Rabat,
la
capitale
amministrativa
del
Marocco,
è
situata
sulla
costa
atlantica
del
paese,
sulla
sponda
sinistra
del
fiume
Bouregreg,
di
fronte
alla
città
di
Salé.
Dopo
l'insediamento
di
alcune
popolazioni
sul
suo
territorio,
il
1150
può
essere
considerato
l'anno
della
fondazione
della
città
da
parte
del
califfo
‛Abd
al-Mù’min,
che
fece
edificare
una
cittadella
(la
futura
Kasbah
des
Oudaïa),
una
moschea
e
una
residenza.
Questo
spiega
l'origine
del
nome
della
città,
infatti,
con
il
nome
arabo
Ribāt
al-Fath
(ribāt
della
Vittoria)
viene
indicata
una
sorta
di
monastero-fortezza
(ribat),
in
cui
i
volontari
che
si
apprestavano
a
partire
in
età
almoravide
per
il
paese
di
al-Andalus,
all'epoca
sotto
minaccia
cristiana,
si
radunarono
per
procedere
all'imbarco.
Il
complemento
di
specificazione
"della
Vittoria"
(al-fath)
era
semplicemente
benaugurante.
Sarà
poi
compito
del
nipote
di
‛Abd
al-Mù’min,
Ya'qub
al-Mansūr,
ingrandire
e
completare
la
città
con
le
mura.
Dopo
il
1253
inizia
un
periodo
di
crisi,
in
concomitanza
con
l'assegnazione
di
capitale
dello
stato
a
Fez.
Nel
1609,
in
seguito
al
decreto
di
espulsione
di
Filippo
II,
migliaia
di
Mori
trovarono
rifugio
nella
città,
dando
così
una
nuova
spinta
allo
sviluppo
della
città.
Nel
1912,
Lyautey
dichiara
Rabat
capitale
del
protettorato
del
Marocco
e
sede
del
residente
coloniale.
Nel
1956,
con
l'indipendenza
del
Marocco,
la
città
diventa
la
capitale
ufficiale.
La
storia
urbana
di
Rabat,
del
suo
sito,
dei
suoi
monumenti
è
una
storia
lunga
otto
secoli,
cioè
il
tempo
intercorso
fra
la
creazione
del
nucleo
iniziale
(il
già
citato
Ribat
d'Abd
al-Mumin)
e
la
realizzazione
della
residenza
coloniale
del
protettorato
francese.
È
sul
picco
della
scogliera
che
si
estende
sull'Oceano
Atlantico
che
Abd
al-Mumin
fece
costruire
un
ribat
(la
fortezza)
per
ospitare
i
soldati
sulla
via
della
conquista
dell'Andalusia.
A
partire
dal
ribat,
Abd
al-Mumin
e
suo
nipote
Ya'qub
al-Mansūr
(erede
di
un
impero
che
partiva
dalla
Castiglia
per
arrivare
fino
a
Tripoli)
progettarono
una
città
grandiosa,
racchiusa
in
mura
imponenti,
dotati
di
porte
monumentali
e
con
una
moschea
gigantesca,
la
moschea
di
Hassan,
rimasta
incompiuta,
ma
il
cui
progetto
disegnava
uno
dei
più
grandi
santuari
del
mondo
musulmano.
Sono
molte
le
testimonianze
della
grandezza
architettonica
e
artistica
di
Rabat:
le
mura,
le
porte
monumentali,
i
minareti,
i
resti
della
moschea
di
Hassan.
È
da
ricordare
anche
il
mausoleo
dedicato
a
Mohammed
V,
che
grazie
alle
sue
decorazioni
rimane
un'incredibile
prova
delle
capacità
artistiche
degli
artigiani
della
città.
Dalla
fine
del
XIII
secolo
fino
all'inizio
del
XVII
secolo,
l'importanza
di
Rabat
diminuì
notevolmente.
Dal
1610,
Rabat
ritornò
allo
sviluppo:
numerosi
rifugiati
musulmani
cacciati
da
Al-Andalus
si
stabilirono
nella
kasbah
nella
parte
nord-ovest
della
città.
Per
qualche
decina
d'anni,
Rabat
(ai
tempi
conosciuta
come
Salé-le-Neuf)
fu
sede
di
una
piccola
repubblica
marinara,
la
Repubblica
di
Bou
Regreg.
Alla
fine
del
XII
secolo
fu
costruita
dagli
Almohadi
una
imponente
cinta
a
protezione
dei
lati
sud
e
ovest
della
città.
La
cinta
era
composta
da
due
lunghi
muri
rettilinei
di
una
lunghezza
complessiva
di
più
di
5
chilometri,
di
uno
spessore
di
più
di
due
metri
e
di
un'altezza
media
di
più
di
otto
metri.
In
questo
modo
fu
protetta
un'area
di
circa
120
ettari,
che
comprendeva
la
piana
che
domina
la
necropoli
di
Chella
per
garantire
la
difesa
della
città
inferiore.
