Antichi ksour di Ouadane, Chinguetti, Tichitt e Oualata
Mauritania

patrimonio dell'umanità dal 1996

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Le città di Oudane e Cinguetti sono situate nella regione dell'Adrar, Tichitt nella regione del Tagant e Oualata nella regione dell'Hodh Echcargut.

Queste città furono fondate nell'XI e nel XII secolo come centri commerciali e religiosi per servire le carovane che attraversavano il Sahara, e divennero fulcri della cultura islamica. Hanno efficacemente conservato un tessuto urbano costruito tra il XII e il XVI secolo. Le case con il patio si assembrano lungo strette vie intorno alla moschea con un minareto squadrato. Illustrano uno stile di vita tradizionale incentrato sulla cultura nomade delle popolazioni del Sahara occidentale.

Ouadane

La fondazione di Ouadane viene tradizionalmente attribuita a tre pellegrini, Al-Hadj Yakub, Al-Hadj Ali e Al-Hadj Ethman, che dettero origine alla tribù Ida o Al-Hadj. In seguito nella città vennero a stabilirsi anche i Kunta. Spesso in guerra con i loro vicini, gli Idaw El-Haji strinsero a poco a poco un'alleanza difensiva, ma precaria, con i Chorfa, che andarono anch'essi ad unirsi a loro. Ciascun gruppo si costruì un proprio quartiere nella città, ma furono gli Idaw El-Haji, arrivati per primi, ad erigere l'antica moschea di pietra, anch'essa ora in rovina, e la seconda, circa 200 anni fa, nello stesso stile di quella di Chinguetti.

Ouadane, secondo un'etimologia popolare, significa "confluente di due fiumi", oppure "il doppio fiume delle scienze e dei datteri". La tradizione riferisce che un tempo, in caso di attacco nemico, si batteva il grande tbol dei Kunta sulla piazza antistante la moschea. Allora la gente abbandonava in fretta i palmeti e si riuniva nella grande piazza con i bambini e gli animali, fino a quando il nemico non fosse stato respinto.

Situata strategicamente al crocevia di varie correnti commerciali transahariane - salgemma verso il Sahel sudanese; prodotti marocchini verso Oualata e Tichitt, oro, avorio, schiavi e pelli del Sudan verso il Maghreb - Ouadane divenne dal XIV al XVIII secolo uno dei centri economici più attivi del Sahara.

Arrivano i Portoghesi - Attirati dal commercio dell'oro, i Portoghesi tentarono di fondarvi un grosso centro commerciale all'inizio del XVI secolo, ma la reazione ostile delle popolazioni locali mise rapidamente fine a questo tentativo. Nel 1543-44 una prima spedizione marocchina composta di 1800 cavalieri raggiunse Ouadane. Nel corso dei secoli XVII e XVIII seguirono altri tentativi più o meno sfortunati per impossessarsi della città. Il tragitto da Ouadane a Timbuctù attraverso il deserto (circa 1500 km) era talmente frequentato che, secondo la tradizione, il viandante poteva ogni sera alloggiare in un centro abitato e all'indomani fermarsi per la siesta al coperto. Si diceva inoltre che una donna potesse viaggiare da sola e senza provviste, poiché non le sarebbero mai mancate la compagnia lungo la strada e l'ospitalità in una casa al calar delle tenebre.

Grande circolazione di libri - In quell'epoca, secondo quanto narra un cronista del XVI secolo, circolavano grandi quantità di libri (soprattutto manoscritti in arabo) che dal Maghreb venivano caricati sulle carovane transahariane e rivenduti nelle città dell'Africa sudanese a prezzi così elevati da garantire ai mercanti un guadagno superiore a quello di qualsiasi altra merce. Le carovane che ogni anno scendevano dal Marocco, chiamate lekeher, portavano a Ouadane anche tessuti europei, grano, tappeti, fucili e munizioni, indumenti di lana e calzature; poi ripartivano con piume di struzzo, schiavi e cammelli. Esse impiegavano 30 giorni per andare da Ouadane a Timbuctù.

Relazioni culturali intense - Le relazioni, anche culturali, fra le due città si svilupparono intensamente e molti intellettuali tra cui il padre del celebre erudito Ahmed Baba di Timbuctù, si trasferirono da una città all'altra, fondarono delle mederse e insegnarono circondati da discepoli fedeli che dopo la loro morte ne onorarono la memoria e ne mantennero vive le tradizioni culturali, mentre le tombe dei maestri diventavano meta di devoti pellegrinaggi. Per l'insegnamento religioso Ouadane diventò una piccola Baghdad: la pietà e le conoscenze teologiche dei suoi imam e dei suoi ulema ebbero una tale eco che certi dotti della legge islamica di Ouadane vennero accolti e ascoltati nelle case delle grandi famiglie del Maghreb e dell'Arabia. Si dice che nei secoli aurei di Ouadane si potevano trovare in quest'oasi mauritana anche 40 case, nella stessa via, ognuna abitata da un ulema, e un adagio medioevale diceva: "La scienza religiosa è di Ouadane, i datteri del Fezzan e gli schiavi del Sudan".

Importanza politica ed economica - Mentre Chinguetti godeva della supremazia religiosa e culturale, Ouadane conservava ancora nel XIX secolo un'importanza politica ed economica che andò però diminuendo via via, a causa delle rivalità tribali, delle inondazioni, della siccità e del suo isolamento all'estremità orientale dell'Adrar. Questa decadenza politica ed economica determinò ovviamente anche la rovina dell'artigianato, la cui sede divenne a poco a poco Chinguetti e poi Atar. Quando i Francesi del comandante Claudel entrarono in città, il 31 luglio del 1909, la decadenza di Ouadane era già iniziata da tempo; anche i mercanti ebrei l'avevano a poco a poco abbandonata, per trasferirsi nel Sud marocchino.

