Sorge a
400
metri
di
altitudine
su
una
piana
di
forma
triangolare
delimitata
dal
corso
vivace
di
due
torrenti,
l'Oued
Fertassa
e
l'Oued
Khomane.
I
berberi
la
chiamano
"Oualili",
dal
nome
del
fiore
che,
in
primavera,
accende
di
colori
i
campi
che
la
circondano.
E
proprio
lo
scenario
bucolico
e
la
fertilità
del
suolo
dell'antica
Volubilis
devono
aver
fomentato
la
cupidigia
dei
romani
che,
nel
40
a.C,
assassinarono
il
suo
re,
Tolomeo,
e
conquistarono
la
città.
Sebbene
sia
celebre
per
le
sue
vestigia
romane
-
anche
se,
facendo
un
po'
di
confusione,
gli
arabi
le
hanno
dato
pure
il
nomignolo
di
"Ksar
Pharoun"
(Palazzo
del
Faraone),
per
l'imponenza
dei
suoi
monumenti
-
Volubilis
venne
fondata
dai
mauritani
nel
III
secolo
a.C,
molto
prima
dell'inizio
delle
campagne
di
conquista
romane
in
terra
d'Africa.
Degli
oltre
due
secoli
durante
i
quali
fu
indipendente,
però,
non
restano
che
alcuni
frammenti
di
templi
di
culto
punico
e
un
misterioso
tumulo.
I
romani
modificarono
persino
il
paesaggio
circostante,
disboscando
i
terreni
per
far
posto
a
quella
che
sarebbe
diventata
la
sezione
più
occidentale
dell'immenso
granaio
di
Roma.
In breve tempo l'imperatore
Claudio
estese
il
dominio
dell'Urbs
su
una
vasta
regione,
comprendente
l'attuale
Marocco
e
parte
dell'Algeria,
suddividendola
in
due
parti:
l'una,
a
ovest,
con
capitale
Tingi
(l'odierna
Tangeri)
e
l’altra,
a
est,
che
faceva
capo
alla
città
di
Caesara.
Volubilis
stessa
-
che
arrivò
a
contare
20.000
abitanti
tra
romani,
cartaginesi,
siriani,
berberi
ed
ebrei
–
fu
elevata
al
rango
di
municipium
e,
fino
al
285
d.C,
crebbe
in
modo
esponenziale.
Le
campagne
di
scavo,
iniziate
all'epoca
del
protettorato
francese
sul
Marocco,
sono
ancora
in
corso
e,
allo
stato
attuale,
hanno
svelato
poco
più
della
metà
dei
40
ettari
sui
quali
si
estendeva
la
città.
Le
maggiori
modifiche
del
tessuto
urbano
di
Volubilis
risalgono
al
I
secolo
d.C,
quando
le
strade
vennero
lastricate
e
furono
eretti
alcuni
templi
e
le
terme.

Nel
168-169
d.C,
per
volere
dell'imperatore
Marco
Aurelio,
la
città
si
arricchì
di
una
cinta
muraria
intervallata
da
otto
porte,
mentre
risalgono
all'epoca
della
dinastia
dei
Severi
(193-235
d.C.)
i
principali
monumenti
pubblici,
dal
foro
-
che
copre
una
superficie
di
1300
metri
quadrati
-
al
Capitolium
sino
alla
basilica
dedicata
a
Giove,
Giunone
e
Minerva.
Nel
217,
per
ringraziare
l'imperatore
Caracalla
di
aver
concesso
loro
il
rango
di
cittadini
romani,
gli
abitanti
di
Volubilis
costruirono
un
arco
trionfale
in
suo
onore.
La
zona
residenziale
della
città
è
scandita
da
forni
per
il
pane,
presse
per
l'olio
e
case
patrizie.
Tra
queste,
una
menzione
particolare
meritano
quelle
che
si
allineano
lungo
il
decumanus
maximus,
come
la
Casa
dell'Efebo,
che
racchiude
un
mosaico
raffigurante
Bacco
su
un
carro
trainato
da
pantere,
e
quella
delle
Colonne,
così
detta
per
il
portico
composto
da
colonne
di
stili
diversi,
alcune
delle
quali
hanno
forma
elicoidale.
O, ancora, quella di Venere,
caratterizzata
dalle
più
raffinate
decorazioni
musive
della
città.
Contrariamente
alla
maggior
parte
delle
città
della
Provincia
d'Africa,
Volubilis
non
venne
abbandonata
con
la
fine
dell'impero
e
la
popolazione,
che
aveva
abbracciato
in
massa
il
cristianesimo
intorno
all'anno
600,
continuò
a
parlare
latino
fino
all'arrivo
degli
arabi
nell'VIII
secolo.
Per
breve
tempo
la
città
fu
capitale
della
prima
dinastia
musulmana
del
Marocco,
guidata
da
Idriss
I.
Alla sua morte, il figlio
Idriss
II
spostò
la
sede
del
regno
nella
città
di
Fès
e
la
fortuna
di
Volubilis
declinò
fino
al
definitivo
abbandono,
poco
dopo
l'anno
Mille.
Volubilis
presenta
inoltre
una
serie
di
pavimenti
a
mosaico
in
condizioni
eccellenti
che
sono
stati
recintati,
al
fine
di
permetterne
la
conservazione
dall'usura
provocata
dal
passaggio
dei
turisti.

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