Medina di Marrakesh
Marocco

patrimonio dell'umanità dal 1985

Video - Video 2 - Video 3 - Video 4 

La prima dinastia a regnare sul Marocco fu quella degli almoravidi, berberi nomadi del Sahara, che fondarono un impero che arrivò a estendersi dal Sahara all'Ebro e dall'Atlantico all'Algeria. Intorno all'anno 1000, da un accampamento nel versante settentrionale del nascente impero, si sviluppò Marrakech, la splendida capitale del regno di Yusuf Ibn Tachfin. 

Ai piedi della catena montuosa dell'Atlante, circondata da un immenso palmeto, cinta da poderose mura, Marrakech giustifica il suo ingresso (1985) nel novero dei luoghi del patrimonio dell'umanità per la sua testimonianza artistica e insieme storica di una cultura mediorientale complessa e raffinata, in cui l'elemento berbero si è arricchito con le influenze dell'Africa nera, costituendosi in una civiltà divenuta luogo letterario, luogo simbolo di un medio-oriente che ha saputo stimolare fin dall'antichità l'immaginario occidentale. 

Un fascino costruito su edifici come le rovine della casba di Abu Bakr, della moschea di Ibn Tachfin e del palazzo di Ali Ibn Yusuf, ultime tracce della dinastia almoravide capitolata nel 1147 di fronte alla spinta di un nuovo movimento di intransigenza religiosa, quello degli almohadi. Sotto la nuova dinastia si ispessirono i rapporti con la Spagna meridionale e frutto di questa acculturazione fu la moschea della Koutoubia (o Qutubiyya), il cui minareto gemello e coevo della Giralda di Siviglia, divenne il simbolo della capitale e una delle prime testimonianze di un dialogo artistico praticamente senza soluzione di continuità. Sotto questa dinastia, inoltre, le mura furono ampliate e fu costruita una vasta casba fortificata che comprendeva tutte le strutture tipiche di una città indipendente. Nel 1269 la capitale fu spostata a Fes a opera della nuova dinastia dominante, quella dei benimerini. Questo periodo di decadenza tuttavia favorì comunque la costruzione di edifici importanti come la masadra di Ibn Yusuf.  

Una nuova fioritura artistica fu favorita dall'ascesa dei principi sadiani che nel 1510 ricostituirono Marrakech capitale di un regno nuovamente unificato. In questo periodo si sviluppa un'architettura che fonderà quei paradigmi estetici dell'arte islamica declinati in costruzioni come le tombe sadiane e il palazzo el-Badi, o ancora nella ricostruzione della moschea e della madrasa di Ibn Yusuf, o la moschea e madrasa di Sidi bel Abbes es Sebti, edifici che costituiscono le testimonianze più vive ed eccezionali di un periodo aureo della storia della capitale che si protrarrà fino al 1659. La dinastia tuttora regnate in Marocco è quella degli alawiti che trasferì la capitale a Meknès. Ma Marrakech continuò a rimanere un luogo privilegiato della benevolenza dei sovrani e si arricchì di palazzi e residenze private di personaggi importanti della corte, e il palazzo della Bahia ne costituisce uno degli esempi migliori. Giardini come quello dell'Aguedal e parchi, come quelli della Mènara, offrono luoghi di ascetica contemplazione, e sono il risultato di parametri costruttivi che obbediscono ad antichi canoni prevedendo portici, chiostri e laghi artificiali caricati di valenze simboliche in riferimento al Giardino delle Delizie dove Maometto fu condotto dall'arcangelo Gabriele.  

La cinta muraria di Marrakech, costruita nel XII sec. e poi più volte danneggiata e ricostruita, si sviluppa per circa 15 chilometri, con mura rossastre spesse due metri, possenti bastioni di epoca e stili diversi, e numerose porte monumentali tra le quali spicca, per la sua magnificenza, la Bab Aguenaou che risale all'epoca degli Almoravidi e dà accesso al quartiere della kasbah.  

