Le
città
di
Oudane
e
Cinguetti
sono
situate
nella
regione
dell'Adrar,
Tichitt
nella
regione
del
Tagant
e
Oualata
nella
regione
dell'Hodh
Echcargut.
Queste
città
furono
fondate
nell'XI
e
nel
XII
secolo
come
centri
commerciali
e
religiosi
per
servire
le
carovane
che
attraversavano
il
Sahara,
e
divennero
fulcri
della
cultura
islamica.
Hanno
efficacemente
conservato
un
tessuto
urbano
costruito
tra
il
XII
e
il
XVI
secolo.
Le
case
con
il
patio
si
assembrano
lungo
strette
vie
intorno
alla
moschea
con
un
minareto
squadrato.
Illustrano
uno
stile
di
vita
tradizionale
incentrato
sulla
cultura
nomade
delle
popolazioni
del
Sahara
occidentale.
Ouadane
La
fondazione
di
Ouadane
viene
tradizionalmente
attribuita
a
tre
pellegrini,
Al-Hadj
Yakub,
Al-Hadj
Ali
e
Al-Hadj
Ethman,
che
dettero
origine
alla
tribù
Ida
o
Al-Hadj.
In
seguito
nella
città
vennero
a
stabilirsi
anche
i
Kunta.
Spesso
in
guerra
con
i
loro
vicini,
gli
Idaw
El-Haji
strinsero
a
poco
a
poco
un'alleanza
difensiva,
ma
precaria,
con
i
Chorfa,
che
andarono
anch'essi
ad
unirsi
a
loro.
Ciascun
gruppo
si
costruì
un
proprio
quartiere
nella
città,
ma
furono
gli
Idaw
El-Haji,
arrivati
per
primi,
ad
erigere
l'antica
moschea
di
pietra,
anch'essa
ora
in
rovina,
e
la
seconda,
circa
200
anni
fa,
nello
stesso
stile
di
quella
di
Chinguetti.
Ouadane,
secondo
un'etimologia
popolare,
significa
"confluente
di
due
fiumi",
oppure
"il
doppio
fiume
delle
scienze
e
dei
datteri".
La
tradizione
riferisce
che
un
tempo,
in
caso
di
attacco
nemico,
si
batteva
il
grande
tbol
dei
Kunta
sulla
piazza
antistante
la
moschea.
Allora
la
gente
abbandonava
in
fretta
i
palmeti
e
si
riuniva
nella
grande
piazza
con
i
bambini
e
gli
animali,
fino
a
quando
il
nemico
non
fosse
stato
respinto.
Situata
strategicamente
al
crocevia
di
varie
correnti
commerciali
transahariane
-
salgemma
verso
il
Sahel
sudanese;
prodotti
marocchini
verso
Oualata
e
Tichitt,
oro,
avorio,
schiavi
e
pelli
del
Sudan
verso
il
Maghreb
-
Ouadane
divenne
dal
XIV
al
XVIII
secolo
uno
dei
centri
economici
più
attivi
del
Sahara.
Arrivano
i
Portoghesi
-
Attirati
dal
commercio
dell'oro,
i
Portoghesi
tentarono
di
fondarvi
un
grosso
centro
commerciale
all'inizio
del
XVI
secolo,
ma
la
reazione
ostile
delle
popolazioni
locali
mise
rapidamente
fine
a
questo
tentativo.
Nel
1543-44
una
prima
spedizione
marocchina
composta
di
1800
cavalieri
raggiunse
Ouadane.
Nel
corso
dei
secoli
XVII
e
XVIII
seguirono
altri
tentativi
più
o
meno
sfortunati
per
impossessarsi
della
città.
Il
tragitto
da
Ouadane
a
Timbuctù
attraverso
il
deserto
(circa
1500
km)
era
talmente
frequentato
che,
secondo
la
tradizione,
il
viandante
poteva
ogni
sera
alloggiare
in
un
centro
abitato
e
all'indomani
fermarsi
per
la
siesta
al
coperto.
Si
diceva
inoltre
che
una
donna
potesse
viaggiare
da
sola
e
senza
provviste,
poiché
non
le
sarebbero
mai
mancate
la
compagnia
lungo
la
strada
e
l'ospitalità
in
una
casa
al
calar
delle
tenebre.
Grande
circolazione
di
libri
-
In
quell'epoca,
secondo
quanto
narra
un
cronista
del
XVI
secolo,
circolavano
grandi
quantità
di
libri
(soprattutto
manoscritti
in
arabo)
che
dal
Maghreb
venivano
caricati
sulle
carovane
transahariane
e
rivenduti
nelle
città
dell'Africa
sudanese
a
prezzi
così
elevati
da
garantire
ai
mercanti
un
guadagno
superiore
a
quello
di
qualsiasi
altra
merce.
Le
carovane
che
ogni
anno
scendevano
dal
Marocco,
chiamate
lekeher,
portavano
a
Ouadane
anche
tessuti
europei,
grano,
tappeti,
fucili
e
munizioni,
indumenti
di
lana
e
calzature;
poi
ripartivano
con
piume
di
struzzo,
schiavi
e
cammelli.
Esse
impiegavano
30
giorni
per
andare
da
Ouadane
a
Timbuctù.
Relazioni
culturali
intense
-
Le
relazioni,
anche
culturali,
fra
le
due
città
si
svilupparono
intensamente
e
molti
intellettuali
tra
cui
il
padre
del
celebre
erudito
Ahmed
Baba
di
Timbuctù,
si
trasferirono
da
una
città
all'altra,
fondarono
delle
mederse
e
insegnarono
circondati
da
discepoli
fedeli
che
dopo
la
loro
morte
ne
onorarono
la
memoria
e
ne
mantennero
vive
le
tradizioni
culturali,
mentre
le
tombe
dei
maestri
diventavano
meta
di
devoti
pellegrinaggi.
Per
l'insegnamento
religioso
Ouadane
diventò
una
piccola
Baghdad:
la
pietà
e
le
conoscenze
teologiche
dei
suoi
imam
e
dei
suoi
ulema
ebbero
una
tale
eco
che
certi
dotti
della
legge
islamica
di
Ouadane
vennero
accolti
e
ascoltati
nelle
case
delle
grandi
famiglie
del
Maghreb
e
dell'Arabia.
Si
dice
che
nei
secoli
aurei
di
Ouadane
si
potevano
trovare
in
quest'oasi
mauritana
anche
40
case,
nella
stessa
via,
ognuna
abitata
da
un
ulema,
e
un
adagio
medioevale
diceva:
"La
scienza
religiosa
è
di
Ouadane,
i
datteri
del
Fezzan
e
gli
schiavi
del
Sudan".
Importanza
politica
ed
economica
-
Mentre
Chinguetti
godeva
della
supremazia
religiosa
e
culturale,
Ouadane
conservava
ancora
nel
XIX
secolo
un'importanza
politica
ed
economica
che
andò
però
diminuendo
via
via,
a
causa
delle
rivalità
tribali,
delle
inondazioni,
della
siccità
e
del
suo
isolamento
all'estremità
orientale
dell'Adrar.
Questa
decadenza
politica
ed
economica
determinò
ovviamente
anche
la
rovina
dell'artigianato,
la
cui
sede
divenne
a
poco
a
poco
Chinguetti
e
poi
Atar.