Un manoscritto del XIII secolo - L'attuale, scarsa popolazione di Ouadane ha scarsi ricordi delle prospere attività di un tempo e si accontenta di coltivare miglio, orzo, grano e di allevare cammelli. Ciò che è noto della storia della città viene raccontato dai padri ai figli maschi e dai notabili ai loro rari visitatori. La strana casba dell'abitato è dominata dalla moschea, il cui minareto serve anche da torretta d'osservazione. Nel suo patio si trova una nicchia d'argilla in cui l'imam conserva ancora, gelosamente, una decina di libri antichi scritti a mano. Nella biblioteca di Moustapha Ould Khetta, capo tribù degli Idaoul el-Hadj, sono conservati invece un'ottantina di volumi, tra i quali un famoso manoscritto di storia e di geografia risalente al XIII secolo, preziosa testimonianza dell'epoca fiorente del commercio transahariano. Il testo descrive il traffico intenso che aveva luogo tra la Mauritania, Timbuctù, l'Africa del Nord, l'Egitto ed anche il lontano Yemen; inoltre riferisce che tra Ouadane e Timbuctù sorgevano molte altre città, che erano tappe obbligate per le carovane e che oggi sono completamente scomparse. Gli altri libri in possesso del marabutto trattano di religione, giurisprudenza, grammatica araba e astronomia.

L'Oudane attuale - La città attuale presenta due zone urbane parzialmente sovrapposte. A fianco dello sperone roccioso e del versante occidentale dell'altopiano, interamente coperto da case in rovina, certe costruzioni hanno mantenuto le facciate senza finestre, che servivano un tempo da bastioni. Il promontorio roccioso, all'estremità sud-occidentale dell'altopiano, è occupato dai quartieri ancora abitati, dominati dal minareto della moderna moschea che si innalza a nord-ovest della città. Nella parte abitata le strade, chiuse tra le alte facciate delle case, hanno un tracciato in genere rettilineo, ma con bruschi cambiamenti di direzione.

Le pietre di grès rosa, o più spesso grigio, delle abitazioni sono disposte ad assi paralleli, relativamente regolari. Le facciate sono raramente decorate, ma i muri erano probabilmente ricoperti in modo uniforme da un intonaco d'argilla, che doveva proteggerli dalle rare piogge estive. Le cronache locali insistono sulla generale diffusione di un tal genere di rivestimento nei secoli scorsi e lo considerano una raffinatezza estetica. La mancanza attuale di esso dimostrerebbe quindi la fragilità della maggior parte delle costruzioni di Ouadane e certamente contribuisce al continuo deterioramento degli edifici da parte dell'acqua piovana. L'intrico delle rovine e delle costruzioni abitate accentua l'impressione generale di abbandono.

Una città da riscoprire - Le condizioni di vita della città, oggi quasi deserta, sono le stesse di 5 secoli fa, per cui, visitandola, si ha l'impressione di essere trasportati fuori dal tempo: tutto pare così lontano dalla nostra civiltà dei consumi. Il mistero delle stradine strette e silenziose, la bellezza dei bambini, l'accoglienza calorosa degli abitanti ne aumentano il fascino. Ouadane merita di essere riscoperta.

Chinguetti

Cinguetti o Chinguetti è una città santa dell'Islam nel deserto della Mauritania. Anticamente era un centro importante nelle vie carovaniere, e ospitava ben 24 biblioteche. Con l'avanzata della desertificazione ha perso ogni importanza. Attualmente la città è divisa in due (vecchia e nuova) da un fiume di sabbia. Si raggiunge in fuoristrada partendo da Atar e seguendo piste nel deserto.

La città originalmente fu fondata nel 777 e nell'XI secolo si trasformò in un centro commerciale per una confederazione di tribù berbere conosciute come la confederazione di Sanhadja. Nel XIII secolo, divenne il centro di parecchi itinerari di commercio trasporto-Saharan che collega il Mediterraneo con l'Africa Sub-Saharan. Per secoli la città fu luogo di riunione per i pellegrini del Maghreb in viaggio verso la Mecca.

L'architettura di Chinguetti, sia per quanto riguarda la moschea, sia per le abitazioni private, è simile a quella che si trova in tutto l'Adrar, nel Tagant e a Tichitt. La sagomatura accurata dei muri perfettamente lisci, le sfumature delle pietre da costruzione in grès ocra e rosa, in armonia con il paesaggio di montagne e di dune che circonda la città, gli angoli smussati delle strade fanno di Chinguetti, nonostante le numerose rovine, un bell'esempio di architettura sahariana in pietra grezza.

Decorazioni raffinate - Sulle facciate delle case, le decorazioni formate da nicchie triangolari e rettangolari sono un motivo decorativo abituale delle casbe marocchine e dei castelli dello Yemen e dell'Hadramaut. I muri hanno perduto il rivestimento di "banco" e lasciano intravvedere un materiale impastato con argilla locale. Le porte, in legno di talha, sono in genere a due battenti e si aprono su una soglia molto alta, che ostacola l'entrata della sabbia dalla strada. Nell'interno delle abitazioni, su uno o due piani, le camere sono disposte come a caso lungo le scale. La loro altezza disuguale si evidenzia all'esterno in terrazze che danno l'idea di una casa a più piani. Le camere sono lunghe e strette, tinteggiate di bianco o di beige rosato. Sul soffitto, dei tronchi di palma sostengono degli intrecci di foglie della stessa pianta.

