Asmara
nacque nel XII
secolo, dall'unione di quattro villaggi.
Originariamente vi erano infatti quattro clan
che occupavano l'area dove sorge oggi la città:
i Gheza Gurtom, i Gheza Shelele, i Gheza
Serenser e i Gheza Asmae. Incoraggiati dalle
famiglie, i leader dei quattro clan decisero di
unirsi per fronteggiare i banditi che
imperversavano nell'area. Dopo la vittoria, la
zona fu chiamata Arbaete Asmara, che in lingua
tigrina significa: "I quattro
sono uniti".
Nonostante
quella fusione, Asmara (il prefisso Arbaete cadde
ben presto in disuso) continuò ad essere un
villaggio di etnia tigrina, e tale rimase ancora
a lungo: fu infatti solo a partire dagli anni
ottanta del XIX
secolo che la popolazione della
località iniziò ad incrementarsi in maniera
significativa, anche grazie all'attribuzione del
ruolo di capoluogo della regione ed alla
fondazione di un mercato locale per ordine di
Ras Alula.
Un'altra
leggenda narra che in queste zone la Regina
di Saba avesse dato alla luce il
figlio di re Salomone, Menelik
I.
La
città fu occupata dalle truppe italiane nel 1889 e
divenne capitale della colonia nel 1897.
Nel 1887 gli
italiani, sotto la direzione dell'ingegnere
Emilio Olivieri, costruirono la prima tratta
della ferrovia che partendo da Massaua raggiungeva
il forte militare di Saati, a poche
decine di chilometri da Asmara.
Successivamente,
durante l'amministrazione del governatore Ferdinando
Martini, la linea fu prolungata, sotto la
direzione dell'ingegnere Francesco Schupfer,
fino ad Asmara, raggiunta nel dicembre del 1911,
passando attraverso la città di Ghinda.
Fra gli edifici più tipici della prima fase
edilizia si annoverano la chiesa
della Beata Vergine del Rosario ed
il teatro
dell'Opera.
Fin
dagli anni venti, grazie al governatore
trevigiano Jacopo
Gasparini, ma ancor più nel decennio
successivo, il profilo architettonico della città
mutò radicalmente, con la costruzione di nuove
strutture ed edifici in stile
razionalista e art
déco, che portarono la città ad essere
soprannominata "piccola Roma".
L'edilizia degli anni
venti e trenta,
nonché la presenza coloniale italiana, sono
ancora oggi ben rintracciabili, sia nei
principali edifici della città, sia nel nome di
numerosi locali pubblici ed esercizi commerciali
("Bar Vittoria", "Pasticceria
moderna", "Casa del formaggio",
"Ferramenta", "Casa degli
Italiani").
Tra
gli edifici più notevoli del periodo coloniale
fascista da segnalare il cinema
Impero, costruito nel 1937 e considerato
uno degli esempi più emblematici in stile Art
Déco, e la stazione di servizio Fiat
Tagliero, un impressionante edificio in
stile futurista costruito nel 1938 a forma di
aeroplano e dotato di due incredibili
"ali" autoportanti che destano viva
impressione ancora oggi.
Il 1º aprile 1941,
durante la seconda
guerra mondiale, Asmara fu occupata,
insieme al resto dell'Eritrea, dalle truppe
britanniche del generale William
Platt.
La
permanenza delle truppe dell'Impero
britannico ad Asmara si protrasse
fino al 1952,
anno dell'associazione dell'Eritrea, come unità
federata dotata di ampia autonomia, all'Impero
d'Etiopia. In quello stesso anno la città
tornò ad essere capitale dell'Eritrea, e vi
restò fino al 1960,
allorquando l'Etiopia, in forma del tutto
unilaterale e contro la volontà del popolo
eritreo, iniziò a smantellare le strutture
federali che univano i due Stati (per dare vita,
nel 1962,
ad uno stato fortemente centralizzato),
declassando Asmara al rango di semplice
capoluogo di provincia.