Quando
i
Francesi
del
comandante
Claudel
entrarono
in
città,
il
31
luglio
del
1909,
la
decadenza
di
Ouadane
era
già
iniziata
da
tempo;
anche
i
mercanti
ebrei
l'avevano
a
poco
a
poco
abbandonata,
per
trasferirsi
nel
Sud
marocchino.
Un
manoscritto
del
XIII
secolo
-
L'attuale,
scarsa
popolazione
di
Ouadane
ha
scarsi
ricordi
delle
prospere
attività
di
un
tempo
e
si
accontenta
di
coltivare
miglio,
orzo,
grano
e
di
allevare
cammelli.
Ciò
che
è
noto
della
storia
della
città
viene
raccontato
dai
padri
ai
figli
maschi
e
dai
notabili
ai
loro
rari
visitatori.
La
strana
casba
dell'abitato
è
dominata
dalla
moschea,
il
cui
minareto
serve
anche
da
torretta
d'osservazione.
Nel
suo
patio
si
trova
una
nicchia
d'argilla
in
cui
l'imam
conserva
ancora,
gelosamente,
una
decina
di
libri
antichi
scritti
a
mano.
Nella
biblioteca
di
Moustapha
Ould
Khetta,
capo
tribù
degli
Idaoul
el-Hadj,
sono
conservati
invece
un'ottantina
di
volumi,
tra
i
quali
un
famoso
manoscritto
di
storia
e
di
geografia
risalente
al
XIII
secolo,
preziosa
testimonianza
dell'epoca
fiorente
del
commercio
transahariano.
Il
testo
descrive
il
traffico
intenso
che
aveva
luogo
tra
la
Mauritania,
Timbuctù,
l'Africa
del
Nord,
l'Egitto
ed
anche
il
lontano
Yemen;
inoltre
riferisce
che
tra
Ouadane
e
Timbuctù
sorgevano
molte
altre
città,
che
erano
tappe
obbligate
per
le
carovane
e
che
oggi
sono
completamente
scomparse.
Gli
altri
libri
in
possesso
del
marabutto
trattano
di
religione,
giurisprudenza,
grammatica
araba
e
astronomia.
L'Oudane
attuale
-
La
città
attuale
presenta
due
zone
urbane
parzialmente
sovrapposte.
A
fianco
dello
sperone
roccioso
e
del
versante
occidentale
dell'altopiano,
interamente
coperto
da
case
in
rovina,
certe
costruzioni
hanno
mantenuto
le
facciate
senza
finestre,
che
servivano
un
tempo
da
bastioni.
Il
promontorio
roccioso,
all'estremità
sud-occidentale
dell'altopiano,
è
occupato
dai
quartieri
ancora
abitati,
dominati
dal
minareto
della
moderna
moschea
che
si
innalza
a
nord-ovest
della
città.
Nella
parte
abitata
le
strade,
chiuse
tra
le
alte
facciate
delle
case,
hanno
un
tracciato
in
genere
rettilineo,
ma
con
bruschi
cambiamenti
di
direzione.
Le
pietre
di
grès
rosa,
o
più
spesso
grigio,
delle
abitazioni
sono
disposte
ad
assi
paralleli,
relativamente
regolari.
Le
facciate
sono
raramente
decorate,
ma
i
muri
erano
probabilmente
ricoperti
in
modo
uniforme
da
un
intonaco
d'argilla,
che
doveva
proteggerli
dalle
rare
piogge
estive.
Le
cronache
locali
insistono
sulla
generale
diffusione
di
un
tal
genere
di
rivestimento
nei
secoli
scorsi
e
lo
considerano
una
raffinatezza
estetica.
La
mancanza
attuale
di
esso
dimostrerebbe
quindi
la
fragilità
della
maggior
parte
delle
costruzioni
di
Ouadane
e
certamente
contribuisce
al
continuo
deterioramento
degli
edifici
da
parte
dell'acqua
piovana.
L'intrico
delle
rovine
e
delle
costruzioni
abitate
accentua
l'impressione
generale
di
abbandono.
Una
città
da
riscoprire
-
Le
condizioni
di
vita
della
città,
oggi
quasi
deserta,
sono
le
stesse
di
5
secoli
fa,
per
cui,
visitandola,
si
ha
l'impressione
di
essere
trasportati
fuori
dal
tempo:
tutto
pare
così
lontano
dalla
nostra
civiltà
dei
consumi.
Il
mistero
delle
stradine
strette
e
silenziose,
la
bellezza
dei
bambini,
l'accoglienza
calorosa
degli
abitanti
ne
aumentano
il
fascino.
Ouadane
merita
di
essere
riscoperta.
Chinguetti
Cinguetti
o
Chinguetti
è
una
città
santa
dell'Islam
nel
deserto
della
Mauritania.
Anticamente
era
un
centro
importante
nelle
vie
carovaniere,
e
ospitava
ben
24
biblioteche.
Con
l'avanzata
della
desertificazione
ha
perso
ogni
importanza.
Attualmente
la
città
è
divisa
in
due
(vecchia
e
nuova)
da
un
fiume
di
sabbia.
Si
raggiunge
in
fuoristrada
partendo
da
Atar
e
seguendo
piste
nel
deserto.
La
città
originalmente
fu
fondata
nel
777
e
nell'XI
secolo
si
trasformò
in
un
centro
commerciale
per
una
confederazione
di
tribù
berbere
conosciute
come
la
confederazione
di
Sanhadja.
Nel
XIII
secolo,
divenne
il
centro
di
parecchi
itinerari
di
commercio
trasporto-Saharan
che
collega
il
Mediterraneo
con
l'Africa
Sub-Saharan.
Per
secoli
la
città
fu
luogo
di
riunione
per
i
pellegrini
del
Maghreb
in
viaggio
verso
la
Mecca.
L'architettura
di
Chinguetti,
sia
per
quanto
riguarda
la
moschea,
sia
per
le
abitazioni
private,
è
simile
a
quella
che
si
trova
in
tutto
l'Adrar,
nel
Tagant
e
a
Tichitt.
La
sagomatura
accurata
dei
muri
perfettamente
lisci,
le
sfumature
delle
pietre
da
costruzione
in
grès
ocra
e
rosa,
in
armonia
con
il
paesaggio
di
montagne
e
di
dune
che
circonda
la
città,
gli
angoli
smussati
delle
strade
fanno
di
Chinguetti,
nonostante
le
numerose
rovine,
un
bell'esempio
di
architettura
sahariana
in
pietra
grezza.
Decorazioni
raffinate
-
Sulle
facciate
delle
case,
le
decorazioni
formate
da
nicchie
triangolari
e
rettangolari
sono
un
motivo
decorativo
abituale
delle
casbe
marocchine
e
dei
castelli
dello
Yemen
e
dell'Hadramaut.
I
muri
hanno
perduto
il
rivestimento
di
"banco"
e
lasciano
intravvedere
un
materiale
impastato
con
argilla
locale.
Le
porte,
in
legno
di
talha,
sono
in
genere
a
due
battenti
e
si
aprono
su
una
soglia
molto
alta,
che
ostacola
l'entrata
della
sabbia
dalla
strada.
Nell'interno
delle
abitazioni,
su
uno
o
due
piani,
le
camere
sono
disposte
come
a
caso
lungo
le
scale.
La
loro
altezza
disuguale
si
evidenzia
all'esterno
in
terrazze
che
danno
l'idea
di
una
casa
a
più
piani.
Le
camere
sono
lunghe
e
strette,
tinteggiate
di
bianco
o
di
beige
rosato.