L'importanza educativa della musica - La manifestazione e insieme lo strumento più compiuto dell'unità socio-culturale della comunità di Chinguetti è costituita dalla musica: in passato essa aiutò l'introduzione dell'Islam nel paese, oggi contribuisce all'educazione delle masse. Come il Mali, la Mauritania possiede due tradizioni musicali, una araba e un'altra negro-africana. Gli Oulad M'Bareck, una tribù particolarmente bellicosa, furono all'origine della musica maura che servì per lungo tempo ad appoggiare la penetrazione dell'Islam in Mauritania. L'introduzione della scerifferia nel paese, esercitata dai combattenti dell'élite degli Oulad M'Bareck, ebbe una grande influenza sugli stregoni negro-africani che erano, in qualche modo, i depositari e gli interpreti della tradizione musicale delle tribù. Le imprese compiute dai guerrieri furono a lungo i temi preferiti delle loro creazioni musicali: tra i loro compiti c'era infatti anche quello di inventare e interpretare canti e musica in onore degli eroi.

Musica antica e compositori moderni - I due tipi di musica, pur radicati nei valori di un passato ormai lontano, posseggono comunque una ricchezza di motivi che vengono sviluppati ed utilizzati ancora oggi dai compositori moderni. In questo modo tra la tradizione e la modernità non esistono iati, ma una continua evoluzione che favorisce indubbiamente la rivalorizzazione del patrimonio musicale mauritano. E' interessante notare come Chinguetti, dopo la sua fondazione, non venga citata nemmeno una volta dagli autori arabi forestieri: non ne parlano né Ibn Battuta, né Ibn Khaldoun e nemmeno Leone l'Africano, che descrive invece Tichitt e Ouadane. Il primo a menzionarla fu infatti V.

Fernandès (1506-1507), dopo che alcuni Portoghesi si erano spinti fino all'Adrar alla fine del XV secolo; ma va notato che in quel periodo la città più importante dell'Adrar era Ouadane e lo fu ancora fino alla prima metà del XVI secolo, quando il suo ruolo nella regione venne occupato in pieno da Chinguetti. Una spedizione marocchina, raccontata dall'inglese Thomas Pellow che vi partecipò durante la sua prigionia in Barberia, raggiunse Chinguetti verso il 1730. La città era al suo apogeo. Il periodo di maggiore splendore di Chinguetti si può infatti collocare tra il XVII e il XIX secolo.

Sale e artigianato - La sua prosperità si basava sul commercio del sale, che ne costituiva la più importante attività economica; ma anche l'artigianato vi trovò per lungo tempo ottime condizioni di sviluppo. Numerose carovane partivano ogni anno per La Mecca da questa ricca città mercantile, isolata dalle sue rivali, posta al crocevia di grandi piste carovaniere e frequentata, perciò, da molti stranieri. Gli scribi vi ricopiavano il Corano ed altri libri di studio. La casta dei maallemin contava numerosi armaioli e gioiellieri. Le donne fabbricavano abilmente rilegature di libri, sandali e sacche da viaggio di cuoio preziosamente lavorato. L'uso del cuoio era favorito dall'abbondanza, sull'altopiano, di acacie talha e tamat, che producono un ottimo tannino.

Le guerre distruggono la città - L'elevato numero di carovane che transitavano per Chinguetti fece anche sviluppare l'industria della selleria, per la fabbricazione di selle per cammelli, riccamente decorate e che erano giustamente rinomate in tutto il Sahara. Le tribù marabuttiche e le popolazioni commercianti tentarono invano di sopravvivere alle vicissitudini delle ininterrotte guerre locali di cui fu teatro l'Adrar nel XIX secolo e che finirono col compromettere irrimediabilmente la ricchezza della città, strettamente dipendente dalle condizioni delle saline di Idjil e dal commercio delle lastre di sale verso le valli del Senegal, ma soprattutto verso il delta interno del Niger.

L'insegnamento a Chinguetti - Ai tempi gloriosi di Chinguetti, gli allievi venivano da lontano per essere istruiti in questa città e vi rimanevano alcuni giorni o alcuni anni o, addirittura, tutta la vita senza che nessuno li invitasse ad andarsene via. Vivevano a carico dello ksar ed erano alloggiati, nutriti e vestiti o presso i propri insegnanti o nella moschea. Non esisteva una medersa propriamente detta, né venivano impartite lezioni a orari fissi. I corsi consistevano in conversazioni di studio sotto i palmeti, nel cortile della moschea, o nelle abitazioni dei professori, mentre si sorseggiavano innumerevoli bicchierini di tè.

Eruditi di fama mondiale - A partire dalla fine del XVI secolo, le raccolte di biografie degli eruditi di Chinguetti attestano che la loro formazione avveniva in loco, contrariamente all'abitudine diffusa di recarsi nei grandi centri della tradizione musulmana, come Timbuctù o Fez, per ricevervi un'adeguata istruzione.

I grandi cambiamenti verificatisi nelle correnti di traffico transahariano, che indirizzarono per le vie marittime ciò che prima transitava con le carovane per la regione di Chinguetti, portarono all'indebolimento e alla decadenza degli Stati musulmani vicini al Bilad Chinguetti: in tal modo, però, quest'ultimo venne anche a trovarsi in una situazione di completa autonomia culturale.