La
parte
ovest
era
dotata
di
quattro
porte
(Bâb
el
Alou,
Bâb
el
Had,
Bâb
er-Rouah,
la
quarta
era
acclusa
all'attuale
Palazzo
Reale).
La
parte
sud
aveva
una
sola
porta:
Bâb
Zaër.
Bâb
er-Rouah,
capolavoro
di
estetica
monumentale
in
pietra,
dispiega,
come
la
porta
della
kasbah,
un
decoro
a
losanghe
tutt'attorno
all'apertura
a
forma
d'arco
inscritto
in
un
rettangolo.
Come
a
Bâb
Agnaou
a
Marrakech,
degli
archi
più
grandi
riprendono,
allargandolo,
il
motivo
ad
arco
della
porta,
circondandolo
di
un'aureola
sinuosa
dagli
angoli
acuti,
sormontata
da
un
fregio
con
iscrizioni
cufiche.
All'inizio
del
XVII
secolo,
i
rifugiati
musulmani
scacciati
dall'Andalusia
si
trasferirono
nella
kasbah
e
in
una
parte
dell'area
cinta
dagli
Almohadi,
delimitandola
con
una
nuova
muraglia:
partendo
da
Bâb
el
Had,
quest'ultima
collega
la
cinta
del
XII
secolo
alla
scogliera
che
domina
il
Bou
Regreg
e
al
Borj
Sidi
Makhlouf.
Rettilinea
e
affiancata
da
torri,
la
muraglia
andalusa
che
si
estendeva
per
oltre
1400
metri,
era
in
media
alta
5
metri
e
spessa
un
metro
e
mezzo.
Lungo
la
muraglia
furono
costruite
tre
porte:
Bâb
et-Then,
oggi
abbattuta,
vicino
all'odierno
mercato
municipale;
Bâb
el
Bouoiiiba
e
Bâb
Chella.
All'inizio
del
XIX
secolo
fu
costruito
un
nuovo
bastione
esterno,
per
una
lunghezza
totale
di
4300
metri.
Esso
prolungava
a
sud
le
mura
di
cinta
almohade,
e
le
superava
ad
ovest
fino
all'oceano
Atlantico,
racchiudendo
così
un'area
di
oltre
840
ettari.
Questa
fortificazione
era
alta
in
media
4
metri
e
spessa
circa
un
metro.
Su
di
essa
di
aprivano
quattro
porte:
Bâb
el
Qebibât,
Bâb
Témara,
Bâb
Marrakech
et
Bâb
el
Msalla.
Questo
bastione
fu
distrutto
principalmente
per
facilitare
il
trasloco
dalla
città
europea
durante
il
protettorato.
Dalle
quattro
porte
principali
della
Medina,
partivano
le
strade
che
collegavano,
in
particolare,
Rabat
a
Casablanca
e
Marrakech.
Lungo
le
mura
di
cinta
almohade
avevano
luogo
dei
mercati
settimanali,
tra
cui
quelli
di
Souq
el
Had,
vicino
alla
porta
omonima.
Inoltre,
tra
le
due
muraglie,
si
trovavano
a
sud
l'Aguedal,
collegato
al
palazzo
reale,
e
a
nord
dei
giardini
d'arance
i
cui
frutti,
molto
pregiati
per
la
loro
qualità,
venivano
esportati
in
Europa,
come
attestano
i
documenti
dell'epoca.
La
Kasba
degli
Oudaïa
è
un
quartiere
fortificato
di
Rabat,
posto
su
uno
sperone
roccioso.
Si
entra
all'interno
della
Kasba
attraverso
la
Bab
el
Qudaia,
porta
monumentale
di
architettura
Almohade.
Entrati
all'interno
della
kasba
si
può
percorrere
la
strada
che
conduce
alla
moschea
Jamaa
el
Atiq,
situata
in
una
posizione
panoramica.
Salendo
sulla
vicina
cinta
muraria,
si
può
ammirare
una
vista
sull'oceano
e
della
vicina
città
di
Salé.
La
Torre
di
Hassan
è
il
minareto
di
una
moschea
rimasta
incompleta
a
Rabat,
Marocco.
Iniziata
per
ordine
del
sultano
Yacoub
al-Mansour,
la
torre
doveva
essere
la
più
grande
del
mondo
assieme
alla
adiacente
moschea,
ma
i
lavori
si
interruppero
alla
sua
morte
nel
1199.
La
torre
raggiunse
solo
i
44
metri,
circa
la
metà
dell'altezza
pianificata,
96
metri.
Anche
il
resto
della
moschea
fu
lasciato
incompleto,
con
solo
la
prima
parte
delle
numerose
mura
e
delle
200
colonne
che
dovevano
essere
innalzate.
La
torre,
realizzata
in
mattoni
rossi,
i
resti
della
moschea
e
il
moderno
Mausoleo
di
Mohammed
VI,
formano
uno
dei
più
importanti
complessi
storici
e
turistici
di
Rabat.
