Area archeologica di Volubilis
Marocco

patrimonio dell'umanità dal 1997

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Sorge a 400 metri di altitudine su una piana di forma triangolare delimitata dal corso vivace di due torrenti, l'Oued Fertassa e l'Oued Khomane. I berberi la chiamano "Oualili", dal nome del fiore che, in primavera, accende di colori i campi che la circondano. E proprio lo scenario bucolico e la fertilità del suolo dell'antica Volubilis devono aver fomentato la cupidigia dei romani che, nel 40 a.C, assassinarono il suo re, Tolomeo, e conquistarono la città. 

Sebbene sia celebre per le sue vestigia romane - anche se, facendo un po' di confusione, gli arabi le hanno dato pure il nomignolo di "Ksar Pharoun" (Palazzo del Faraone), per l'imponenza dei suoi monumenti - Volubilis venne fondata dai mauritani nel III secolo a.C, molto prima dell'inizio delle campagne di conquista romane in terra d'Africa. Degli oltre due secoli durante i quali fu indipendente, però, non restano che alcuni frammenti di templi di culto punico e un misterioso tumulo. I romani modificarono persino il paesaggio circostante, disboscando i terreni per far posto a quella che sarebbe diventata la sezione più occidentale dell'immenso granaio di Roma.  

In breve tempo l'imperatore Claudio estese il dominio dell'Urbs su una vasta regione, comprendente l'attuale Marocco e parte dell'Algeria, suddividendola in due parti: l'una, a ovest, con capitale Tingi (l'odierna Tangeri) e l’altra, a est, che faceva capo alla città di Caesara. Volubilis stessa - che arrivò a contare 20.000 abitanti tra romani, cartaginesi, siriani, berberi ed ebrei – fu elevata al rango di municipium e, fino al 285 d.C, crebbe in modo esponenziale. 

Le campagne di scavo, iniziate all'epoca del protettorato francese sul Marocco, sono ancora in corso e, allo stato attuale, hanno svelato poco più della metà dei 40 ettari sui quali si estendeva la città. Le maggiori modifiche del tessuto urbano di Volubilis risalgono al I secolo d.C, quando le strade vennero lastricate e furono eretti alcuni templi e le terme. 

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Nel 168-169 d.C, per volere dell'imperatore Marco Aurelio, la città si arricchì di una cinta muraria intervallata da otto porte, mentre risalgono all'epoca della dinastia dei Severi (193-235 d.C.) i principali monumenti pubblici, dal foro - che copre una superficie di 1300 metri quadrati - al Capitolium sino alla basilica dedicata a Giove, Giunone e Minerva. 

Nel 217, per ringraziare l'imperatore Caracalla di aver concesso loro il rango di cittadini romani, gli abitanti di Volubilis costruirono un arco trionfale in suo onore. La zona residenziale della città è scandita da forni per il pane, presse per l'olio e case patrizie. Tra queste, una menzione particolare meritano quelle che si allineano lungo il decumanus maximus, come la Casa dell'Efebo, che racchiude un mosaico raffigurante Bacco su un carro trainato da pantere, e quella delle Colonne, così detta per il portico composto da colonne di stili diversi, alcune delle quali hanno forma elicoidale.  

O, ancora, quella di Venere, caratterizzata dalle più raffinate decorazioni musive della città. Contrariamente alla maggior parte delle città della Provincia d'Africa, Volubilis non venne abbandonata con la fine dell'impero e la popolazione, che aveva abbracciato in massa il cristianesimo intorno all'anno 600, continuò a parlare latino fino all'arrivo degli arabi nell'VIII secolo. Per breve tempo la città fu capitale della prima dinastia musulmana del Marocco, guidata da Idriss I.

Alla sua morte, il figlio Idriss II spostò la sede del regno nella città di Fès e la fortuna di Volubilis declinò fino al definitivo abbandono, poco dopo l'anno Mille.  

Volubilis presenta inoltre una serie di pavimenti a mosaico in condizioni eccellenti che sono stati recintati, al fine di permetterne la conservazione dall'usura provocata dal passaggio dei turisti.