Il
31 gennaio 1975 iniziò la guerra di liberazione
dal dominio etiopico con l'attacco alla città
da parte del F.P.L.E. Il 24 maggio 1991 la
città venne liberata definitivamente dalla
dominazione etiopica dal F.P.L.E., la massima
organizzazione patriottica eritrea, da tempo in
lotta contro l'esercito di occupazione abissino presente
sul posto. Il trionfale esito del plebiscito
popolare per la definitiva separazione del Paese
dall'Etiopia, che raccolse oltre il 98% di
consensi, permise ad Asmara, nel 1993, di
divenire la capitale di un'Eritrea repubblicana
e indipendente.
Asmara,
capitale dell’Eritrea, è uno dei nuovi
luoghi riconosciuti come patrimonio
dell’umanità dall’UNESCO, scelta perché «rappresenta
probabilmente il maggiore e più intatto
concentrato di architettura modernista al
mondo». Vista da qui, la cosa speciale di
Asmara è che fu progettata dagli architetti
italiani negli anni Trenta, il periodo di
maggior sviluppo dell’Eritrea durante il
periodo in cui fu una colonia italiana, che
iniziò nel 1890, arrivò all’apice sotto il
regime fascista e si concluse nel 1941.
Asmara
è ancora piena di questi edifici – ce ne sono
circa 400, tra ville private, farmacie, cinema,
bar, stazioni di servizio e palazzi governativi
– sopravvissuti al tempo a causa
dell’isolamento del paese durante
l’occupazione etiope, e riscoperti negli anni
Novanta dopo l’indipendenza. Sfogliando
le foto di questi palazzi sembra di perdersi in
una versione più colorata e polverosa di Latina
e Sabaudia e di qualche altro angolo sparso
d’Italia, da Roma a Milano.
Mussolini
sognava di trasformare Asmara nella capitale
dell’Impero africano d’Italia: oltre a
incoraggiare l’emigrazione degli italiani –
secondo un censimento del 1939 ad Asmara
vivevano 53 mila italiani su 98mila abitanti –
cercò trasformare la città, che chiamava
Piccola Roma, in una sorta di utopia urbanistica
all’avanguardia per l’epoca, piena di caffè,
boulevard alberati, gente in bicicletta. Per
questo compito chiamò gli architetti italiani
più visionari, che lì poterono dar
concretezza alle loro idee più bizzarre e
audaci, impensabili nell’Italia ingessata
e conservatrice: inventarono nuove linee e forme
e impiegarono le ultime tecnologie. Asmara
divenne, come scrive il Guardian,
«un parco giochi di architettura futurista»:
la colonia dell’Impero fu, almeno dal punto di
vista architettonico, non ai margini ma al
centro, più innovativa e vivace dell’Impero
stesso.
L’edificio
modernista più significativo e conosciuto di
Asmara è la stazione di servizio futurista di
Fiat Tagliero, considerata da molti critici la più
bella al mondo: è un impressionante edificio in
cemento che ricorda un aereo, con due ali lunghe
30 metri l’una e un font che il Guardian definisce
«degno di un poster di un film di Fellini». Fu
progettata da Giuseppe Pettazzi. Un aneddoto legato proprio a
queste ultime vuole che durante l'inaugurazione
il Pettazzi obbligò gli operai, sotto la
minaccia di una rivoltella, di rimuovere i
sostegni alle due ali, che erano previsti per
legge. Nonostante tutti temessero un crollo, le
ali non si smossero di un millimetro, e da
allora la stazione è rimasta perfettamente così
com'era. Dopo un recente restauro, oggi è un
edificio classificato di valore storico, e
non può essere in alcun modo alterato.
Il
Cinema Impero, progettato da Mario
Messina, è tuttora in uso con mobili originali,
mentre l’Opera è un condensato di Art Deco,
con colonne romane, teste di leoni e un soffitto
affrescato con antilopi, ananas e ragazze
danzanti. La facciata del bar Zilli ricorda
una vecchia radio con le finestre simili a
manopole, il Cinema Capitol ha un modernissimo
tetto retrattile, entrando nella Farmacia
Centrale sembra di ritrovarsi in un elegante
speziale in via del Corso, mentre in giro
è pieno di bar e hotel dai nomi italiani
– Capri Bar, Odeon Bar, Cinema Roma – che
sembrano vivere negli anni Trenta, tra sgabelli
di pelle e banconi per l’amaro. C’è anche
una cattedrale cattolica in stile romanico,
la Chiesa della Beata Vergine del Rosario.
