopo un recente restauro, oggi è un edificio classificato di valore storico, e non può essere in alcun modo alterato.

Il Cinema Impero, progettato da Mario Messina, è tuttora in uso con mobili originali, mentre l’Opera è un condensato di Art Deco, con colonne romane, teste di leoni e un soffitto affrescato con antilopi, ananas e ragazze danzanti. La facciata del bar Zilli ricorda una vecchia radio con le finestre simili a manopole, il Cinema Capitol ha un modernissimo tetto retrattile, entrando nella Farmacia Centrale sembra di ritrovarsi in un elegante speziale in via del Corso, mentre in giro è pieno di bar e hotel dai nomi italiani – Capri Bar, Odeon Bar, Cinema Roma – che sembrano vivere negli anni Trenta, tra sgabelli di pelle e banconi per l’amaro. C’è anche una cattedrale cattolica in stile romanico, la Chiesa della Beata Vergine del Rosario.

Di notte i caffè e le strade sono pieni di gente, soprattutto Harnet Avenue – inizialmente Mussolini Avenue e poi Haile Selassie Avenue – che è il boulevard centrale, un tempo precluso agli eritrei dalla segregazione razziale che vigeva in tempo coloniale. Ora è pieno di persone sedute ai tavolini dei bar a bere caffè espresso o a mangiare un gelato, entrambe abitudini ereditate dall’occupazione. Asmara era infatti il sogno di Mussolini riservato agli italiani, mentre la popolazione locale era relegata in luoghi e ruoli umili e ben definiti, pena punizioni e arresti; Asmara, poi occupata dai britannici e poi dagli etiopi, è ora «la città dei sogni» degli eritrei, come la chiamano.

CHIESA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO 

La cosiddetta cattedrale di Asmara, edificata nel 1921–1923 dal primo Vicario Apostolico dell'Eritrea, con l'assistenza anche delle autorità coloniali italiane, venne costruita in stile romanico lombardo. È stata fino al 21 dicembre 1995 sede del vicariato apostolico di Asmara, ma non sede di un vescovo diocesano e perciò era cattedrale solo in un senso largo. Oggi è una chiesa parrocchiale appartenente all'arcieparchia di Asmara, sede metropolitana della Chiesa cattolica eritrea, una delle Chiese cattoliche orientali in comunione con il papa di Roma. Non contiene la cattedra dell'arcieparca, ma è ancora comunemente chiamata "la cattedrale".

L'edificio, che sostituiva una chiesetta dedicata a san Marco, venne realizzato su disegno dell'architetto milanese Oreste Scanavini, ispirandosi allo stile romanico lombardo, col tipico impiego di mattoni a vista. La costruzione, iniziata nel giugno 1921, venne terminata nel settembre 1923 e la chiesa fu consacrata il 14 ottobre 1923.

Nel 1940-1941, quasi il 28% della popolazione dell'Eritrea era cattolica. La grandissima maggioranza dei cattolici erano italiani ed altri membri della Chiesa latina, soggetti perciò al vicariato apostolico, mentre dal 1930 esisteva anche un ordinariato per i fedeli di rito orientale al servizio pastorale dei molto meno numerosi cattolici di tradizione etiopica.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale e l'imposizione dell'autorità dell'Etiopia sull'Eritrea, la presenza italiana si è ridotta notevolmente. Nel 1971, quando si e dimesso il quarto ed ultimo Vicario Apostolico, non gli è stato nominato alcun successore. L'ordinariato per i cattolici orientali cresceva ed è stato elevato al grado di esarcato apostolico nel 1951 e di eparchia nel 1961. Il risultante Eparchia di Asmara è stato poi divisa in tre nel 1995 con l'erezione delle due nuove eparchie di Barentù e di Cheren. Come parte di questa riorganizzazione della Chiesa cattolica nell'Eritrea il vicariato apostolico, vacante da oltre 24 anni, è stato soppresso. Il frate cappuccino, Luca Milesi, che dal 1971 governava il vicariato come amministratore apostolico, è stato nominato primo eparca di Barentù.