La
torre
non
ha
scale,
ma
una
rampa,
che
avrebbe
consentito
al
muezzin,
di
salire
a
cavallo
in
cima
alla
torre
per
intonare
l'invito
alla
preghiera,
l'adhan.
Il
fondatore
della
Torre
di
Hassan,
Ya'qub
al-Mansur,
apparteneva
alla
dinastia
berbera
degli
Almohadi,
un
regno
musulmano
che
si
estendeva
dal
Maghreb
fino
ai
territori
di
al-Andalus.
Secondo
tradizione
la
torre
fu
disegnata
da
un
architetto
chiamato
Jabir,
che
utilizzò
uno
schema
costruttivo
simile
per
la
torre
di
sorella
di
Hassan,
la
Giralda
di
Siviglia.
Entrambe
le
torri
furono
modellate
sul
progetto
di
un
altro
minareto
realizzato
da
Jabir,
per
la
Moschea
della
Kutubiyya
a
Marrakesh.
Dopo
la
Riconquista,
gli
Spagnoli
aggiunsero
alla
Giralda
una
parte
sommitale
in
stile
rinascimentale,
per
cui
fu
convertita
da
minareto
a
torre
campanaria
della
Cattedrale
di
Siviglia.
Ya'qub
al-Mansur
fece
eseguire
altri
lavori
in
Rabat,
i
più
notevoli
la
ricostruzione
della
kasbah
dell'Udayas
e
la
conversione
ad
uso
sepolcrale
dell’antico
complesso
di
Chellah,
costruito
dai
Fenici
e
Romani.
Chella
è
la
prova
della
più
antica
presenza
umana
nel
delta
del
fiume
Bou
Regreg,
lungo
le
cui
rive
Fenici
e
Cartaginesi
stanziarono
diverse
basi.
A
circa
3
km
dal
centro,
il
complesso
si
trova
al
di
fuori
delle
mura
della
città
e
occupa
il
sito
della
romana
Sala,
su
una
bassa
collina
coperta
di
vegetazione,
rifugio
delle
cicogne
nella
stagione
riproduttiva.
Gli
scavi
hanno
rivelato
la
presenza
di
un
importante
agglomerato
e
infatti
Chella
conserva
le
vestigia
di
una
città
romana,
con
i
resti
del
Decumano
Massimo,
di
un
foro
presso
il
quale
si
riconoscono
le
tracce
della
Curia,
di
una
fontana
monumentale
e
di
un
arco
di
trionfo.
Il
sito
rimase
poi
in
stato
di
abbandono
per
diversi
secoli,
fino
a
che
i
Merinidi
lo
scelsero
per
edificarvi
la
loro
necropoli.
Circondata
da
una
cinta
di
mura
fortificate,
ad
essa
si
accede
attraverso
una
porta
monumentale,
riccamente
decorata
e
aperta
ad
arco
acuto,
ai
cui
lati
sono
poste
due
massicce
torri
merlate
semi-ottagonali.
Nella
parte
superiore
del
portale
è
presente
un’iscrizione
in
caratteri
cufici,
dalla
quale
si
apprende
che
la
costruzione
dello
stesso
fu
intrapresa
dal
sultano
Abu
Said
(1310-31)
e
terminata
nel
1339
sotto
il
regno
di
Abu
el-Hassan,
il
più
grande
sultano
della
sua
dinastia.
All’interno
della
necropoli
si
trovano
alcune
tombe
di
marabout
e,
presso
una
sorgente
trasformata
in
fontana
per
abluzioni,
la
necropoli
reale
con
la
tomba
di
Abu
el-Hassan,
la
cui
stele,
finemente
decorata,
è
sovrastata
da
una
tettoia
a
muqarnas.
Nelle
vicinanze
sono
presenti
la
moschea
di
Abu
Yussef
Yacub
con
un
minareto
decorato
con
maioliche
policrome
ora
in
rovina
e
una
zaouia
con
un
oratorio.
Nella
terrazza
ai
piedi
del
complesso
si
estende
un
incantevole
giardino
alimentato
dalle
acque
della
vicina
sorgente
Ayn
Mdafa,
che
serpeggia
nell’incavo
della
valletta.
Il
Museo
Archeologico
di
Rabat
è
uno
dei
più
interessanti
del
paese
ed
ospita
una
straordinaria
collezione
di
reperti
che
permette
al
visitatore
di
tracciare
la
storia
del
Marocco
fin
dall’antichità
attraverso
gli
oggetti
ritrovati
nei
numerosi
siti
archeologici.
Su
due
piani
di
esposizione,
vi
si
trovano
i
bronzi
di
epoca
romana
rinvenuti
nel
sito
di
Volubilis,
ma
anche
reperti
fenici,
cartaginesi
e
romani
provenienti
da
ogni
parte
del
Marocco.
Il
Mausoleo
di
Mohammed
V,
è
un’imponente
costruzione
in
marmo
bianco
dedicata
all’uomo
che
guidò
il
Marocco
all’indipendenza.
Fu
innalzata
tra
il
1962
ed
il
1967.
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