Sul
soffitto,
dei
tronchi
di
palma
sostengono
degli
intrecci
di
foglie
della
stessa
pianta.
L'importanza
educativa
della
musica
-
La
manifestazione
e
insieme
lo
strumento
più
compiuto
dell'unità
socio-culturale
della
comunità
di
Chinguetti
è
costituita
dalla
musica:
in
passato
essa
aiutò
l'introduzione
dell'Islam
nel
paese,
oggi
contribuisce
all'educazione
delle
masse.
Come
il
Mali,
la
Mauritania
possiede
due
tradizioni
musicali,
una
araba
e
un'altra
negro-africana.
Gli
Oulad
M'Bareck,
una
tribù
particolarmente
bellicosa,
furono
all'origine
della
musica
maura
che
servì
per
lungo
tempo
ad
appoggiare
la
penetrazione
dell'Islam
in
Mauritania.
L'introduzione
della
scerifferia
nel
paese,
esercitata
dai
combattenti
dell'élite
degli
Oulad
M'Bareck,
ebbe
una
grande
influenza
sugli
stregoni
negro-africani
che
erano,
in
qualche
modo,
i
depositari
e
gli
interpreti
della
tradizione
musicale
delle
tribù.
Le
imprese
compiute
dai
guerrieri
furono
a
lungo
i
temi
preferiti
delle
loro
creazioni
musicali:
tra
i
loro
compiti
c'era
infatti
anche
quello
di
inventare
e
interpretare
canti
e
musica
in
onore
degli
eroi.
Musica
antica
e
compositori
moderni
-
I
due
tipi
di
musica,
pur
radicati
nei
valori
di
un
passato
ormai
lontano,
posseggono
comunque
una
ricchezza
di
motivi
che
vengono
sviluppati
ed
utilizzati
ancora
oggi
dai
compositori
moderni.
In
questo
modo
tra
la
tradizione
e
la
modernità
non
esistono
iati,
ma
una
continua
evoluzione
che
favorisce
indubbiamente
la
rivalorizzazione
del
patrimonio
musicale
mauritano.
E'
interessante
notare
come
Chinguetti,
dopo
la
sua
fondazione,
non
venga
citata
nemmeno
una
volta
dagli
autori
arabi
forestieri:
non
ne
parlano
né
Ibn
Battuta,
né
Ibn
Khaldoun
e
nemmeno
Leone
l'Africano,
che
descrive
invece
Tichitt
e
Ouadane.
Il
primo
a
menzionarla
fu
infatti
V.
Fernandès
(1506-1507),
dopo
che
alcuni
Portoghesi
si
erano
spinti
fino
all'Adrar
alla
fine
del
XV
secolo;
ma
va
notato
che
in
quel
periodo
la
città
più
importante
dell'Adrar
era
Ouadane
e
lo
fu
ancora
fino
alla
prima
metà
del
XVI
secolo,
quando
il
suo
ruolo
nella
regione
venne
occupato
in
pieno
da
Chinguetti.
Una
spedizione
marocchina,
raccontata
dall'inglese
Thomas
Pellow
che
vi
partecipò
durante
la
sua
prigionia
in
Barberia,
raggiunse
Chinguetti
verso
il
1730.
La
città
era
al
suo
apogeo.
Il
periodo
di
maggiore
splendore
di
Chinguetti
si
può
infatti
collocare
tra
il
XVII
e
il
XIX
secolo.
Sale
e
artigianato
-
La
sua
prosperità
si
basava
sul
commercio
del
sale,
che
ne
costituiva
la
più
importante
attività
economica;
ma
anche
l'artigianato
vi
trovò
per
lungo
tempo
ottime
condizioni
di
sviluppo.
Numerose
carovane
partivano
ogni
anno
per
La
Mecca
da
questa
ricca
città
mercantile,
isolata
dalle
sue
rivali,
posta
al
crocevia
di
grandi
piste
carovaniere
e
frequentata,
perciò,
da
molti
stranieri.
Gli
scribi
vi
ricopiavano
il
Corano
ed
altri
libri
di
studio.
La
casta
dei
maallemin
contava
numerosi
armaioli
e
gioiellieri.
Le
donne
fabbricavano
abilmente
rilegature
di
libri,
sandali
e
sacche
da
viaggio
di
cuoio
preziosamente
lavorato.
L'uso
del
cuoio
era
favorito
dall'abbondanza,
sull'altopiano,
di
acacie
talha
e
tamat,
che
producono
un
ottimo
tannino.
Le
guerre
distruggono
la
città
-
L'elevato
numero
di
carovane
che
transitavano
per
Chinguetti
fece
anche
sviluppare
l'industria
della
selleria,
per
la
fabbricazione
di
selle
per
cammelli,
riccamente
decorate
e
che
erano
giustamente
rinomate
in
tutto
il
Sahara.
Le
tribù
marabuttiche
e
le
popolazioni
commercianti
tentarono
invano
di
sopravvivere
alle
vicissitudini
delle
ininterrotte
guerre
locali
di
cui
fu
teatro
l'Adrar
nel
XIX
secolo
e
che
finirono
col
compromettere
irrimediabilmente
la
ricchezza
della
città,
strettamente
dipendente
dalle
condizioni
delle
saline
di
Idjil
e
dal
commercio
delle
lastre
di
sale
verso
le
valli
del
Senegal,
ma
soprattutto
verso
il
delta
interno
del
Niger.
L'insegnamento a Chinguetti
-
Ai tempi gloriosi di
Chinguetti, gli
allievi
venivano
da
lontano
per
essere
istruiti
in
questa
città
e
vi
rimanevano
alcuni
giorni
o
alcuni
anni
o,
addirittura,
tutta
la
vita
senza
che
nessuno
li
invitasse
ad
andarsene
via.
Vivevano
a
carico
dello
ksar
ed
erano
alloggiati,
nutriti
e
vestiti
o
presso
i
propri
insegnanti
o
nella
moschea.
Non
esisteva
una
medersa
propriamente
detta,
né
venivano
impartite
lezioni
a
orari
fissi.
I corsi consistevano in conversazioni
di
studio
sotto
i
palmeti,
nel
cortile
della
moschea,
o
nelle
abitazioni
dei
professori,
mentre
si
sorseggiavano
innumerevoli
bicchierini
di
tè.
Eruditi di fama mondiale
-
A partire dalla fine del XVI secolo,
le
raccolte
di
biografie
degli
eruditi
di
Chinguetti
attestano
che
la
loro
formazione
avveniva
in
loco,
contrariamente
all'abitudine
diffusa
di
recarsi
nei
grandi
centri
della
tradizione
musulmana,
come
Timbuctù
o
Fez,
per
ricevervi
un'adeguata
istruzione.
I
grandi
cambiamenti
verificatisi
nelle
correnti
di
traffico
transahariano,
che
indirizzarono
per
le
vie
marittime
ciò
che
prima
transitava
con
le
carovane
per
la
regione
di
Chinguetti,
portarono
all'indebolimento
e
alla
decadenza
degli
Stati
musulmani
vicini
al
Bilad
Chinguetti:
in
tal
modo,
però,
quest'ultimo
venne
anche
a
trovarsi
in
una
situazione
di
completa
autonomia
culturale.
Il "chinguettiano" fa
scuola
-
La città disponeva di sapienti
insegnanti
per
i
suoi
allievi,
provenienti
dai
paesi
neri
o
dal
sud
del
Marocco.