Il "chinguettiano" fa scuola - La città disponeva di sapienti insegnanti per i suoi allievi, provenienti dai paesi neri o dal sud del Marocco. Fu in questo periodo che la denominazione "chinguettiano" fece la sua apparizione nelle opere pubblicate sia in Occidente che nel mondo islamico. L'insegnamento impartito nella regione di Chinguetti iniziava da quella che l'amministrazione coloniale avrebbe poi chiamato "Scuola coranica" e che è conosciuta nel Dar al-Islam come Kuttab. Si trattava di scuole di primo grado, diffuse sia nelle oasi che presso i nomadi, dove l'insegnamento già veniva impartito ai giovani di entrambi i sessi. Nella zona, allora sotto giurisdizione, il governo mauritano effettuò un sondaggio tra la popolazione e risultò che il 70% dei suoi abitanti sapeva correttamente leggere e scrivere l'arabo.

Scienze islamiche e lettere arabe - L'insegnamento a Chinguetti riuniva un certo numero di giovani attorno ad un maestro. Il programma verteva sulle scienze islamiche e sulle lettere arabe. Dotati di un'eccellente formazione, molti giovani istruiti nel Bilad Chinguetti non esitavano a recarsi poi molto lontano per ricevervi un'istruzione superiore.
L'insegnamento era organizzato da diverse comunità che aiutavano eventuali studenti bisognosi. Un altro aspetto dell'attività culturale chinguettiana era rappresentato dalle confraternite religiose, la Kadirya e la Tidjaia , che si estendevano fino all'Africa Nera.  

 

Tichitt 

Tichitt sopravvive alle proprie rovine (secondo la tradizione ben sette città si sono succedute sulle sue fondamenta). Su questo sito archeologico 1500 persone vivono di sussidi o dei redditi di coloro che sono partiti per avviare un'attività in un centro più importante.

La storia - Un tempo provincia dei regno Soninké dei Ghana, questo paese ha conosciuto periodi movimentati. Quelli che furono in passato i campi di battaglia sono ancora ingombri di armi dei combattenti: punte di frecce e asce di pietra. Nell'incessante mescolanza di Popolazioni di cui si compone la storia dei Sahara, Peul, Soninké, Berberi e Arabi si contendevano di volta in volta una terra che il deserto sistematicamente riprendeva loro. Le cronache collocano la fondazione della città al VI secolo dell'Egira (XIII secolo della cristiana).

Tappa importante e luogo di sosta - Posta alla periferia degli imperi sudanesi di cui subì, anche se indirettamente, l'influenza, Tichitt nacque con lo sviluppo assunto dai commerci tra Ouadane e Oualata, in quanto indispensabile luogo di sosta intermedio tra le due città, per il riposo delle carovane. All'inizio dei XIV secolo della nostra era, Tichitt costituiva una tappa importante per il commercio dei sale di Idjil. Nel XVII secolo, il potere sceriffale fu rafforzato in modo considerevole dall'arrivo di un capo idrissida di Fez, Abd el-Moumen Al-idrissi. Da quel momento i rapporti tra la zaouia di Ouezzan e la filiale sahariana diventarono più stretti: in questo luogo sacro si trovano, tra gli ex-voto di migliaia di pellegrini, delle uova di struzzo dipinte con motivi simbolici, provenienti probabilmente da Tichitt. Alla fine dei XVIII secolo, gli Oulad Bella, di origine araba, entrarono a Tichitt.

Una città ricca e prospera - La città, che contava 3000 abitanti, conosceva un periodo di grande prosperità. Nel suo palmeto c'erano 20.000 alberi circondati da estesi campi di miglio: c'erano tanti pezzi quanti giorni ci sono in un anno. Le carovane vi affluivano dal Sudan e dal Nord; numerosi studenti e saggi stranieri, attirati dalle sue biblioteche, vi si stabilivano per ricevere l'insegnamento dei Chorfa. 

Il suo prestigio era pari a quello di Chinguetti. Nel corso della seconda metà dei XIX secolo e all'inizio dei XX, guerre, epidemie, carestie e siccità causarono la rovina di Tichitt. Le piogge erano diventate rare, l'acqua calò nei pozzi. La sebka, che era stata fonte di introiti per la città, divenne invece la sua rovina.

Il declino - Scoraggiati, molti abitanti partirono, il traffico delle carovane fu dirottato su altre piste e la sabbia, spinta dal vento, assalì le case abbandonate. Nel 1912 i Francesi si installarono a Tichitt e il loro arrivo coincise coi declino della città, dovuto all'apertura di altre vie di comunicazione transahariane.

L'oasi oggi Tichitt rimane il più bell'esempio di architettura in pietra dei Sahara mauro. Le case sono spesso a due piani e tutti i muri che danno sulla strada sono ciechi. Le facciate sono di grès beige o rosato, su cui lunghe lastre di scisto tracciano delle linee orizzontali. Sul lato sud, opposto al terribile vento dei Baten, carico di sabbia e di sale, le facciate sono ornate di trafori d'areazione isolati o uniti a formare un rosone.

La moschea al centro della città - La moschea di Tichitt ha la reputazione di essere molto antica. Sembra essere stata costruita dallo sceriffo idrissita Abd el-Moumene, venuto da ldjil durante la metà dei XIV secolo. Attorno a questo edificio sacro fu a poco a poco edificata tutta la città, abitata inizialmente dai Massena (popolazione negro-berbera ancora presente a Tichitt, che ha conservato la sua lingua particolare, l'azariya), poi anche dai Mauri. 