Di
notte i caffè e le strade sono pieni di gente,
soprattutto Harnet Avenue – inizialmente
Mussolini Avenue e poi Haile Selassie Avenue –
che è il boulevard centrale, un tempo precluso
agli eritrei dalla segregazione razziale che
vigeva in tempo coloniale. Ora è pieno di
persone sedute ai tavolini dei bar a bere
caffè espresso o a mangiare un gelato, entrambe
abitudini ereditate dall’occupazione. Asmara
era infatti il sogno di Mussolini riservato agli
italiani, mentre la popolazione locale era
relegata in luoghi e ruoli umili e ben definiti,
pena punizioni e arresti; Asmara, poi occupata
dai britannici e poi dagli etiopi, è ora «la
città dei sogni» degli eritrei, come la
chiamano.
CHIESA
DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
La
cosiddetta cattedrale di Asmara, edificata
nel 1921–1923 dal primo Vicario Apostolico
dell'Eritrea, con l'assistenza anche delle
autorità coloniali italiane, venne costruita in
stile romanico lombardo. È stata fino al 21
dicembre 1995 sede del vicariato apostolico
di Asmara, ma non sede di un vescovo diocesano e
perciò era cattedrale solo in un
senso largo. Oggi è una chiesa parrocchiale
appartenente all'arcieparchia di Asmara, sede
metropolitana della Chiesa cattolica
eritrea, una delle Chiese cattoliche
orientali in comunione con il papa di
Roma. Non contiene la cattedra dell'arcieparca,
ma è ancora comunemente chiamata "la
cattedrale".
L'edificio,
che sostituiva una chiesetta dedicata a san
Marco, venne realizzato su disegno
dell'architetto milanese Oreste Scanavini,
ispirandosi allo stile romanico lombardo,
col tipico impiego di mattoni a vista. La
costruzione, iniziata nel giugno 1921, venne
terminata nel settembre 1923 e la chiesa fu
consacrata il 14 ottobre 1923.
Nel
1940-1941, quasi il 28% della popolazione
dell'Eritrea era cattolica. La grandissima
maggioranza dei cattolici erano italiani ed
altri membri della Chiesa latina, soggetti
perciò al vicariato apostolico, mentre dal 1930
esisteva anche un ordinariato per i fedeli
di rito orientale al servizio pastorale dei
molto meno numerosi cattolici di tradizione
etiopica.
Dopo
la Seconda Guerra Mondiale e
l'imposizione dell'autorità dell'Etiopia
sull'Eritrea, la presenza italiana si è ridotta
notevolmente. Nel 1971, quando si e dimesso il
quarto ed ultimo Vicario Apostolico, non gli è
stato nominato alcun successore. L'ordinariato
per i cattolici orientali cresceva ed è stato
elevato al grado di esarcato apostolico nel
1951 e di eparchia nel 1961. Il
risultante Eparchia di Asmara è stato poi
divisa in tre nel 1995 con l'erezione delle due
nuove eparchie di Barentù e di Cheren.
Come parte di questa riorganizzazione della
Chiesa cattolica nell'Eritrea il vicariato
apostolico, vacante da oltre 24 anni, è stato
soppresso. Il frate cappuccino, Luca Milesi, che
dal 1971 governava il vicariato come
amministratore apostolico, è stato nominato
primo eparca di Barentù.
Così
quella che era la principale chiesa del
vicariato apostolico è ora una chiesa
parrocchiale dell'arcieparchia di Asmara, la cui
cattedrale è la chiesa di Kidane Mehret. Tuttavia
essa è ancora chiamata popolarmente "la
cattedrale".
L'edificio,
a tre navate con transetto e con tre absidi,
ha 40 metri di lunghezza, 27 di larghezza e 25
di altezza fino alla lanterna, che è
coronata da una statua di bronzo dell'arcangelo
Gabriele, interpretata da alcuni come
immagine dell'arcangelo Michele, nonostante
l'assenza delle armi con le quali questi è
solitamente rappresentato.