Fu
in
questo
periodo
che
la
denominazione
"chinguettiano"
fece
la
sua
apparizione
nelle
opere
pubblicate
sia
in
Occidente
che
nel
mondo
islamico.
L'insegnamento
impartito
nella
regione
di
Chinguetti
iniziava
da
quella
che
l'amministrazione
coloniale
avrebbe
poi
chiamato
"Scuola
coranica"
e
che
è
conosciuta
nel
Dar
al-Islam
come
Kuttab.
Si
trattava
di
scuole
di
primo
grado,
diffuse
sia
nelle
oasi
che
presso
i
nomadi,
dove
l'insegnamento
già
veniva
impartito
ai
giovani
di
entrambi
i
sessi.
Nella
zona,
allora
sotto
giurisdizione,
il
governo
mauritano
effettuò
un
sondaggio
tra
la
popolazione
e
risultò
che
il
70%
dei
suoi
abitanti
sapeva
correttamente
leggere
e
scrivere
l'arabo.
Scienze islamiche e lettere arabe
-
L'insegnamento a Chinguetti riuniva
un
certo
numero
di
giovani
attorno
ad
un
maestro.
Il
programma
verteva
sulle
scienze
islamiche
e
sulle
lettere
arabe.
Dotati
di
un'eccellente
formazione,
molti
giovani
istruiti
nel
Bilad
Chinguetti
non
esitavano
a
recarsi
poi
molto
lontano
per
ricevervi
un'istruzione
superiore.
L'insegnamento
era
organizzato
da
diverse
comunità
che
aiutavano
eventuali
studenti
bisognosi.
Un
altro
aspetto
dell'attività
culturale
chinguettiana
era
rappresentato
dalle
confraternite
religiose,
la
Kadirya
e
la
Tidjaia
,
che
si
estendevano
fino
all'Africa
Nera.
Tichitt
Tichitt
sopravvive
alle
proprie
rovine
(secondo
la
tradizione
ben
sette
città
si
sono
succedute
sulle
sue
fondamenta).
Su
questo
sito
archeologico
1500
persone
vivono
di
sussidi
o
dei
redditi
di
coloro
che
sono
partiti
per
avviare
un'attività
in
un
centro
più
importante.
La storia
-
Un tempo provincia dei regno Soninké
dei
Ghana,
questo
paese
ha
conosciuto
periodi
movimentati.
Quelli
che
furono
in
passato
i
campi
di
battaglia
sono
ancora
ingombri
di
armi
dei
combattenti:
punte
di
frecce
e
asce
di
pietra.
Nell'incessante
mescolanza
di
Popolazioni
di
cui
si
compone
la
storia
dei
Sahara,
Peul,
Soninké,
Berberi
e
Arabi
si
contendevano
di
volta
in
volta
una
terra
che
il
deserto
sistematicamente
riprendeva
loro.
Le
cronache
collocano
la
fondazione
della
città
al
VI
secolo
dell'Egira
(XIII
secolo
della
cristiana).
Tappa importante e luogo di sosta
-
Posta alla periferia degli imperi
sudanesi
di
cui
subì,
anche
se
indirettamente,
l'influenza,
Tichitt
nacque
con
lo
sviluppo
assunto
dai
commerci
tra
Ouadane
e
Oualata,
in
quanto
indispensabile
luogo
di
sosta
intermedio
tra
le
due
città,
per
il
riposo
delle
carovane.
All'inizio
dei
XIV
secolo
della
nostra
era,
Tichitt
costituiva
una
tappa
importante
per
il
commercio
dei
sale
di
Idjil.
Nel
XVII
secolo,
il
potere
sceriffale
fu
rafforzato
in
modo
considerevole
dall'arrivo
di
un
capo
idrissida
di
Fez,
Abd
el-Moumen
Al-idrissi.
Da
quel
momento
i
rapporti
tra
la
zaouia
di
Ouezzan
e
la
filiale
sahariana
diventarono
più
stretti:
in
questo
luogo
sacro
si
trovano,
tra
gli
ex-voto
di
migliaia
di
pellegrini,
delle
uova
di
struzzo
dipinte
con
motivi
simbolici,
provenienti
probabilmente
da
Tichitt.
Alla
fine
dei
XVIII
secolo,
gli
Oulad
Bella,
di
origine
araba,
entrarono
a
Tichitt.
Una città ricca e prospera
-
La città, che contava 3000 abitanti,
conosceva
un
periodo
di
grande
prosperità.
Nel
suo
palmeto
c'erano
20.000
alberi
circondati
da
estesi
campi
di
miglio:
c'erano
tanti
pezzi
quanti
giorni
ci
sono
in
un
anno.
Le
carovane
vi
affluivano
dal
Sudan
e
dal
Nord;
numerosi
studenti
e
saggi
stranieri,
attirati
dalle
sue
biblioteche,
vi
si
stabilivano
per
ricevere
l'insegnamento
dei
Chorfa.
Il
suo
prestigio
era
pari
a
quello
di
Chinguetti.
Nel
corso
della
seconda
metà
dei
XIX
secolo
e
all'inizio
dei
XX,
guerre,
epidemie,
carestie
e
siccità
causarono
la
rovina
di
Tichitt.
Le
piogge
erano
diventate
rare,
l'acqua
calò
nei
pozzi.
La
sebka,
che
era
stata
fonte
di
introiti
per
la
città,
divenne
invece
la
sua
rovina.
Il declino
-
Scoraggiati, molti abitanti
partirono,
il
traffico
delle
carovane
fu
dirottato
su
altre
piste
e
la
sabbia,
spinta
dal
vento,
assalì
le
case
abbandonate.
Nel
1912
i
Francesi
si
installarono
a
Tichitt
e
il
loro
arrivo
coincise
coi
declino
della
città,
dovuto
all'apertura
di
altre
vie
di
comunicazione
transahariane.
L'oasi
oggi
Tichitt
rimane
il
più
bell'esempio
di
architettura
in
pietra
dei
Sahara
mauro.
Le
case
sono
spesso
a
due
piani
e
tutti
i
muri
che
danno
sulla
strada
sono
ciechi.
Le
facciate
sono
di
grès
beige
o
rosato,
su
cui
lunghe
lastre
di
scisto
tracciano
delle
linee
orizzontali.
Sul
lato
sud,
opposto
al
terribile
vento
dei
Baten,
carico
di
sabbia
e
di
sale,
le
facciate
sono
ornate
di
trafori
d'areazione
isolati
o
uniti
a
formare
un
rosone.
La moschea al centro della città
-
La moschea di Tichitt ha la
reputazione
di
essere
molto
antica.
Sembra
essere
stata
costruita
dallo
sceriffo
idrissita
Abd
el-Moumene,
venuto
da
ldjil
durante
la
metà
dei
XIV
secolo.
Attorno
a
questo
edificio
sacro
fu
a
poco
a
poco
edificata
tutta
la
città,
abitata
inizialmente
dai
Massena
(popolazione
negro-berbera
ancora
presente
a
Tichitt,
che
ha
conservato
la
sua
lingua
particolare,
l'azariya),
poi
anche
dai
Mauri.
Come
tutti
gli
edifici
religiosi
e
civili
della
regione,
la
moschea
è
stata
ricostruita
più
volte,
così
come
il
suo
minareto
che
sembra
datare
a
metà
dei
XIX
secolo.