Come tutti gli edifici religiosi e civili della regione, la moschea è stata ricostruita più volte, così come il suo minareto che sembra datare a metà dei XIX secolo. Le cronache della città citano una ricostruzione del minareto nel 1908-9, e successivamente nel 1946-47; un altro restauro venne effettuato nel 1971 sotto la guida dell'istituto mauritano per la ricerca scientifica.

Oualata

Oualata è una città della Mauritania meridionale. La città attuale è stata fondata nel VII secolo e integrata allo stato del Ghana. Fu distrutta nel 1076 e ricostruita nel 1224, divenendo un centro commerciale sulle rotte carovaniere del Sahara.

Oualata è la città più bella in Mauritania, unica nella sua tradizione pittorica delle abitazioni.
Le case qui sono decorate, le donne ornano le pareti, usando materiali che si trovano in questa regione, principalmente gesso e argilla. Anche i portoni in legno vengono finemente decorati. 

Oualata "la riva dell'eternità" - Lemriya è una regione desertica di difficile accesso, tra Chinguetti e Arawane. È famosa per il pericolo che rappresenta per le carovane; quando ha inizio l'uragano non è più possibile distinguere la terra dal cielo e le carovane sono costrette a fermarsi se non vogliono rischiare di perdersi.

I carovanieri che trasportavano il sale attraverso questa regione solevano abituare i loro cammelli a bere una volta ogni tre settimane e ciascuno di essi caricava in sella la quantità d'acqua e di viveri necessaria. I viaggi avvenivano in inverno. Se veniva a mancare l'acqua si uccideva un cammello e se ne utilizzava l'acqua immagazzinata nelle viscere. Si tratta di una pratica utilizzata dal generale d'armata Khalid Ibn el-Walid nel corso della sua marcia sull'Irak a seguito della celebre battaglia di Yamama, all'epoca della manifestazione dell'eresia in Arabia. Tradizione vuole che la guida marci in testa e che le persone appartenenti alla carovana la seguano senza rivolgerle la parola. Se così non fosse perderebbe l'orientamento e l'intera carovana sarebbe destinata a morire.Nonostante queste precauzioni, comunque, succede ancora che un intero convoglio sparisca nel nulla nella regione di Lemriya."  

Un deserto spaventoso - Con queste parole Ahmed Lamine Ech Chenguiti descrive in El-Wasit la zona dello spaventoso deserto mauritano dove il professor Théodore Monod, ex direttore dell'I.F.A.N. ed esploratore sahariano impenitente, scoprì infatti, tra le dune dell'Ijafen, lo straordinario relitto di una carovana carica di rame proveniente dal Maghreb e diretta in Sudan. Affondate nelle sabbie dell'Ouarane, del Dhar e dello Hodh, tra l'Adrar e il Mali, si trovano le rovine di antiche città dove facevano sosta, in epoca medioevale, le carovane di sale e di oro. Si trattava di una pista costellata di pozzi, ormai insabbiati: l'Azenguim. Solo alcuni cacciatori Nemadi si avventurano su queste terre infuocate di giorno e fredde di notte, per cacciare le gazzelle di cui vendono la carne ai nomadi. Per percorrere i 1300 km dell'Azenguim bisogna calcolare 45 giorni di viaggio, dopo di che si arriva in vista di una strana città, che sorge sul fianco di una falesia rossastra, Oualata, "la riva dell'eternità".

Oualata di difficile accesso - Essa godette di grande fama e prosperità nel XVI secolo, poi venne eclissata da Timbuctù. Tuttavia, per cinque secoli costituì il punto d'arrivo della pista transahariana Marocco-Africa Nera.
Per raggiungere questa città ancora oggi occorre cimentarsi in uno dei viaggi più lunghi e disagiati del Sahara occidentale. Da Nouakchott, si deve rimanere al volante per 17 ore, praticamente senza soste, senza mangiare e senza dormire, e percorrere i 1017 km del mare di dune e tavolati pietrosi del Serir, fino alla località di Nema, all'estremo Est del paese, dove finisce la strada asfaltata transmauritana.

Da Nema una pista difficilissima, dove si insabbiano anche le migliori Land Rover e dove si rischia di smarrirsi fra le dune se la guida non è più che attenta, porta dopo un centinaio di chilometri all'ingresso di un avvallamento scistoso, il Dhar el-Tichitt, dove gruppi di dromedari si abbeverano a due guelta (laghetti di sorgente del Sahara) e dove, aggrappate sul pendio della falesia ocra, resistono da 13 secoli al tempo e alla sabbia le case dello ksar di Oualata.

Centro importante di scambi - Fondata nell'VIII secolo col nome di Birou, il borgo originario faceva parte dell'impero di Ghana, distrutto tre secoli dopo dagli Almoravidi islamizzatori. Nel Medioevo divenne il capolinea della pista carovaniera transahariana, luogo dell'interscambio commerciale tra il Sudan e la città marocchina di Sigilmassa.
Dal Nord arrivavano tappeti, oggetti di rame, datteri, cereali, tessuti, salgemma e libri e dal Sud le carovane risalivano con oro, avorio, spezie e schiavi. Secondo i cronisti dell'epoca, sul mercato di Oualata gli schiavi valevano il proprio peso in sale.
Ibn Batuta riferisce che i negri di Oualata erano poco ospitali e pieni di disprezzo per i bianchi. Il paese era caldo e vi si coltivavano meloni e angurie. L'elemento dominante della popolazione era costituito dai nomadi Messoufiti e in particolare dalle loro donne, che non accompagnavano i mariti nei loro viaggi.