L'iniziatore
della costruzione era monsignor Camillo
Francesco Carrara, O.F.M.Cap., vescovo
titolare di Agatopoli e primo
vicario apostolico d'Eritrea. Una lapide di
grandi dimensioni all'interno della chiesa
ricorda "i più generosi oblatori"
alle spese, fra i quali Benito Mussolini e
altre personalità importanti dell'epoca. La
pala d'altare, la Assunzione di Maria del
pittore romano Carlo Maratta (1625-1713) è
stata donata dal re d'Italia Vittorio
Emanuele III di Savoia.
Si
è cominciata più tardi la costruzione del
campanile (alto più di 52 metri), opera portata
a termine nel 1925 dopo la morte (il 15 giugno
1924) di monsignor Carrara. Le campane sono otto
e sono state ricavate dai cannoni austro-ungarici catturati
nella prima guerra mondiale. La più grande
pesa 38 quintali. Vi è stato installato un
orologio elettronico nel 1987.
Nel
complesso architettonico della chiesa si trovano
anche una scuola elementare, un monastero e un
convento, elementi presenti sin dall'iniziale
costruzione dell'edificio.
CATTEDRALE
ORTODOSSA DI SANTA MARIA
La cattedrale
ortodossa di Santa Maria venne
edificato durante il periodo coloniale italiano.
La cattedrale è una dei tre più importanti
edifici religiosi della città, insieme alla
cattolica chiesa
della Beata Vergine del Rosario e
alla Grande
moschea di Asmara.
La
chiesa originaria era costituita da una semplice
struttura in muratura a testa di scimmia, che culminava con una croce
ortodossa. Nella relazione della commissione
reale inviata dal governo italiano del 1891,
Ferdinando Martini scrisse che la chiesa
ortodossa di Asmara assomigliava più ad un
fienile che non ad un edificio di culto. Risale
al 1896 la prima fotografia della chiesa, lunga
sette metri, con le tradizionali pareti a
"testa di scimmia" e il tetto di
paglia sostenuto da pali grezzi.
A
causa dell'aumento della popolazione, si rese
necessaria l'edificazione di una chiesa moderna,
il cui progetto venne affidato nel 1920
all'architetto Ernesto
Gallo. La nuova chiesa presentava due
piccole torri laterali, con tetto ispirato alle
tipiche capanne agdo, in cui
conservare gli abiti e gli oggetti religiosi.
Il
27 settembre 1938 venne posata la prima pietra
dell'attuale edificio in stile razionalista,
caratterizzato da due da due imponenti torri
laterali.
La
chiesa si presenta a pianta rettangolare in
stile modernista-razionalista. La facciata, in
mattoni rossi e pietra a strisce orizzontali
alternate che richiamano il legno e la pietra
tipici dell'architettura aksumita, è decorata
da sette grandi mosaici colorati con figure di
santi, sovrastati da altrettanti croci
ortodosse.
CATTEDRALE
KIDANE MEHRET
La cattedrale
Kidane Mehret
è la chiesa che contiene la cattedra dell'arcieparca
di Asmara.
L'espressione
in lingua
ge'ez Kidane Mehret vuol dire Patto della Misericordia e si
riferisce alla tradizione etiopica di una
promessa di Gesù a sua madre che egli
perdonerebbe i peccati a chiunque avrebbe
invocato l'intercessione di Maria.
Si
celebra la festa annuale della Vergine del Patto
della Misericordia il 16 del mese
etiopico di yekatit, che corrisponde attualmente al 24 febbraio del calendario
gregoriano o, negli anni
bisestili, al 25 febbraio, dato che,
nel calendario etiopico, il giorno di più viene
inserito in quello che per il calendario
gregoriano è il mese di settembre precedente.
Inoltre, secondo l'usanza etiopica di celebrare
certe grandi feste mensilmente, quella della
Madonna del Kidane Mehret ha luogo il 16 di ogni
mese.
Nel
centro della città coloniale di Asmara è stata
completata nel 1923 la costruzione della chiesa
della Beata Vergine del Rosario (Asmara),
chiesa principale del vicariato
apostolico dell'Eritrea, la cui
giurisdizione è stata limitata ai cattolici
latini, quasi tutti italiani, a
partire del 1930, quando per i cattolici
indigeni, che usavano la variante
etiopica del rito
alessandrino è stato nominato
un proprio ordinario nella
persona del vescovo Kidanè-Maryam
Cassà, il
primo vescovo nero cattolico africano dei tempi
moderni.