Le
cronache
della
città
citano
una
ricostruzione
del
minareto
nel
1908-9,
e
successivamente
nel
1946-47;
un
altro
restauro
venne
effettuato
nel
1971
sotto
la
guida
dell'istituto
mauritano
per
la
ricerca
scientifica.
Oualata
Oualata
è
una
città
della
Mauritania
meridionale.
La
città
attuale
è
stata
fondata
nel
VII
secolo
e
integrata
allo
stato
del
Ghana.
Fu
distrutta
nel
1076
e
ricostruita
nel
1224,
divenendo
un
centro
commerciale
sulle
rotte
carovaniere
del
Sahara.
Oualata
è
la
città
più
bella
in
Mauritania,
unica
nella
sua
tradizione
pittorica
delle
abitazioni.
Le
case
qui
sono
decorate,
le
donne
ornano
le
pareti,
usando
materiali
che
si
trovano
in
questa
regione,
principalmente
gesso
e
argilla.
Anche
i
portoni
in
legno
vengono
finemente
decorati.
Oualata "la riva dell'eternità"
-
Lemriya è una regione desertica di
difficile
accesso,
tra
Chinguetti
e
Arawane.
È
famosa
per
il
pericolo
che
rappresenta
per
le
carovane;
quando
ha
inizio
l'uragano
non
è
più
possibile
distinguere
la
terra
dal
cielo
e
le
carovane
sono
costrette
a
fermarsi
se
non
vogliono
rischiare
di
perdersi.
I
carovanieri
che
trasportavano
il
sale
attraverso
questa
regione
solevano
abituare
i
loro
cammelli
a
bere
una
volta
ogni
tre
settimane
e
ciascuno
di
essi
caricava
in
sella
la
quantità
d'acqua
e
di
viveri
necessaria.
I
viaggi
avvenivano
in
inverno.
Se
veniva
a
mancare
l'acqua
si
uccideva
un
cammello
e
se
ne
utilizzava
l'acqua
immagazzinata
nelle
viscere.
Si
tratta
di
una
pratica
utilizzata
dal
generale
d'armata
Khalid
Ibn
el-Walid
nel
corso
della
sua
marcia
sull'Irak
a
seguito
della
celebre
battaglia
di
Yamama,
all'epoca
della
manifestazione
dell'eresia
in
Arabia.
Tradizione
vuole
che
la
guida
marci
in
testa
e
che
le
persone
appartenenti
alla
carovana
la
seguano
senza
rivolgerle
la
parola.
Se
così
non
fosse
perderebbe
l'orientamento
e
l'intera
carovana
sarebbe
destinata
a
morire.Nonostante
queste
precauzioni,
comunque,
succede
ancora
che
un
intero
convoglio
sparisca
nel
nulla
nella
regione
di
Lemriya."
Un deserto spaventoso
-
Con queste parole Ahmed Lamine Ech
Chenguiti
descrive
in
El-Wasit
la
zona
dello
spaventoso
deserto
mauritano
dove
il
professor
Théodore
Monod,
ex
direttore
dell'I.F.A.N.
ed
esploratore
sahariano
impenitente,
scoprì
infatti,
tra
le
dune
dell'Ijafen,
lo
straordinario
relitto
di
una
carovana
carica
di
rame
proveniente
dal
Maghreb
e
diretta
in
Sudan.
Affondate
nelle
sabbie
dell'Ouarane,
del
Dhar
e
dello
Hodh,
tra
l'Adrar
e
il
Mali,
si
trovano
le
rovine
di
antiche
città
dove
facevano
sosta,
in
epoca
medioevale,
le
carovane
di
sale
e
di
oro.
Si
trattava
di
una
pista
costellata
di
pozzi,
ormai
insabbiati:
l'Azenguim.
Solo
alcuni
cacciatori
Nemadi
si
avventurano
su
queste
terre
infuocate
di
giorno
e
fredde
di
notte,
per
cacciare
le
gazzelle
di
cui
vendono
la
carne
ai
nomadi.
Per
percorrere
i
1300
km
dell'Azenguim
bisogna
calcolare
45
giorni
di
viaggio,
dopo
di
che
si
arriva
in
vista
di
una
strana
città,
che
sorge
sul
fianco
di
una
falesia
rossastra,
Oualata,
"la
riva
dell'eternità".
Oualata di difficile accesso
-
Essa godette di grande fama e
prosperità
nel
XVI
secolo,
poi
venne
eclissata
da
Timbuctù.
Tuttavia,
per
cinque
secoli
costituì
il
punto
d'arrivo
della
pista
transahariana
Marocco-Africa
Nera.
Per
raggiungere
questa
città
ancora
oggi
occorre
cimentarsi
in
uno
dei
viaggi
più
lunghi
e
disagiati
del
Sahara
occidentale.
Da
Nouakchott,
si
deve
rimanere
al
volante
per
17
ore,
praticamente
senza
soste,
senza
mangiare
e
senza
dormire,
e
percorrere
i
1017
km
del
mare
di
dune
e
tavolati
pietrosi
del
Serir,
fino
alla
località
di
Nema,
all'estremo
Est
del
paese,
dove
finisce
la
strada
asfaltata
transmauritana.
Da
Nema
una
pista
difficilissima,
dove
si
insabbiano
anche
le
migliori
Land
Rover
e
dove
si
rischia
di
smarrirsi
fra
le
dune
se
la
guida
non
è
più
che
attenta,
porta
dopo
un
centinaio
di
chilometri
all'ingresso
di
un
avvallamento
scistoso,
il
Dhar
el-Tichitt,
dove
gruppi
di
dromedari
si
abbeverano
a
due
guelta
(laghetti
di
sorgente
del
Sahara)
e
dove,
aggrappate
sul
pendio
della
falesia
ocra,
resistono
da
13
secoli
al
tempo
e
alla
sabbia
le
case
dello
ksar
di
Oualata.
Centro importante di scambi
-
Fondata
nell'VIII secolo col nome di
Birou,
il
borgo
originario
faceva
parte
dell'impero
di
Ghana,
distrutto
tre
secoli
dopo
dagli
Almoravidi
islamizzatori.
Nel
Medioevo
divenne
il
capolinea
della
pista
carovaniera
transahariana,
luogo
dell'interscambio
commerciale
tra
il
Sudan
e
la
città
marocchina
di
Sigilmassa.
Dal
Nord
arrivavano
tappeti,
oggetti
di
rame,
datteri,
cereali,
tessuti,
salgemma
e
libri
e
dal
Sud
le
carovane
risalivano
con
oro,
avorio,
spezie
e
schiavi.
Secondo
i
cronisti
dell'epoca,
sul
mercato
di
Oualata
gli
schiavi
valevano
il
proprio
peso
in
sale.
Ibn
Batuta
riferisce
che
i
negri
di
Oualata
erano
poco
ospitali
e
pieni
di
disprezzo
per
i
bianchi.
Il
paese
era
caldo
e
vi
si
coltivavano
meloni
e
angurie.
L'elemento
dominante
della
popolazione
era
costituito
dai
nomadi
Messoufiti
e
in
particolare
dalle
loro
donne,
che
non
accompagnavano
i
mariti
nei
loro
viaggi.
Già
nel
1352,
epoca
in
cui
si
trovava
a
Oualata
Ibn
Batuta,
la
città
non
era
più
un
mercato
vantaggioso
come
un
tempo
per
le
merci
di
Tlemcen,
soprattutto
per
via
della
concorrenza
egiziana.