Così quella che era la principale chiesa del vicariato apostolico è ora una chiesa parrocchiale dell'arcieparchia di Asmara, la cui cattedrale è la chiesa di Kidane Mehret. Tuttavia essa è ancora chiamata popolarmente "la cattedrale".

L'edificio, a tre navate con transetto e con tre absidi, ha 40 metri di lunghezza, 27 di larghezza e 25 di altezza fino alla lanterna, che è coronata da una statua di bronzo dell'arcangelo Gabriele, interpretata da alcuni come immagine dell'arcangelo Michele, nonostante l'assenza delle armi con le quali questi è solitamente rappresentato.

L'iniziatore della costruzione era monsignor Camillo Francesco Carrara, O.F.M.Cap., vescovo titolare di Agatopoli e primo vicario apostolico d'Eritrea. Una lapide di grandi dimensioni all'interno della chiesa ricorda "i più generosi oblatori" alle spese, fra i quali Benito Mussolini e altre personalità importanti dell'epoca. La pala d'altare, la Assunzione di Maria del pittore romano Carlo Maratta (1625-1713) è stata donata dal re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia.

Si è cominciata più tardi la costruzione del campanile (alto più di 52 metri), opera portata a termine nel 1925 dopo la morte (il 15 giugno 1924) di monsignor Carrara. Le campane sono otto e sono state ricavate dai cannoni austro-ungarici catturati nella prima guerra mondiale. La più grande pesa 38 quintali. Vi è stato installato un orologio elettronico nel 1987.

Nel complesso architettonico della chiesa si trovano anche una scuola elementare, un monastero e un convento, elementi presenti sin dall'iniziale costruzione dell'edificio.  

CATTEDRALE ORTODOSSA DI SANTA MARIA

La cattedrale ortodossa di Santa Maria venne edificato durante il periodo coloniale italiano. La cattedrale è una dei tre più importanti edifici religiosi della città, insieme alla cattolica chiesa della Beata Vergine del Rosario e alla Grande moschea di Asmara.

La chiesa originaria era costituita da una semplice struttura in muratura a testa di scimmia, che culminava con una croce ortodossa. Nella relazione della commissione reale inviata dal governo italiano del 1891, Ferdinando Martini scrisse che la chiesa ortodossa di Asmara assomigliava più ad un fienile che non ad un edificio di culto. Risale al 1896 la prima fotografia della chiesa, lunga sette metri, con le tradizionali pareti a "testa di scimmia" e il tetto di paglia sostenuto da pali grezzi.

A causa dell'aumento della popolazione, si rese necessaria l'edificazione di una chiesa moderna, il cui progetto venne affidato nel 1920 all'architetto Ernesto Gallo. La nuova chiesa presentava due piccole torri laterali, con tetto ispirato alle tipiche capanne agdo, in cui conservare gli abiti e gli oggetti religiosi.

Il 27 settembre 1938 venne posata la prima pietra dell'attuale edificio in stile razionalista, caratterizzato da due da due imponenti torri laterali.

La chiesa si presenta a pianta rettangolare in stile modernista-razionalista. La facciata, in mattoni rossi e pietra a strisce orizzontali alternate che richiamano il legno e la pietra tipici dell'architettura aksumita, è decorata da sette grandi mosaici colorati con figure di santi, sovrastati da altrettanti croci ortodosse.  

CATTEDRALE KIDANE MEHRET

La cattedrale Kidane Mehret è la chiesa che contiene la cattedra dell'arcieparca di Asmara. L'espressione in lingua ge'ez Kidane Mehret vuol dire Patto della Misericordia e si riferisce alla tradizione etiopica di una promessa di Gesù a sua madre che egli perdonerebbe i peccati a chiunque avrebbe invocato l'intercessione di Maria.

Si celebra la festa annuale della Vergine del Patto della Misericordia il 16 del mese etiopico di yekatit, che corrisponde attualmente al 24 febbraio del calendario gregoriano o, negli anni bisestili, al 25 febbraio, dato che, nel calendario etiopico, il giorno di più viene inserito in quello che per il calendario gregoriano è il mese di settembre precedente. Inoltre, secondo l'usanza etiopica di celebrare certe grandi feste mensilmente, quella della Madonna del Kidane Mehret ha luogo il 16 di ogni mese.  