Per
questi cattolici è stata costruita fuori della
zona "europea" di Asmara una chiesa
piccola e semplice dedicata alla Madonna del
Kidane Mehret. La tecnica usata era quella detta
"a testa di scimmia", associata
con l'architettura axumita e
con quella tradizionale dell'Eritrea. Una antica
chiesa eritrea anch'essa chiamata Kidane Mehret
dimostra la stessa tecnica.
La
chiesa della Beata Vergine del Rosario nel
centro della città era chiamata
"cattedrale di Asmara" in senso largo,
dato che il vicario apostolico era vescovo non
del vicariato ma di una sede
titolare. La
chiesa dei cattolici di rito alessandrino ad
Asmara è sede di un vescovo residenziale, non
titolare, dal 31 ottobre 1951, quando il loro
ordinariato è diventato l'esarcato
apostolico di Asmara. Nella bolla
pontificia Aethiopica
Alexandrini, con la quale il papa
Pio XII erigeva tale esarcato,
egli ha assegnato a questa chiesa "tutti i
diritti, privilegi, onori e prerogative goduti
dalle altre cattedrali, ad esercitare secondo il
rito e la disciplina approvati". Data
la sua eseguità e semplicità, la chiesa era
allora chiamata pro-cattedrale, ma
nel 1969 è stata ricostruita nella sua attuale
molto maggiore ampiezza e con l'imponente cupola.
Da
quando nel 1995 è stato soppresso il vicariato
apostolico di Asmara, la cattedrale Kidane
Mehret è l'unica cattedrale cattolica di
Asmara. Tuttavia la gente continua a parlare
della Chiesa della Madonna del Rosario come
"la cattedrale".
GRANDE
MOSCHEA DI ASMARA
La grande
moschea di Asmara (Jama
al khulafa'a al rashidin,
letteralmente "moschea dei califfi
giusti")
è una dei tre più importanti
edifici religiosi della città, insieme alla
cattolica chiesa
della Beata Vergine del Rosario e
alla copta cattedrale
ortodossa di Santa Maria (Enda
Mariam).
Progettata
da Guido
Ferrazza, la
moschea venne costruita nel 1938 per volere di Benito
Mussolini al fine di
impressionare la locale popolazione mussulmana,
che all'epoca ammontava a circa il 50% dei
residenti.
La
prima moschea di Asmara, unitamente al minareto ottagonale,
venne realizzata nel 1906, in un'area
inizialmente isolata nei pressi della chiesa
ortodossa. A seguito dell'espansione urbanistica
che portò all'edificazione di molte abitazioni
semplici di pietra intorno al mercato, la
moschea venne presto inglobata nella città,
fino a divenire il baricentro del piano
regolatore dell'architetto Odoardo
Cavagnari del 1913.
Alla
fine degli anni 1930, Guido Ferrazza propose un
grande progetto architettonico che andava a
modificare radicalmente gli spazi aperti di
fronte e dietro la moschea. Verso il 1937 venne
demolita la moschea originaria per far posto
alla Grande moschea, ad uso della sempre più
crescente popolazione musulmana di Asmara.
L'edificio venne realizzato lungo l'asse
nord-sud di Asmara, alla congiunzione tra le
piazze del mercato e della moschea, ovvero nel
punto terminale tra l'ex viale Milano (a nord) e
l'ex viale Mussolini (a sud), che dalla fontana
di Mai Jah Jah sarebbe dovuto arrivare ai piedi
della collina di Gheza Banda.
Nel
1943, su richiesta della comunità musulmana di
Asmara, l'architetto Giuseppe
Arata realizzò dei passaggi
pedonali laterali per collegare l'ex largo Libia
con l'ex largo Campania, migliorando così la
viabilità, ma allo stesso tempo alterando
fortemente il progetto urbanistico originale di
Ferrazza sviluppato lungo la direttrice
nord-sud.
La
moschea progettata da Guido Ferrazza incorpora e
fonde in sé gli elementi tipici dell'architettura
islamica con gli stili del razionalismo
italiano e del neoclassicismo, ispirandosi
alle precedenti edificazioni coloniali di Tripoli.