Le cronache di Oualata -
Anche a Oualata prosperavano le
scuole
coraniche
(mederse),
frequentate
da
studenti
che
affluivano
da
tutto
il
Sahara,
dal
Nord
Africa
e
dagli
Imperi
sudanesi,
e
si
costituirono
biblioteche
pubbliche
e
private
con
migliaia
di
manoscritti
arabi,
molti
dei
quali
conservati
fino
ai
nostri
giorni
dalle
principali
famiglie
oualatine.
La
storia
e
i
personaggi
che
illuminarono
per
secoli
la
vita
della
città
sono
immortalati
nelle
Cronache
di
Oualata,
scritte
in
arabo
dal
grande
Bqui
Taleb
Bu
Bekr,
morto
nel
1917
dopo
aver
ricoperto
per
50
anni
la
carica
di
cadi
dell'oasi
ed
aver
riunito
una
ricchissima
bilioteca
di
manoscritti
arabi.
A
Oualata
all'inizio
del
secolo,
cioè
prima
della
colonizzazione
francese,
c'erano
sei
scuole
coraniche,
ognuna
di
esse
con
un
minimo
di
l50
alunni
mentre
un'ottantina
di
telamid,
discepoli
di
grandi
ulema,
impartivano
agli
adolescenti
lezioni
di
livello
superiore.
La
maggior
parte
degli
studenti
provenivano
dalle
altre
regioni
della
Mauritania,
dal
Mali
attuale
e
alcuni
addirittura
dal
Marocco
e
dall'Egitto.
Un
fatto
rilevante
è
che
a
Oualata
insegnavano
anche
le
donne
della
tribù
Taggat
formate
da
marabutti.
Un centro di studi
-
Gli allievi provenienti da altri
paesi
erano
ospitati
nelle
case
degli
insegnanti
o
nei
convitti
delle
mederse.
Potevano
scegliere
il
ramo
di
studi
che
preferivano,
anche
se
i
corsi
terminavano
sempre
con
gli
studi
giuridici,
indispensabili
per
aspirare
alla
magistratura
(cadi)
nei
loro
paesi
d'origine.
Nel
XV
secolo,
proveniente
dal
Marocco,
arrivò
ad
Oualata
un
nuovo
predicatore,
Sid
Ahmed
el-Kounti,
soprannominato
El-Bekkaï.
Sid
Ahmed
e
suo
figlio
furono
i
primi
a
dedicarsi
all'islamizzazione
del
Sahara
e
dell'Africa
Nera.
La
loro
attività
religiosa,
le
scuole
che
aprirono
e
l'autorità
politica
che
riuscirono
a
raggiungere
attirarono
a
Oualata
numerosi
saggi
e
studiosi
dal
Maghreb,
dall'Egitto
e
perfino
da
Baghdad.
Ma
una
rivale
pericolosa,
Timbuctù,
convogliò
a
poco
a
poco
queste
menti
erudite
verso
di
sé,
soppiantando
Oualata,
nel
corso
del
XVIII
secolo.
La
conquista
coloniale
francese
le
diede
il
colpo
di
grazia,
scegliendo
come
capitale
regionale
il
centro
di
Nema,
agglomerato
più
moderno
che
sorge
più
a
sud.
Da
allora
Oualata
ha
conosciuto
un
inesorabile
abbandono
da
parte
dei
suoi
abitanti
e
la
rovina
del
suo
patrimonio
monumentale,
nonostante
l'accanimento
dimostrato
dalla
popolazione
rimasta
nella
difesa
degli
interessi
della
città,
nel
tentativo
di
mantenerla
ancora
attiva
e
prospera.
Emporio commerciale e Centro
culturale
-
Oualata, intorno al Mille, era
diventata
la
capitale
sahariana
del
libro.
I
manoscritti
arabi
giungevano
con
le
carovane
da
tutto
il
Maghreb
e
dall'Egitto
e
avevano
dato
luogo
ad
un'intensa
attività
culturale.
Gli
ulema
si
rivolgevano
a
dei
copisti
professionali
per
rispondere
alla
richieste
di
intellettuali
e
commercianti
facoltosi
di
che
volevano
acquistare
per
sé
le
opere
importate.
I
copisti
chiedevano
per
ogni
libro
trascritto
il
prezzo
equivalente
a
quello
di
un
dromedario.
Poi
la
copia
del
libro
veniva
affidata
a
degli
artigiani
che
provvedevano
alla
rilegatura.
Così
si
costituirono
presso
le
famiglie
di
Oualata
delle
ricche
biblioteche
private
che
col
passare
dei
secoli
assunsero
un
valore
inestimabile
e
alcune
delle
quali
sono
giunte
quasi
integralmente
fino
a
noi.
Fino
alla
fine
dell'
XVI
secolo
Oualata
fu
la
principale
rivale
di
Timbuctù
come
emporio
commerciale
carovaniero
e
come
centro
culturale.
Oltre
alle
biblioteche,
dovette
la
sua
fama
a
livello
continentale
anche
ai
letterati,
ai
teologi
e
ai
sapienti
che
affluirono
dall'Egitto,
dalla
Tunisia,
dalla
Libia,
dal
Marocco
e
dal
Tuat
(Sahara
algerino)
e
che
crearono
un
gran
numero
di
moschee
e
di
mederse
frequentate
da
centinaia
di
studenti
sia
negro-africani
(Soninkè)
sia
arabo-berberi.
Per
tutto
il
medioevo
Oualata
rimase
la
città
simbolo
delle
civiltà
del
deserto.
Ai
dotti
del
pensiero
si
unirono
artisti
e
architetti
che
diedero
alle
costruzioni
pubbliche
e
private
un'originalità
ornamentale
rimasta
unica
per
tutto
un
millennio.
Sembravano
essersi
dati
appuntamento
gli
stili
di
tutta
l'Africa
islamica,
dai
severi
motivi
locali
degli
almoravidi
alla
profusione
delle
creatività
andaluse,
di
Fez,
di
Tlemcen
e
del
Cairo.
La
figura
di
maggior
spicco
fu
il
poeta
e
architetto
granadino
che
nel
1324
costruì
per
incarico
del
re
del
Mali
una
sala
delle
udienze
quadrata,
con
una
cupola,
adorna
di
stucchi
e
di
arabeschi
con
brillanti
colori.
Atenei prestigiosi
-
Oualata conobbe un nuovo rinascimento
culturale
quando
nel
XV
secolo
quasi
tutta
l'élite
intellettuale
di
Timbuctù
fuggì
per
sottrarsi
all'occupazione
di
Sunni
Ali
(1469).
Gli
esuli,
che
tornarono
alla
loro
città
d'origine,
diedero
nuovo
impulso
agli
studi
filosofici
e
all'insegnamento
superiore
della
giurisprudenza,
dell'arabo
classico
e
delle
scienze
religiose.
Oltre
agli
oriundi
si
insediarono
a
Oualata
anche
eminenti
ulema
della
tribù
religiosa
dei
Kunta,
provenienti
dalla
Seguiet-el-Hamra
(Sahara
marocchino),
tra
i
quali
il
famoso
santone
Sidi
Ahmad
al-Bakkai,
fondatore
delle
confraternite
kunta.
Questo
personaggio
lanciò
una
crociata
di
islamizzazione
delle
popolazioni
negro-africane
a
sud
del
Sahara
e
creò
a
Oualata
degli
atenei
dove
affluirono
maestri
e
discepoli
da
tutto
il
mondo
islamico.
