Melka
Kunture è
un
sito
paleolitico
situato
nell'alta
valle
dell'Auasc,
in Etiopia.
Si
trova
a
circa
50 chilometri a
sud
di Addis
Abeba,
lungo
il fiume
Auasc,
dal
lato
opposto
rispetto
all'insediamento
di
Melka
Awash.
Tre
cascate
sono
invece
situate
poco
a
valle
del
ponte,
che
garantisce
il
transito
verso Butajira.
Il
sito,
scoperto
da
Gerard
Dekker
nel
1963,
fu
esplorato
da
Gérard
Bailloud
nel
1964,
quindi
sistematicamente
indagato
dalla
missione
francese
diretta
da
Jean
Chavaillon
in
due
campagne
distinte,
nel
1965-1982
e
nel
1993-1995.
Dal
1999
invece
è
operativa
una
missione
italiana
per
conto
del
Ministero
degli
Affari
Esteri
in
collaborazione
con
Sapienza
Università
di
Roma,
grazie
all'accordo
con
l'Autorità
per
la
Ricerca
e
la
Conservazione
del
Patrimonio
Culturale
del
Ministero
etiopico
della
Cultura
e
del
Turismo,
e
con
l'Ufficio
Cultura
e
Turismo
dell'Oromia.
È
stata
diretta
prima
da
Marcello
Piperno
(1999-2010),
quindi
da Margherita
Mussi.
Il
26
luglio
2024
il
sito
è
stato
inserito
insieme
a Balchit nella Lista
dei
patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO durante
la
quarantaseiesima
sessione
del comitato
del
patrimonio
mondiale,
diventando
il
XII sito
etiope del patrimonio
dell'umanità.
Gli
archeologi
hanno
scoperto
oltre
30
siti
insediativi
presso
Melka
Kunture.
È
possibile
datare
i
rinvenimenti
grazie
alle
deposizioni
vulcaniche
conseguenti
all'attività
eruttiva
del Monte
Zuqualla,
a
nord
est
di
Melka.
La
sequenza
inizia
con
il
sito olduvaiano di
Karre,
risalente
a
circa
1.7
milioni
di
anni
fa,
correlabile
con
il
livello
B
di
Gombore
I,
sulla
sponda
destra
dell’Awash.
Un
sito
olduvaiano
probabilmente
contemporaneo
è
documentato
a
Garba
IV.
La
sequenza magnetostratigrafica di
Jaramillo
oscilla
tra
Tuff
A,
che
ricopre
i
siti
olduvaiani,
e
Tuff
B,
databile
tra
1
milione
e
840.000
anni
fa.
Al
medesimo
arco
cronologico
sono
ascrivibili
alcuni
importanti
siti
come
Garba
XII
e
Simbiro
III,
il
primo
risalente
a
una
fase
di
transizione
tra
il
tardo
Olduvaiano
e
l’antico Acheulano,
il
secondo
ad
una
fase
arcaica
dell’Acheulano.
Una
più
tarda
fase
dell’Acheulano
africano
è
ben
rappresentata
da
diversi
siti
nell’area
di
Gombore
II,
risalente
a
circa
800.000
anni
fa;
tra
questi,
il
più
recente
è
Garba
I,
datato
a
circa
500.000
anni
fa.
Ultimo
in
ordine
di
tempo
è
invece
il
sito
di
Garba
III,
risalente
approssimativamente
a
200.000
anni
fa,
ascrivibile
ad
un
momento
di
passaggio
verso
il Mesolitico.
Il
periodo
della
tarda
Età
della
pietra
dell’Africa
orientale
è
invece
meno
documentato
a
Melka
Kunture,
attestato
solo
nei
lontani
ritrovamenti
presso
Wofi
e
Kella.
Alcuni
dei
siti
appena
elencati
hanno
restituito
resti
di
ominidi:
un
frammento
di
omero
forse
di Homo
erectus,
da
Gombore
I;
metà
di
una
mandibola
di
bambino,
da
Garba
IV;
due
frammenti
di
cranio
di Homo
erectus,
da
Gombore
II;
tre
frammenti
di
cranio
di Homo
Sapiens arcaico,
da
Garba
III.
Nel
2023
la
mandibola
del
bambino,
scoperta
nel
1981,
è
stata
ri-esaminata,
e
le
nuove
indagini
hanno
dimostrato
che
il
bambino
apparteneva
al
genere homo
erectus,
e
che
il
materiale
acheuliano
a
questa
associato,
risaliva
a
1,95
milioni
di
anni
fa.
A
meno
di
7
chilometri
da
Melka,
nel
sito
noto
come
Balchilt,
vi
sono
imponenti
affioramenti
di ossidiana:
recenti
analisi
condotte
su
esemplari
provenienti
dai
siti
di
Melka
Kunture
hanno
dimostrato
che
tali
affioramenti
vennero
sfruttati
come
fonte
di
materia
prima
sin
dalle
fasi
più
antiche
dell'Olduvaiano.
L’utilizzo
dell’ossidiana
proseguì
nell'area
in
tempo
storici,
lasciando
numerosi
ed
estesi
accumuli
di
migliaia
di
lame,
nuclei
e
schegge
di
questa
roccia
vulcanica.
L'ufficio
Cultura
e
Turismo
dell'Oromia
si
è
occupato
della
realizzazione
di
un
museo
presso
il
sito
grazie
al
sostegno
economico
dell’Unione
europea.
Il
complesso
è
formato
da
quattro
edifici
dedicati
rispettivamente
alla
preistoria
africana,
alla
geologia
e
vulcanologia,
alla
paleoantropologia
e
alla
preistoria
di
Melka
Kunture.
Vi
è
inoltre
un
museo
all'aperto,
che
mostra
lo
scavo
di
due
siti
acheulani
risalenti
a
ottocentomila
anni
addietro.
In
corso
di
costruzione
è
un
nuovo
museo,
finanziato
dalla Banca
Mondiale.
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