Già nel 1352, epoca in cui si trovava a Oualata Ibn Batuta, la città non era più un mercato vantaggioso come un tempo per le merci di Tlemcen, soprattutto per via della concorrenza egiziana.  

Le cronache di Oualata  - Anche a Oualata prosperavano le scuole coraniche (mederse), frequentate da studenti che affluivano da tutto il Sahara, dal Nord Africa e dagli Imperi sudanesi, e si costituirono biblioteche pubbliche e private con migliaia di manoscritti arabi, molti dei quali conservati fino ai nostri giorni dalle principali famiglie oualatine.
La storia e i personaggi che illuminarono per secoli la vita della città sono immortalati nelle Cronache di Oualata, scritte in arabo dal grande Bqui Taleb Bu Bekr, morto nel 1917 dopo aver ricoperto per 50 anni la carica di cadi dell'oasi ed aver riunito una ricchissima bilioteca di manoscritti arabi.

A Oualata all'inizio del secolo, cioè prima della colonizzazione francese, c'erano sei scuole coraniche, ognuna di esse con un minimo di l50 alunni mentre un'ottantina di telamid, discepoli di grandi ulema, impartivano agli adolescenti lezioni di livello superiore. La maggior parte degli studenti provenivano dalle altre regioni della Mauritania, dal Mali attuale e alcuni addirittura dal Marocco e dall'Egitto. Un fatto rilevante è che a Oualata insegnavano anche le donne della tribù Taggat formate da marabutti.

Un centro di studi - Gli allievi provenienti da altri paesi erano ospitati nelle case degli insegnanti o nei convitti delle mederse. Potevano scegliere il ramo di studi che preferivano, anche se i corsi terminavano sempre con gli studi giuridici, indispensabili per aspirare alla magistratura (cadi) nei loro paesi d'origine.

Nel XV secolo, proveniente dal Marocco, arrivò ad Oualata un nuovo predicatore, Sid Ahmed el-Kounti, soprannominato El-Bekkaï. Sid Ahmed e suo figlio furono i primi a dedicarsi all'islamizzazione del Sahara e dell'Africa Nera. La loro attività religiosa, le scuole che aprirono e l'autorità politica che riuscirono a raggiungere attirarono a Oualata numerosi saggi e studiosi dal Maghreb, dall'Egitto e perfino da Baghdad. Ma una rivale pericolosa, Timbuctù, convogliò a poco a poco queste menti erudite verso di sé, soppiantando Oualata, nel corso del XVIII secolo. La conquista coloniale francese le diede il colpo di grazia, scegliendo come capitale regionale il centro di Nema, agglomerato più moderno che sorge più a sud. Da allora Oualata ha conosciuto un inesorabile abbandono da parte dei suoi abitanti e la rovina del suo patrimonio monumentale, nonostante l'accanimento dimostrato dalla popolazione rimasta nella difesa degli interessi della città, nel tentativo di mantenerla ancora attiva e prospera.

Emporio commerciale e Centro culturale - Oualata, intorno al Mille, era diventata la capitale sahariana del libro. I manoscritti arabi giungevano con le carovane da tutto il Maghreb e dall'Egitto e avevano dato luogo ad un'intensa attività culturale. Gli ulema si rivolgevano a dei copisti professionali per rispondere alla richieste di intellettuali e commercianti facoltosi di che volevano acquistare per sé le opere importate. I copisti chiedevano per ogni libro trascritto il prezzo equivalente a quello di un dromedario. Poi la copia del libro veniva affidata a degli artigiani che provvedevano alla rilegatura. Così si costituirono presso le famiglie di Oualata delle ricche biblioteche private che col passare dei secoli assunsero un valore inestimabile e alcune delle quali sono giunte quasi integralmente fino a noi.

Fino alla fine dell' XVI secolo Oualata fu la principale rivale di Timbuctù come emporio commerciale carovaniero e come centro culturale. Oltre alle biblioteche, dovette la sua fama a livello continentale anche ai letterati, ai teologi e ai sapienti che affluirono dall'Egitto, dalla Tunisia, dalla Libia, dal Marocco e dal Tuat (Sahara algerino) e che crearono un gran numero di moschee e di mederse frequentate da centinaia di studenti sia negro-africani (Soninkè) sia arabo-berberi.
Per tutto il medioevo Oualata rimase la città simbolo delle civiltà del deserto. Ai dotti del pensiero si unirono artisti e architetti che diedero alle costruzioni pubbliche e private un'originalità ornamentale rimasta unica per tutto un millennio.
Sembravano essersi dati appuntamento gli stili di tutta l'Africa islamica, dai severi motivi locali degli almoravidi alla profusione delle creatività andaluse, di Fez, di Tlemcen e del Cairo.

La figura di maggior spicco fu il poeta e architetto granadino che nel 1324 costruì per incarico del re del Mali una sala delle udienze quadrata, con una cupola, adorna di stucchi e di arabeschi con brillanti colori.

Atenei prestigiosi - Oualata conobbe un nuovo rinascimento culturale quando nel XV secolo quasi tutta l'élite intellettuale di Timbuctù fuggì per sottrarsi all'occupazione di Sunni Ali (1469). Gli esuli, che tornarono alla loro città d'origine, diedero nuovo impulso agli studi filosofici e all'insegnamento superiore della giurisprudenza, dell'arabo classico e delle scienze religiose.