Nel centro della città coloniale di Asmara è stata completata nel 1923 la costruzione della chiesa della Beata Vergine del Rosario (Asmara), chiesa principale del vicariato apostolico dell'Eritrea, la cui giurisdizione è stata limitata ai cattolici latini, quasi tutti italiani, a partire del 1930, quando per i cattolici indigeni, che usavano la variante etiopica del rito alessandrino è stato nominato un proprio ordinario nella persona del vescovo Kidanè-Maryam Cassà, il primo vescovo nero cattolico africano dei tempi moderni.

Per questi cattolici è stata costruita fuori della zona "europea" di Asmara una chiesa piccola e semplice dedicata alla Madonna del Kidane Mehret. La tecnica usata era quella detta "a testa di scimmia", associata con l'architettura axumita e con quella tradizionale dell'Eritrea. Una antica chiesa eritrea anch'essa chiamata Kidane Mehret dimostra la stessa tecnica.  

La chiesa della Beata Vergine del Rosario nel centro della città era chiamata "cattedrale di Asmara" in senso largo, dato che il vicario apostolico era vescovo non del vicariato ma di una sede titolare. La chiesa dei cattolici di rito alessandrino ad Asmara è sede di un vescovo residenziale, non titolare, dal 31 ottobre 1951, quando il loro ordinariato è diventato l'esarcato apostolico di Asmara. Nella bolla pontificia Aethiopica Alexandrini, con la quale il papa Pio XII erigeva tale esarcato, egli ha assegnato a questa chiesa "tutti i diritti, privilegi, onori e prerogative goduti dalle altre cattedrali, ad esercitare secondo il rito e la disciplina approvati". Data la sua eseguità e semplicità, la chiesa era allora chiamata pro-cattedrale, ma nel 1969 è stata ricostruita nella sua attuale molto maggiore ampiezza e con l'imponente cupola.

Da quando nel 1995 è stato soppresso il vicariato apostolico di Asmara, la cattedrale Kidane Mehret è l'unica cattedrale cattolica di Asmara. Tuttavia la gente continua a parlare della Chiesa della Madonna del Rosario come "la cattedrale".

GRANDE MOSCHEA DI ASMARA

La grande moschea di Asmara (Jama al khulafa'a al rashidin, letteralmente "moschea dei califfi giusti") è una dei tre più importanti edifici religiosi della città, insieme alla cattolica chiesa della Beata Vergine del Rosario e alla copta cattedrale ortodossa di Santa Maria (Enda Mariam).

Progettata da Guido Ferrazza, la moschea venne costruita nel 1938 per volere di Benito Mussolini al fine di impressionare la locale popolazione mussulmana, che all'epoca ammontava a circa il 50% dei residenti.

La prima moschea di Asmara, unitamente al minareto ottagonale, venne realizzata nel 1906, in un'area inizialmente isolata nei pressi della chiesa ortodossa. A seguito dell'espansione urbanistica che portò all'edificazione di molte abitazioni semplici di pietra intorno al mercato, la moschea venne presto inglobata nella città, fino a divenire il baricentro del piano regolatore dell'architetto Odoardo Cavagnari del 1913.

Alla fine degli anni 1930, Guido Ferrazza propose un grande progetto architettonico che andava a modificare radicalmente gli spazi aperti di fronte e dietro la moschea. Verso il 1937 venne demolita la moschea originaria per far posto alla Grande moschea, ad uso della sempre più crescente popolazione musulmana di Asmara. L'edificio venne realizzato lungo l'asse nord-sud di Asmara, alla congiunzione tra le piazze del mercato e della moschea, ovvero nel punto terminale tra l'ex viale Milano (a nord) e l'ex viale Mussolini (a sud), che dalla fontana di Mai Jah Jah sarebbe dovuto arrivare ai piedi della collina di Gheza Banda.

Nel 1943, su richiesta della comunità musulmana di Asmara, l'architetto Giuseppe Arata realizzò dei passaggi pedonali laterali per collegare l'ex largo Libia con l'ex largo Campania, migliorando così la viabilità, ma allo stesso tempo alterando fortemente il progetto urbanistico originale di Ferrazza sviluppato lungo la direttrice nord-sud.  

