Il sud
del
Marocco
è
una
terra
singolare:
il
paesaggio
è
arido,
quasi
desolato,
e
il
vento
caldo
che
trasporta
la
sabbia
indica
la
vicinanza
del
deserto.
Alle
sue
spalle
sorge
però
l'Atlante,
i
cui
nevai,
a
più
di
4000
metri
di
altitudine,
alimentano
ricchi
corsi
d'acqua
che
creano
dolci
oasi
feconde
di
palmeti
e
coltivazioni.
Questa regione è la culla di città un tempo densamente
popolate,
come
la
mitica
Sijilmassa,
basi
di
partenza
per
le
carovane
dirette
ai
regni
dell'Africa
subsahariana
che
traevano
grandi
ricchezze
dal
commercio
di
merci
particolarmente
richieste
e
preziose
come
oro,
avorio
e
schiavi.
Queste
rotte
costituivano
il
punto
di
incontro
e
di
scambio
economico
e
culturale
di
"due"
Afriche:
quella
del
nord,
dove
si
diffusero
l'Islam,
l'uso
del
cammello
e
la
raffinata
cultura
araba;
quella
del
sud,
che
accolse
ricchezze,
un
forte
meticciamento
della
razza
nera
e
una
tecnica
costruttiva
che
utilizzava
il
mattone
crudo
come
materiale
di
base
e
che
ancora
oggi
caratterizza
la
regione.
IL
PAESE
DELLE
CASBE
Le origini di questa architettura, comune all'area
maghrebina,
ma
che
in
Marocco
presenta
una
personalità
propria,
sono
incerte.
Benché
le
testimonianze
più
antiche
risalgano
solo
al
XVII
secolo,
è
certo
che
la
data
del
suo
sviluppo
a
nord
del
Sahara
sia
da
ricercare
in
un'epoca
molto
più
remota,
forse
addirittura
precedente
all'origine
di
Sijilmassa.
La
mitica
città
fu
fondata
nel
757
da
artigiani
dell'Africa
subsahariana
giunti
in
Marocco
attraverso
quelle
che
sarebbero
diventate
le
grandi
rotte
carovaniere
destinate
ad
alimentare
gli
scambi
fra
il
sud
e
il
nord
del
Paese.

L'impiego del mattone crudo come materiale da
costruzione
conobbe
ampia
diffusione
in
questa
regione
particolarmente
povera
di
materiali
più
pregiati,
come
la
pietra
oppure
il
legno,
e
diede
origine
a
una
notevole
varietà
di
edifici.
Il
più
diffuso
era
un
tipo
di
abitazione
riservato
alle
classi
agiate,
che
in
berbero
viene
chiamato
tighremt
e
in
arabo
dar
o
kasba.
Le valli del Draa e del Dades presentano molti esempi di
queste
costruzioni,
che
talvolta
versano
però
in
pessimo
stato
di
conservazione
a
causa
della
natura
stessa
del
materiale
impiegato.
La
loro
struttura
è
essenzialmente
organizzata
intorno
a
un
cortile
a
pianta
rettangolare,
delimitato
da
quattro
alte
ali
fortificate
dotate
di
altrettante
torri
angolari
difensive.
Talvolta
alcuni
edifici
erano
collegati
e
disposti
attorno
a
un
secondo
cortile.
Nella
maggior
parte
dei
casi
la
casba
è
il
centro
di
un'unità
di
produzione
rurale:
il
pianterreno
è
riservato
allo
stoccaggio
dei
prodotti
agricoli,
i
piani
superiori
sono
occupati
dalle
abitazioni
dei
proprietari
e
le
dipendenze
dagli
alloggi
dei
lavoratori
agricoli.
Altre
volte,
invece,
la
casba
è
una
vera
e
propria
fortezza,
che
può
raggiungere
le
dimensioni
di
un
piccolo
villaggio
e
servire
come
sede
del
potere
locale
di
un'intera
regione.
Quando
tali
fortezze
appaiono
raggruppate,
prendono
il
nome
di
ksar
-
al
plurale
ksur
-
e
sono
protette
da
una
cinta
muraria
al
cui
interno
si
dispongono
una
serie
di
edifici
pubblici,
come
moschee,
madrase
o
stalle
e
granai
collettivi,
e
numerose
abitazioni
che
spesso
presentano
una
facciata
decorata
con
complicati
motivi
geometrici
realizzati
sempre
in
mattone
crudo.

LO
KSAR
DEGLI
HADDOU
Sebbene occupi una posizione marginale rispetto alla
zona
di
massimo
sviluppo
di
questo
tipo
di
architettura,
lo
ksar
di
Alt
Ben-Haddou,
le
cui
origini
sembrano
risalire
agli
inizi
del
XVIII
secolo,
è
uno
dei
più
importanti
della
regione
grazie
al
suo
eccellente
stato
di
conservazione.
Situato
a
31
km
da
Ouarzazate,
sui
contrafforti
dell'Atlante,
evidenzia
nel
nome
-
ait
e
ben
significano
"figlio
di"
rispettivamente
in
berbero
e
in
arabo
-
uno
stretto
legame
con
la
tribù
berbera
degli
Haddou.
Raggiungerlo è un'autentica avventura da compiere a
dorso
di
mulo
guadando
le
acque
del
Mellah.
Ed
è
forse
proprio
questa
difficoltà
di
accesso
la
causa
principale
della
drastica
diminuzione
della
popolazione
registrata
negli
ultimi
tempi.
Una
porta
affiancata
da
torri
da
accesso
all'interno
delle
mura
e
al
complesso
urbano
dominato
da
un
agadir
-
in
berbero
ighram
-,
cioè
un
granaio
fortificato
costruito
sulla
cima
della
montagna
sul
cui
versante
si
adagia
Alt
Ben-Haddou.
Si
tratta
di
un
tipo
di
costruzione
tipica
del
sud
marocchino
che
qui
più
che
altrove
evidenzia
la
sua
funzione
difensiva
di
ultimo
baluardo
di
resistenza
in
caso
di
assedio.
Sei casbe fortificate formano il nucleo principale di
questo
ksar,
che
presenta
un'ampia
varietà
di
tecniche
costruttive,
esaurendo
virtualmente
tutte
le
possibilità
offerte
dal
mattone
crudo
come
unico
materiale
edilizio,
oltre
a
una
ricca
decorazione
a
motivi
geometrici
realizzati
con
un'abile
disposizione
dei
mattoni
soprattutto
nella
parte
superiore
degli
edifici.
La bellezza di questo singolare complesso non passa
inosservata,
tanto
che
oggi
fa
di
Alt
Ben-Haddou
una
delle
tappe
obbligate
per
i
turisti
in
visita
alla
regione.
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