Marrakech1.jpg (173725 byte)    Marrakech2.jpg (364078 byte)    Marrakech3.jpg (357238 byte)    Marrakech4.jpg (132052 byte)    Marrakech5.jpg (338103 byte)    Marrakech6.jpg (194166 byte)    Marrakech7.jpg (438754 byte)

La bellezza di Marrakech deriva soprattutto dall'aspetto «esotico» del paesaggio, sottolineato dall'ocra delle costruzioni, che ricorda un po' le oasi sudanesi; i palmeti si stagliano sulle falde dell'Alto Atlante, le cui cime, d'inverno, sono ammantate di neve. La parte araba della città rende ancor più suggestivo questo paesaggio: l'allineamento del complesso delle fortificazioni, interrotto da bastioni, il purissimo profilo del minareto della moschea al-Kutubyya, l'eleganza delle colonne di marmo e degli arabeschi delle tombe sadiane costituiscono i tratti principali della medina.

La città nuova, il Guéliz, dalla struttura urbanistica più consueta, si armonizza tuttavia con la città antica. Cernie­ra tra le due città, la piazza Djama'al-Fanà è perennemente occupata da una folla raccolta attorno a cantasto­rie, saltimbanchi e funamboli, acrobati e incantatori di serpenti; non molto distante, nei souk, si trovano le botteghe degli antiquari e degli arti­giani (produzione di tappeti).

Marrakech rappresenta anche uno dei luoghi dove l'arte islamica ha caratterizzato più potentemente il suo corso. Per l'Islam la città è il luogo fondamentale ove risiedono le strutture del potere, e le strutture architettoniche di cui si dota sono poche ed estremamente funzionali. La prima in assoluto è la moschea, di cui Marrakech offre splendida testimonianza nelle varie soluzioni adottate dalle dinastie dominanti. 

La moschea nelle numerose tipologie si caratterizza come un recinto con portico su tre lati, più profondo quello che da la direzione della Mecca. La sala destinata alla preghiera si sviluppa in larghezza, più che in lunghezza, questo per permettere al maggior numero di fedeli possibile la preghiera fronteggiando il muro che indica la Mecca. Un altro elemento costitutivo è il minareto, una struttura assimilabile al campanile cristiano e con analoga funzione da cui il muezzin chiama i fedeli alla preghiera. Un elemento spesso presente è l'hammam (bagno) necessario al rituale della purificazione. 

Tipica è la madrasa (scuola), istituzione nella quale vengono insegnati i fondamenti del Corano per la formazione dei dotti in questioni teologiche e giuridiche. All'architettura non religiosa appartengono i suq  e i bazar, i mercati che hanno costituito un ruolo fondamentale nel tessuto insediativo islamico, cuore della medina, il centro storico della città. 

Quanto alle forme di un'arte essenzialmente decorativa, l'iconografia principale dell'Islam è la stessa scrittura araba. Dalla iconoclastia musulmana che condanna gli idoli e il loro culto, l'arte del divino ha trovato una propria via d'espressione nell'invenzione di una scrittura dotata di una propria valenza estetica, ottenuta attraverso un'elaborazione delle forme risultato di un rigoroso studio delle relazioni geometriche. Un ruolo fondamentale è destinato proprio all'ornato geometrico che si sviluppa su un repertorio che si basa sulle figure piane e sulla loro integrazione in linee armoniche. Un'armonia che viene recuperata, con un repertorio questa volta vegetale, dall'arabesco, che tecnicamente si caratterizza in un motivo floreale astratto.

I SUQ E LA MEDINA ALTA

La zona a nord della piazza Jema‘a al-Fnaa è occupata dai suq: mercati coperti che si articolano su numerose viuzze e piazzette, ciascuna delle quali è dedicata ad attività specifiche: venditori di pelli, lana, calderai, gioiellieri, tintori etc. I souk si stendono fino alla Moschea di Ben Youssef ed alla vicina medersa omonima.

La medersa di Ben Youssef (madrasa Ibn Yūsuf) è aperta al pubblico ed è particolarmente interessante: si svolge attorno ad una corte centrale e la costruzione comprende numerose stanzette per gli studenti che vi abitavano e vi studiavano il Corano. La costruzione risale al XIV secolo e venne fondata dal sultano Abū al-Hasan, della dinastia dei Merinidi, e venne quasi completamente ricostruita durante il periodo sa'dide.  