Il minareto,
situato nella parte posteriore dell'edificio, si
slancia su un alto basamento che richiama una
colonna romana, ben visibile da ogni parte della
città; è caratterizzato da due balconi in stile
rococò italiano o tardo
barocco.
Ai
piedi del minareto, la moschea dispone di un
portico esterno realizzato nelle forme di una
loggia neoclassica,
suddivisa in tre parti e colonne arrotondate. Le
colonne doppie dell'edificio sono realizzare in travertino di Decamerè,
mentre i capitelli sono in marmo
di Carrara. La
grande cupola centrale in cemento e vetro,
decorata con elementi islamici, domina l'interno
della Grande Moschea, caratterizzata da semplici
volte poggianti su 42 colonne decorate.
Altre
caratteristiche includono cupole e archi in
stile islamico islamici. Il miḥrāb,
che indica la direzione verso La
Mecca, è anch'esso in marmo di
Carrara, mentre
altre tipologie di marmo sono state utilizzate
in altre aree dell'edificio.
Lo
spiazzo antistante la facciata anteriore è
ricoperto da una geometria di lastre di pietra
nera.
FIAT
TAGLIERO
L'edificio Fiat Tagliero è una stazione
di servizio in stile futurista completata
nel 1938 e
progettata dall'ingegnere italiano Giuseppe
Pettazzi, come inno architettonico
alla fabbrica del Lingotto della Fiat a Torino.
Benché
l'edificio fosse concepito fin dall'inizio come
semplice stazione di benzina, Pettazzi la
progettò secondo forme avveniristiche che
ricordano la figura di un aeroplano. Giovanni
Tagliero era il direttore della
fabbrica FIAT locale, che visse in Eritrea fino
al 1974.
La
stazione è composta da una torre centrale, che
incorpora l'ufficio e il negozio, ai cui lati ci
sono due ali di 15 metri di sbalzo. Le
ali sono costruite in calcestruzzo e non
strutturalmente supportate. Secondo le leggi in
vigore in Italia (e quindi anche in Eritrea, al
tempo colonia
italiana) nel 1930,
le ali sarebbero dovute essere sostenute; sui
disegni tecnici del palazzo ci sono infatti i
pilastri di legno di sostegno. Il giorno prima
della sua inaugurazione, i lavoratori che
avevano completato la costruzione si rifiutarono
di rimuovere i supporti utilizzati durante la
fase di costruzione temendo che le ali sarebbero
crollate. Il Pettazzi dovette minacciare il
costruttore con un revolver per convincerlo a
rimuovere i supporti. Le
ali tennero e sono tuttora stabili.
Dopo
ottant'anni l'edificio, tra i più famosi della
capitale (se
non il più famoso)
è ancora strutturalmente sano; non è stato
danneggiato durante i numerosi conflitti che
hanno colpito il Corno
d'Africa nel secolo scorso. Nel 2003 è
stata eseguita un'operazione di restauro.
Come bene nazionale di valore storico,
l'edificio, attualmente di proprietà della Royal
Dutch Shell, è stato classificato
dalle autorità eritree nella Categoria I;
nessuna sua parte può essere modificata in
alcun modo (sebbene l'interno sia oggi
mortificato da murature che dividono l'ambiente
in alcune stanzette).
La
scenografica opera ha ispirato diverse
iniziative artistico-culturali in Eritrea, in
Italia e nel resto del mondo.[ Fra
gli esempi più lampanti di contrasto fra
primitivismo e modernismo al momento della sua
realizzazione, ha ispirato negli anni a seguire
molte architetture della capitale. Questa
influenza, abbinata allo stile e alla tecnologia
ad essa applicata, le ha portato l'appellativo
di "astronave coloniale". Le
sue forme hanno ispirato elementi d'arredo e
una mostra tenutasi a Milano nel 2010, dove
l'edificio è stato scelto come icona del colonialismo
italiano in Eritrea in una
retrospettiva fotografica che metteva in luce
proprio il rapporto, ormai dimenticato, fra
l'Italia e l'allora colonia
africana.