La moschea progettata da Guido Ferrazza incorpora e fonde in sé gli elementi tipici dell'architettura islamica con gli stili del razionalismo italiano e del neoclassicismo, ispirandosi alle precedenti edificazioni coloniali di Tripoli.

Il minareto, situato nella parte posteriore dell'edificio, si slancia su un alto basamento che richiama una colonna romana, ben visibile da ogni parte della città; è caratterizzato da due balconi in stile rococò italiano o tardo barocco.

Ai piedi del minareto, la moschea dispone di un portico esterno realizzato nelle forme di una loggia neoclassica, suddivisa in tre parti e colonne arrotondate. Le colonne doppie dell'edificio sono realizzare in travertino di Decamerè, mentre i capitelli sono in marmo di Carrara. La grande cupola centrale in cemento e vetro, decorata con elementi islamici, domina l'interno della Grande Moschea, caratterizzata da semplici volte poggianti su 42 colonne decorate.

Altre caratteristiche includono cupole e archi in stile islamico islamici. Il mirāb, che indica la direzione verso La Mecca, è anch'esso in marmo di Carrara, mentre altre tipologie di marmo sono state utilizzate in altre aree dell'edificio.

Lo spiazzo antistante la facciata anteriore è ricoperto da una geometria di lastre di pietra nera.  

FIAT TAGLIERO

L'edificio Fiat Tagliero è una stazione di servizio in stile futurista completata nel 1938 e progettata dall'ingegnere italiano Giuseppe Pettazzi, come inno architettonico alla fabbrica del Lingotto della Fiat a Torino.  

Benché l'edificio fosse concepito fin dall'inizio come semplice stazione di benzina, Pettazzi la progettò secondo forme avveniristiche che ricordano la figura di un aeroplanoGiovanni Tagliero era il direttore della fabbrica FIAT locale, che visse in Eritrea fino al 1974.  

La stazione è composta da una torre centrale, che incorpora l'ufficio e il negozio, ai cui lati ci sono due ali di 15 metri di sbalzo. Le ali sono costruite in calcestruzzo e non strutturalmente supportate. Secondo le leggi in vigore in Italia (e quindi anche in Eritrea, al tempo colonia italiana) nel 1930, le ali sarebbero dovute essere sostenute; sui disegni tecnici del palazzo ci sono infatti i pilastri di legno di sostegno. Il giorno prima della sua inaugurazione, i lavoratori che avevano completato la costruzione si rifiutarono di rimuovere i supporti utilizzati durante la fase di costruzione temendo che le ali sarebbero crollate. Il Pettazzi dovette minacciare il costruttore con un revolver per convincerlo a rimuovere i supporti. Le ali tennero e sono tuttora stabili.

Dopo ottant'anni l'edificio, tra i più famosi della capitale (se non il più famoso) è ancora strutturalmente sano; non è stato danneggiato durante i numerosi conflitti che hanno colpito il Corno d'Africa nel secolo scorso. Nel 2003 è stata eseguita un'operazione di restauro. Come bene nazionale di valore storico, l'edificio, attualmente di proprietà della Royal Dutch Shell, è stato classificato dalle autorità eritree nella Categoria I; nessuna sua parte può essere modificata in alcun modo (sebbene l'interno sia oggi mortificato da murature che dividono l'ambiente in alcune stanzette).  

La scenografica opera ha ispirato diverse iniziative artistico-culturali in Eritrea, in Italia e nel resto del mondo.[ Fra gli esempi più lampanti di contrasto fra primitivismo e modernismo al momento della sua realizzazione, ha ispirato negli anni a seguire molte architetture della capitale. Questa influenza, abbinata allo stile e alla tecnologia ad essa applicata, le ha portato l'appellativo di "astronave coloniale". Le sue forme hanno ispirato elementi d'arredo e una mostra tenutasi a Milano nel 2010, dove l'edificio è stato scelto come icona del colonialismo italiano in Eritrea in una retrospettiva fotografica che metteva in luce proprio il rapporto, ormai dimenticato, fra l'Italia e l'allora colonia africana.

