Ksar di Aït Ben-Haddou
Marocco

patrimonio dell'umanità dal 1987

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Il sud del Marocco è una terra singolare: il paesaggio è arido, quasi desolato, e il vento caldo che trasporta la sabbia indica la vicinanza del deserto. Alle sue spalle sorge però l'Atlante, i cui nevai, a più di 4000 metri di altitudine, alimentano ricchi corsi d'acqua che creano dolci oasi feconde di palmeti e coltivazioni.

Questa regione è la culla di città un tempo densamente popolate, come la mitica Sijilmassa, basi di partenza per le carovane dirette ai regni dell'Africa subsahariana che traevano grandi ricchezze dal commercio di merci particolarmente richieste e preziose come oro, avorio e schiavi. Queste rotte costituivano il punto di incontro e di scambio economico e culturale di "due" Afriche: quella del nord, dove si diffusero l'Islam, l'uso del cammello e la raffinata cultura araba; quella del sud, che accolse ricchezze, un forte meticciamento della razza nera e una tecnica costruttiva che utilizzava il mattone crudo come materiale di base e che ancora oggi caratterizza la regione.  

IL PAESE DELLE CASBE

Le origini di questa architettura, comune all'area maghrebina, ma che in Marocco presenta una personalità propria, sono incerte. Benché le testimonianze più antiche risalgano solo al XVII secolo, è certo che la data del suo sviluppo a nord del Sahara sia da ricercare in un'epoca molto più remota, forse addirittura precedente all'origine di Sijilmassa. 

La mitica città fu fondata nel 757 da artigiani dell'Africa subsahariana giunti in Marocco attraverso quelle che sarebbero diventate le grandi rotte carovaniere destinate ad alimentare gli scambi fra il sud e il nord del Paese.  

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L'impiego del mattone crudo come materiale da costruzione conobbe ampia diffusione in questa regione particolarmente povera di materiali più pregiati, come la pietra oppure il legno, e diede origine a una notevole varietà di edifici. Il più diffuso era un tipo di abitazione riservato alle classi agiate, che in berbero viene chiamato tighremt e in arabo dar o kasba.

Le valli del Draa e del Dades presentano molti esempi di queste costruzioni, che talvolta versano però in pessimo stato di conservazione a causa della natura stessa del materiale impiegato. La loro struttura è essenzialmente organizzata intorno a un cortile a pianta rettangolare, delimitato da quattro alte ali fortificate dotate di altrettante torri angolari difensive. Talvolta alcuni edifici erano collegati e disposti attorno a un secondo cortile. 

Nella maggior parte dei casi la casba è il centro di un'unità di produzione rurale: il pianterreno è riservato allo stoccaggio dei prodotti agricoli, i piani superiori sono occupati dalle abitazioni dei proprietari e le dipendenze dagli alloggi dei lavoratori agricoli. Altre volte, invece, la casba è una vera e propria fortezza, che può raggiungere le dimensioni di un piccolo villaggio e servire come sede del potere locale di un'intera regione. Quando tali fortezze appaiono raggruppate, prendono il nome di ksar - al plurale ksur - e sono protette da una cinta muraria al cui interno si dispongono una serie di edifici pubblici, come moschee, madrase o stalle e granai collettivi, e numerose abitazioni che spesso presentano una facciata decorata con complicati motivi geometrici realizzati sempre in mattone crudo.  

LO KSAR DEGLI HADDOU

Sebbene occupi una posizione marginale rispetto alla zona di massimo sviluppo di questo tipo di architettura, lo ksar di Alt Ben-Haddou, le cui origini sembrano risalire agli inizi del XVIII secolo, è uno dei più importanti della regione grazie al suo eccellente stato di conservazione. Situato a 31 km da Ouarzazate, sui contrafforti dell'Atlante, evidenzia nel nome - ait e ben significano "figlio di" rispettivamente in berbero e in arabo - uno stretto legame con la tribù berbera degli Haddou.

Raggiungerlo è un'autentica avventura da compiere a dorso di mulo guadando le acque del Mellah. Ed è forse proprio questa difficoltà di accesso la causa principale della drastica diminuzione della popolazione registrata negli ultimi tempi. Una porta affiancata da torri da accesso all'interno delle mura e al complesso urbano dominato da un agadir - in berbero ighram -, cioè un granaio fortificato costruito sulla cima della montagna sul cui versante si adagia Alt Ben-Haddou. Si tratta di un tipo di costruzione tipica del sud marocchino che qui più che altrove evidenzia la sua funzione difensiva di ultimo baluardo di resistenza in caso di assedio.  

Sei casbe fortificate formano il nucleo principale di questo ksar, che presenta un'ampia varietà di tecniche costruttive, esaurendo virtualmente tutte le possibilità offerte dal mattone crudo come unico materiale edilizio, oltre a una ricca decorazione a motivi geometrici realizzati con un'abile disposizione dei mattoni soprattutto nella parte superiore degli edifici.

La bellezza di questo singolare complesso non passa inosservata, tanto che oggi fa di Alt Ben-Haddou una delle tappe obbligate per i turisti in visita alla regione.