Meknès,
quarta
città
del
Marocco
per
numero
di
abitanti,
è
una
capitale
imperiale,
la
più
piccola
tra
le
quattro
del
Paese,
dopo
Rabat,
Marrakech
e
Fèz.
Questa
situazione
spiega
il
relativo
declino
attuale
di
Meknès,
dovuto
sia
al
suo
carattere
di
«capitale
rurale»,
sia
alla
concorrenza
della
vicina
Fèz.
La
grande
pianura
a
nord
del
Paese,
favorita
dalla
qualità
dei
terreni
e
dalla
posizione
centrale
nella
parte
settentrionale
del
Marocco,
la
più
popolosa
e
attiva,
è
caratterizzata
dall'esistenza,
a
nord,
di
un
binomio
urbano
attorno
al
quale
si
è
organizzata
l'economia
regionale.
Ma,
in
confronto
a
Fèz,
antica
e
raffinata
capitale
religiosa
e
intellettuale,
Meknès
sembra
come
fiorita
in
ritardo
ed
è
rimasta
segnata
dalle
origini,
legate
all'attività
agricola,
e
dal
declino
della
sua
funzione
militare.
Anche
se
gli
Almoravidi
crearono
nell'XI
secolo,
sul
sito
della
città
attuale,
un
borgo,
mercato
locale
e
piccola
piazzaforte,
soltanto
nel
XIII
secolo
una
frazione
della
tribù
zenata
dei
Miknasa
fondò
Miknàsat
al-Zaitùn,
«Meknès
dagli
olivi»,
vero
germe
della
città.
Benché
sia
stata
valorizzata
dai
Marinidi,
Meknès
deve
l'essenziale
del
suo
prestigio
al
sultano
Mulày
Ismail
(1672-1727),
che
la
elesse
capitale
del
suo
regno.
Il
Sultano
la
trasformò
in
una
meravigliosa
città
in
stile
ispanico-moresco,
circondata
da
alte
mura,
con
grandiose
porte
che
oggi
rivelano
l’armoniosa
fusione
dello
stile
islamico
ed
europeo
del
Maghreb
del
XVII
secolo.
Tuttavia,
abbandonata
in
seguito
a
vantaggio
delle
altre
città
imperiali,
Meknès
contava
soltanto
30
000
abitanti
all’inizio
del
XX
secolo.
Il
protettorato
era
destinato
a
dare
nuovo
impulso
all'economia
della
città
grazie
al
ripristino
di
due
antiche
attività:
Meknès
divenne
la
seconda
guarnigione
dell'impero
francese
(dopo
Metz)
e
il
centro
di
uno
dei
settori
di
colonizzazione
più
estesi
del
Marocco,
dove
crescevano
cereali
e
vigne.
Nel
1956,
la
città
contava
160.000
musulmani,
15.000
ebrei,
25.000
europei.
La
riacquisizione
dell'indipendenza
sarebbe
stata
pagata
duramente
dalla
città,
sotto
il
profilo
economico.
Meknès
attraversata
dal
fiume
Oued
Bouferkrane
che,
sostanzialmente,
divide
la
città
vecchia
dalla
città
moderna
(Ville
Nouvelle).
La
città
vecchia
è
particolarmente
interessante
per
i
resti
della
Città
Imperiale,
alla
quale
si
accede
attraversando
la
grandiosa
porta
Bab
Mansour
che
si
apre
nelle
mura
che
la
delimitavano.
Risalente
al
1670-1700,
fu
commissionata
all'architetto
El
Mansour
dal
sultano
Moulay
Ismail.
Nei
pressi
della
porta
si
trova
il
mausoleo
di
Moulay
Ismail,
l'unico
tempio
marocchino
ancora
attivo
al
quale
possono
accedere
anche
i
credenti
di
religione
diversa
dalla
musulmana.
Proseguendo
per
un
lungo
viale,
si
giunge
alle
rovine
grandiose
del
quartiere
di
Dar
El
Kebira
(oggi
fatiscenti).
Sul
lato
opposto
della
piazza
El
Hedim,
di
fronte
alla
porta
Bab
Mansour,
si
trovano
i
souk
all'interno
dei
quali
si
trova
la
Medersa
Bou
Inania,
costruita
nel
XIV
durante
il
regno
dei
Merinidi
e
ultimata
nel
1358
da
Bou
Inan.
Questa
scuola
coranica
presenta
nel
cortile
raffinate
decorazioni
interne
con
la
base
in
mattonelle
zellij,
la
fascia
centrale
in
stucco
e
quella
superiore
in
legno
d'ulivo
intagliato,
mentre
il
soffitto
è
di
cedro.
Ai
lati
del
cortile,
nelle
celle
al
piano
terra
vivevano
gli
allievi
più
piccoli,
mentre
gli
studenti
più
grandi
e
gli
insegnanti
stavano
al
piano
primo.
L'affollamento
della
medina
ha
determinato
lo
sviluppo
di
nuovi
quartieri
(Borj
Aomar),
anch'essi
divenuti
presto
insufficienti.
Nella
città
imperiale,
al
contrario,
domina
l'impressione
di
immensità,
coi
vasti
palazzi
e
le
caserme,
i
40
km
di
bastioni
e
muraglie,
le
porte
imponenti.
Sulla
riva
destra,
la
città
nuova,
separata
dalla
ferrovia
dal
quartiere
industriale,
si
espande
verso
sud
e
verso
est
con
quartieri
residenziali.
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