L'edificio viene definito come simbolo di avanguardia tecnologica. Fra la popolazione vi è la credenza che l'architetto Giuseppe Pettazzi venne "spedito" nella provincia africana perché troppo all'avanguardia, e quindi "scomodo" al regime fascista al tempo al potere in Italia.

CIMITERO ITALIANO

Il Cimitero Militare Italiano di Asmara si trova all'interno del Cimitero Cristiano della capitale eritrea, dislocato su un terreno di proprietà comunale ma con diritto d'uso del Governo italiano. 

Il Sepolcreto, suddiviso in 6 riquadri (5 raggruppati e 1 decentrato), custodisce le Spoglie di 178 nostri connazionali di cui 6 lgnoti, deceduti dal 1890 al 1950 per eventi bellici, malattia, in servizio e in prigionia. I predetti Resti mortali sono inumati in tombe individuali a terra contraddistinte ognuna da una croce con una targa riportante il nominativo del Caduto. 

Nel corso delle periodiche manutenzioni alle quali il Cimitero Militare di Asmara è interessato, è stata eretta una grande croce in metallo atta a simboleggiare il sacrificio che tanti uomini, per amor di Patria, hanno offerto. 

Inoltre, nello stesso Cimitero Cristiano, in tombe private, sono sepolti altri Militari e Mtlitarrzzatt deceduti per cause di guerra. in particolare nel Mausoleo "Agip" e nella Cappella "Gondrand".

PALAZZO DEL GOVERNATORE

l palazzo del Governatore, ora 'palazzo presidenziale', era sede del governatore della Colonia dell'Eritrea e aveva sede a Asmara, si trova all'interno di un parco circondato da via del Forte, via della Regina e viale Mussolini. Venne costruito nel 1897, quando il capoluogo della colonia venne spostato da Massaua dal governatore Ferdinando Martini in stile neoclassico sullo stile della Casa Bianca, è circondato da un parco lussureggiante. Il palazzo doveva essere il più grande e il più bello di Asmara, che era la nuova capitale della colonia.

Gli interni sono decorati in marmo proveniente da Italia e Francia. La sala principale è decorata in stile rinascimento. Il legno per le porte proviene dal Brasile.

Convertito in Museo nazionale etiope dal 1947 al 1993, con l'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia è diventato il palazzo presidenziale.

TEATRO ASMARA

Il Teatro Asmara è uno degli edifici più significativi del periodo italiano della città. Il Teatro dell'Opera fu progettato dall'architetto di Busalla Odoardo Cavagnari nel 1918 e realizzato nel 1920 per la allora capitale della Colonia Eritrea. Nel 1936 fu ingrandito.

L'edificio si affaccia sulla principale arteria della città, allora chiamata Corso Italia ed ora Harnet Avenue, all'angolo con Beleza Street. Il teatro è leggermente rialzato rispetto alla strada, e davanti vi è una fontana a forma di conchiglia in stile rinascimentale, circondata a due scaloni che salgono fino all'entrata. Questa è posta sotto un porticato in stile romanico con colonne corinzie.

Dalla cancellata si accede al foyer, che a sua volta dà accesso alla sala. Questa ha tre ordini di palchi e può ospitare un totale di 750 spettatori. Il soffitto della sala è dipinto in stile Art Nouveau da Saverio Fresa e raffigura dodici danzatrici.

La sala si chiamò Teatro Asmara fino a quando i proprietari italiani lo vendettero allo stato etiope nel 1952.

Nel teatro venivano rappresentate sia opere di prosa, come i drammi di Pirandello, sia opere liriche, in particolare quelle di Puccini e di Verdi, interpretate da cantanti italiani.

Fino al colpo di stato di Mengistu Haile Mariam nel teatro di Asmara si esibivano artisti italiani come Renato Rascel e Renato Carosone.

Dopo l'indipendenza dell'Eritrea, nel 1993 il teatro passò nella proprietà del nuovo Stato. Nel foyer ora c'è un caffè; il teatro è oggi usato occasionalmente.