L'edificio
viene definito come simbolo di avanguardia
tecnologica. Fra la popolazione vi è la
credenza che l'architetto Giuseppe Pettazzi
venne "spedito" nella provincia
africana perché troppo all'avanguardia, e
quindi "scomodo" al regime
fascista al tempo al potere in
Italia.
CIMITERO
ITALIANO
Il
Cimitero Militare Italiano di Asmara si trova
all'interno del Cimitero Cristiano della
capitale eritrea, dislocato su un terreno di
proprietà comunale ma con diritto d'uso del
Governo italiano.
Il
Sepolcreto, suddiviso in 6 riquadri (5
raggruppati e 1 decentrato), custodisce le
Spoglie di 178 nostri connazionali di cui 6
lgnoti, deceduti dal 1890 al 1950 per eventi
bellici, malattia, in servizio e in prigionia. I
predetti Resti mortali sono inumati in tombe
individuali a terra contraddistinte ognuna da
una croce con una targa riportante il nominativo
del Caduto.
Nel
corso delle periodiche manutenzioni alle quali
il Cimitero Militare di Asmara è interessato,
è stata eretta una grande croce in metallo atta
a simboleggiare il sacrificio che tanti uomini,
per amor di Patria, hanno offerto.
Inoltre,
nello stesso Cimitero Cristiano, in tombe
private, sono sepolti altri Militari e
Mtlitarrzzatt deceduti per cause di guerra. in
particolare nel Mausoleo "Agip" e
nella Cappella "Gondrand".
PALAZZO
DEL GOVERNATORE
l palazzo
del Governatore, ora 'palazzo presidenziale', era sede del governatore della Colonia
dell'Eritrea e aveva sede a Asmara,
si trova all'interno di un parco circondato da
via del Forte, via della Regina e viale
Mussolini. Venne costruito nel 1897,
quando il capoluogo della colonia venne spostato
da Massaua dal
governatore Ferdinando
Martini in stile
neoclassico sullo stile della Casa
Bianca, è circondato da un parco
lussureggiante. Il palazzo doveva essere il più
grande e il più bello di Asmara, che era la
nuova capitale della colonia.
Gli
interni sono decorati in marmo proveniente
da Italia e Francia.
La sala principale è decorata in stile
rinascimento. Il legno per le porte proviene
dal Brasile.
Convertito
in Museo nazionale etiope dal 1947 al 1993,
con l'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia è
diventato il palazzo presidenziale.
TEATRO
ASMARA
Il Teatro
Asmara è uno degli edifici più significativi del
periodo italiano della città.
Il
Teatro dell'Opera fu progettato dall'architetto
di Busalla Odoardo
Cavagnari nel 1918 e
realizzato nel 1920 per
la allora capitale della Colonia
Eritrea. Nel 1936 fu
ingrandito.
L'edificio
si affaccia sulla principale arteria della città,
allora chiamata Corso Italia ed ora Harnet
Avenue, all'angolo con Beleza Street. Il teatro
è leggermente rialzato rispetto alla strada, e
davanti vi è una fontana a forma di conchiglia
in stile rinascimentale, circondata a due
scaloni che salgono fino all'entrata. Questa è
posta sotto un porticato in stile
romanico con colonne
corinzie.
Dalla
cancellata si accede al foyer,
che a sua volta dà accesso alla sala. Questa ha
tre ordini di palchi e può ospitare un totale
di 750 spettatori. Il soffitto della sala è
dipinto in stile Art
Nouveau da Saverio
Fresa e raffigura dodici
danzatrici.
La
sala si chiamò Teatro Asmara fino
a quando i proprietari italiani lo vendettero
allo stato etiope nel 1952.
Nel
teatro venivano rappresentate sia opere di
prosa, come i drammi di Pirandello,
sia opere liriche, in particolare quelle di Puccini e
di Verdi,
interpretate da cantanti italiani.
Fino
al colpo di stato di Mengistu
Haile Mariam nel teatro di
Asmara si esibivano artisti italiani come Renato
Rascel e Renato
Carosone.
Dopo
l'indipendenza dell'Eritrea, nel 1993 il
teatro passò nella proprietà del nuovo Stato.
Nel foyer ora c'è un caffè;
il teatro è oggi usato occasionalmente.
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