Città storica di Meknès
Marocco

patrimonio dell'umanità dal 1996

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Meknès, quarta città del Marocco per numero di abitanti, è una capitale imperiale, la più piccola tra le quattro del Paese, dopo Rabat, Marrakech e Fèz. Questa situazione spiega il relativo declino attuale di Meknès, dovuto sia al suo carattere di «capitale rurale», sia alla concorrenza della vicina Fèz.

La grande pianura a nord del Paese, favorita dalla qualità dei terreni e dalla posizione centrale nella parte settentrionale del Marocco, la più popolosa e attiva, è caratterizzata dall'esistenza, a nord, di un binomio urbano attorno al quale si è organizzata l'economia regionale. Ma, in confronto a Fèz, antica e raffinata capitale religiosa e intellettuale, Meknès sembra come fiorita in ritardo ed è rimasta segnata dalle origini, legate all'attività agricola, e dal declino della sua funzione militare. Anche se gli Almoravidi crearono nell'XI secolo, sul sito della città attuale, un borgo, mercato locale e piccola piazzaforte, soltanto nel XIII secolo una frazione della tribù zenata dei Miknasa fondò Miknàsat al-Zaitùn, «Meknès dagli olivi», vero germe della città. Benché sia stata valorizzata dai Marinidi, Meknès deve l'essenziale del suo prestigio al sultano Mulày Ismail (1672-1727), che la elesse capitale del suo regno. Il Sultano la trasformò in una meravigliosa città in stile ispanico-moresco, circondata da alte mura, con grandiose porte che oggi rivelano l’armoniosa fusione dello stile islamico ed europeo del Maghreb del XVII secolo.   

Tuttavia, abbandonata in seguito a vantaggio delle altre città imperiali, Meknès contava soltanto 30 000 abitanti all’inizio del XX secolo. Il protettorato era destinato a dare nuovo impulso all'economia della cit­tà grazie al ripristino di due antiche attività:  Meknès divenne la seconda guarnigione dell'impero francese (dopo Metz) e il centro di uno dei settori di colonizzazione più estesi del Marocco, dove crescevano cereali e vigne. Nel 1956, la città contava 160.000 musulmani, 15.000 ebrei, 25.000 europei. La riacquisizione dell'indipendenza sarebbe stata pagata duramente dalla città, sotto il profilo economico.

Meknès attraversata dal fiume Oued Bouferkrane che, sostanzialmente, divide la città vecchia dalla città moderna (Ville Nouvelle).  

La città vecchia è particolarmente interessante per i resti della Città Imperiale, alla quale si accede attraversando la grandiosa porta Bab Mansour che si apre nelle mura che la delimitavano. Risalente al 1670-1700, fu commissionata all'architetto El Mansour dal sultano Moulay Ismail.  

Meknes.jpg (146841 byte)Nei pressi della porta si trova il mausoleo di Moulay Ismail, l'unico tempio marocchino ancora attivo al quale possono accedere anche i credenti di religione diversa dalla musulmana. Proseguendo per un lungo viale, si giunge alle rovine grandiose del quartiere di Dar El Kebira (oggi fatiscenti).

Sul lato opposto della piazza El Hedim, di fronte alla porta Bab Mansour, si trovano i souk all'interno dei quali si trova la Medersa Bou Inania, costruita nel XIV durante il regno dei Merinidi e ultimata nel 1358 da Bou Inan. Questa scuola coranica presenta nel cortile raffinate decorazioni interne con la base in mattonelle zellij, la fascia centrale in stucco e quella superiore in legno d'ulivo intagliato, mentre il soffitto è di cedro. Ai lati del cortile, nelle celle al piano terra vivevano gli allievi più piccoli, mentre gli studenti più grandi e gli insegnanti stavano al piano primo.

L'affollamento della medina ha determinato lo sviluppo di nuovi quartieri (Borj Aomar), anch'essi divenuti presto insufficienti. Nella città imperiale, al contrario, domina l'impressione di immensità, coi vasti palazzi e le caserme, i 40 km di bastioni e muraglie, le porte imponenti. Sulla riva destra, la città nuova, separata dalla ferrovia dal quartiere industriale, si espande verso sud e verso est con quartieri residenziali.