Marrakech12.jpg (472674 byte)   Marrakech13.jpg (804862 byte)   Marrakech14.jpg (793545 byte)   Marrakech15.jpg (990174 byte)   Marrakech16.jpg (275285 byte)   ElBadiPalace.jpg (489736 byte)   RoyalTheater.jpg (689106 byte)

Il cortile centrale è contornato su due lati da gallerie, sopra le quali si aprono le finestre delle cellette degli studenti. Sul lato di fondo si trova la sala della preghiera, riccamente decorata da stucchi ed intagli. Artistiche decorazioni ed intagli su pannelli di legno di cedro sono visibili tutto attorno al cortile e sopra le gallerie.

Alcuni dettagli della medersa ricordano l'Alhambra di Granada e pare che architetti spagnoli, musulmani, parteciparono alla costruzione.

JAMA'A EL-FNA

È la piazza attorno alla quale si sviluppa la città vecchia e potrebbe essere considerata il centro vitale (e assolutamente caratteristico) di Marrakech. Al centro della medina, confina a nord con il quartiere dei suq e ad est con la Kasbah, mentre da sud-ovest è dominata dalla moschea della Kutubiyya.

Non è nota l'origine di questa piazza né, con certezza, l'origine del nome che potrebbe significare l'assemblea del defunto'" come pure la "'moschea del nulla (jama‘a significa sia moschea sia assemblea). In realtà entrambe queste differenti etimologie sono plausibili: se da un lato la piazza faceva parte di un progetto sa‘dide (mai concluso) relativo all'edificazione di una moschea, dall'altro nei secoli passati la piazza fu sede di esecuzioni capitali.  

Ci si può sedere all'alba sulla terrazza di un caffè, sorseggiando un tè alla menta, e fino a notte inoltrata lo spettacolo di gente e colori che anima la Jemaa el- Fna non sarà mai lo stesso. Di mattina e pomeriggio è sede di un vasto mercato all'aperto, con bancarelle che vendono le merci più svariate (dalle stoffe ai datteri, alle spremute d'arancia, alle uova di struzzo etc.) e da "professionisti" dediti alle attività più svariate: le decorazioni con l'henne, i cavadenti, suonatori, incantatori di serpenti etc. 

La piazza al centro della medina di Marrakech è il cuore pulsante della vita dei suoi abitanti, che la affollano avvolti nelle loro tuniche bianche: fin dal mattino venditori di acqua si muovono tra le bancarelle di frutta secca e succo d'arancia, agghingati con costumi colorati e preannunciati dal suono dei campanacci, mentre incantatori di serpenti e addestratori di scimmie divertono i turisti con i loro numeri.

Quando il sole inizia a calare, le ombre si allungano e una sfumatura dorata impregna i muri della piazza, che allora si trasforma. Fanno la loro comparsa decine di "cucine all'aperto" che offrono cibi diversi a prezzi bassissimi: spiedini di carne e scodelle di zuppa, tajine e couscous. E' forse il momento migliore per immergersi in questa folla multicolore, assaporando i profumi e i sapori del Marocco. Presto l'aria si satura dei fumi dei grill, mentre nel buio si accendono a una a una le lampadine: in questa atmosfera suggestiva, dominata dal minareto illuminato della Koutoubia, raccontastorie e musicisti gnaoua fanno rivivere tradizioni millenarie.

L'ARTE A MARRAKESH

Fondata dagli Almoravidi, la città di Marrakech conserva le vestigia della loro prima fortezza, risalente al 1062, sul sito in cui verrà edificata più tardi la moschea al-Kutubyya. Della dominazione almoravide non rimangono altre testimonianze significative; in particolare, gli Almohadi hanno distrutto le numerose moschee erette in questa prima epoca. Le fondazioni della moschea almoravide di 'Alì ibn Yùsuf sono state così rimaneggiate nel corso dei secoli (rifacimenti durante il XVI, XVIII e XIX secolo).