Oltre agli oriundi si insediarono a Oualata anche eminenti ulema della tribù religiosa dei Kunta, provenienti dalla Seguiet-el-Hamra (Sahara marocchino), tra i quali il famoso santone Sidi Ahmad al-Bakkai, fondatore delle confraternite kunta. Questo personaggio lanciò una crociata di islamizzazione delle popolazioni negro-africane a sud del Sahara e creò a Oualata degli atenei dove affluirono maestri e discepoli da tutto il mondo islamico. In pochi anni, i tremila abitanti oualatini si trovarono moltiplicati da oltre mille universitari stranieri, tutti a carico delle autorità accademiche. I1 senso del patrimonio letterario si invertì.

Il numero crescente di poeti, biografi, cronisti e scrittori locali generò una produzione straordinaria di opere che superò di gran lunga l'entità dei manoscritti fino allora importati e alimentò una corrente di autori verso le metropoli culturali islamiche del nord. Va ricordato che un discendente della grande famiglia kunta dei Bekkai fu il primo capo del governo del Marocco indipendente nel I956.

Tutti hanno accesso al sapere - La generalizzazione della cultura a Oualata consentì ai cittadini di ogni classe sociale l'accesso al mondo del sapere, al punto che nel XVI secolo in ogni casa si trovava un erudito. Di conseguenza i libri, la cui diffusione superava, come a Timbuctù e a Chinguetti, il valore di qualsiasi altra mercanzia, entrarono in massa in tutte le famiglie, anche le più modeste.

L'industria editoriale rappresentava il reddito maggiore e più sicuro degli abitanti di Oualata e si narra di uno studioso degli Awlad Dawd che fece ricopiare quattro volte la sua biblioteca dai copisti che teneva in permanenza al suo servizio. Tuttavia con il declino del commercio transahariano e lo spostamento delle strade e dei centri economici sulla costa atlantica, la prosperità e le attività di Oualata decaddero e con esse la vita intellettuale e i fermenti di pensiero.
Molti oualati lasciarono la città senza ritorno e numerose biblioteche, nelle case abbandonate, si deteriorarono e furono saccheggiate o disperse. Fortunatamente le famiglie rimaste conservarono sempre con cura i libri tramandati di generazione in generazione dai loro antenati ed è grazie a loro che oggi possiamo ammirare ed esaminare un tale patrimonio storico-culturale.

I manoscritti antichi nell'era moderna - Dopo l'indipendenza della Mauritania e la creazione dell'IMRS (Istituto Mauritano della Ricerca Scientifica) si iniziò a sensibilizzare i detentori di manoscritti sulla necessita e l'urgenza di classificarli, microfilmarli e restaurarli, pur rimanendo di loro proprietà. L'interesse del governo mauritano per la salvaguardia dei beni culturali dell'antica Oualata si concretizzò con la costruzione di una "biblioteca dei manoscritti di Oualata" finanziata dall'Istituto Spagnolo per la Cooperazione con il Mondo Arabo. Purtroppo soltanto quattro famiglie hanno accettato finora di mettere a disposizione della biblioteca i loro fondi per essere catalogati e schedati. La maggior parte di essi risalgono ai secoli d'oro della città e trattano di quasi tutte le materie che si studiavano nelle mederse medievali. Alcuni sono stati scritti in Oriente, altri in al-Andalus (Andalusia araba) e in Marocco, altri ancora nei centri culturali mauritani di Chinguetti, Ouadane, Tichitt e a Timbuctù. Il più antico è del dodicesimo secolo. In totale sono consultabili, poiché in discreto stato di conservazione, 2000 manoscritti calligrafati in arabo maghrebino e orientale e di varie dimensioni. Una scaletta degli argomenti indica che i libri più numerosi sono quelli dedicati al diritto musulmano, alla dottrina religiosa e al sufismo, alla poesia medievale e alla linguistica araba.

Seguono le opere di giurisprudenza pratica, commenti coranici, biografie del Profeta, medicina tradizionale, scienze occulte e astrologia, epistolari. Tuttavia la famiglia di al-Talib Bubakr, che ha consegnato parecchie centinaia di manoscritti alla biblioteca, ne detiene ancora un migliaio. Una settantina di grandi volumi rimangono l'eredità della famiglia del celebre saggio Sayyid Utman, fondatore della "assemblea degli studi" considerata l'università islamica di Oualata orientata verso le discipline scientifiche e che formò migliaia di grandi nomi della cultura arabo-berbera. L'assemblea ha sfidato i tempi e le vicende politico-militari del "Trab el-Beidane" riuscendo a sopravvivere e ad essere attualmente presieduta dall'ulema al-Saduq Ab Muhammadi.  

Le case dipinte di Oualata - La fama di Oualata è dovuta anche all'originalità delle sue case, a due o più piani. L'aspetto massiccio e austero dei muri esterni contrasta con la decorazione spesso esuberante dell'interno. L'entrata principale sulla strada si apre tra due panche intagliate nel muro, dove si danno appuntamento gli uomini per parlare di affari, scambiarsi notizie e chiacchierare.

Salendo alcuni gradini si accede alla porta rettangolare, incorniciata da modanature semplici e fiancheggiata da due pietre di abluzione incassate nel muro. Modanature e decorazioni erano una volta colorate di bianco per risaltare sul fondo rosso-ocra dei muri, ma la manutenzione di queste pitture era molto costosa, cosicché la maggior parte di esse è ormai deteriorata e oggi rimangano solo le modanature.

Le case di Oualata sono ornate, sia all'interno che all'esterno, con una tecnica tradizionale che praticamente solo le donne negre native dell'oasi sono in grado di eseguire ancora oggi, intingendo le dita in terre colorate. La decorazione dei muri esterni è abbondante soprattutto intorno alle porte e a volte è decorata la porta stessa che dà sulla strada, anche se in modo più sobrio: tutti questi tipi di ornamenti consistono quasi esclusivamente in linee curve che conferiscono loro molta vivacità e movimento.