In
pochi
anni,
i
tremila
abitanti
oualatini
si
trovarono
moltiplicati
da
oltre
mille
universitari
stranieri,
tutti
a
carico
delle
autorità
accademiche.
I1
senso
del
patrimonio
letterario
si
invertì.
Il
numero
crescente
di
poeti,
biografi,
cronisti
e
scrittori
locali
generò
una
produzione
straordinaria
di
opere
che
superò
di
gran
lunga
l'entità
dei
manoscritti
fino
allora
importati
e
alimentò
una
corrente
di
autori
verso
le
metropoli
culturali
islamiche
del
nord.
Va
ricordato
che
un
discendente
della
grande
famiglia
kunta
dei
Bekkai
fu
il
primo
capo
del
governo
del
Marocco
indipendente
nel
I956.
Tutti hanno accesso al sapere
-
La generalizzazione della cultura a
Oualata
consentì
ai
cittadini
di
ogni
classe
sociale
l'accesso
al
mondo
del
sapere,
al
punto
che
nel
XVI
secolo
in
ogni
casa
si
trovava
un
erudito.
Di
conseguenza
i
libri,
la
cui
diffusione
superava,
come
a
Timbuctù
e
a
Chinguetti,
il
valore
di
qualsiasi
altra
mercanzia,
entrarono
in
massa
in
tutte
le
famiglie,
anche
le
più
modeste.
L'industria
editoriale
rappresentava
il
reddito
maggiore
e
più
sicuro
degli
abitanti
di
Oualata
e
si
narra
di
uno
studioso
degli
Awlad
Dawd
che
fece
ricopiare
quattro
volte
la
sua
biblioteca
dai
copisti
che
teneva
in
permanenza
al
suo
servizio.
Tuttavia
con
il
declino
del
commercio
transahariano
e
lo
spostamento
delle
strade
e
dei
centri
economici
sulla
costa
atlantica,
la
prosperità
e
le
attività
di
Oualata
decaddero
e
con
esse
la
vita
intellettuale
e
i
fermenti
di
pensiero.
Molti
oualati
lasciarono
la
città
senza
ritorno
e
numerose
biblioteche,
nelle
case
abbandonate,
si
deteriorarono
e
furono
saccheggiate
o
disperse.
Fortunatamente
le
famiglie
rimaste
conservarono
sempre
con
cura
i
libri
tramandati
di
generazione
in
generazione
dai
loro
antenati
ed
è
grazie
a
loro
che
oggi
possiamo
ammirare
ed
esaminare
un
tale
patrimonio
storico-culturale.
I manoscritti antichi nell'era
moderna
-
Dopo l'indipendenza della Mauritania
e
la
creazione
dell'IMRS
(Istituto
Mauritano
della
Ricerca
Scientifica)
si
iniziò
a
sensibilizzare
i
detentori
di
manoscritti
sulla
necessita
e
l'urgenza
di
classificarli,
microfilmarli
e
restaurarli,
pur
rimanendo
di
loro
proprietà.
L'interesse
del
governo
mauritano
per
la
salvaguardia
dei
beni
culturali
dell'antica
Oualata
si
concretizzò
con
la
costruzione
di
una
"biblioteca
dei
manoscritti
di
Oualata"
finanziata
dall'Istituto
Spagnolo
per
la
Cooperazione
con
il
Mondo
Arabo.
Purtroppo
soltanto
quattro
famiglie
hanno
accettato
finora
di
mettere
a
disposizione
della
biblioteca
i
loro
fondi
per
essere
catalogati
e
schedati.
La
maggior
parte
di
essi
risalgono
ai
secoli
d'oro
della
città
e
trattano
di
quasi
tutte
le
materie
che
si
studiavano
nelle
mederse
medievali.
Alcuni
sono
stati
scritti
in
Oriente,
altri
in
al-Andalus
(Andalusia
araba)
e
in
Marocco,
altri
ancora
nei
centri
culturali
mauritani
di
Chinguetti,
Ouadane,
Tichitt
e
a
Timbuctù.
Il
più
antico
è
del
dodicesimo
secolo.
In
totale
sono
consultabili,
poiché
in
discreto
stato
di
conservazione,
2000
manoscritti
calligrafati
in
arabo
maghrebino
e
orientale
e
di
varie
dimensioni.
Una
scaletta
degli
argomenti
indica
che
i
libri
più
numerosi
sono
quelli
dedicati
al
diritto
musulmano,
alla
dottrina
religiosa
e
al
sufismo,
alla
poesia
medievale
e
alla
linguistica
araba.
Seguono
le
opere
di
giurisprudenza
pratica,
commenti
coranici,
biografie
del
Profeta,
medicina
tradizionale,
scienze
occulte
e
astrologia,
epistolari.
Tuttavia
la
famiglia
di
al-Talib
Bubakr,
che
ha
consegnato
parecchie
centinaia
di
manoscritti
alla
biblioteca,
ne
detiene
ancora
un
migliaio.
Una
settantina
di
grandi
volumi
rimangono
l'eredità
della
famiglia
del
celebre
saggio
Sayyid
Utman,
fondatore
della
"assemblea
degli
studi"
considerata
l'università
islamica
di
Oualata
orientata
verso
le
discipline
scientifiche
e
che
formò
migliaia
di
grandi
nomi
della
cultura
arabo-berbera.
L'assemblea
ha
sfidato
i
tempi
e
le
vicende
politico-militari
del
"Trab
el-Beidane"
riuscendo
a
sopravvivere
e
ad
essere
attualmente
presieduta
dall'ulema
al-Saduq
Ab
Muhammadi.
Le
case
dipinte
di
Oualata
-
La
fama
di
Oualata
è
dovuta
anche
all'originalità
delle
sue
case,
a
due
o
più
piani.
L'aspetto
massiccio
e
austero
dei
muri
esterni
contrasta
con
la
decorazione
spesso
esuberante
dell'interno.
L'entrata
principale
sulla
strada
si
apre
tra
due
panche
intagliate
nel
muro,
dove
si
danno
appuntamento
gli
uomini
per
parlare
di
affari,
scambiarsi
notizie
e
chiacchierare.
Salendo
alcuni
gradini
si
accede
alla
porta
rettangolare,
incorniciata
da
modanature
semplici
e
fiancheggiata
da
due
pietre
di
abluzione
incassate
nel
muro.
Modanature
e
decorazioni
erano
una
volta
colorate
di
bianco
per
risaltare
sul
fondo
rosso-ocra
dei
muri,
ma
la
manutenzione
di
queste
pitture
era
molto
costosa,
cosicché
la
maggior
parte
di
esse
è
ormai
deteriorata
e
oggi
rimangano
solo
le
modanature.
Le
case
di
Oualata
sono
ornate,
sia
all'interno
che
all'esterno,
con
una
tecnica
tradizionale
che
praticamente
solo
le
donne
negre
native
dell'oasi
sono
in
grado
di
eseguire
ancora
oggi,
intingendo
le
dita
in
terre
colorate.
La
decorazione
dei
muri
esterni
è
abbondante
soprattutto
intorno
alle
porte
e
a
volte
è
decorata
la
porta
stessa
che
dà
sulla
strada,
anche
se
in
modo
più
sobrio:
tutti
questi
tipi
di
ornamenti
consistono
quasi
esclusivamente
in
linee
curve
che
conferiscono
loro
molta
vivacità
e
movimento.