Dell'epoca almohade è sopravvissuta la moschea dei Librai, in arabo al-Kutubyya, una delle più belle realizzazioni architettoniche dell'islam. All'interno, il suo oratorio comprende diciassette navate, disposte otto per parte rispetto alla navata centrale, la più larga, che si innestano su di una campata trasversale che costeggia il muro di fondo. Nel punto di raccordo tra la navata centrale e la campata, secondo lo schema della Grande moschea di Kairouan, una cupola a stalattiti sormonta il mihràb e la magnifica cattedra (minbar) a intarsio; altre quattro cupole, spaziate tra loro, sormontano la campata. 

Il celebre minareto, sormontato da una lanterna decorata,  è stato portato a termine nel 1195. Alto 69 m, è sobriamente decorato di fughe d'archi, un tempo ravvivate da pitture, e da una cornice di ceramiche. La stretta proporzione tra la larghezza e l'altezza del minareto della moschea conferisce una perfetta armonia a questo capolavoro dell'arte ispano-moresca che fu preso a modello per la Giralda di Siviglia. 

Il mito narra che i tre globi di rame dorato che coronano la cupola, siano stati ricavati dalla fusione dei gioielli della moglie di Yacoub-el-Mansour, che portò a termine la costruzione della torre intrapresa dal sultano Abd el-Moumen. Un’altra leggenda sulle sfere vuole che siano sorvegliate da geni, e che gravi sventure si abbattano su chi cerchi di trafugarle.

Una prima Moschea, eretta dopo il 1147, venne poi distrutta perché il suo orientamento verso la Mecca non era corretto. Le fondamenta della prima moschea sono visibili ancora oggi. La costruzione dell'attuale moschea, edificata secondo le direttive di Abd el-Moumen fu terminata nello stesso anno di costruzione, il 1158, per volere di Yacoub el-Mansour. Questa splendida opera d'arte è suddivisa in sedici navate e una navata mediana più larga. Qui la lussuosa ornamentazione almoravide e il decoro di ispirazione Andalusa, esaltano la sobrietà e purezza delle linee. Le undici cupole a stalattiti, i capitelli e le strutture modanate rendono la Koutoubia uno dei modelli meglio realizzati dell’arte almohade.

Un'altra costruzione del periodo almohade, meno vasto e di minor pretese, dovette all'epoca eguagliare, se non addirittura superare, la moschea Kutubyya, ma venne trasformato, soprattutto durante la metà del XVIII secolo e nel XIX: si tratta della moschea della Casbah, detta anche moschea di al-Mansùr, il cui minareto, riccamente decorato di ceramiche verdi, conserva l'aspetto originario. A questo periodo risale ciò che rimane della cinta muraria di 12 Km. che circonda la Medina, con la famosa porta di Bàb Agnàù (XII secolo), imponente quanto le monumentali porte di Rabat, Meknès e Fèz.

Alla dinastia marinide risale il santuario di Sidi Mùlày al Qsùr e il bel minareto della moschea di ibn Sàtih (1331). Con l'avvento della dinastia dei Sadiani la città ritrova il suo antico splendore. La madrasa di ibn Yusuf (1564-65) é il solo esempio conosciuto di università sadiana: di vaste dimensioni, comprende un ampio cortile, uno spazioso oratorio e una moltitudine di celle che circondano sette piccoli patii. La moschea di Bàb Dukkàla (1557-58), a sette navate, fu concepita nell'intento di rispettare le tradizioni architettoniche marinidi, ma arricchendola con un numero superiore di campate, pari a dieci.

Non rimangono vestigia del palazzo al-Badì (XVI secolo), ricco di marmi e d'oro, la cui costruzione impegnò un gran numero di operai per una quindicina d'anni, ma se ne può intuire la ricchezza e l'imponenza osservando le immense residenze (Bahia, Dar al-Makhzen), la cui costruzione risale soprattutto al XIX secolo, che abbelliscono ancora Marrakech e a cui conferiscono un fascino particolare.

LE TOMBE SA'DIDI E LA MEDINA BASSA

Questa zona comprende l'area a sud di Jema‘a al-Fnaa, delimitata ad est dalle mura ed estendendosi ad ovest fino a comprendere il Mella (un tempo il ghetto ebreo), ad ovest della Dār al-Makhzen (il Palazzo Reale).