La pittura viene preparata triturando dell'ocra scura, molto abbondante nei dintorni della città. Si aggiunge poi del carbone vegetale, della gomma e dello sterco di vacca; il tutto viene stemperato con acqua fino a costituire una poltiglia spessa. Quando è possibile, le decorazioni vengono rifatte ogni anno, in autunno, dopo le piogge. Per eseguirle vengono utilizzate due tecniche: o il motivo viene dipinto a piatto (rosso mattone su fondo bianco), oppure esso è costituito da un grande nastro di muratura bianca, in rilievo di 2-3 millimetri sul fondo rosso; in entrambi i casi la facciata viene prima imbiancata con uno strato d'argilla.

Le donne, uniche esecutrici, come già detto, di queste decorazioni, tracciano il disegno con l'indice della mano destra. Per i motivi in rilievo il tracciato è già indicato dal rilievo del nastro.

Gli interni delle case di Oualata sono dipinti di bianco. I pavimenti sono di "banco" e vengono ricoperti di stuoie. Il soffitto è fatto con travi ricavate da tronchi nodosi di teichot e di tamat, che sostengono altre travi di aisen. Le camere sono decorate con gli stessi motivi con cui vengono ornati gli esterni. L'abbondanza del decoro può variare a seconda dell'uso cui è destinata la stanza. Quelle dei servitori, ad esempio, e la cucina sono tinteggiate di ocra scura con alcuni motivi bianchi sull'intonaco. Una delle porte che danno sul cortile è ornata con particolare cura: è quella della camera dei padroni. Molto raramente accade di poter entrare nella camera da letto di una donna di alta casta: ho potuto vederne una personalmente e sono rimasto colpito dalla ricchezza delle decorazioni che ricoprivano le pareti, dietro al letto, fino al soffitto.

Sembra che l'origine delle pitture murali di Oualata debba farsi risalire ad un viaggio compiutovi dal poeta architetto di Granada, Abou Ishaq Et-Touteïjen. Questi era al seguito del massa (re) del Mali, Congo Moussa, che nel 1324 giunse nella città, accompagnato anche dall'almohade El-Mamer, che più tardi stilò un resoconto di questo pellegrinaggio. Possiamo facilmente immaginare l'ammirazione che questi elementi ornamentali dovettero suscitare in una città sudanese fatta solo di pietre grezze e malta. Tutti i notabili vollero abbellire le loro case secondo questa nuova moda, che la tradizione mantenne viva anche dopo che il modello originale era scomparso. Queste pitture sono costituite da cinque o sei elementi di base, riprodotti indefinitamente. A volte si tratta degli ideogrammi classici e universali di uomini e donne a busto intero, inginocchiati per la preghiera, altre volte, invece, solamente di una testa, di un ventre o di un fallo rappresentato da un segno che assomiglia alla lettera araba waw: tali ideogrammi sono presenti in tutte le arti preistoriche dal Mas d'Azil al Sudan, dall'Indo alle isole Marchesi.

L'anno prima del pellegrinaggio di massa Moussa, un'ambasciata orientale aveva portato al sultano del Cairo undici cammelli di Battriana, carichi di 700 pezzi di stoffe mongole. Attraverso questa via, il simbolismo orientale arrivò anche ad Oualata e qui conobbe una diffusione e un successo durevoli, grazie anche alle abilità artigiane delle donne della città e al cambiamento delle condizioni di vita verificatosi quando l'intensificarsi delle relazioni culturali e commerciali con l'Africa settentrionale, la presenza di un khalifa del sultano di Fez e di saggi provenienti da Damasco e da Baghdad finirono con l'introdurre anche nella città mauritana il rigore dei divieti musulmani. La clausura delle donne, ad esempio, non esisteva ancora nel XIV secolo, dato che Ibn Battuta, ambasciatore del sultano Abou Inan presso il re del Mali, rimase indignato per essere stato ricevuto dalla moglie di un notabile e per averla vista conversare liberamente con un altro visitatore che le sedeva accanto.

In seguito le donne maure di tradizione nomade dovettero piegarsi alla poligamia e all'harem. A queste "prigioniere" dobbiamo lo sviluppo eccezionale dell'artigianato oualatino. Ancora oggi, la bigiotteria oualatina, per i motivi precedentemente illustrati, è simile a quella del Marocco meridionale e carica di simboli sessuali. Parures molto articolate e costose arricchiscono le pettinature femminili, alle quali le donne maure attribuiscono una grande importanza e che esse possono mostrare solamente al marito e alle altre donne. Le abitanti di Oualata ricamano anche lunghe tuniche con disegni che ricordano vagamente le decorazioni murarie: l'uso di questi ricami pare sia stato importato dal Sudan. Le altre produzioni artigianali di Oualata si rifanno invece allo stile della Mauritania.

Oggi Oualata si è "oscurata", come dicono i Mauri. Il palazzo di massa Moussa e la moschea costruita nel XV secolo non esistono più. Gli abitanti della città vanno a commerciare nel Mali, in Guinea e perfino in Nigeria. Molti di loro non tornano. Ecco perché l'Unesco e il governo mauritano hanno rivolto un appello alla comunità internazionale per essere aiutati nel difficile programma di lotta contro la desertificazione, di preservazione delle culture tradizionali, di restauro e conservazione dei monumenti pericolanti o in rovina e di rigenerazione delle attività umane, economiche e culturali delle antiche città del deserto mauritano.