La
pittura
viene
preparata
triturando
dell'ocra
scura,
molto
abbondante
nei
dintorni
della
città.
Si
aggiunge
poi
del
carbone
vegetale,
della
gomma
e
dello
sterco
di
vacca;
il
tutto
viene
stemperato
con
acqua
fino
a
costituire
una
poltiglia
spessa.
Quando
è
possibile,
le
decorazioni
vengono
rifatte
ogni
anno,
in
autunno,
dopo
le
piogge.
Per
eseguirle
vengono
utilizzate
due
tecniche:
o
il
motivo
viene
dipinto
a
piatto
(rosso
mattone
su
fondo
bianco),
oppure
esso
è
costituito
da
un
grande
nastro
di
muratura
bianca,
in
rilievo
di
2-3
millimetri
sul
fondo
rosso;
in
entrambi
i
casi
la
facciata
viene
prima
imbiancata
con
uno
strato
d'argilla.
Le
donne,
uniche
esecutrici,
come
già
detto,
di
queste
decorazioni,
tracciano
il
disegno
con
l'indice
della
mano
destra.
Per
i
motivi
in
rilievo
il
tracciato
è
già
indicato
dal
rilievo
del
nastro.
Gli
interni
delle
case
di
Oualata
sono
dipinti
di
bianco.
I
pavimenti
sono
di
"banco"
e
vengono
ricoperti
di
stuoie.
Il
soffitto
è
fatto
con
travi
ricavate
da
tronchi
nodosi
di
teichot
e
di
tamat,
che
sostengono
altre
travi
di
aisen.
Le
camere
sono
decorate
con
gli
stessi
motivi
con
cui
vengono
ornati
gli
esterni.
L'abbondanza
del
decoro
può
variare
a
seconda
dell'uso
cui
è
destinata
la
stanza.
Quelle
dei
servitori,
ad
esempio,
e
la
cucina
sono
tinteggiate
di
ocra
scura
con
alcuni
motivi
bianchi
sull'intonaco.
Una
delle
porte
che
danno
sul
cortile
è
ornata
con
particolare
cura:
è
quella
della
camera
dei
padroni.
Molto
raramente
accade
di
poter
entrare
nella
camera
da
letto
di
una
donna
di
alta
casta:
ho
potuto
vederne
una
personalmente
e
sono
rimasto
colpito
dalla
ricchezza
delle
decorazioni
che
ricoprivano
le
pareti,
dietro
al
letto,
fino
al
soffitto.
Sembra
che
l'origine
delle
pitture
murali
di
Oualata
debba
farsi
risalire
ad
un
viaggio
compiutovi
dal
poeta
architetto
di
Granada,
Abou
Ishaq
Et-Touteïjen.
Questi
era
al
seguito
del
massa
(re)
del
Mali,
Congo
Moussa,
che
nel
1324
giunse
nella
città,
accompagnato
anche
dall'almohade
El-Mamer,
che
più
tardi
stilò
un
resoconto
di
questo
pellegrinaggio.
Possiamo
facilmente
immaginare
l'ammirazione
che
questi
elementi
ornamentali
dovettero
suscitare
in
una
città
sudanese
fatta
solo
di
pietre
grezze
e
malta.
Tutti
i
notabili
vollero
abbellire
le
loro
case
secondo
questa
nuova
moda,
che
la
tradizione
mantenne
viva
anche
dopo
che
il
modello
originale
era
scomparso.
Queste
pitture
sono
costituite
da
cinque
o
sei
elementi
di
base,
riprodotti
indefinitamente.
A
volte
si
tratta
degli
ideogrammi
classici
e
universali
di
uomini
e
donne
a
busto
intero,
inginocchiati
per
la
preghiera,
altre
volte,
invece,
solamente
di
una
testa,
di
un
ventre
o
di
un
fallo
rappresentato
da
un
segno
che
assomiglia
alla
lettera
araba
waw:
tali
ideogrammi
sono
presenti
in
tutte
le
arti
preistoriche
dal
Mas
d'Azil
al
Sudan,
dall'Indo
alle
isole
Marchesi.
L'anno
prima
del
pellegrinaggio
di
massa
Moussa,
un'ambasciata
orientale
aveva
portato
al
sultano
del
Cairo
undici
cammelli
di
Battriana,
carichi
di
700
pezzi
di
stoffe
mongole.
Attraverso
questa
via,
il
simbolismo
orientale
arrivò
anche
ad
Oualata
e
qui
conobbe
una
diffusione
e
un
successo
durevoli,
grazie
anche
alle
abilità
artigiane
delle
donne
della
città
e
al
cambiamento
delle
condizioni
di
vita
verificatosi
quando
l'intensificarsi
delle
relazioni
culturali
e
commerciali
con
l'Africa
settentrionale,
la
presenza
di
un
khalifa
del
sultano
di
Fez
e
di
saggi
provenienti
da
Damasco
e
da
Baghdad
finirono
con
l'introdurre
anche
nella
città
mauritana
il
rigore
dei
divieti
musulmani.
La
clausura
delle
donne,
ad
esempio,
non
esisteva
ancora
nel
XIV
secolo,
dato
che
Ibn
Battuta,
ambasciatore
del
sultano
Abou
Inan
presso
il
re
del
Mali,
rimase
indignato
per
essere
stato
ricevuto
dalla
moglie
di
un
notabile
e
per
averla
vista
conversare
liberamente
con
un
altro
visitatore
che
le
sedeva
accanto.
In
seguito
le
donne
maure
di
tradizione
nomade
dovettero
piegarsi
alla
poligamia
e
all'harem.
A
queste
"prigioniere"
dobbiamo
lo
sviluppo
eccezionale
dell'artigianato
oualatino.
Ancora
oggi,
la
bigiotteria
oualatina,
per
i
motivi
precedentemente
illustrati,
è
simile
a
quella
del
Marocco
meridionale
e
carica
di
simboli
sessuali.
Parures
molto
articolate
e
costose
arricchiscono
le
pettinature
femminili,
alle
quali
le
donne
maure
attribuiscono
una
grande
importanza
e
che
esse
possono
mostrare
solamente
al
marito
e
alle
altre
donne.
Le
abitanti
di
Oualata
ricamano
anche
lunghe
tuniche
con
disegni
che
ricordano
vagamente
le
decorazioni
murarie:
l'uso
di
questi
ricami
pare
sia
stato
importato
dal
Sudan.
Le
altre
produzioni
artigianali
di
Oualata
si
rifanno
invece
allo
stile
della
Mauritania.
Oggi
Oualata
si
è
"oscurata",
come
dicono
i
Mauri.
Il
palazzo
di
massa
Moussa
e
la
moschea
costruita
nel
XV
secolo
non
esistono
più.
Gli
abitanti
della
città
vanno
a
commerciare
nel
Mali,
in
Guinea
e
perfino
in
Nigeria.
Molti
di
loro
non
tornano.
Ecco
perché
l'Unesco
e
il
governo
mauritano
hanno
rivolto
un
appello
alla
comunità
internazionale
per
essere
aiutati
nel
difficile
programma
di
lotta
contro
la
desertificazione,
di
preservazione
delle
culture
tradizionali,
di
restauro
e
conservazione
dei
monumenti
pericolanti
o
in
rovina
e
di
rigenerazione
delle
attività
umane,
economiche
e
culturali
delle
antiche
città
del
deserto
mauritano.
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