Entrando dalla porta detta Bāb Agnau, l'unica rimasta risalente alla dinastia almohade, si incontra la moschea della Kasbah, risalente al medesimo periodo della Kutubiyya. Il minareto di questa moschea è stato restaurato negli anni '60 sulla base del minareto originale e presso la moschea si apre uno stretto passaggio che conduce alle Tombe Sa‘didi.

Le Tombe Sa‘didi formano un complesso funerario le cui strutture furono fatte costruire dal Sultano Ahmad al-Mansūr. Eccettuati alcuni sepolcri antecedenti il periodo sa‘dide, la maggior parte di essi risale al 1557 e, pertanto, le tombe sono pressoché contemporanee alla Medersa Ben Youssef. Questo complesso venne "riscoperto" solo nel 1917, in condizioni di totale abbandono. Restaurate, sono divenute uno dei (pochi) monumenti veramente notevoli di Marrakech, sovraccariche di decorazioni in stucco e piastrelle zellij.

Probabilmente le tombe si salvarono dalle distruzioni e dai saccheggi di Mulay Ismā‘īl poiché erano accessibili unicamente dalla moschea della Kasbah attraverso un passaggio nascosto.

Le Tombe comprendono essenzialmente due grandiosi mausolei, dove si trovano le tombe di al-Mansūr e dei suoi figli, di sua madre Lalla Messaūda e di Mohammed al-Shaykh, il fondatore della dinastia sa‘dide. Nell'oratorio si trovano invece numerosi sepolcri di altri principi sa‘didi e la tomba di Mulay Yazīd.

In questo complesso furono inoltre tumulate diverse autorità di Marrakech fino al 1792, terminando con la sepoltura del sultano Mulay Yazīd, per un totale di oltre cento sepolture (66 delle quali all'interno dei mausolei).

A sud della moschea e delle Tombe Sa‘didi si estende la Kasbah: l'antica cittadella, costituita da un caratteristico intrico di stradine e di abitazioni private.

Ad ovest delle Tombe Sa‘didi si trova il complesso del Palazzo Reale, che termina a nord con i resti del Palazzo al-Badi. Del Palazzo al-Badi non rimangono altro che rovine che, tuttavia, danno un'idea della grandiosità del palazzo: con cortili lunghi 130 m (e larghi quasi altrettanto) ed una piscina di circa 90 m, un tempo ricco di decorazioni zellij delle quali rimangono solo tracce.

Alle spalle del Palazzo reale si stende il Mellah, l'antico ghetto ebreo risalente al 1558. Questo quartiere nel XVI secolo era letteralmente una città nella città, con suq, giardini e sinagoghe. Al giorno d'oggi è popolato quasi esclusivamente da musulmani, essendo la maggior parte degli ebrei trasferitasi a Casablanca od in Francia od Israele.  

I GIARDINI DI MARRAKECH

L'orgoglio e la gioia di Marrakech sono i giardini, curati con una passione che ha ormai una tradizione secolare risalente al tempo degli Almoravidi. La verità è che oggi forse non ci sarebbe neanche una palma a Marrakech se questi sovrani non avessero cominciato a piantarne. Da allora i parchi si sono moltiplicati e nessuno qui trova straordinario che un giardino, al pari di un edificio, possa vantare un'origine antica. E' il caso ad esempio dell'Agdal, parola che significa appunto giardino, creato nel XII sec. dall'almohade Abd el-Moumen. Più piccolo e raccolto è il giardino della Menara, il cui padiglione circondato da cipressi pare che fosse il luogo di incontro del sultano con le sue favorite.

Per quanto riguarda il famoso palmeto di Marrakech, che occupa una superficie di 13.000 ettari, esso conta da solo almeno centomila alberi. Il sistema più rapido per visitarlo consiste nel farci un giro in macchina. Più suggestiva è la classica passeggiata in carrozzella, magari preceduta da un giro dei bastioni e delle porte monumentali in stile ispano moresco.

A nord est del Gueliz, sono situati i giardini Majorelle. Creati negli anni Venti dal pittore francese Jacques Majorelle, unici nel suo genere, questi giardini ospitano bougainvillee, alberi di cocco, banani, palme, come pure piante esotiche e rare, alcune delle quali hanno strane sembianze dall'aspetto minaccioso.